martedì 8 marzo 2011

Bilbolbul, pensieri+disegni+parole

All’inizio dell’anno nuovo, me l’ero chiesto, a quali manifestazioni fumettistiche potrò partecipare… Di sicuro, non avrei potuto tralasciare il Bilbolbul, ma poi mi sono mancati Angoulême e Mantova, e so già che bucherò il Comicon a cavallo di aprile e maggio. A poco a poco, ho preferito non pensarci più, dimenticarmene, rendere il pensiero di andare a Bologna molto leggero…

Da un paio di settimane si sono incrociati alcuni elementi di favore che hanno permesso a me e a Giuseppe di dedicarci insieme e assai intensamente al progetto del fumetto TOP SECRET. La protagonista del nostro fumetto è una donna che ha vissuto fino a 39 anni, e ha lavorato almeno in numerosi paesi in crisi a causa di guerre, genocidi o il mancato rispetto dei diritti umani. Noi l’abbiamo conosciuta dopo, per questo, al fine di darle un volto più fedele o onesto possibile abbiamo bisogno delle testimonianze di persone che le sono state vicine nella vita.


Abbiamo così iniziato a rintracciare numerosi personaggi, prendere appuntamenti, predisporre ripetute scappate a Milano, inviare mail per comunicare con i nostri interlocutori in Svizzera piuttosto che in Israele, pianificare un viaggio a Roma e uno a Catania, ascoltare i racconti e assistere alla vivacità dei ricordi, tutto da concludersi entro la fine del mese. Le mie giornate si sono scosse e il mio sonno si è fatto inquieto, ma mi sono sentita anche accendermi per quel pensare e fare.


La sera del venerdì 4 marzo, l’idea di andare al Bilbolbul, riapparsa quasi casualmente, è parsa a me e a G sotto una luce nuova. Da Pavia, che ci vuole ad andare a Bologna, senza dissanguarci troppo e goderci per un po’ di tempo le mostre e gli incontri del Bilbolbul?... Domani, subito dopo pranzo, prendiamo la macchina, posteggiamo alla stazione di Stradella, prendiamo un treno regionale con cambio a Piacenza, passiamo una notte in un alberghetto al centro, e domenica sera torniamo a casa…


Sul treno, G mi chiede se ho stampato il programma del festival. No, gli rispondo, ma ho spulciato il sito internet, e poi figurati, è la quarta volta di fila che ci vado, so come funziona.

Quando arriviamo alla sala borsa, sono le 17, più o meno. Quando inizio a sfogliare il libriccino del programma, ho la sensazione che ci sia qualcosa di diverso rispetto al sito internet per quanto riguarda le mostre. Lo sfoglio e lo risfoglio, e capisco che mancano le informazioni e le immagini delle mostre off che avevo visto sul sito internet…


Alla sala borsa, abbiamo ascoltato la voce di Vittorio Giardino. G non lo aveva mai sentito prima… Ed eccola, ancora una volta, la sensazione di una grande persona dietro un grande fumetto: rimango impressionata dal suo approfondito interesse per alcuni particolari relativi ai suoi argomenti storici prediletti, e il gioco delle innumerevoli citazioni di frasi e personaggi presenti in altre opere letterarie. Un esempio, come sempre.


Dopo una breve partecipazione all’inaugurazione della mostra Emboscadas, passiamo la serata con un nostro amico bolognese, Francesco Busacca, presenza fissa ai Portopacchio estivi. Conosciamo il quartiere di Via del Pratello, le ore trascorrono così piacevoli, folli e divertenti che non rimpiango affatto di aver mancato la serata col Bilbolbul.


La mattina dopo, la nostra prima tappa è il Museo Archeologico, con le mostre di José Muñoz e Vanna Vinci. Innanzitutto scopriamo che dal 1 marzo, il biglietto di ingresso ai musei civici di Bologna non è più gratuito… Un’altra mostra del Bilbolbul “gratuita, ma inserita all’interno di un museo che prevede il pagamento del biglietto d’ingresso di 4 euro” – così ci spiegano al desk - sarà quindi quella del Teatrino dell’Ebbrezza, al Museo della Musica.

Le mostre al Museo Archeologico sono di alto livello, come sempre, anche se quelle degli anni passati mi avevano emozionato di più. Ad ogni modo, ti fanno venire voglia di comprare e leggere i fumetti degli autori in mostra e fare la fila per una dedica, alla sala borsa.

Cerchiamo José Muñoz, e lo troviamo appunto con una fila di persone che attendono il proprio turno, ognuno con un biglietto numerato in mano. Accanto a lui troviamo anche David B. che invece non ha libri da disegnare. Allora G dice “Ma no, povero… compriamo un suo libro!”

Il mio G, quanto lo amo. Mentre lui va a comprare qualcosa nella bancarella della sala io resto lì – circa tre minuti – e vedo arrivare un ragazzo a chiedere una dedica a David B.

Quando G torna indietro, sono già in due ad aspettare la dedica. David B., con la sua consueta ironia, dice “No, se vi mettete a litigare non disegno più”…

Alle 14,30 ci sediamo alle poltroncine in terza fila per seguire la tavola rotonda con José Muñoz, Luca Raffaelli, Matteo Casali e Nicola Peruzzi. Si parla della scrittura a fumetti, sulla base dei saggi dedicati ai grandi maestri della sceneggiatura Héctor Oesterheld e Grant Morrison.

José Muñoz racconta di un aneddoto risalente al più o meno al 1959, quando aveva poco più o meno 17 anni. Mentre le sue parole scorrono fluide e veloci - in lingua italiana con una leggera venatura spagnola - fa girare fra le sue mani una piccola matita, e sembra fissare una finestra sul passato. Il suo racconto mi fa vedere la casa di Oesterheld, sento le risate delle sue quattro bambine, e poi vedo anch’io il “tempio”: questa stanza il cui pavimento è ricoperto da libri, ci sono così tanti libri da ricoprire i tappeti, e il vento da una finestra fa frusciare le pagine, come se fossero foglie di alberi. Il giovane José, in punta di piedi, trova il maestro e gli consegna le sue nuove tavole a fumetti. E non dimenticherà mai più quel giorno.

Ogni volta che sono stata al Bilbolbul, non è mancato mai il momento in cui rimango incantata dalle parole di un grande autore di fumetti. Immagino che dietro un autore eccezionale non ci sia sempre una bella persona, e quella che per me è una persona straordinaria per altri è una testa di cazzo. Però cerco di non mancare mai al Bilbolbul, per cercare di trarre esempio e ispirazione, mantenendomi a una certa distanza di “sicurezza”. Per questo, in fondo, un vero “maestro” non l’ho mai avuto, ma tanti autori e tanti libri che amo.

L’ultima tappa del nostro viaggio è la mostra di Grazia Nidasio, “Questi Grandi Amori”: ecco dei minicomic di quattro, sei tavole o più… ed è possibile ammirare le sbalorditive tavole e contemporaneamente leggere le storie dall’inizio alla fine, minuziose, complesse, sagaci e spassose. Mi sono divertita a leggere la storia di Gabriele D’Annunzio e la marchesa di Rudinì, e quella di Jacqueline Kennedy Onassis e “LUI” (il DENARO).


Grazia Nidasio non l’ho mai né vista né ascoltata, ma è considerata una delle più importanti fumettiste italiane, e abita a Certosa di Pavia. Guarda un po’...