Un anno fa
ero a Lucca Comics & Games, a coccolare insieme a Giuseppe il nostro nuovo
libro su Maria Grazia Cutuli, “Dove la terra brucia”. Quest’anno ci siamo
ritornati con l’intenzione di comportarci approssimativamente da turisti.
E così c’è
stato molto tempo per dedicarmi a un’attività a cui avevo sempre sperato di
dedicare maggiore attenzione del solito: le mostre, gli showcase e gli
incontri… spinta dalla curiosità, in cerca di emozioni e, alla fine, sorpresa
dalla scoperta di modelli.
Le tavole a
fumetti di Laura Zuccheri, in mostra al Palazzo Ducale, mi hanno commosso
profondamente. Sono quasi certa che la dedizione e l’amore in quello che
disegna traspaiono con chiarezza ai semplici spettatori, figuriamoci ai suoi
lettori. Ma io, da lettrice, non ero riuscita a immaginare quanto grande fosse
una singola tavola, al punto che, spesso, era divisa in più fogli da disegno,
che raggruppavano le vignette in orizzontale. Anche i suoi lavori come pittrice
mi hanno incantata. Mi hanno anche portato un senso di piacevole nostalgia…
Fra gli
incontri e gli showcase che ho seguito, solo un paio mi hanno presa al punto di
aver voglia di ritrarre le facce degli autori protagonisti…
Ho seguito
la lectio magistralis di Mino Milani,
uno sceneggiatore che, confesso, non conoscevo prima di aver letto il programma
di Lucca C&G. In realtà, non sapevo se Lucca C&G avesse mai organizzato
incontri di questo tipo, e la cosa mi incuriosiva. Leggere la biografia di Mino Milani su internet ha continuato a
destare il mio interesse. Innanzitutto, il luogo e la data di nascita: Pavia, 3
febbraio 1928… ma guarda, uno sceneggiatore di Pavia! Poi, una produzione di
scritti in numero impressionante.
All’incontro,
sono riuscita a trovare un posto in seconda fila e, dopo avere ascoltato la
presentazione da parte di un commosso Giulio Cesare Cuccolini, ho capito che quel
signore anziano al suo fianco era una persona molto speciale.
Aveva smesso
di scrivere avventure a fumetti trent’anni fa, eppure il solo immaginare il
ricordo delle sue storie è stato sufficiente a far battere i cuori del pubblico. Ho
cominciato a disegnarlo e a prendere appunti, ma non sono riuscita a ritrarlo in
modo accettabile. Credo sia uno di quegli uomini straordinari capaci di
raccontare una stessa storia in modo da far ridere o da far piangere.
Mi ricordo
il suo approfondimento sulle origini del termine “avventura”: dal
latino ad ventura, affrontare il
mondo che verrà. Le storie di avventura insegnano ad affrontare la vita, a
combattere senza fuggire di fronte agli ostacoli.
Mi ricordo
di quello che ha detto a proposito della censura. Se un autore scrive solo per
mestiere, privandosi della passione e del coraggio delle nuove idee, finisce
per fare esclusivamente quello che vogliono gli altri. La censura delle nuove
idee generata dal compiacimento altrui è da combattere. La sola costruttiva
censura è quella che un autore deve dare a sé stesso, in coerenza con sé stesso.
Mi ricordo
la sua ultima citazione, mentre ha commentato la differenza fra la generazione
dei “ragazzi” che leggevano le sue storie e tutti i giovani cosplayer che aveva
visto in giro per Lucca:
«Credo di
essere sempre pronto a un vino vecchio e a un’idea nuova»
a cui è
seguita una lunga standing ovation…
Anche
durante il Comic Talk con Barbara Canepa, David Beauchard, Tuono Pettinato,
Kevin O’Neal e Jim Lee, ho provato a fare dei ritratti, e stavolta il risultato mi ha
lasciato una certa soddisfazione…
Di Tuono e
David B. avevo già osservato i lineamenti in altre occasioni, mentre i
rimanenti autori li vedevo di persona per la prima volta. Strano che non avessi mai visto prima Barbara Canepa, anche se ho amato tanto la sua “Skydoll”!
A loro sono state rivolte poche domande, a cui rispondevano a turno. Dal pubblico, gli è stato chiesto quale fosse “la più grande difficoltà che avessero mai affrontato come autore di fumetti, in tutta la loro carriera”. Le risposte sono state sorprendenti e divertenti. Barbara Canepa ha raccontato di tutti i “no” che le rifilavano le case editrici, le espressioni di disgusto da parte di alcuni editori e i momenti di solitudine di questo mestiere di misantropi, e invitava i fumettisti fra il pubblico (di certo, ce ne dovevano essere tanti altri come me) a non scoraggiarsi mai. Di contro, Jim Lee ricordava con nostalgia i periodi precedenti al suo esordio, quando si impegnava tantissimo per trovare la propria strada, mentre il più piccolo incoraggiamento da parte di un editore portava l’estasi e il batticuore che non torneranno mai più.
Da qualche settimana abito ad Alessandria, in una bella casa dove io e Giuseppe abbiamo portato tutti i libri accumulati nel corso dei quattro anni trascorsi a Pavia. Al termine del trasloco, dopo aver contato trentacinque scatoloni di peso oscillante fra i 15 e i 20 kg, ci eravamo rifiutati di comprare anche un solo libro nuovo. A Lucca, però, la nostra convinzione si è dissolta come neve al sole. E così eccoli lì sul tavolino dell’ingresso, tutti i fumetti che abbiamo comprato... Mi è mancata l'occasione di girare per bene, e alla fine i miei acquisti si sono rivolti a pochissimi editori, lasciandomi quasi una sensazione di colpa.
Adesso li guardo e già penso a qualcos'altro. Ad occhio e croce, mi chiedo se riempirebbero un altro mezzo scatolone, e quanti kg possano pesare…
Adesso li guardo e già penso a qualcos'altro. Ad occhio e croce, mi chiedo se riempirebbero un altro mezzo scatolone, e quanti kg possano pesare…
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