giovedì 28 febbraio 2008

Era la pacchia

Lo sapevo che non poteva durare a lungo il tempo a disposizione in quantità industriale, per scrivere e disegnare con tutta la calma del mondo… Sono tornate le ansie, la stanchezza per non si sa bene cosa, il timore di non essere all’altezza della situazione, la fretta, il bisogno di mangiare patatine per combattere lo stress e le borse sotto gli occhi che bruciano dalla mattina e alla sera.
A parte tutti gli impegni di lavoro e formazione ad Acqui Terme (sto frequentando un ottimo corso di Tecnico di Produzione Grafica su Internet ), lo scorso week-end ho partecipato con la Tunuè al Fumettopoli di Milano. Avrei voluto raccontare e disegnare qualcosa su un paio di vicende simpatiche che mi sono capitate da quelle parti, ma non ce l’ho fatta a completare nulla… L’unica cosa che posso riportare è questa illustrazione di Inchiostro di Jack realizzata per l'albetto del salone, che poi in realtà era per la maggior parte un catalogo della Tunuè. Domani parto per Mantova Comics & Games e la settimana prossima se va tutto bene vado al Bilbolbul di Bologna. Tornerò a Catania per le vacanze di Pasqua, ma il mio calendario è già stato scarabocchiato fino a maggio…
Da due giorni, la notte mi viene l’arsura (mia madre dice che forse mangio troppo salato, saranno le patatine?) e mi sa che ho addosso una leggera influenza, quella da sbalzo di temperatura… Nonostante tutto ieri sera io e Giuseppe abbiamo organizzato a casa nostra una cena tipicamente siciliana in quasi tutte le sue parti, e abbiamo invitato tre amicucci di Alessandria…I piatti siciliani erano la supercatanese pasta alla Norma (da La Norma di Vincenzo Bellini, nato a Catania) e l’insalata di arance… Io skiappa della cucina amo solo effettuare le operazioni puramente tecniche su alcuni ingredienti, come quelle di sbucciare, tagliare e friggere le melanzane o denocciolare le olive. Giuseppe è la mente, ha una buona attitudine alla creazione sui fornelli e dialoga con gli ingredienti ad alta voce.Ho avuto l’impressione che il tempo sia trascorso in un lampo, avrei voluto trattenere ancora i nostri ospiti per continuare a parlare, ma se ne sono andati alle 23.30… è scandaloso, se ripenso alle cenette a Catania, dove si programmava in base a “la prima serata”, “la seconda serata” e perlomeno “la terza serata”, dopo cena si guardava un film e poi iniziava il delirio degli amici che non volevano abbandonare il padrone di casa, e le volte in cui capitava che gli dicessero: “Tu vai pure a letto, noi ce ne andiamo tra un’oretta…”.

Il fatto che mantengo questi pensieri significa che dopotutto forse non sono ancora uno straccio, anzi… voglio cucinare per gli altri, lavare i piatti il giorno dopo, scrivere un altro post sul blog e prendere il treno delle 6.20 per Mantova, domani mattina…

lunedì 18 febbraio 2008

Impossibile da disegnare

…Come dicevo qualche giorno fa, avrei voluto disegnare il personaggio di Mercedes de “Il labirinto del fauno”… Neanche il tempo di averci pensato, che Giuseppe ha prestato il dvd ad un suo amico ed io sono rimasta senza la materia prima. E così, ho optato per un tentativo che mi sembrava molto più ambizioso… ritrarre il personaggio di Bartolomeo Vanzetti del film “Sacco e Vanzetti”, interpretato dal grandissimo Gian Maria Volontè.
Il risultato finale non mi esalta, però mi ha emozionato disegnare uno dei miei attori preferiti… Se avessi potuto scegliere, lo avrei ritratto nell’immagine di una delle sue interpretazioni che amo di più, il personaggio dell’Indio ne “Qualche dollaro in più”, di Sergio Leone…
Impossibile da disegnare, mi dico, ma tentare di impressionare quegli occhi fiammeggianti è sì entusiasmante…

sabato 16 febbraio 2008

Il 15 febbraio

Il 15 febbraio è il giorno del mio compleanno e ieri ho compiuto ben 29 anni…
È stata una giornata carina…
A colazione, Giuseppy mi ha regalato una borsa nera e una sciarpa equo-solidali e soprattutto il libro “Il giapponese a fumetti”, che mi è sembrato simpaticissimo.
Dopo un paio d’ore di varie attività dedicate al restauro e alla purificazione del corpo (come il bagno e la piedi-cure), finalmente sono uscita per un giretto a sbrigare alcune commissioni (tra cui portare a riparare i tacchi del mio unico paio di scarpe con i tacchi). Ho pranzato da sola ingozzandomi con due piadine preparate in casa (la seconda me la sono fatta solo per non buttare gli ingredienti, vicini alla data di scadenza) e durante tutta la giornata ho sentito un po’di persone...
Io e Giuseppe abbiamo cenato nella più antica e si dice migliore pizzeria di Acqui Terme e mentre tornavamo a casa le mie gambe molli molli mi annunciavano che sarei andata a dormire alle dieci. Invece, Giuseppe ha messo su “Il labirinto del fauno” di Guillermo Del Toro ed è finita che sono rimasta sul divano assieme a lui a vedermelo tutto quanto, per la quarta volta. Bellissimo questo film… splendidi gli attori, mi piacciono tutti i personaggi, soprattutto Mercedes (ricordo la frase che dice al capitano “Non sarai il primo porco che sgozzo!”), vorrei disegnarla…
Verso lo scoccare della mezzanotte, la mia giornata di compleanno veniva inondata dalle lacrime…

giovedì 14 febbraio 2008

Una notte...

Qualche giorno fa, mentre ragionavo su come completare il soggetto di PROSPETTIVE, ho avuto un blocco. In effetti, la storia è ambientata a Catania e questo spiega la mia insoddisfatta necessità di recarmi di persona in certi luoghi che ho cercato di descrivere. Il concetto di blocco per me consiste nell’elaborare un’idea al minuto per circa un paio d’ore, ruotandoci attorno e camminandoci sopra, fino ad abbracciarla nella mia mente e poi distruggerla come una cosa inutile. Insomma, mi stava fondendo il cervello e probabilmente non stavo creando nulla, così mi sono fermata.

A questo punto, ho preso sulle ginocchia il secondo fumetto a cui sto lavorando, CITY CLIMBERS. Questo è il soggetto:

Cartesia, la nuova Catania del 2219, è racchiusa da una cupola protettiva e isolante. Quando le sue luci si spengono tutti vanno a dormire, ma un gruppo segreto di sedicenni nottambuli infrange questa regola. Grazie ad una speciale attrezzatura, i City Climbers si divertono ad arrampicarsi tra i palazzi della metropoli, cercando di proiettarsi all’esterno. Tra loro, Fra è rimasta l’unica a cercare il leggendario Mare. Ed ora, degli esseri misteriosi lo vogliono impedire…

Come INCHIOSTRO DI JACK, anche CITY CLIMBERS è un fumetto dalle origini che risalgono a parecchi anni fa, e precisamente al 1999. In quel periodo, ero così tenera… Disegnavo da cani, eppure mi mettevo in testa di partecipare a strafighissimi concorsi di fumetto internazionali. E così ideai il soggetto della storia. Nel corso del 2000, poi, ho scritto e disegnato tutto lo storyboard, con una suddivisione in 15 capitoli e un totale di 328 tavole a fumetti. Ahhh… è stato bellissimo.
…tralasciando tutto il resto del lavoro che ho fatto con CITY CLIMBERS e il fatto che al momento non ha nessuna speranza di essere pubblicato in Italia, sto facendo un esperimento… Ho ripreso lo storyboard e sto verificando se è possibile ridurre il numero di tavole a 216.
Per chi mi dice che sto solo perdendo tempo con un fumetto senza speranze, ho sempre la possibilità di rispondere che me lo dicevano anche per INCHIOSTRO DI JACK. A volte il mercato dei fumetti si trasforma improvvisamente, e nascono delle nuove opportunità.

La mia eroina si chiama Fra e soffre d’insonnia. È curioso quello che viene in mente di fare la notte mentre si pensa che tutti gli altri stanno dormendo.
Per esempio, visto che non riuscivo a dormire, mi sono alzata alle 5 e ho iniziato a girare per la casa. Così ho sentito un rumore di goccia d’acqua e mi sono diretta al bagno per fare un’azione che di solito mi dà grande soddisfazione: chiudere meglio il rubinetto. Ma non veniva da lì, sembrava invece lo scarico del water. Delusa, mi sono diretta nel salottino, ho acceso il computer e iniziato a scrivere questo post. Ricordo che prima, a letto, mentre fissavo il buio, cercavo di concentrarmi su tutti i piccoli rumori notturni e immaginavo che uno sconosciuto stesse camminando in punta di piedi dentro casa: sentendo Giuseppe russare, avrebbe aperto la porta della stanza da letto per intravedere la situazione, io avrei scorto la sua sagoma e avrei urlato. E come avrei urlato? Con una frase dalle parole ben riconoscibili (ad esempio: “Aiuto! È entrato qualcuno in casa!”) o un semplice grido acuto (tipo: “Aaaaaah!!!” o “Iiiiiiihhhh!”), più da donnetta indifesa ma forse maggiormente efficace?... Dopo qualche minuto, mi sono disinteressata a questa idea. Poco fa ho riletto qualche pagina di Ana di Gabriel e Francisco Solano Lopez.
Sento in lontananza la sveglia delle 6.30 di Giuseppe.
Tra quindici minuti inizierò a fare colazione.

lunedì 11 febbraio 2008

The Oyster and The Flying Fish

bicromia - cm 21 X 29,7 - 3pp
L’insoddisfazione generata dal desiderio di avere quello che non si ha o di essere ciò che non si è, si annida perfino in un’ostrica, costretta a trascorrere tutta la vita rinchiusa dentro la propria conchiglia. Quello che desidererebbe è trasformarsi in un pesce volante…















































sabato 9 febbraio 2008

Studiamo…

Sto lavorando ad un nuovo fumetto, niente di cui ancora valga la pena parlare… Dico però che per documentarmi ho letto “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel Garcia Marquez e ho tra le mani un saggio sulla “Storia della morte in occidente”.

Oggi pomeriggio, durante un pisolino pomeridiano ho sognato che mi trovavo su un lentissimo treno con mia madre, e passavamo attraverso un motel, e poi davanti al bancone di un bar che serviva la colazione. Il banconista era un vecchietto di 90 anni in divisa, col cappellino rosso.
- Croissant? – ci chiedeva con gentilezza.
- Mi spiace, il treno non si ferma…
Mentre il treno entrava dentro un complesso condominiale, mi è suonata la sveglia.
Ah, questi sogni c
he mi ricordano Angoulême!...

Mi sono alzata e ho fatto un paio di studi per il nuovo fumetto il cui titolo provvisorio è PROSPETTIVE. Per la protagonista, fisicamente, mi sto ispirando a due mie amiche catanesi, Maria Francesca e Giovanna. Per questi disegni (approfitto anche per sperimentare un nuovo stile…), mi sono ispirata a Giovanna. Un grazie a tutte e due, che si sono dimostrate disponibili!

giovedì 7 febbraio 2008

Inchiostro di Jack

b/n - cm. 17 x 24 - pp. 104
pubblicato da Tunué, ottobre 2007

A Catania, in due universi paralleli e opposti, si dipanano le vite di un ragazzo e di una ragazza – Gene e Gaia – e i loro rapporti con l’altro sesso, di fronte alle relazioni familiari, al percorso di studi e al desiderio di crescita e d’indipendenza. In ciascun universo, il protagonista vive l’esistenza dell’altro come se questi fosse solo un sogno, sintomo di schizofrenia per la solitudine o il senso di colpa, chiedendosi quale dei due sia la vera illusione. Inchiostro di Jack sorprende per la maturità e la ricerca della struttura narrativa, in bilico tra introspezioni psicologiche e fantasie sentimentali.


































Il deserto e i pesci luna


Quando vivevo a Catania, se la notte avevo sognato qualcosa di interessante, innanzitutto lo raccontavo a mia madre durante la colazione: era il mio modo per imprimere il ricordo nella mia testa, trasformandolo magari in una storia. Da quando sono ad Acqui Terme, quello di ieri è stato il primo sogno attraente di cui mi sono ricordata, e riordino qui di seguito quanto ne ho scritto di prima mattina. Non l’ho ancora raccontato a nessuno.

“Mi trovo in mezzo al deserto, circondata dalla finissima sabbia color giallo paglierino. La sento sui piedi, sollevata leggermente da un debole venticello.
Il mio aspetto è quello di Tulip, la ragazza del protagonista di Preacher, Jesse, forse anche la mia personalità è diversa… Sono molto arrabbiata.
Accanto a me c’è il mio compagno, che non è per niente il mio tipo: non solo perché è troppo muscoloso, al limite dell’ipertrofico, ma per via della sua capigliatura – capelli neri cortissimi ma alti sul capo - e della sua giacchetta smanicata con taschini, cerniere, bottoni e laccetti. Sembra un militare con un non so che di nazista.
Durante il giorno c’è un caldo infernale, ma la cosa più inquietante è l’atmosfera di abbandono e morte dentro il quale ci troviamo. Attorno a noi, il confine è segnato da flyers, dune buggy e macchine motorizzate simili a quelle che ho visto guidare in Nathan Never nel deserto dei centozampe o in Mad Max. Sono tutti delle specie di giocattoli giganti, vecchi di anni e un po’ arrugginiti, e vi sono rimasti impigliati dei piccoli arbusti. Non ci è dato di andarcene ma possiamo sopravvivere.
Quand’ecco che cala la notte, e a me tocca il turno di guardia. Sto accovacciata tra dei cespugli di un bel colore verde, che spuntano nel deserto solo al calar del sole, ed improvvisamente arriva un’imboscata di scocciatori. Anche loro indossano dei vestiti da militari, ma sono delle caricature di soldati disordinati, hanno tutti ma sono tutti dei cinquantenni con la barba lunga e incolta e aspetto
Il loro scopo non è attaccarci, ma condizionare i nostri pensieri. Parlano, parlano, parlano, con i loro modi da zotici e le argomentazioni futili. Io sono ostile, non li ascolto.
- …e poi, laggiù c’è il mare. – dice uno di loro, indicando alle mie spalle.
Allora io mi volto, e in effetti vedo il mare, al di là di delle dune dietro di me. La schiuma bianca scandisce le onde blu che si accavallano, e sotto l’acqua trasparente, si lascia trasportare dalla corrente un branco di pesci luna. Sento un impulso di avere la conferma di quella visione.
- Sono pesci luna? – chiedo al soldato.
- Sì, sì, perché non vai a farti il bagno? Sono solo dieci metri…
Non dovevo rivolgergli la parola, eppure posso ancora resistergli rifiutando di muovermi. Tuttavia, il mio spirito di contraddizione è ormai compromesso. E quando mi alzo per andare, i soldati continuano a trattenermi con i loro discorsi inutili. Adesso sono costretta a dargli un po’ di conto, ma il mio sguardo è fisso al mare. E man mano mi sembra che ci siano sempre meno pesci.
Sicchè lascio tutti con malgarbo, e corro verso il mare.
Immergo le mani in un grande lavandino bianco, l’acqua rimasta lo riempie solo per due o tre dita. Il buco di scarico la risucchia rapidamente, e io non posso fermarlo, così come non riesco ad afferrare i pesci luna, che sono diventati così piccoli e scivolosi che finiscono dentro tutti.
So già la spiegazione di tutto questo. È il nuovo giorno che si è portato via il mare, i pesci e i cespugli verdi. Arriva ancora una volta la luce e il caldo.”

Ho visitato l’acquario di Genova sabato scorso. Quasi nessuno rimaneva affascinato dai pesci luna, e posso capirlo. Sembra un pesce mozzato, si muove lentissimamente e non è proprio un bello spettacolo, con il suo occhiaccio, la bocca spalancata, il naso e la pelle priva di squame e un po’ logora. Eppure era talmente suggestivo e sfigato che sono rimasta a fissarlo per un sacco di tempo. Ed è andato a finire nel mio sogno.