domenica 31 agosto 2008

Ferragosto a morsi


“Da quand’è che organizzi Portopacchio, Marisa?”
“Mmm… dunque… ma quanti anni sono?... dal 1996!”
Portopacchio è il nomignolo che è stato da poco affibbiato all’evento fondato dalla splendida Marisa, mamma del mio amico Stefano Sciotto, e che questo mese ha compiuto ben 12 anni: il fenomeno consiste nell’affittare per l’estate una casetta indipendente con giardino nell’estrema punta sud della Sicilia, nei pressi di Portopalo e Pachino, e poi ospitare nel corso dei giornate estive dalle venti alle cento persone, che pernottano quasi tutti in tenda e a volte contribuiscono alle spese.
I più assidui frequentatori di Portopacchio sono i miei catanesissimi amici denominati appunto “Sciottini”, di cui ad esempio fa parte la mia cugina-amica Fra, Giuseppe De Francisco, che si è sposato a Stoccolma, Laura LF, ma anche un sacco di altri ragazzi e ragazze: alcuni di loro vivono stabilmente a Catania, altri sono emigrati in varie parti d’Italia (Napoli, Roma, Bologna, Milano…) e qualcuno anche nel resto del mondo.
Come posso descrivere gli Sciottini?… La maggior parte di loro si caratterizza, ad esempio, per:
- eccezionali conoscenze culturali a 360 gradi, in particolare in materia di lettere, storia, filosofia, musica, cinema e teatro;
- l’incapacità di essere in orario ad un qualsiasi appuntamento;
- una spiccata tendenza al fancazzismo, ovvero l’arte del dolce far niente o comunque nulla di produttivo, condividendo la calma, la rilassatezza e alle volte il silenzio, ma in gran parte dei casi intessendo sul tempo meravigliose chiacchiere da cui si potrebbero scrivere centinaia di storie;
- talenti fuori dal comune, fino al puro genio;
- relazioni amorose, passate e presenti, complesse e stratificate;
- l’interesse per la buona cucina;
- apprezzabilissimo senso dell’umorismo, corredato di arguzia e teatralità;
- istinto all’avventura, ovvero tranquilla accettazione delle decisioni nate per caso o all’ultimo secondo, intraprendendo progetti incredibili (per ordinaria amministrazione: uscite, viaggi, ecc…);
- il vizio del fumo;
Poiché io condivido solamente in parte l’amore per il fancazzismo, inizio a soffrire quando i ritardi si accumulano e spesso mi preoccupo per l’organizzazione degli eventi, non posso definirmi una Sciottina.
Il mio Giuseppuzzo l’ho conosciuto proprio a un Portopacchio, nel 2002.
L’anno scorso Marisa ha comprato casa vicino Pachino, nei pressi di una vasta spiaggia chiamata Punta delle Formiche. Il mare dista dalla sua proprietà appena trenta metri, ed al mattino si può uscire dalla tenda e andare subito a farsi il bagno. L’acqua è cristallina e sempre abbastanza calda. La sabbia ocre è morbida perché mischiata con argilla. A ridosso della spiaggia c’è anche un poco di vegetazione selvaggia. La densità umana è bassissima: il motivo risiede nel fatto che raggiungere questi luoghi non è affatto facile. Nei navigatori satellitari spesso non compaiono neanche. Bisogna andarli a cercare, scoprirli e ricordarsi i pochissimi punti di riferimento che le strade e il paesaggio hanno a disposizione.
…Quello che ho scritto finora non è poco, ma si tratta solo di una premessa.
Quest’anno, sono arrivata a Portopacchio il 12 agosto. La mattina del 14, sono partita per Siracusa, insieme a Giuseppe e un nostro amico ospite da Alessandria, Giancarlo. È stata una giornata davvero interessante, ma per tutto il tempo mi martellava nella testa il desiderio di farmi un bagno.
Nel frattempo, ho cercato di ricongiungermi a due mie amiche, Giovanna e Maria Francesca:
- Giovanna l’ho acchiappata a Siracusa, nel tardo pomeriggio, insieme al suo fidanzato Salvo.
- l’arrivo di Maria Francesca, carissima amica dai tempi dell’università, era previsto a Pachino, alle 20.30... Un bel viaggio, il suo, iniziato alle 14.30 da Palermo, dove lavora.
Verso le 20.00 siamo ritornati a Portopacchio. Giuseppe era andato a prendere Maria Francesca, mentre io ero rimasta con Salvo e Giovanna per aiutarli a montare la loro tenda. Mi ero messa il costume ed ero pronta a correre in spiaggia. La casa era piena di gente che non conoscevo, ho salutato il mio amico fumettista Kanjano che a sua volta mi ha presentato un altro fumettista di Catania, il simpaticissimo Antonio Bruno. Ci stavamo rallegrando tutti insieme, quando è accaduto un evento imprevisto.
“La tua amica è stata morsa!”
Il mio assai stimato amico Sciottino Giorgio era uscito di mattina, ed aveva lasciato il suo cane Ziko legato ad un albero. Ziko è un bastardino di grandezza più grande che media e ha legato pacificamente con Gea, la cagnetta di Stefano, un’esile cirneco dell’Etna. Me lo immagino, tutto il giorno con la corda al collo, mentre Gea girava in libertà.
Alla sera, con la poca luce a disposizione nel giardino di Portopacchio, e con tutta la gente in giro per la notte di ferragosto, Giovanna non ha visto Ziko e gli ha pestato una zampa. Allorchè, Ziko le ha morso la gamba, vicino ad una natica. Il morso non era profondo, ma ha lasciato le tracce dei denti e la gamba ha cominciato a gonfiarsi. D’altra parte, Giovanna ha avuto in passato molti problemi di salute e il suo sistema immunitario è assai debole. Avevo pensato di invitarla a Portopacchio anche per distrarsi…
Non ci potevo credere. Insomma, un momento di serenità, per favore!
…Nel frattempo, sono arrivati Giuseppe e Maria Francesca. Baci, abbracci e preoccupazioni. Abbiamo deciso di cenare, prima, e agire poi. Ed ero così felice di rivedere i vecchi amici e fare nuove conoscenze. E si rideva, si sparavano battute, si delirava fra i sorrisi.
Eppure, il problema del morso c’era ancora: bisognava andare dalla Guardia Medica, farsi prescrivere l’antitetanica, comprarla in una farmacia notturna e trovare qualcuno che sapesse fare una puntura. La semplicità di questa formula era solo apparente… dove dovevamo andare, per la Guardia Medica? A Pachino, a Marzamemi o addirittura a Noto?… I medici sarebbero stati competenti e subito disponibili?… Una volta andati, sarebbero riusciti Salvo e Giovanna a ritrovare la strada per tornare a Portopacchio?… Un’avventura di cui si sa l’inizio ma non la fine, di cui si è cominciato a discutere parecchio, e con la possibilità di impiegare diverse ore per affrontarla…
Alla fine, ho preso la mia decisione. Io che conoscevo la strada per Portopacchio, sono salita in macchina con Salvo e Giovanna, e l’eroica Maria Francesca, che sapeva l’ubicazione della farmacia notturna a Pachino, è venuta con noi.
Ci siamo diretti verso il centro abitato. Siamo entrati in un bar orribile e a prima vista poco raccomandabile, il bar Mercato, a chiedere indicazioni per la Guardia Medica. Grazie alle ottime indicazioni della banconista, una signora sulla cinquantina che teneva a bada numerosi omaccioni di aspetto ributtante ma gentili, siamo riusciti a raggiungere la Guardia Medica in pochi minuti. Il medico di turno era un dottore occhialuto, di bassa statura, molto silenzioso. Ci ha chiesto se il cane era domestico, e se conoscevamo il proprietario. Ci siamo appellati solo in parte alla verità. Ordunque, siamo andati alla ricerca della farmacia notturna: il farmacista stava dormendo, e siamo stati costretti a suonare il campanello molte volte prima che ci aprisse la porta. Successivamente, siamo tornati dal nostro bravo medico silenzioso con l’antitetanica, e lui è stato così disponibile da fare la puntura a Giovanna. Alla fine, verso mezzanotte, esaltati per aver liquidato il problema del morso in meno di un’ora, siamo ritornati vittoriosi a Portopacchio.
Sono scesa dalla macchina quasi saltellando, già pregustando il momento in cui avrei fatto l’agognato bagno di notte in spiaggia. Ho salutato Giuseppe e un po’ di altri amici che erano arrivati nel frattempo. Ho visto uno dei migliori amici di Giuseppe, seduto ad una delle panche vicino al tavolo del giardino, e gli sono venuta vicino per salutarlo.
“Ciao, Paola!”
“Ciao, Antonio!…”
Non finisco la frase, che perdo l’equilibrio: all’ombra, accanto alla panca, c’erano Ziko e Gea che stavano dormendo accovacciati l’una dinanzi all’altro, ed io ci ho messo il piede sopra. Mentre eravamo fuori, Giorgio era tornato e aveva slegato il suo cane dall’albero, per farlo rilassare un po’ e toglierlo da un punto di passaggio di tanta gente.
È avvenuto tutto in un istante. I cani sono saltati in aria, Gea piangeva e Ziko pure, solo che lui mi ha morso. È la gamba destra, nell’interno coscia, vicino al costume. Mi ha fatto male, ma mi sono divincolata immediatamente. Ho incrociato le gambe e ho stretto le labbra per incassare il dolore e lo spavento. E in pochi secondi si è attenuato. Tutti quelli che hanno assistito alla scena, mi hanno chiesto come stavo, e volevano vedere se ero ferita.
“No, no, non mi sono fatta niente! Non mi fa neanche male!”
Anche Giuseppe era stato informato, ed è intervenuto sconvolto a chiedermi come mi sentivo, ma la mia risposta era la stessa. Ho alzato il mio vestitino bianco, ho girato la coscia e ho visto tre puntini rossi.
“Sì, c’è un po’ di sangue, ma non è niente! Sto bene, davvero!!!”
Qualcuno ha bisbigliato che anche io dovevo andare dalla Guardia Medica, però io sapevo che non se ne parlava neanche. Giovanna aveva i suoi problemi di salute, ma io no. E volevo solo divertirmi, stare con gli amicucci e farmi il bagno.
Quand’ecco che Giovanna mi è venuta vicino, insistendo per guardare la ferita alla luce, in cucina. Era così preoccupata che l’ho accontentata. Mi sono seduta su un letto (anche in cucina ci sono dei letti per gli ospiti!), attorno a me si è avvicinato qualche altro conoscente per scrutare il mio interno coscia, e ho osservato di nuovo il morso.
E allora mi sono impaurita. C’erano sì due piccoli puntini rossi, ma il terzo era uno squarcio. Forma ovale, lungo tre centimetri, ancora non sanguinava, ed aveva l’aspetto di un grosso buco.
“Paola, devi andare per forza dalla Guardia Medica.”
No, no, non ci potevo credere. Che coincidenza assurda è questa! Non è giusto, e allora niente bagno? Sono finite le mie vacanze?… Mi devono mettere i punti? Io non ho mai avuto ferite gravi, mai i punti!… Fanno male?… Anche l’antitetanica fa male?… E cosa dirà quel medico silenzioso appena saprà che sono stata morsa anch’io dallo stesso cane di prima?…
Insomma, mi sono un attimino confusa. È arrivata un sacco di gente a vedere la ferita. Giorgio è arrivato per scusarsi. Giuseppe gli ha detto di sopprimere il suo cane. Io non volevo farmi i punti, non volevo rovinare il ferragosto a nessun altro, cercavo di pensare ad una soluzione alternativa, temporeggiando... Alla fine, Giuseppe mi ha investito con la sua forte decisione di “Andare dubito alla Guardia Medica, e basta.”
La straordinaria Maria Francesca è venuta con noi in macchina. Anche Salvo e Giovanna volevano venire con noi, ma io li ho intimidati di rimanere a Portapacchio a divertirsi.
Solo allora, in auto, ho pianto un po’. Che fifona, nell’intimità con il fidanzato e l’amica. Alla Guardia Medica, il medico silenzioso, e alla fine pure simpatico, mi ha messo due punti, mentre io tenevo la mano a Giuseppe e blateravo senza sosta il resoconto dell’accaduto. Maria Francesca mi stava vicina da un paio di metri di distanza.
Poi, sono rimasta sola alla Guardia Medica, perché Giuseppe e Maria Francesca sono andati a comprare l’antitetanica. Lì, ho iniziato a riflettere su un sacco di cose che non c’entravano molto con il morso, e ho pianto un altro po’.
Quando siamo ritornati tutti a Portopacchio, verso l’una, né Ziko né Giorgio c’erano più. Giorgio ha riportato immediatamente il suo cane a Catania. Io ho ricevuto numerose attenzioni e gesti di tenerezza. Tutti quelli con cui non avrei altrimenti parlato, mi hanno chiesto come stavo. I miei amici mi abbracciavano e mi baciavano la testa, la fronte e le guance.
Credo che io e Giovanna siamo state le donne più chiaccherate del ferragosto di Portopacchio 2008. Eppure, in tutto questo c’è stato un equivoco. Lei, che non ha versato una lacrima ma sul cui morso sono state aperte tante discussioni, è apparsa a molti come una guastafeste un po’ egocentrica. Io, che all’inizio ho fatto la splendida con uno squarcio alla gamba, e lontano dagli sguardi di tutti mi sono spaventata, sono sembrata coraggiosa.
È passata quasi inosservata invece la generosità di Maria Francesca che ha trascorso quasi tutta la giornata sull’autobus o in macchina per stare vicino a me e a Giovanna. A lei, una donna modesta, discreta, sensibile e con le palle, resta la mia consapevolezza. Che amica!!!