sabato 15 maggio 2010

B come...






… Botta di vita!

Eh, sì, finalmente, dopo una lunga clausura lavorativa, mi sono concessa dei giorni di vacanza in occasione dei compleanni di due persone importantissime: a Bruxelles dal 30 aprile al 5 maggio per rivedere il mio Giuseppe – 34 anni il 3 maggio - e a Barcellona dal 9 al 13 maggio, con mio papà, a trovare mio fratello Sandro – 33 anni il 13 maggio – che non vedevo da circa due anni.

Purtroppo gli strascichi del lavoro si sono fatti sentire, ma alla fine sono state entrambe esperienze piene di novità e emozioni intense… Avrei voluto disegnare, ma dovevo preoccuparmi di più di vivere anche alla velocità dei miei compagni di viaggio. Ecco alcuni ricordi…

IL VIAGGIO A BRUXELLES: 30 aprile – 5 maggio
> Io e Giuseppe partivamo rispettivamente da Milano Orio al Serio e da Bratislava, e siamo atterrati entrambi all’aeroporto di Bruxelles-Chaleroi, il pomeriggio del 30 aprile, io per prima, verso le 15:30. Dopo 40 minuti di fila per acquistare i biglietti del bus che portava direttamente alla capitale, l’impiegata della compagnia dei bus mi ha comunicato piuttosto sgarbatamente che i posti erano tutti assegnati, e io potevo prendere solo la corsa delle 16:15. Per fortuna l’aereo di Giuseppe è atterrato in anticipo. Quando ci siamo visti – era trascorso un mese dall’ultima volta - non gli ho permesso nemmeno un saluto: l’ho trascinato di corsa all’autobus. Poi, una volta al sicuro ai nostri sedili, ci siamo baciati.
> A Bruxelles, io e G eravamo ospiti di Andrea Giammanco – compagno di banco di G ai tempi del liceo - e Nathalie, la sua fidanzata. Due persone splendide. Anche Nathalie faceva il compleanno il il 3 maggio, e per quell’occasione c’è stata una festicciola. Eravamo una trentina di amici, di origini diverse: Belgio, Francia, Brasile, Italia, Germania, Irlanda, Spagna, Canada, India.
> Strascichi di lavoro: sono arrivata a Bruxelles stanca e nervosa, e ho avuto un forte mal di testa per due giorni. E non avevo intenzione di visitare il museo del fumetto.
> Avevo costruito con le mie manine una grossa scatola di legno ricoperta di immagini/fotogrammi e frasi/citazioni di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, uno dei film preferiti di Giuseppe. La mattina del suo compleanno, gliel’ho fatta trovare sul tavolo della cucina. Lui stava parlando di altre cose, quando è entrato dalla porta e l’ha vista. Ha continuato a parlare e a guardarla, e poi ha detto: “Eh, questa scatola è piena di Roger Rabbit”. Pensava che appartenesse a Andrea e Nathalie. Ho dovuto dirgli io che era il suo regalo.
> Non sapevo che il Belgio fosse famoso per la pioggia. C’erano perfino delle magliette per i turisti con degli slogan legati al brutto tempo, sperimentato di persona. Nell’arco di una sola giornata, il tempo cambiava repentinamente, passando dal cielo coperto, al sole da maglietta a maniche corte, al vento e alla pioggia quasi orizzontale, fino al freddo da golfino di lana e mani ghiacciate.
> Abbiamo avuto la fortuna di visitare le serre reali, aperte solo per due settimane all’anno. Un spettacolo superbo, magnifico e inumano… I fiorellini sui soffitti dei corridoi, che annusavo alzando la testa, erano molto meno straordinari di tutto il resto, ma io non facevo che fotografarli.
> Oltre che a Bruxelles, io e G abbiamo fatto i turisti anche a Gand e a Bruges, cittadine davvero deliziose. Al ritorno a Pavia, ho rivisto “In Bruges - La coscienza dell'assassino”: ovviamente, mi è piaciuto molto di più rispetto alla prima volta.

IL VIAGGIO A BARCELLONA: 9 - 13 maggio
> Viaggio “di famiglia” o viaggio “spirituale”? Entrambi!... Mio papà, partito da Catania il 7 maggio, faceva il suo primo viaggio dalla separazione con mia madre, comunque uno dei pochi in tutta la sua vita. Mio fratello ci ha ospitati a casa sua e ha trascorso con noi in giro per la città un paio di pomeriggi e il giorno del suo compleanno. Io, desideravo da almeno dieci anni visitare Barcellona, essenzialmente per stare vicino alle opere dell’amatissimo Antoni Gaudì: e innanzitutto, Sandro abitava proprio accanto a Casa Vincens!
> Strascichi di lavoro: pensavo di avere terminato le consegne, invece c’è stato un imprevisto, e l’ho saputo soltanto mentre mi trovavo a Barcellona. Il pc lo avevo lasciato a Pavia, così non sono potuta intervenire sul problema - che tra l’altro era molto urgente – e per questo sono stata molto male. Ho cercato di rimandare la crisi al mio ritorno in Italia…
> Al famoso mercato della Boqueria, vedo mio padre bloccarsi alla bancarella di una fruttivendola, davanti a un frutto di origine brasiliana, la guayava… dietro, c’è tutta una storia. Da piccolo, fino a quando aveva dieci anni, aveva vissuto in una casa in campagna con tanti alberi da frutto, di cui uno chiamato da lui e i suoi fratelli “frutto giapponese”. Da allora – circa cinquant’anni! - non l’aveva più né visto né assaggiato. Quando lo ha acquistato a Barcellona, non era neanche del tutto sicuro che si trattasse dello stesso frutto, fino al momento in cui lo ha assaggiato, la sera a casa di Sandro. In passato è stato così difficile vedere mio padre commosso che quando succede io e Sandro facciamo la farsa: abbiamo realizzato un filmino allo stesso tempo solenne e comico, dedicato a mio zio, per il quale mio padre, l’indomani, ha acquistato altri quattro frutti di guayava. Li ha portati a Catania, per farli assaggiare a suo fratello.
> Sono entrata in una farmacia per farmi i buchi nelle orecchie. Già, io non ho mai indossato orecchini. Non che non mi piacciano, solo che da ragazzina non mi è capitato di fare i buchi, e in seguito ho iniziato a pensare che la cosa fosse fuori dal comune. A Barcellona, ho comprato il mio primo paio di orecchini, a forma di foglia, come monito della mia decisione a smettere di fare l’originale con i lobi delle mie orecchie. In farmacia c’erano solo due tipi di orecchini, uno argentato e uno dorato. Ho indicato quello argentato, e poi mi sono seduta. Quando l’infermiera si è avvicinata, aveva tra le mani due orecchini dorati, perché dell’altro tipo ne era rimasto solo uno. Al dunque, io ho rinunciato, spiegando che non mi piace l’oro giallo. Peccato, ero così vicina al grande passo… e non ho trovato più nessun’altra farmacia a Barcellona che facesse questa operazione!
> Ero a passeggio con mio papà quando ho visto i furetti alle Ramblas, alle bancarelle degli animali domestici: mi sono piaciuti moltissimo e ho pensato che forse potrebbe essere l’animale domestico adatto a me (cioè, alla mia casa e al mio stile di vita!)… La sera, quando sono tornata a casa di Sandro e gliel’ho raccontato, lui mi ha detto che uno dei suoi coinquilino ha un furetto… dopo pochi minuti, la tenevo fra le braccia (era un furetto femmina), e impazzivo per quel collo lungo, il musetto che mi fiutava il petto, il pelo soffice e l’indole amichevole.
> Ho potuto ammirare molte delle grandi opere di Gaudì, e spesso mi sono commossa. La città è fra le più belle del mondo, ovvio che mi sia piaciuta moltissimo e che voglia ritornarci, per visitarla ancora meglio o immergermi nella contemplazione. Lungo il nostro cammino, io e mio padre abbiamo trovato tantissime fontane, e ci fermavamo a bere quasi sempre. Una era particolare e l’ho fotografata; il giorno dopo, l’ho riconosciuta su una guida: ci ruota attorno la leggenda secondo cui chi beve l’acqua di questa fontana ritorna a Barcellona o resta a viverci. Be’, proprio quella volta io l’acqua non l’ho bevuta! Allora cosa succederà in futuro?

Disegno adesso.