domenica 26 dicembre 2010


mercoledì 27 ottobre 2010

Con Tunué, a Lucca

Anche questa volta, sarò presente all'immancabile Lucca Comics!
Arriverò sabato mattina, il 30 ottobre e ripartirò l'1 novembre. Prevedo poche ore allo stand Tunué - sabato pomeriggio (h 17-19) e domenica (h 10-12 e h 17-19) - e più tempo da dedicare a mostre e incontri. Insomma, i Tunué rimangono punto di riferimento, anche perché per loro ho lavorato al lettering di Octave, Romeo & Giulietta e Rockin'Roads. Da parte loro, i Tunué festeggiano i loro primi cinque anni... forse è per questo che fanno tanto i generosi con questo coupon: chi lo porta a Lucca al loro stand avrà il 20% di sconto. Uhm, leggo anche "dedica autore"!... Come andranno a finire le mie previsioni?... Bè, lo saprò dire al prossimo post, a novembre!

Il numero 181

Eh sì, sempre di corsa, sempre poco tempo...
Ma approfitto di questo ritaglietto di tempo per rallegrarmi con notevolissimo ritardo dell'intervista che è uscita per Fumo di China n°181 lo scorso aprile!

...Il fatto è che, a causa di un disguido di informazioni, ero convinta che l'intervista non fosse mai stata pubblicata. Lo scorso 26 settembre, quando ho conosciuto Loris Cantarelli - anche lui, una delle firme di FdC - alla presentazione a Castello di Belgioso, ho saputo del mio errore. Ho ricevuto un pdf dell'intervista, ma nel frattempo gli impegni di lavoro hanno continuato a sommergermi.

Bè, allora, eccola!

lunedì 6 settembre 2010

"Non mi hai mai disegnata"

Ora di pranzo, un giorno di dieci anni fa, forse. La nostra casa a Catania. Il soggiorno, la tavola rotonda. Tutti seduti a mangiare. L’ordine è mantenere il silenzio per far parlare il televisore. Papà è seduto in mezzo, alla sua sinistra Sandro seguito dalla mamma, alla sua destra Veronica e poi io. Lo spazio che divide me e la mamma permette a mio papà la perfetta visuale frontale televisiva. Se io voglio guardare la tv, devo girarmi a destra, ma durante la consumazione del pasto io passo quasi tutto il tempo voltata dall’altra parte, in contemplazione di mia sorella. Come ho già fatto altre migliaia di volte.

Il castano lucido dei suoi capelli, le cui onde si raccolgono in deliziosi boccoli. Gli occhi cangianti, di colore verde acqua chiaro trasmutante all’azzurro con una sfumatura di giallo attorno alle pupille e una tonalità più scura sui contorni esterni dell’iride.

La pelle del viso è più rosata sulle guance e sugli zigomi. Il suo volto è disegnato esclusivamente da curve pronunciate e rotondità femminili. Le labbra sono piccole, ma le piccole fossette che le contornano le rendono ammalianti. Il naso è dritto e rotondo sulla punta. Il taglio degli occhi è forse l’unico tratto fisico che ci accomuna. Ma la sua particolare arcata sopraccigliare è del tutto differente dalla mia e le sopracciglia, lunghe e agilissime, le permettono una ricca varietà di espressioni. Ha due minuscoli nei sotto ogni occhio, e altri due ben visibili sulla guancia destra.

Se mia sorella vuole guardare la tv, io posso guardare lei e affondare dentro il suo potente sguardo.

Le ossa possenti e la muscolatura solida, le spalle ampie e le caviglie fini, alcune forme più voluminose in prossimità delle cosce e delle natiche, i movimenti coordinati e la postura ben diritta, la pelle morbida e vellutata, le mani affusolate e perfette, le attribuiscono un aspetto di dea forte e maestosa. E mi fa desiderare di abbracciarla.

Veronica mi guarda dritta negli occhi e mi uccide. “Ti giri?” mi chiede sottovoce, con tono di minaccia. So che questo momento sarebbe arrivato, e d’altra parte per me è un divertimento farla incazzare. Dato il divieto di disturbare papà mentre guarda la televisione, è difficile per lei sbarazzarsi del fastidio. Forse poggerà la forchetta sul tavolo, e poi mi darà un pizzicotto sul braccio. Forse io rincarerò la dose, appoggiando la testa sulla sua spalla o avvicinandomi per darle un bacio sulla guancia. Forse ad un certo punto papà si incazzerà più di tutti e lancerà uno dei suoi bestemmioni.


Una sera di un anno e mezzo fa. “A me non hai mai disegnata” mi dice, dopo aver saputo che ho creato un personaggio a fumetti il cui aspetto è ispirato a una amica, neanche troppo intima. Siamo in videochiamata. Io mi trovo a Pavia e lei al momento abita ad Alicante, in Spagna.


Oggi. Faccio il conto dei mesi trascorsi dall’ultima volta che ho potuto abbracciare mia sorella. Passo metà giornata a rintracciare delle foto con la sua immagine e ad ammirarla. Mi chiedo se mai qualcun altro l’abbia guardata tanto quanto me. Penso che i disegni non potranno mai renderle merito. Vivacità, estro, intensità, orgoglio, radiosità, passione, abilità, rabbia, sensualità, follia, tenerezza, autoironia, generosità, sofferenza, fragilità, prepotenza, dedizione, amore, assennatezza. Di tutto quello che è, non so bene cosa mi manca. Di tutto quello che sono, penso alle decine di volte in cui nessuno ci riconosceva come sorelle, e ancor di più, che fossi io la maggiore. Guardo per l’ennesima volta il post-it giallo che in quindici mesi non si è mai staccato dal muro. “Ciao Soru” – me lo ha scritto lei, quando è passata a trovarmi a Pavia – “volevo ringraziarti e darti tanta tanta energia d’amore” e ancora “Smack tra me e te!!!”. Ha disegnato anche dei cuoricini e una sua piccola immagine.

Nutro la speranza che lei possa riconoscersi nelle mie.

giovedì 19 agosto 2010

Portopacchio

Dopo ben otto mesi, sono ritornata a Catania. Ancora non so raccontare le emozioni che mi hanno investita. Dal venerdì 13 al martedì 17 agosto, la consueta minivacanza a Portopacchio: viene chiamata sempre così la casa del mio amico Stefano Sciotto, in località Maucini, fra Pachino e Portopalo, dove si ritrovano decine di amici e decine di sconosciuti, da tutto il mondo. Ogni anno che vado a Portopacchio, penso che si potrebbe creare qualcosa con tutti quei personaggi...
Ecco alcuni disegnini fatti lì, giorno e di notte.



























venerdì 2 luglio 2010

Spazio (ai) Giovani

Domenica 4 luglio, alle 16.30, si terrà l’inaugurazione dello Spazio Giovani (detto altresì “Informa Giovani” o “Sportello Giovani”, non ho mai capito bene qual è la dicitura corretta) di Pavia, una piccola formalità che chiuderà ufficialmente le attività dei laboratori dell’anno 2009/2010… fra questi, il laboratorio di fumetti sul minicomic, che ho curato dallo scorso 23 febbraio.
Tralasciando la scelta della data e dell’orario, già, è un po’ contraddittorio il fatto che l’inaugurazione dello Spazio avvenga a distanza di almeno quattro mesi dall’inizio delle attività, ma il problema è un altro…

Avevo stabilito insieme alle Edizioni O.M.P., collegate all’associazione che mi ha procurato la collaborazione, che al termine del laboratorio si sarebbe prodotto un piccolo album che raccogliesse i minicomic: si tratta di sette fumettini di due tavole, sul tema “Cibarsi non cibarsi nel mondo” (argomento comune anche agli altri laboratori). Le Edizioni O.M.P. lavorano in copyleft, quindi l’album sarà anche messo a disposizione sul loro sito internet per essere scaricato gratuitamente, anche se l’acquisto ha il suo perché. Sarà il volume n° 2 della collana Gurdulù.
Alla fine, nonostante la buona volontà di tutti, mi sono trovata a lavorarci praticamente da sola (copertina, impaginazione, lettering, introduzione, minibiografie dei partecipanti al laboratorio…). Verso metà maggio, l’album era impaginato, mancava l’ISBN che mi è stato circa un mese dopo. Insomma, a quel punto io ero un po’ cotta per i fatti miei e ho pensato di aspettare ancora qualche giorno…

Avendo avuto la comunicazione dell’inaugurazione solo ieri, e dovendo lavorare a Milano (anche domani!) non ho fatto in tempo a ultimare l’album per la stampa, per portalo all’inaugurazione!... Passerà ancora qualche altro giorno prima che venga portato in tipografia. Mi sono arrabbiata molto con me stessa, nonostante l’imprevedibilità dell’evento!… Come fare a sentirmi meglio?
Una cosa folle… sono salita in mansarda (dove, finché non metterò le zanzariere, non posso aprire le finestre e quindi è un FORNO anche con il ventilatore acceso), ho stampato la copertina e tutte le 24 pagine dell’album fronte/retro, ho piegato le pagine, ho forato nei punti giusti con un ago, ho pinzettato e ho rifinito col taglia balse.
Insomma, eccolo qui l’album. Non è esattamente bello come verrà quando sarà stampato in tipografia, un po’ più piccolo anche, ma mi sono un po’ commossa. Ripenso a tutti i ragazzi che hanno partecipato al laboratorio, fino agli ultimi 7 coraggiosi giovani aspiranti fumettisti che hanno aderito al progetto dell’album insieme a me. E che, sinceramente, mi hanno stupito, fino a dove sono saputi arrivare. Ancora una volta, guardo il loro disegni e rileggo le loro storie. Qualcuno di loro sogna già di lavorare con i fumetti.

domenica 27 giugno 2010

Statistiche

Volendo verificare la frequenza dei post sul mio blog, si potrebbe iniziare a fare delle statistiche…
Se si escludono i primi mesi in cui l’ho aperto, inflazionati da post che rivelavano l’esaltante entusiasmo iniziale, ogni mese ho scritto sempre almeno un post. Quando iniziano a trascorrere lunghe settimane di silenzio, probabilmente significa che sto lavorando troppo.
Anche stavolta è stato così!... Ma il blog ce l’ho a cuore: mi spiace non aggiornarlo, o non avere da scrivere qualcosa di interessante, o non avere disegnato niente. E non dare un po’ di svago ai miei lettori.

Ho lavorato intensamente a un progetto a fumetti di cui spero di poter parlare al più presto. Si tratta del personaggio le cui immagini sono appese bene in vista in mansarda, e che ha soppiantato tutti gli altri progetti di cui invece avevo illustrato qualcosa sul blog.
È davvero frustrante non poter descrivere tutto quello che ho provato a studiare il progetto, a elaborare lo storyboard, a “entrare nel personaggio”, a disegnare le tavole di prova e, non da ultimo, a collaborare con un’altra persona. Una persona che mi stimola sempre a oltrepassare quelli che credo essere i miei limiti… non c’è nessuna sorpresa, è il mio Giuseppe. Giorni e giorni di lavoro a piccoli intervalli, da mesi, di cui non ho potuto mai fare cenno, fino alle due settimane di clausura totale a giugno. Avevo bisogno di estrema concentrazione, mi sono ritirata dal mondo anche più del solito (ma ho visto tutte e tre le partite dei mondiali di calcio dell’Italia!...). Un fumetto che, ancora, non si sa se e come vedrà la luce.
…Così frustante che, se non potevo parlarne, non riuscivo del tutto a scrivere un nuovo post. Occorreva lasciare passare ancora un po’ di tempo, vivere esperienze nuove…

A giugno ho lavorato anche per la ReNoir, aggiornando il sito internet:
Fra le novità, “Courtney Crumrin 3” e “The Damned”, li ho letterati io! Storie e disegni davvero degni di nota. E al personaggio di Courtney mi sto proprio affezionando…

Ancora, per l’uscita di Prospettive sull’iPad, ho ritoccato alcune tavole su cui era caduta la censura della Apple, che ho saputo solo di recente non ammettere nudi integrali o parziali: un reggiseno di pizzo e una bella camicia da notte hanno sacrificato un paio delle immagini originali, in cambio di un aumento di visibilità. La Tunué mi aveva proposto di modificare anche Inchiostro di Jack, ma in quel caso ho pensato che si sarebbe snaturato il fumetto, e mi sono rifiutata.


In cerca di materiale da raccontare, mi sono messa a giocare a fresbee al Parco Sempione insieme ad alcuni amici della Scuola di fumetto di Milano; ho fatto una visita animata passeggiando al chiaro di luna nella “Pavia nascosta” e nei luoghi delle leggende, che purtroppo non mi hanno entusiasmato granché; ho comprato il fai da te per qualche paio di orecchini, la maggior parte però non riesco a indossare perché, anche dopo un mese e mezzo, i miei poveri lobi continuano a sanguinare; ho sperimentato qualche nuovo piatto culinario, come la torta salata con radicchio, salamella, feta e parmigiano; ho guidato l’auto – io, vergognosa autista schiappa – anche fuori Pavia affrontando la mia insicurezza, dovuta a un curioso scarso senso di orientamento; sono andata a fare una gitarella in solitaria al Parco del Ticino della zona di Motta Visconti (MI), proprio oggi.
Spesso ho disegnato qualcosa in ricordo delle nuove esperienze, ma non ho avuto voglia di metterlo on line.
L’avventura al Parco del Ticino, voleva essere il culmine della mia esperienza di vita da sola, senza il mio Giuseppe. Alla fine, una delle emozioni più intense è stata il fastidio dovuto all’assurda concentrazione di zanzare, anche in pieno giorno. Me ne sono ritrovate a decine, sulle braccia. Non facevo in tempo a fermarmi per fare una foto, che me le ritrovavo addosso. Ad un certo punto, per non cedere all’isterismo, ho iniziato a farmi strada con tutta una serie di aperture, volteggiamenti, incroci e rotazioni di braccia, mettendo in scena danza e lotta insieme. Non per niente, in giro non c’era anima viva.
Il luogo più interessante che ho trovato è stato lungo uno dei sentieri interni, lontano dalle sponde del fiume: un cancello chiuso con tanto di catenaccio e cartello di divieto di accesso, peccato che ai suoi lati non c’erano barriere di alcun tipo… al luogo inaccessibile si poteva tranquillamente entrare alla destra e alla sinistra del cancello, che si ergeva ritto, minaccioso e inutile. Come al solito, sono attratta dalla decadenza…

Spero di tornare presto a mostrare i miei disegni.

sabato 15 maggio 2010

B come...






… Botta di vita!

Eh, sì, finalmente, dopo una lunga clausura lavorativa, mi sono concessa dei giorni di vacanza in occasione dei compleanni di due persone importantissime: a Bruxelles dal 30 aprile al 5 maggio per rivedere il mio Giuseppe – 34 anni il 3 maggio - e a Barcellona dal 9 al 13 maggio, con mio papà, a trovare mio fratello Sandro – 33 anni il 13 maggio – che non vedevo da circa due anni.

Purtroppo gli strascichi del lavoro si sono fatti sentire, ma alla fine sono state entrambe esperienze piene di novità e emozioni intense… Avrei voluto disegnare, ma dovevo preoccuparmi di più di vivere anche alla velocità dei miei compagni di viaggio. Ecco alcuni ricordi…

IL VIAGGIO A BRUXELLES: 30 aprile – 5 maggio
> Io e Giuseppe partivamo rispettivamente da Milano Orio al Serio e da Bratislava, e siamo atterrati entrambi all’aeroporto di Bruxelles-Chaleroi, il pomeriggio del 30 aprile, io per prima, verso le 15:30. Dopo 40 minuti di fila per acquistare i biglietti del bus che portava direttamente alla capitale, l’impiegata della compagnia dei bus mi ha comunicato piuttosto sgarbatamente che i posti erano tutti assegnati, e io potevo prendere solo la corsa delle 16:15. Per fortuna l’aereo di Giuseppe è atterrato in anticipo. Quando ci siamo visti – era trascorso un mese dall’ultima volta - non gli ho permesso nemmeno un saluto: l’ho trascinato di corsa all’autobus. Poi, una volta al sicuro ai nostri sedili, ci siamo baciati.
> A Bruxelles, io e G eravamo ospiti di Andrea Giammanco – compagno di banco di G ai tempi del liceo - e Nathalie, la sua fidanzata. Due persone splendide. Anche Nathalie faceva il compleanno il il 3 maggio, e per quell’occasione c’è stata una festicciola. Eravamo una trentina di amici, di origini diverse: Belgio, Francia, Brasile, Italia, Germania, Irlanda, Spagna, Canada, India.
> Strascichi di lavoro: sono arrivata a Bruxelles stanca e nervosa, e ho avuto un forte mal di testa per due giorni. E non avevo intenzione di visitare il museo del fumetto.
> Avevo costruito con le mie manine una grossa scatola di legno ricoperta di immagini/fotogrammi e frasi/citazioni di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, uno dei film preferiti di Giuseppe. La mattina del suo compleanno, gliel’ho fatta trovare sul tavolo della cucina. Lui stava parlando di altre cose, quando è entrato dalla porta e l’ha vista. Ha continuato a parlare e a guardarla, e poi ha detto: “Eh, questa scatola è piena di Roger Rabbit”. Pensava che appartenesse a Andrea e Nathalie. Ho dovuto dirgli io che era il suo regalo.
> Non sapevo che il Belgio fosse famoso per la pioggia. C’erano perfino delle magliette per i turisti con degli slogan legati al brutto tempo, sperimentato di persona. Nell’arco di una sola giornata, il tempo cambiava repentinamente, passando dal cielo coperto, al sole da maglietta a maniche corte, al vento e alla pioggia quasi orizzontale, fino al freddo da golfino di lana e mani ghiacciate.
> Abbiamo avuto la fortuna di visitare le serre reali, aperte solo per due settimane all’anno. Un spettacolo superbo, magnifico e inumano… I fiorellini sui soffitti dei corridoi, che annusavo alzando la testa, erano molto meno straordinari di tutto il resto, ma io non facevo che fotografarli.
> Oltre che a Bruxelles, io e G abbiamo fatto i turisti anche a Gand e a Bruges, cittadine davvero deliziose. Al ritorno a Pavia, ho rivisto “In Bruges - La coscienza dell'assassino”: ovviamente, mi è piaciuto molto di più rispetto alla prima volta.

IL VIAGGIO A BARCELLONA: 9 - 13 maggio
> Viaggio “di famiglia” o viaggio “spirituale”? Entrambi!... Mio papà, partito da Catania il 7 maggio, faceva il suo primo viaggio dalla separazione con mia madre, comunque uno dei pochi in tutta la sua vita. Mio fratello ci ha ospitati a casa sua e ha trascorso con noi in giro per la città un paio di pomeriggi e il giorno del suo compleanno. Io, desideravo da almeno dieci anni visitare Barcellona, essenzialmente per stare vicino alle opere dell’amatissimo Antoni Gaudì: e innanzitutto, Sandro abitava proprio accanto a Casa Vincens!
> Strascichi di lavoro: pensavo di avere terminato le consegne, invece c’è stato un imprevisto, e l’ho saputo soltanto mentre mi trovavo a Barcellona. Il pc lo avevo lasciato a Pavia, così non sono potuta intervenire sul problema - che tra l’altro era molto urgente – e per questo sono stata molto male. Ho cercato di rimandare la crisi al mio ritorno in Italia…
> Al famoso mercato della Boqueria, vedo mio padre bloccarsi alla bancarella di una fruttivendola, davanti a un frutto di origine brasiliana, la guayava… dietro, c’è tutta una storia. Da piccolo, fino a quando aveva dieci anni, aveva vissuto in una casa in campagna con tanti alberi da frutto, di cui uno chiamato da lui e i suoi fratelli “frutto giapponese”. Da allora – circa cinquant’anni! - non l’aveva più né visto né assaggiato. Quando lo ha acquistato a Barcellona, non era neanche del tutto sicuro che si trattasse dello stesso frutto, fino al momento in cui lo ha assaggiato, la sera a casa di Sandro. In passato è stato così difficile vedere mio padre commosso che quando succede io e Sandro facciamo la farsa: abbiamo realizzato un filmino allo stesso tempo solenne e comico, dedicato a mio zio, per il quale mio padre, l’indomani, ha acquistato altri quattro frutti di guayava. Li ha portati a Catania, per farli assaggiare a suo fratello.
> Sono entrata in una farmacia per farmi i buchi nelle orecchie. Già, io non ho mai indossato orecchini. Non che non mi piacciano, solo che da ragazzina non mi è capitato di fare i buchi, e in seguito ho iniziato a pensare che la cosa fosse fuori dal comune. A Barcellona, ho comprato il mio primo paio di orecchini, a forma di foglia, come monito della mia decisione a smettere di fare l’originale con i lobi delle mie orecchie. In farmacia c’erano solo due tipi di orecchini, uno argentato e uno dorato. Ho indicato quello argentato, e poi mi sono seduta. Quando l’infermiera si è avvicinata, aveva tra le mani due orecchini dorati, perché dell’altro tipo ne era rimasto solo uno. Al dunque, io ho rinunciato, spiegando che non mi piace l’oro giallo. Peccato, ero così vicina al grande passo… e non ho trovato più nessun’altra farmacia a Barcellona che facesse questa operazione!
> Ero a passeggio con mio papà quando ho visto i furetti alle Ramblas, alle bancarelle degli animali domestici: mi sono piaciuti moltissimo e ho pensato che forse potrebbe essere l’animale domestico adatto a me (cioè, alla mia casa e al mio stile di vita!)… La sera, quando sono tornata a casa di Sandro e gliel’ho raccontato, lui mi ha detto che uno dei suoi coinquilino ha un furetto… dopo pochi minuti, la tenevo fra le braccia (era un furetto femmina), e impazzivo per quel collo lungo, il musetto che mi fiutava il petto, il pelo soffice e l’indole amichevole.
> Ho potuto ammirare molte delle grandi opere di Gaudì, e spesso mi sono commossa. La città è fra le più belle del mondo, ovvio che mi sia piaciuta moltissimo e che voglia ritornarci, per visitarla ancora meglio o immergermi nella contemplazione. Lungo il nostro cammino, io e mio padre abbiamo trovato tantissime fontane, e ci fermavamo a bere quasi sempre. Una era particolare e l’ho fotografata; il giorno dopo, l’ho riconosciuta su una guida: ci ruota attorno la leggenda secondo cui chi beve l’acqua di questa fontana ritorna a Barcellona o resta a viverci. Be’, proprio quella volta io l’acqua non l’ho bevuta! Allora cosa succederà in futuro?

Disegno adesso.

domenica 25 aprile 2010

Prospettive, un anno dopo

In occasione dell'edizione di Prospettive per l'IPad, ho "restaurato" un paio di disegnini... Non è stato facile calarsi di nuovo nel fumetto e nei personaggi... Quasi stavo per abbandonare l'idea, ma alla fine, ne sono stata contenta.

domenica 11 aprile 2010

Giuseppe dorme

Questa settimana è cominciata con il cielo terso e il sole abbagliante. Avrei potuto dichiarare che a Pavia è iniziata la primavera, ma fino a l’altro ieri non sono riuscita a mettere il naso fuori di casa, e la cosa è stata anche buffa.
Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì… sono impegnata giorno e notte, per dei lavori di lettering a stretta consegna e i progetti relativi a dei nuovi fumetti che NON SI SA se e quando vedranno la luce (ma di belle speranze): entrambe le attività mi appassionano e mi esaltano, ma la mattina apro la finestra, esco sul balcone e mi riprometto che troverò il tempo per un’uscitina pomeridiana. Non solo per vedere la primavera, ma anche un po’ di gente: a Vienna, i genitori di Giuseppe sono andati a trovarlo e ci siamo accordati di rinunciare alla nostra consueta oretta giornaliera di webcam per qualche giorno… nessun contatto umano visivo, né reale nè virtuale! Mercoledì, mi vesto, mi metto il giubbotto primaverile, prendo le chiavi di casa, ma ho il dannato scrupolo di controllare se è arrivata qualche mail di lavoro. Giovedì, si ripete la stessa scena, solo che questa volta ricevo un sms da Giuseppe da Vienna, con quasi due ore di anticipo rispetto al solito orario… i suoi genitori sono partiti di mattina, mi chiede di vederci al computer.
Venerdì, riesco a uscire! Non mi sembra vero, dopo quattro giorni tappata a casa da sola. Sono le cinque e mezza del pomeriggio, mi accorgo che fuori la temperatura è già abbastanza alta, e che avrei dovuto portarmi gli occhiali da sole.
La primavera è una stagione che mi piace, soprattutto perché non ho mai avuto molto la possibilità di godermela: a Catania, non durava che pochi giorni. Si diceva direttamente “è arrivata l’estate”, si prendeva la tovaglia e si andava a buttarsi a mare: certo, mi piacerebbe di più fare quello, ma a Catania non mi capitava mai di uscire di casa e andarmi a sdraiare su un prato. Quelli del Parco Gioieni e della Villa Bellini non mi attiravano, anche perché la mia mente tendeva sempre ad un’associazione di idee del tipo “verde cittadino” = “maniaci sessuali”.
A Pavia, dovrebbe durare almeno qualche altra settimana, prima che arrivino le zanzare. Sono arrivata al Ticino in pochi minuti e mi sono seduta sotto un salice piangente (il sole comunque tendo a evitarlo, quando non posso farmi il bagno). Ho provato a disegnare un po’, lungo la sponda del Ticino vicino al Ponte Coperto. Poi, però, la testa mi si è svuotata, e mi sono sdraiata. Anche se ho percepito la stanchezza, non sono riuscita ad addormentarmi, innanzitutto perché sentivo la presenza dei cani intorno a me.
… già, ce n’erano parecchi, con i loro padroni che li tenevano al guinzaglio, oppure che li chiamavano con grida isteriche, o che li lasciavano sfrecciare sul praticello. Sentivo il loro respiro, se mi passavano troppo vicini, e non ero in grado di rilassarmi. Colpa del morso di due anni fa!
Sabato, replico. Esco di mattina, compro da mangiare al mercatino, e pedalo di nuovo fino al all’altra parte del fiume, quella con il Parco del Ticino. Il posto è bello, ma il panorama da disegnare lo trovo meno stimolante. Non disegno anche perché ho la testa affollata di pensieri multiformi. Fra questi, penso che un anno fa, proprio in questo periodo, ho completato Prospettive. Adesso, la Tunué mi ha comunicato che vorrebbero lanciare tutti i loro graphic novel per l’IPad: ci sarà la presentazione al Napoli Comicon. Io non ci sarò: il 30 aprile vado a Bruxelles, per cinque giorni, a festeggiare il compleanno di Giuseppe, da una coppia di buoni amici. Ah, vorrei fare qualche nuovo disegno per l’edizione (si dice così?) di Prospettive sull’IPad!
Le uscitine e i prati verdi non mi hanno aiutato a combattere l’ansia crescente: continuo a svegliarmi alle 3 di notte e cambio posizione sul cuscino almeno una dozzina di volte. Di solito, inizio a credere che è entrato qualcuno in casa, ho la tentazione di alzarmi e accendere il computer e cerco di concentrarmi su qualcosa che mi trasmette serenità, come l’immagine di Giuseppe che dorme. Ma soprattutto, comincio a entrare nella testa dei personaggi dei miei fumetti, che sono tutti rimasti solamente in fase di progettazione. Adesso, però, uno di loro ha acquisito la priorità assoluta: ho appeso al muro della mansarda le sue immagini, così che me lo ricordi sempre, anche quando lavoro al lettering. E temo per il fatto che dovrò abbandonare le altre storie. Penso allo storyboard di Igloopolis, a cui ho lavorato fino a un paio di settimane fa: 89 pagine, dense e stratificate di più livelli di lettura, a cui al momento non potrò dare un seguito. Mi devo augurare un momento che potrebbe diventare un anno, ma non posso fare a meno di dispiacermi.
Cerco di immaginare di nuovo Giuseppe. Non ho mai visto nessuno dormire più beatamente di lui. Riesco a riprendere sonno…

giovedì 11 marzo 2010

Il primo bagno

Da metà febbraio, ogni giorno, per quante volte ho controllato il sito internet di Arpa Sicilia, per vedere se avessero pubblicato qualche notizia sul concorso Arpeggi?... Non saprei dirlo… centinaia di volte, probabilmente (bè, tengo comunque il computer acceso per gran parte della giornata).
Avevo partecipato a quel concorso con il mio minicomic "
Due Papà", con il soggetto ideato dalla mia amica Manuela Coci, senza la quale questa piccola avventura non avrebbe mai avuto inizio.
Dato che il premio era in denaro, non era solo per la gloria che controllavo di continuo il sito internet di Arpa Sicilia. Anzi, da quando Giuseppe è partito per Vienna, ero messa così male che non avevo ancora fatto la spesa.
Proprio stamattina mi è arrivato il bonifico per un lavoro di lettering, così sono andata a fare il pieno per il frigo e la dispensa. Al ritorno, mentre ancora dovevo finire di svuotare i sacchetti della spesa, ho controllato la mia gmail. E ho visto una mail con oggetto: “concorso Arpeggi – esito concorso”.
Dall’emozione gioiosa sono passata allo stato di euforia urlante quando ho visto la scritta in rosso “1° premio”.

EVVIVAAAAA!!!!!!

A casa sono sola, a Pavia sono sola, ma ho subito iniziato un giro di comunicazioni: telefonata a mio papà; telefonata a Manuela Coci; sms a Giuseppe a Vienna; telefonata a mia mamma al ristorante a St. Veit, email a mio fratello e a mia sorella e via via fino a questo post.

... conto di ritornare in Sicilia per la premiazione, che pare avrà luogo fra meno di un mese. Fino ad oggi, non sapevo quando sarei ritornata in Sicilia. Adesso, la mia mente ha iniziato a galoppare così tanto che mi sono già immaginata in costume, a Catania, ad anticipare il primo bagno del 2010 ad aprile.

Adesso ho guardato il sito internet dell’Arpa Sicilia, e mi sono accorta che a partecipare al concorso di fumetti eravamo solo in due.
Di colpo mi sono sgonfiata. Com’è possibile che fossimo solo in due? A Palermo c’è una scuola di fumetto!... Ommioddio…
Leggo meglio:
“La Giuria, sulla base delle predette valutazioni, stabilisce di: […] assegnare il primo premio per la sezione II all’opera di Paola Cannatella perché “Due papà” è una storia semplice ed efficace, graficamente risolta con tratto maturo ed originale, i cui protagonisti rappresentano il modo siciliano di approcciarsi al bene comune. L’incontro casuale diventa, così, un corso di recupero per chi non ha voluto ancora imparare le regole.”
Ancora, controllo il punteggio che mi hanno assegnato: 82/100. Considerando che 10 punti venivano assegnati come “opera prima”, alla fine non mi gonfio di nuovo di gioia, ma almeno sono soddisfatta.

… torno a concentrarmi sul primo bagno: immagino il mare luccicante e la scogliera nera. Ma, ora che ci penso, l’acqua sarà di sicuro ancora un po’ fredda.

lunedì 1 marzo 2010

Meno grigio

Alle 4 di stamattina io e il mio Giuseppe ci siamo fatti strada in mezzo alla nebbia di Pavia con la macchina, fino alla stazione. Dieci minuti dopo, lui è salito su un bus, il primo dei mezzi di trasporto che lo avrebbe portato fino a Vienna. E lì rimarrà per quattro mesi, con i grandi obiettivi di realizzare l’antico sogno di trascorrere un periodo di tempo all’estero, studiare la tesi per il dottorato e parlare tedesco.
Sono tornata a casa con il senso di un vuoto immenso e le lacrimucce che non ho dovuto preoccuparmi di nascondere, dato che in giro non c’era proprio nessuno. Solo la nebbia, che a Pavia sembra un essere vivente quasi come l’Etna lo è a Catania, e ho avuto l’impressione che mi penetrasse dentro.

Eccomi dunque qui da sola. Ma il futuro è meno grigio di questa premessa che ho scritto solo per spiazzare i miei lettori!

Il martedì 23 febbraio alle 14.30, allo Sportello Giovani di Pavia, è iniziata la prima lezione del “laboratorio di fumetto: il minicomic”: si tratta di un piccolo corso base sul fumetto, gratuito, articolato in dieci incontri a cadenza settimanale, organizzato dal Comune di Pavia tramite l’associazione Gi.p.pa…. e sono io l’insegnante!
… Già da qualche settimana mi ero occupata dell’iniziativa sotto diversi altri aspetti, come la preparazione di una locandina, il volantinaggio e l’acquisto dei materiali da disegno, e ho anche messo a disposizione del laboratorio una quarantina di fumetti miei e di Giuseppe…
Poi, durante la lezione, mi sono trovata bene nei panni dell’insegnante. Ho gestito i piccoli imprevisti con un’inconsueta estrema e calma sicurezza, e non mi sono lasciata spaventare dal numero piuttosto alto di partecipanti: 23 presenti e 10 assenti. E inoltre, durante la spiegazione, SAPEVO
quello che dicevo: mi ero preparata, e per quanto consapevole di possibilità inaspettate, avevo maturato tutto quello che avevo letto, scritto, riflettuto, ascoltato. Infine, tutte queste nozioni serviranno anche a me, come fumettista: per esempio… mi vergogno un po’ a dirlo, ma è stato mentre preparavo la lezione che ho scoperto come si chiamavano le inquadrature, e in particolare, cos’era un piano americano!
Grazie a questa occasione, ho anche conosciuto altri ragazzi che vivono a Pavia - tra cui le meravigliose Laura e Francesca dello Sportello Giovani, che mi sono state di grande aiuto e sostegno – e ho sentito per la prima volta la gioia di essere qui. Insomma, credo che l’esperienza mi aiuterà a entrare in contatto con questa città.

Questo weekend sono stata a Mantova Comics & Games. Ero in compagnia di giovani amici fumettisti di belle speranze (fino a undici anni più piccoli di me!) in cui cercavo di vedere i ragazzi del mio laboratorio. In occasione della fiera, ho conosciuto dei nuovi autori Tunué, Maria Novelli (Cambio Pelle) e Hannes Pasqualini (Gietz!). Come al solito, a distanza di qualche settimana dalle ultime dediche (avevo disegnato le ultime dediche per Prospettive a fine dicembre), ero piuttosto lenta a disegnare… I lettori hanno comprato anche qualche volume di IDJ: per fortuna, ne ho trovati due su cui avevo già fatto il disegno, nel 2008!... Comunque, mi è sembrato di avere più parlato che disegnato.
Tanto per cambiare, mi sono concessa pochi momenti al di fuori dallo stand: il più sensazionale, è stato il concerto di Cristina D’Avena.
Sabato sera, siamo usciti con i Tunué, e dopo cena siamo andati in un pub irlandese, punto di ritrovo per i fumettisti della fiera. Non so come, la birra mi aveva dato alla testa in un modo drammatico: Concetta della Tunué non riusciva a smettere di ridere, dal momento che confondevo le identità di tutti gli autori di cui mi parlava e che incontravamo, scambiando le loro facce, e coniando nuovi nomi e cognomi.
Come due anni fa, abbiamo giocato a calcetto: ero stata io ad insistere, ma alla fine ho giocato solo per un minuto, ero troppo scarsa. Era un’emozione, il momento in cui infilavamo il gettone per fare uscire le palline: a volte ne usciva solo una, altre volte nove, altre volte ancora finivamo per sollevare il calcetto da terra e qualcuno lo prendeva a calci.
Alla fine, quando tutti i maschi se ne sono andati, io e Concetta abbiamo giocato uno contro uno, ma io ho perso… Nel frattempo è arrivato un celebre personaggio delle fiere di fumetti, un collezionista di disegni di nome Alfonso. Noi ragazze insieme abbiamo giocato contro di lui, e siamo riuscite a farci sconfiggere.
Domenica mattina ho partecipato alla mia prima estrazione di disegni: ho chiesto un numero per Mario Alberti, e ho vinto (è sempre grandiosa la sensazione di vincere qualcosa) la possibilità di chiedergli di disegnarmi Legs Weaver.
Ho incontrato dei lettori dei miei libri e ho ascoltato le loro parole incoraggianti, e un ragazzo che sta facendo la tesi di laurea su Prospettive mi ha portato una bottiglia di vino.

Domani ci sarà la seconda lezione del laboratorio, e il 6 e il 7 marzo andrò al Bilbolbul, a Bologna. È il terzo anno di fila che ci vado: anche quella è una manifestazione a cui mi sto affezionando, ma è l’unica in Italia a cui partecipo con la possibilità di andare in giro a vedere, ad ascoltare e a recepire, invece di sentirmi obbligata a stare quasi tutto il tempo allo stand a fare le dediche. A parte le dedicaces di domenica, a mezzogiorno.

Così, anche se il mio Giuseppe è partito, penso che sarò in grado di sopportare il cielo grigio, la pioggia e la nebbia… anzi, il tempo sta già migliorando. E devo ammettere che la primavera è piacevole, a Pavia.

sabato 13 febbraio 2010

Arrampicatori

… Questo progetto del fumetto sugli arrampicatori me lo porto dietro da più di dieci anni, e chissà quando davvero riuscirò a metterci testa come si deve. Ora che ci penso, la sua progettazione ha avuto un percorso simile a quello che poi è diventato Inchiostro di Jack…
Nel 1999, animata dal bando di un super concorso di fumetti indetto dalla Glenat (super editore francese), pervasa dalla ristrettezza delle poche esperienze di vita assaporate fino a quel momento, fantasticando su alcuni sogni ricorrenti, nacque l’idea degli arrampicatori notturni.
Naturalmente, il concorso NON andò a buon fine, ma nel corso dell’anno duemila mi appassionai a scrivere e disegnare il soggetto, i personaggi, lo storyboard e alcune tavole definitive di quella mastodontica opera a fumetti progettata in 300 tavole.
Nel 2005 preparai il progetto “City Climbers” per il primo Lucca Project Contest, e ancora non riuscivo a capire cos’è che andasse storto. Fino a quando non chiesi per email delle impressioni sul progetto da parte dell’organizzazione del Contest. Due frasi mi colpirono in particolare:
“[…] Quello che invece mi lascia un po' perplesso […] è lo stile che usi, a metà fra realismo e caricatura senza essere pienamente né una cosa né l'altra. I tuoi personaggi hanno il profilo di Betty Boop: grossa testa su corpo minuto. Ma se Betty Boop si muove in un mondo completamente "cartoonoso", i tuoi si muovono in uno scenario fantascientifico abbastanza realistico.”
“[… ] Resta poi il fatto, valido per te come per tutti quelli che hanno imparato a fare fumetti dai manga, che quello che avete preso come modello non è solo uno "stile", ma anche un modo di fare fumetto nato e sviluppatesi in quel modo proprio per le caratteristiche del mercato del fumetto in Giappone, caratterizzato da altissime tirature e da lunghezze improponibili per i nostri mercati, americano compreso. La conseguenza è che un progetto come il tuo resta, in Italia, difficilmente pubblicabile.”
Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti…
Oggi, il vecchio “City Climbers” ha cambiato pelle, nel titolo, nel nome e nell’aspetto dei personaggi, nel soggetto e nello storyboard che devo ancora finire di rivedere, ma la sua struttura rimane sempre massiccia ed è da definirsi il punto più importante: come deve essere disegnato.
Già un anno fa (vedi il post del 4 settembre 2008) approdai a uno stile di disegno più realistico: nello studio del personaggio protagonista, ridussi la grandezza della testa e apportai qualche piccola modifica al suo volto. Un paio di giorni fa ci sono ritornata di nuovo, e ne ho fatte delle altre. E anzi, ho corretto anche qualche piccola fesseria anatomica di cui in cinque anni non mi ero mai accorta. Infine, ho deciso di colorarla.

Nonostante l'evoluzione del suo aspetto, rimane sempre il personaggio che conosco: una ragazzina di 16 anni, bella e inquieta, con un taglio di capelli che cambia forma con un sorso di sciroppo, che soffre d'insonnia, che ama e teme il buio, combattuta fra la libertà dell'individualità e la forza del gruppo...
Oggi ho ultimato una piccola illustrazione a colori del personaggio ribattezzato come “Alicia”. E nel frattempo mi è venuta voglia di provare a disegnare anche qualche tavola di prova.
Non è che sono ancorata al passato, che non voglio andare avanti, anzi: non per niente ho cambiato i nomi al titolo e ai personaggi! Il soggetto è ancora in fase di restauro e sviluppo, ma resto convinta della validità delle idee di base.
I progetti si accumulano, gli stili di disegno sono diversi, e sempre più penso di avere bisogno di aiuto. Vorrei trovare un partner disegnatore e un partner colorista per il progetto che adesso chiamo “Igloopolis”. Sono perfino arrivata all’idea che rinuncerei a disegnarlo io stessa, se pur trovassi qualcuno adatto, anche più di me, a dargli vita. Vorrei conoscerlo…

martedì 2 febbraio 2010

Angoulême 2010


Come due anni fa, forse mi sono preparata un po’ troppo tardi per il festival di Angoulême! Quest'anno, dal giovedì 28 alla domenica 31 gennaio.
… facendo un rapido confronto con il viaggio del 2008, ecco le similitudini e le differenze:

- viaggio, principali tragitti: nel 2008 partivo da Acqui Terme (AL), quest’anno da Pavia, ma i tempi e le modalità di viaggio sono stati simili… dopo aver preso l’aereo (nel 2008 da Torino, quest’anno da Milano Malpensa) fino a Parigi, ho raggiunto Angoulême col tgv.
- viaggio, acquisto dei biglietti aerei e del TGV: 28 giorni prima del festival nel 2008, ridotti a 22 nel 2010.
- viaggio, notti: nel 2008, da un totale di 4 notti in un bb e 2 in aeroporto, sono passata a 1 notte a casa del mio amico Simone Campisano a Milano (per prendere l’autobus delle 4.30 per Milano Malpensa), 2 notti in un bb e 1 in aeroporto.
- compagni di viaggio: nel 2008 ero in compagnia di Simone, quest’anno viaggiavo da sola.
- supporto da parte del mio editore: nel 2008 ad Angoulême non c’era nessuno della Tunué, quest’anno invece erano presenti al festival con un proprio stand al Marché des Droits et Licenses. E si sono presi un po’ cura di me.
- alloggio: nel 2008 ero a Cognac, quest’anno a Champniers, con una distanza da Angoulême ridotta da 43 a soli 10 Km. Alloggiavo in un bb con i Tunuè, e ci spostavamo in auto fino al festival.
- giorni passati ad Angoulême: un giorno in meno rispetto a due anni fa… sono ripartita il sabato sera anziché il pomeriggio della domenica.
- il tempo: quest’anno c’era meno freddo, ma il cielo è stato nuvoloso, venerdì ha piovuto e sabato sono venuti giù fiocchi di neve giganteschi.
- les Bandes Dessinées di cui sono entrata in possesso: quattro acquistati (come nel 2008) più altri due rimasti orfani al Marché des Droits. Li avevano lasciati lì, in mezzo ad altri trenta! Ma io avevo il bagaglio a mano.
- persone di cui ho sentito la mancanza: lo stesso! Il mio Giuseppe! Quanto gli sarebbe piaciuto, il festival…
- oggetti smarriti ad Angoulême: lo stesso! Sia nel 2008 che quest’anno ho perso il cappello!

E adesso, passiamo ai 3 grandi temi da raccontare: il mio francese, gli italiani ad Angoulême e le impressioni sulla BD.

IL MIO FRANCESE.
Posso affermare il fatto che quest’anno le comunicazioni con i francesi sono MIGLIORATE. Le 6 lezioni di francese, che avevo frequentato nel 2008 DOPO il festival, più la visione di alcuni film in lingua con sottotitoli, a partire da un mese fa, hanno avuto un beneficio sulla comunicazione.
In realtà, nella metà dei casi in cui cominciavo una conversazione, il mio interlocutore mi chiedeva: “Do you speak english?”. Ma io dura, ribattevo: “Oui, mais je voudrais parler français.”… Insomma, io riuscivo a comprendere quasi tutto quello che mi dicevano, e sacrificavo la possibilità che forse loro NON mi capissero, pur di parlare un po’ di francese.
Sono stata al padiglione delle Selection Officielle, con i migliori 50 titoli dell’anno, e ho letto il nuovo fumetto di Frederick Peeters, Pachyderme. Poi, ci sono stati i 20 minutes avec Frederick Peeters, a cui ho assistito. Ero così felice di comprendere quasi tutto quello che diceva uno dei miei autori preferiti! Al termine dell’incontro, mi sono accorta che nessuno degli spettatori si è avvicinato al palco per parlare con lui. “Qui non si usa…” ho pensato. Così, ho deciso di andare allo stand della Gallimard e comprare la sua BD, anche per parlare un po’ con lui. Ma quando ci sono arrivata, era troppo tardi: il volume si era esaurito. Lui, l’ho visto, che stava disegnando delle dedicaces. Ho chiesto a Concetta della Tunué di farmi una foto.
Però, sono riuscita a parlare con Fabrice Neaud, uno dei miei maestri del fumetto. L’ho letto la prima volta nel lontano 1998, pubblicato in Italia da Rasputin Libri con il primo dei volumi del suo Journal. Il suo è il fumetto più autobiografico che conosca. Mi piace tutto, sia il linguaggio (anche se in lingua originale è ancora un po’ difficile per me) e graficamente, nella costruzione della tavola, con le sue personali inquadrature e la scelta dei particolari. Lo stile di disegno è realistico: così, anche se non lo avevo mai visto di persona, ad Angoulême, appena me lo sono trovato davanti, una sera all’Hotel Mercure, l’ho riconosciuto subito. Il giorno dopo era sabato, quasi le 19, l’ho rivisto allo stand delle edizioni Ego-X Comme, al padiglione Le Nouveau Monde. Ero molto emozionata, ma volevo dirgli quanto il suo Journal fosse stato importante per la mia formazione come fumettista. Che nel 2008 avevo finalmente comprato Journal (1) e (2), ma che ancora il mio francese non era molto buono, e che in futuro avrei comprato anche gli altri volumi. Gli ho farfugliato qualche cosa, in francese, lui ha risposto gentilmente “Merci”, e poi gli ho chiesto se potevo fargli una foto. E avrei anche voluto regalargli una copia del mio libro o del mio Album, in ricordo, ma mi sono accorta che avevo dimenticato tutto allo stand dei Tunué, dall’altra parte della città. Non avrei fatto in tempo ad andare a prenderlo. Che bestia!

GLI ITALIANI AD ANGOULÊME.
Tantissimi italiani… autori ed editori, che conoscevo già, che conosco solo di vista, o che ho conosciuto per la prima volta.
Fra quelli che già conoscevo: il gruppetto dei palermitani Sergio Algozzino, Marco Failla, Beatrice Gozzo e Alessandra Criseo. Francesca Follini, Giuseppe Manunta, Alberto Corradi, Andrea Mutti e Luca Malisan, e gli editori 001 Edizioni, Kappa Boys, Double Shot, Bao Edizioni, Centro Fumetto Andrea Pazienza, Canicola.
Fra quelli che conosco di vista: Sualzo e Rizzoli Lizard.
Fra quelli che ho conosciuto (anche solo per pochi minuti) per la prima volta: la coppia Giancarlo Dimaggio (psicoterapeuta e sceneggiatore per l’editore francese BDJazz) e Silvestro Nicolaci (un bravissimo disegnatore palermitano, disegnatore per BDJazz). E due autrici di Cronaca di Topolinia, Natascia Raffio e Michela Cacciatore. E Manuel Fior, che ho avuto il coraggio di importunare mentre si trovava accanto a me a sfogliare le BD della Cornelius: “Scusa, ma tu non sei Manuel Fior?... Ho comprato Signorina Else a Lucca, volevo farti i complimenti…” eccetera eccetera. Ho visto un suo libro che uscirà presto anche in Italia, per Coconino. Wow, sta diventando sempre più bravo!
… senza contare tutte le volte che ho sentito degli sconosciuti parlare in italiano.
Come mai tanti autori italiani vengono a presentare ad Angoulême i loro progetti? In che modo li propongono? E cosa penseranno di loro gli editori francesi?

IMPRESSIONI SULLA BD.
Come anche due anni fa, sono stata sopraffatta dai colori e dalla magnificenza dei disegni delle BD del mercato tradizionale, quello de Le Monde des Bulles. Sono le tavole di grandi dimensioni, i disegni e i colori così spettacolari, lo standard culturale a cui tengono i lettori francesi. Naturalmente, il discorso sarebbe molto più complicato, dato che si tratta di un mercato molto vasto, ma ce ne sono altrettanto e anche più grandi, come quello degli USA e del Giappone. E pure in Italia abbiamo una tipologia di fumetto scelta dalla maggioranza dei lettori.
Ad ogni modo, non riuscivo a credere ai miei occhi, quando ho visto allo stand della Delcourt il miglior fumetto italiano al Napoli Comicon del 2009, “In Italia sono tutti maschi” di Sara Colaone e Luca De Santis (in francese: "En Italie il n'ya que vrais hommes"). Era stato cartonato, con delle dimensioni poco più grandi del formato italiano, ma ho avuto l’impressione che venisse poco considerato dai lettori… Spero di essermi sbagliata.
Poi, osservando le BD francesi, cercavo di non farmi sopraffare dai disegni. Tentavo di capire se, al di là della bellezza delle tavole, c’era una storia interessante. Eppure, quando ho letto uno dei fumetti orfani, “La fille de Shangai”, che avevo scelto per osservare qualche nuova tecnica di disegno, ho provato qualcosa che non avevo previsto. Anche se si raccontava di banale realtà, anche se la il corso della storia era piuttosto prevedibile e alcuni dialoghi sembravano usciti fuori da una telenovela, mi sono sentita tirata dentro un altro mondo. Non che non mi sia mai capitato con un fumetto pubblicato in Italia, ma forse non mi era mai successo che la piacevolezza dei disegni soppiantasse il racconto.

Mancherebbero altri resoconti: le visite alle mostre e al museo del fumetto (che nel 2008 NON c’era ancora); tutti gli autori famosi che mi sono passati accanto; le varie differenze culturali che ho notato con la Francia (per esempio, ho scoperto che in Francia, se entri in una cioccolateria e ordini una “chocolat”, ti portano il latte col nesquik); le uscite e i ritrovi con gli altri autori di fumetti; le pietanze che ho gustato (dolci fantastici, come sempre); tutte le volte che mi sono persa o che ho dimenticato qualcosa al bb o allo stand della Tunué…
Riuscirò a ritornare ad prossimo festival di Angoulême e di riuscire a prepararmi meglio?... Sì! Forza! Daiiiii!!!

martedì 19 gennaio 2010

Pazienza...

… È quella che si dice debba armarsi un fumettista per vivere serenamente.
A volte penso di averne molta.

Pazienza, se ancora non mi hanno dato la risposta per quel progetto. E per quell’altro. E per quella collaborazione.
Pazienza, se ho ancora tante di quelle cose da imparare…
Pazienza, ho ancora molta strada da fare come fumettista.

È quello che mi dico. Però, a volte non mi ascolto.
Allora, visto che non posso mica rinunciare a quello che voglio o devo fare, mi viene l’ansia.
… anche stanotte mi sono svegliata alle 4 di notte, in preda all’irrequietudine. Mi sono alzata dal letto tre volte, mi sono raggomitolata sul divano della cucina, poi sono tornata a letto ma non ho dormito più.

Sono tornata a Pavia da una decina di giorni, e mi sembrano un’eternità. Ho un paio di grossi progetti in sospeso, ovvero a un punto in cui non posso più lavorarci, per ora, in attesa di alcune risposte che prima o poi dovranno arrivare.
Nel frattempo, che fare? Sperimentare. Abituarmi a disegnare illustrazioni, provare nuove tecniche di disegno, collaudare i colori, vedere dei tutorial on line… e dedicarmi a qualche fumetto breve.

Ho scritto un paio di nuove puntate di Olivia&Omar, ma non ho ancora voglia di disegnare le tavole.
Poi, ho ripreso lo storyboard di un fumetto di 34 tavole, che avevo scritto un paio di mesi fa. Ho provato a disegnare bene i personaggi, in una illustrazione. Lasciamo stare quante ore ci ho messo, ci sarebbe da vergognarsi. E alla fine, non so perché, non riesco a esserne soddisfatta.
Il fatto è che, se non ho storie da disegnare, non mi viene molta voglia di applicarmi al disegno. E se una storia è breve, oppure so che la sto disegnando solo per me stessa, senza alcun precisa opportunità di pubblicazione, faccio fatica a canalizzare i miei sforzi in essa.

Alla mancanza di pazienza e alle sperimentazioni, si sono alternate altre piccole attività…
Studio un po’ di francese. Fa parte dei preparativi per il festival di Angoulême.
Ho cucinato per la prima volta il cotechino (quello artigianale) con le lenticchie.
Ho comprato una stampante usata a Milano, uguale alla mia, acquistata due anni fa. Si tratta di una stampante laser a colori Samsung. La mia l’avevo danneggiata con un taglierino, all’interno, in seguito all’inceppamento di un foglio, e da allora le stampe non erano più state all’insegna della perfezione. Poi, i toner nuovi costano più di tutta la stampante. Così, grazie al nuovo acquisto (la stampante usata è in perfette condizioni), ho recuperato la buona qualità, i toner dei colori quasi tutti pieni, e tutti i pezzi di ricambio. Che affare…
Sto per concludere il lettering di un nuovo fumetto di Alfred, che uscirà a marzo per Tunué. Il titolo (provvisorio) è “Non morirò da preda”. Come per quello precedente, è stato un piacere letterarlo.
Oggi mi sono tagliata i capelli. Non ero mai stata da un parrucchiere, a Pavia, ed ero preoccupata del fatto che forse qui sarebbe stato diverso, e non ci avrei parlato. Per me, da un parrucchiere, le chiacchiere sono importanti tanto quanto il taglio. Invece, ho trascorso un’ora piacevolissima. La mia parrucchiera si chiamava Lisa… aveva solo 24 anni, ma com’era attenta, simpatica, professionale! Forse la migliore che abbia mai incontrato.
… cerco di ricordare il presente e il passato. Se voglio dormire, devo pensare meno al futuro.

lunedì 4 gennaio 2010

Mostra-Presentazione di Prospettive a Catania (2)
















































































Eh sì, questo primo post del 2010 si riferisce quasi del tutto al 2009, ovvero all’evento dello scorso 28 dicembre!... Anche se la mostra di Prospettive rimarrà alla libreria Tertulia fino al 29 gennaio.
Ho aspettato finora per avere tutte le foto a disposizione (anche se poi ho perso tempo io stessa a metterle on line), soprattutto quelle della mia amica Manuela che conservava nella sua macchina fotografica anche un preziosissimo video con il mio primo intervento durante la presentazione… che nessuno oltre me e pochi eletti vedrà mai.

L’evento è stato organizzato insieme alla libreria Tertulia, in particolare con Biagio Guerrera, personaggio di rilievo nel panorama dell’organizzazione di eventi culturali a Catania, che si occupa attivamente anche di scrittura, musica e performance.
PRIMA della presentazione, ci si è adoperati molto per capire come sfruttare al meglio lo spazio a disposizione. C’era il soppalco col parquet della libreria Tertulia e i tavolini di vetro componibili. La mostra doveva esporre delle tavole originali (matite definitive su A4) e delle tavole definitive (con le tinte piatte in violetto, i balloon e il lettering), disposte secondo le “prospettive”, in grado di condurre il visitatore dentro il racconto e non solo dimostrare i disegni. Si era deciso di disporre le tavole originali sottovetro, sul ripiano dei tavolini. Mio padre ha poi avuto la brillante idea di usare dei reggipiatti trasparenti come sostegno alle tavole definitive e mi ha aiutato a rinforzarli con filo trasparente e plexiglass. Dietro le tavole definitive sono stati riprodotti dei particolari del fumetto, ben visibili dalla libreria al piano di sotto. La mostra era infine circoscritta dalle pareti ai lati dei tavolini, a sinistra con un’introduzione, e a destra con sei illustrazioni di formato quadrato.

La mostra è stata inaugurata alle 18.30… il soppalco della libreria Tertulia ha iniziato a riempirsi di affettuosi amici catanesi, ma ce n’era qualcuno che non mi sarei aspettata di vedere, ed è arrivato anche qualche curioso sconosciuto. Alle 19.00 Biagio Guerrera ha presentato l’evento, poi la parola è passata alla mia amica Carla Condorelli... Ah, Carla è bella e straordinaria: lavora in una libreria per ragazzi, è insegnante, giornalista, cantante e performer negli Stipsy King, ed è sempre così vitale, affettuosa, precisa, professionale. Mi è stata di grande sostegno e, a differenza di me che ho ancora molto da imparare, sa parlare benissimo in pubblico.
… A proposito del video, mi sono rivista, aiutoooo! Al mio primo intervento, vabbè l’emozione, ma si sentivano un sacco di “eeeee” “iiiiii” “aaaaa”… Poi sono quasi sicura di essere andata meglio. Anche perché con Carla ci davamo man forte, ci pigliavamo un po’ in giro, facevamo battute.

DOPO la presentazione, ho chiesto a un po’ di persone cosa ne avessero pensato, in tutta sincerità. In generale, pare sia andata bene!
Sono rimasta in libreria fino alle 23, anche perché alcune persone sono arrivate molto tardi. Già alle 21 avevo un incredibile mal di testa, ma la serata è proseguita ancora al Castello Ursino insieme ai miei amicucci: ho mangiato all’arrusti e mangia che avevo disegnato nel fumetto!... In quella occasione, ho approfittato per informare il proprietario del locale del fatto che c’è un libro a fumetti che li rappresenta, con tanto di insegna, e naturalmente ho parlato anche della mostra. E la risposta è stata: “E iu c’aiu a ffari?”...
Ho dovuto spiegarglielo, anche se dubito servirà a qualcosa.
La mia città è magica.