venerdì 30 dicembre 2011

Mostra-Presentazione di "Maria Grazia Cutuli - dove la terra brucia" a Catania






































































































































































































































































































Io e Giuseppe ringraziamo:

- la libreria Cavallotto che ha ospitato le mostre e la presentazione;

- la famiglia Cutuli e la Fondazione Cutuli;

- la Scuola Parini di Catania, che ha messo a disposizione i pannelli della mostra fotografica.

- Francesca Cannatella, per l'intervento musicale.

.. un grazie anche a Michele Nubile, per l'inaspettato report fotografico!



Un ringraziamento molto speciale a Carla Condorelli, che ci ha presentato al pubblico con la sua impareggiabile energia, bellezza, sensibilità e amicizia.



L'evento è stato segnalato su un articolo di Federica Motta, su CTzen.

sabato 24 dicembre 2011

Buone feste!!!



mercoledì 7 dicembre 2011

Catania, 31 giorni per MGC

Da domani giovedì 8 dicembre 2011 e fino all'8 gennaio 2012, alla libreria Cavallotto in Corso Sicilia 91, si terranno due mostre (una fotografica ed una di tavole a fumetti) che illustrano il percorso creativo che ha portato alla realizzazione di Maria Grazia Cutuli - Dove la terra brucia e faranno da cornice alla presentazione del mercoledì 28 c.m..

Si inizia con la mostra fotografica!

Attraverso l’esposizione di alcuni ritratti fotografici di Maria Grazia Cutuli, la mostra illustra una parte del percorso professionale della reporter del "Corriere", deceduta in Afghanistan il 19 novembre 2001. Gli scatti, infatti, opera di tre fotorepoter, amici della Cutuli (Simona Calì Cocuzza, Raffaele Ciriello e Alessandro Digaetano), seppur coprano solo alcuni degli innumerevoli viaggi compiuti dalla giornalista catanese (Afghanistan, Bosnia, Cambogia, Pakistan e Ruanda) e risalgano all’ultima parte della sua carriera (1992-2001), sono quelli che più di altri sono stati di fondamentale supporto e ispirazione per la realizzazione del nostro graphic novel.

L'Istituto "G.Parini" di Catania ha messo a nostra disposizione quaranta pannelli fotografici, quasi tutti esposti nella mostra, con i viaggi compiuti da Maria Grazia in Afghanistan, Pakistan, Bosnia e Ruanda (fotografie di Ciriello e Digaetano). A questi abbiamo aggiunto altre tre foto, quelle del reportage in Cambogia, con le foto della Calì Cocuzza. Ma soprattutto, abbiamo dato agli scatti un ordine e una coerenza, suddividendoli per Paese e per fotografo, e inserendo delle didascalie esplicative e degli estratti di articoli scritti da Maria Grazia Cutuli, con l'obiettivo di fare emergere, nel limite delle informazioni in nostro possesso, le storie che stanno dietro ogni singola fotografia.
Anche a nome di Giuseppe, devo ringraziare infinitamente MIO PADRE, che ha lavorato per l'allestimento della mostra nella galleria Cavallotto: il suo aiuto è stato indispensabile, dato che io sono tornata a Pavia il 24 novembre, per essere di nuovo a Catania non prima del 22 dicembre. All'inizio mio padre ha recuperato i pannelli e ne ha scattato delle foto per permettere a me e a Giuseppe di studiarne la disposizione e scegliere i contenuti testuali della mostra; ha preso le misure della galleria, che è suddivisa in spazi diversi comprendenti porte e pilastri; ha predisposto le catenine per appendere i pannelli, e dopo averli montati si è accorto che molti di questi non stavano dritti; su questi pannelli (la maggior parte) i gancetti adesivi per appenderli erano decentrati, così ne ha comprati di nuovi e li ha raddrizzati; ha aggiunto la locandina, i pannelli della Cambogia e le biografie; ha stampato, ritagliato e sistemato le didascalie. Meglio di come avrei potuto fare io, anzi, in modo eccellente: mio padre è bravissimo in queste cose.

La prossima azione di coordinamento a distanza riguarderà la mostra delle tavole a fumetti, ma intanto riprendiamo tutti un po' di fiato.

Andate alla libreria Cavallotto, mi raccomando!...

domenica 20 novembre 2011

In omaggio

Sono trascorsi dieci anni, dal giorno in cui sentii per la prima volta parlare di Maria Grazia Cutuli.
E ieri, nonostante fossi ritornata a Catania dopo parecchi mesi di distacco, a godere della compagnia di mio padre e degli amici più cari - che mi chiedono continuamente di raccontare l’esperienza del nuovo libro – nonché della familiarità della città natale, mi sono interrogata sul mio umore…


Oggi è uscito un bell’articolo nell’inserto culturale de Il Sole 24 ore, scritto da Alberto Negri, un caro amico di Maria Grazia Cutuli, inviato di guerra.

Al mattino del 19 novembre, dietro l’edicola di Piazza Jolanda, ho sfogliato il Corriere della Sera, trovando l’articolo a pagina 21. In aggiunta, il nostro “Dove la terra brucia” era il libro del giorno sulla home page di Radio Farhenheit, programma radiofonico di Radio 3.

Il pomeriggio precedente, alle 17:25, io e Giuseppe siamo andati in onda su Radio Farheneit. E sul sito di
IndependNews è uscita una recensione scritta da Laura Silvia Battaglia, autrice del documentario su Maria Grazia Cutuli "Il prezzo della verità". E di mattina, è stato caricato su youtube il nostro Book Trailer.

…ma io mi sono comunque sentita un po’ triste. Per la mancanza di una persona che ho imparato a conoscere e a cui, a modo mio, ho voluto bene.
Rifletto solo adesso su come io e Giuseppe abbiamo voluto tornare a Catania con la “nostra” Maria Grazia Cutuli, con il nostro libro, nei giorni in cui la ricorrenza della morte vorrebbe attirare l’attenzione, a presentarla di nuovo viva.
L’amarezza della perdita e delle occasioni perdute si confonde alla gioia di aver dato vita a una storia e per le congratulazioni ricevute dalle persone che abbiamo stimato di più.
Ma il pensiero va a lei. E me la immagino per un istante, a maneggiare con curiosità il libro realizzato in suo omaggio.

martedì 8 novembre 2011

Lucca Comics 2011

Stavolta il mio report lucchese arriva davvero tardi!... Sono passati alcuni giorni dal mio rientro da Lucca Comics, dove ho trascorso cinque giorni molto speciali: l’arrivo a una cena praticamente già conclusa, il 27 Ottobre, la partenza al termine di un aperitivo l’1 Novembre, consumato da me con un assai detestabile intruglio spacciato per crema di yogurth alle noci di Sorrento.


In poche parole, un’immersione in un mare di nuove esperienze, sulla base di tre elementi principali:

- Un nuovo libro, che non è solo mio, ma anche del mio co-mpagno e co-autore Giuseppe Galeani, e anche di Maria Grazia Cutuli e in qualche modo di tutti quelli che abbiamo coinvolto per realizzarlo.

- Un nuovo editore, Rizzoli Lizard. A livello nazionale, significa un’ottima distribuzione in libreria. A Lucca, ha significato prendere le misure con un nuovo stand, con dei nuovi rapporti fra gli autori ospiti e lo “staff” della Rizzoli, fra lo spazio per le dediche e lo spazio per le vendite, ben distinti e separati.

- Un nuovo confronto con altri autori di fumetti, alcuni dei quali hanno seguito il mio percorso fin dagli esordi, altri che ho avuto il piacere di conoscere a Lucca. Accade così che si inizia a fare il punto, ci si chiede dove si sia arrivati e quali siano le prossime strade percorribili.

Il nostro editore era impersonato principalmente dalla figura di Simone Romani, direttore editoriale di Rizzoli-Lizard, e dalle responsabili di redazione Elisabetta e Francesca, che io e Giuseppe conoscevamo. In aggiunta allo “staff” Rizzoli c’erano anche altre persone - tra cui una coppia di grafici/letteristi, una redattrice di Rizzoli ragazzi, una addetta all’organizzazione di eventi e ufficio stampa, un addetto alla libreria Rizzoli - per un totale di una decina di collaboratori.

Io e Giuseppe eravamo ricondotti alla schiera degli “autori”. Certo che sapevamo di essere gli ultimi arrivati, ma ad ogni modo il privilegio che abbiamo avuto è stato immenso: condividere anche soltanto i pochi metri quadrati dello stand, fino ad arrivare al confronto di cui parlavo prima, con dei super autori da inchino, con tante emozioni, tanti modi di fare fumetti e tanta curiosità. E spesso con lo stupore di conoscere, oltre che dei grandi storyteller, delle persone splendide.

Massimo Giacon e Sarah Glidden sono stati i primi altri autori che abbiamo conosciuto. Poi sono arrivati Paolo Bacilieri, Craig Thompson, Juanjo Guernido & Juan Canales. Vanna Vinci, accompagnata da Giovanni Mattioli, ha preferito alloggiare in un albergo dentro le mura lucchesi. Quando allo stand ha presenziato uno degli ospiti d’onore dell’intera Lucca C&G, il maestro Jiro Taniguchi, a me e a Giuseppe sono state concesse sempre un paio d’ore di pausa. In compenso, ho disegnato gomito a gomito con un grande maestro del fumetto italiano, Vittorio Giardino, e da lui, che conosce la mia “carriera” fumettistica, ho ricevuto degli importanti suggerimenti…

I Rizzoli ci hanno ospitato in un bellissimo casale in mezzo alle colline, a una decina di km da Lucca. Mantengo il segreto sul nome della località, ma non resisto dal mostrare una foto panoramica del posto. Il casale comprendeva un complesso di casette, con una piscina, una palestra - utile alla rimessa a nuovo della mia schiena nei momenti più duri - e un salone dove praticamente tutte le sere si giocava a biliardo: erano i momenti in cui la testa si svuotava dai pensieri più pesanti e si regrediva allo stato adolescenziale…

Dietro suggerimento di Simone Romani, io e Giuseppe siamo venuti a Lucca in macchina, fantasticando sull’idea di dare un passaggio a qualche super autore di fumetti… L’unica volta che è accaduto, è stato quando abbiamo dato un passaggio a Massimo Giacon e ad Andrea G. della libreria Rizzoli, e ci siamo persi nelle stradine campagne nel cuore della notte… ma ci siamo persi anche di mattina, alla luce del sole.

A proposito di sole, quest’anno non ha piovuto neanche una volta!... Il cielo è stato sempre azzurro, al massimo con qualche striatura di nuvole debolmente acquerellata. Lo ammiravo al nostro risveglio e lungo la strada che ci portava a Lucca. Per il resto della giornata le occasioni di uscire dal Padiglione degli editori in piazza Napoleone sono state poche…

Presto, infatti, io e Giuseppe abbiamo capito che restare il più possibile allo stand, disegnando dediche sulle copie del libro e parlandone con i lettori, era l’unico modo, a Lucca, per fare conoscere ai lettori il nostro fumetto e spesso, semplicemente, chi fosse Maria Grazia Cutuli. Oltre agli amici, si avvicinavano a noi innazitutto coloro che avevano visto gli articoli sul “Corriere della Sera” o sul Corriere.it. Ma fra tutti gli altri lettori incuriositi magari dalla copertina o dai disegni, pochissimi avevano un ricordo lontano e la maggior parte non aveva idea di chi stessimo parlando.

Ad ogni modo, siamo riusciti a vedere le mostre al palazzo Ducale e alcuni showcase, tra cui quello di Arthur De Pins: incredibile, mi ricordo che conobbi le opere di questo autore per la prima volta ad Angoulême, nel gennaio 2008. I suoi personaggi già allora erano irresistibili, ma ancora nessun editore lo pubblicava in Italia. In quell’occasione, acquistai un suo poster per mio fratello. Per la Renoir, ho curato il lettering di Zombillenium, serie premiata a Lucca C&G, di cui parla con completezza Davide Caci in questo post:

http://www.davideggcaci.com/?p=739&lang=fr

… è stata la prima volta in cui ho assistito a uno showcase in digitale, ed è stato davvero molto interessante. Personalmente, credo che gli showcase siano degli eventi sui quali ancora si debba trovare il giusto modo di coinvolgere il pubblico. Per inciso, la maggior parte delle persone non sa neppure cosa sia uno showcase: un autore di fumetti viene intervistato, mentre una videocamera proietta sullo schermo quello che lui sta disegnando. Gli showcase sono stati introdotti da pochi anni, sarebbe opportuno che perlomeno nel sito internet si tenesse sempre in vista una descrizione precisa di quello di cui si tratta. Ad ogni modo, ero lì che assistevo allo “show” e mi è sembrato imperdibile, a poco a poco la sala si è riempita quasi completamente ma io pensavo a tutti i miei amici che non erano lì presenti…

Ce ne sarebbero di cose da raccontare, di questa Lucca Comics vissuta in pochi spazi ma tanto intensamente.

Craig Thompson. Quando è arrivato a Lucca, la sera del 28 ottobre, ha salutato tutte le persone sedute al nostro tavolo – una ventina – porgendo la mano e presentandosi. Credo che almeno metà di noi sapesse chi fosse, e ci siamo stupiti a vederlo ascoltare i nostri nomi e stringere le nostre mani. Giuseppe si è trattenuto più di una volta a parlare con lui, mentre io - la scema – mi sono limitata ad ammirarlo sena rivolgergli quasi mai la parola. Quando Giuseppe gli ha mostrato il nostro libro, Craig lo ha definito “Gorgeous”, e ci ha augurato di poterlo leggere negli Stati Uniti. Faceva le dediche all’impiedi, con una pila di una deHabibi che alzava il suo piano, spiegando che preferiva disegnare e parlare alla stessa altezza dei lettori.

Donata Cutuli. Sabato e domenica c’è stato il pienone dei visitatori e come diretta conseguenza del bagno di folla i cellulari sono impazziti. Una nostra amica era venuta apposta a trovarci ma se n’è tornata a Milano, poiché per diverse ore non è riuscita a mettersi in contatto con noi. Anche Donata Cutuli, sorella di Maria Grazia, era venuta a trovarci e sarebbe scoppiato un incidente diplomatico se Giuseppe non l’avesse incontrata per caso mentre era andato a fumarsi una sigaretta. Come abbiamo scritto nei ringraziamenti del libro, il fumetto è anche “suo”, dal momento che è stato realizzato con un suo enorme contributo. Abbiamo trascorso un po’ di tempo insieme, e siamo finiti a parlare del libro con lei e i suoi amici in un’osteria gestita da un cuoco siciliano in via del Moro.

Copie giustificative. Ecco, le mie cinque le ho già finite. A Lucca, le ho consegnate a tutti quelli a cui volevo consegnarle… Con i Tunué, è stato divertente, perché io sono andata al loro stand a consegnare una copia dedicata simultaneamente a Massimiliano, Concetta ed Emanuele e lì, ho saputo che Concetta ed Emanuele avevano già comprato a loro volta una copia del fumetto, che però Simone Romani si era dimenticato di segnalarmi per la dedica. È stato bello, avere un pensiero entrambi, gli uni per gli altri. La sensazione di avere trascorso con loro le precendenti tre Lucca C&G ed ora essere un po’ distanti, qualche volta mi ha rattristato, ma credo di aver visto in loro un sincero compiacimento di quello che sono riuscita a realizzare insieme a Giuseppe. Sono stata pochissimo allo stand Tunué e ho bucato la festa a cui mi avevano invitato. Ma Concetta aveva un pancione di sei mesi, e quando l’ho vista le ho accarezzato il viso e forse ho fatto uno dei miei sorrisi inebetiti.

Alla fine, scrivo un post anche se Lucca C&G si è conclusa quasi una settimana fa, per ricordarmi quel travolgimento della valanga di emozioni e di riflessioni. Tante persone con cui ho sentito scattare una scintilla di simpatia. Alcune da cui mi sono sentita inaspettatamente compresa. In quei momenti, però, il senso di inadeguatezza, mi rendeva infelice.

«Devi ancora lavorare sul tuo segno…»

«Stai lavorando a un nuovo libro, adesso?»

«Hai paura di sbagliare, si vede…»

Ma c’erano anche i momenti per cui avrei voluto bloccare tutto, fermarmi a trattenere un apprezzamento.

«Mi piace moltissimo come disegni le donne.»

«Hai visto dove sei arrivata?»

«Tu hai cuore, in quello che fai…»

venerdì 4 novembre 2011

Dove la terra brucia - anteprima

Sul blog della Rizzoli Lizard è stata caricata un'anteprima del fumetto...
Meglio, credo, di quanto riuscirei ad elaborare io sul mio...
Ecco il link!

giovedì 27 ottobre 2011

... e anche sul Corriere.it

Ieri sera, il 26 ottobre...
... il giorno che Maria Grazia Cutuli avrebbe compiuto 49 anni, già.

... intorno alle ore 20:00, sulla homepage del Corriere della Sera è comparso un piccolo box con una delle immagini del nuovo fumetto.

Adesso, man mano che passano le ore, il box scende, scende, fino a scomparire ovviamente, ma qui c'è il link all'articolo scritto da Alessandro Trevisani, che ringraziamo!

Ecco un'istantanea scattata pochi minuti fa, per ricordare che ci siamo stati...

martedì 25 ottobre 2011

Il salto

Tre giorni fa il Corriere della Sera ha annunciato la pubblicazione del libro a cui Giuseppe e io abbiamo lavorato per ben due anni, Maria Grazia Cutuli – dove la terra brucia, per l’editore Rcs libri, marchio Rizzoli Lizard. Sarà in libreria dal 26 ottobre, il giorno in cui l’inviata del Corsera, uccisa in Afghanistan nell’autunno del 2001, avrebbe compiuto 49 anni.

Ci sarebbero tante cose da raccontare, e per molte di queste sarebbe doveroso fare dei chiarimenti al più presto, ma questo post è soltanto un’introduzione a una serie di argomenti, tra cui l’idea, il progetto, la documentazione, lo storyboard, le tavole a fumetti…

Adesso mi preme solamente sottolineare che in questo fumetto non sono stata da sola. Anzi, da sola non avrei neppure immaginato di lavorare a un soggetto simile, e ancora, se, una volta cominciato il lavoro, mi fossi ritrovata a portarlo avanti senza Giuseppe, mi sarei rifiutata di proseguire. A due anni e mezzo dal mio precedente graphic novel, Prospettive, due miei grandi fan che hanno letto tutto quanto ho pubblicato finora – banalmente, mamma e papà! – si sono stupiti dell’eccessivo salto di qualità.

«Paola, tu sei figlia mia, ti voglio bene, lo sai» mi ha detto oggi mia madre in videochiamata da St. Veit an der Glan «ma te lo devo proprio dire, questo fumetto, rispetto agli altri…» e annuisce, con un’espressione che indica gli attributi di un’opera molto migliore di quella che l’ha preceduta «insomma, si vede che c’è dietro Giuseppe.»

Non sarà affatto facile spiegare ai lettori come si è articolata la nostra collaborazione durante la realizzazione del libro e l’importanza del lavoro di ciascuno di noi. Prevedo che, innanzitutto, in tanti si lasceranno impressionare dai disegni. Poi, Giuseppe non è il tipo di persona da rendere giustizia ai propri meriti solo per mettersi in luce. Infine, quando sarò io a spiegare perché il suo contributo è stato, nel vero senso della parola, fondamentale, qualcuno potrà obiettare che è l’amore a farmi parlare in un certo modo, perché Giuseppe è il mio compagno da quasi otto anni.

Ma qui lo ribadisco: Maria Grazia Cutuli – dove la terra brucia nasce da un’idea di Giuseppe Galeani. È stato lui a costruire le basi di questo fumetto e gli obiettivi, il timone, le redini, o come le volete chiamare, sono sempre stati nelle sue mani. Tutte le volte in cui io ho rischiato di perdermi nella marea delle informazioni che avevamo raccolto, a mollo nelle mie stesse lacrime per non sentirmi all’altezza delle responsabilità, c’era sempre lui a farmi riemergere.

Siamo stati a parlare del fumetto a tutte le ore del giorno, seduti sugli scalini dell’ingresso e avvolti nel piumino del letto. Lui che mi conosce benissimo, ha saputo tirare fuori il meglio di me, cosa che non mi capiterebbe mai con un normale sceneggiatore. È sempre stato presente e attivo, dai primi schizzi degli studi sul volto di Maria Grazia Cutuli fino all’ultima correzione ai testi che proponeva la Rizzoli. «È come fare un bambino» ha detto qualche volta Giuseppe gongolante, mentre io oso a stento chiamarlo così, avendo rivolto più spesso il desiderio a quello che vorrei in carne e ossa «Lo abbiamo fatto insieme». Insieme, intimamente.

domenica 23 ottobre 2011

giovedì 29 settembre 2011

Cane da tartufo

Ieri sera sono andata a letto alle 22:00. Un sonno profondo e lungo, fino alle 6:30 di stamattina, quando è suonata la sveglia di Giuseppe, che pochi giorni fa ha iniziato a insegnare in un istituto commerciale ad Alessandria.

Ho deciso di alzarmi per fare colazione con lui, e dopo rimettermi un po’ a nuovo. Prima di mangiare qualcosa, però, sono passata sulla bilancia: ben cinque chili sovrappeso, uao, non mi era mai successo.

Mi sono lavata i capelli e ho fatto una doccia, e quando ho indossato la magliettina che Giuseppe ha comprato per me a Londra – ancora non si spiega come possa avere scelto la taglia S – ho constatato che era corta e scopriva la pancetta. Quindi, sono ricorsa a un classico e non tanto furbo espediente per nascondere la ciccia, ovvero la giacchettina di cotone legata ai fianchi.

Ho chiuso dietro di me la porta di casa alle 8:30, poi mi sono fermata davanti alla bici: ho gonfiato le ruote, ho messo un po’ d’olio sulla catena e ho tolto le ragnatele.

Quindi, finalmente, per la prima volta dallo scorso 22 agosto, sono uscita.

Mi sono ritrovata seduta su una panchina, scelta con cura davanti ad una particolare vista sul parco del Ticino. Alla panchina mancava un’asse di legno del sedile - ma non era del tutto scomoda - e qualcuno vi aveva attaccato un lucchetto, rimasto orfano. Sul lungofiume ho osservato le corsette mattutine, i cani al guinzaglio, i vecchietti solitari, l’uomo con la valigetta e lo sguardo da maniaco. Ho fumato una sigaretta, cercando di pensare alla mia immagine, a come avrei potuto disegnarmi in quel momento.

Quasi subito, mi sono chiesta, se fosse più interessante disegnarmi com’ero meno di 12 ore prima.

Ci ho pensato. Trasfigurata, forse, ma ero sempre io, già. Ieri ho terminato l’ultima tavola del fumetto, e oggi il corpo, il cervello e il cuore iniziano la riabilitazione alla vita “normale”. Ma che vuol dire?... Non trovo la parola per identificare la vita che ritornerà ad essere come prima, ma di sicuro so che i mesi trascorsi a lavorare esclusivamente e intimamente al fumetto non possono essere definiti normali…

Uno degli aspetti più significativi che ha caratterizzato la mia sfigurazione è stata l’ipersensibilità agli odori. Trascorrendo gran parte della giornata nella stessa stanza, ho cominciato ad allarmarmi al minimo cambiamento avvertito dal mio olfatto, che stranamente ha iniziato ad acuirsi. Il leggero puzzo di formaggio nel frigorifero, il tanfo proveniente dal cestino delle cipolle, l’odore di bruciato, del letame, del gas, dei piedi. “Cane da tartufo”, mi chiamava Giuseppe di tanto in tanto...

giovedì 8 settembre 2011

Domande su Etna Comics

Essendo al momento tappata in casa a Pavia (più o meno mancano due settimane alla fine del tour de force), con mio grande rammarico non potrò andare alla prima grande mostra mercato o volgarmente detta "fiera" di fumetti, giochi e videoludica a Catania, che si terrà da domani venerdì 9 fino a domenica 11 settembre.

Sigh... Cercherò di farmela raccontare dai miei amicucci catanesi e magari seguirò l'evento dai siti internet... a proposito, il sito di Etna Comics è questo: http://www.etnacomics.com/

Ho saputo che la Tunuè sarà presente, poi c'è anche il mio amico Simone Campisano presso lo stand di Fumetti al Cubo, rivista catanese di fumetti di fantasy, fantastico e fantascienza.

Ce la farà Catania ad accogliere un evento di questo tipo? Hanno fatto promozione come si deve? Riusciranno i visitatori a evitare l'idea di raggiungere Le Ciminiere in auto invece di usare i mezzi di trasporto pubblici? Ci sarà caldo? Gli espositori faranno in tempo ad andare a farsi un bagno alle belle scogliere di pietra lavica, magari al mattino presto?

Andateci!

lunedì 5 settembre 2011

Vorrei parlare, vorrei parlare...

Quante cose vorrei raccontare del nuovo fumetto!...

Di tutto quello che abbiamo passato io e Giuseppe per delineare e perfezionare la storia, rendendo intensa la nostra convivenza, in pochi metri quadrati divisi insieme, con il caldo asfissiante e i ghiaccioli consumati sui scalini davanti all'ingresso di casa nostra, le uniche "uscite" concesse alle lunghe clausure.
Dei miei nuovi impensabili record di lavoro continuato... da circa tre settimane, disegno dalle otto del mattino alle due di notte.
Di tutto quello che ho dovuto imparare a disegnare: i pickup e i kalashnikov, per esempio. E tutte quelle facce diverse. Età, sesso, colore della pelle, denti, barba.
Di come continuo ad emozionarmi disegnando e colorando la vita del mio personaggio, dallo storyboard alle matite, dalle matite alla tavola completa, pitturata con i grigi al computer.

...ma presto potrò parlare. La consegna del fumetto è per il 24 settembre. Non vedo l'ora di mettere i balloon alla mia bocca, e raccontare, raccontare, raccontare...

venerdì 29 luglio 2011

Mezzo mondo

Croazia, Serbia, Bosnia, Israele, Giordania, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Algeria, Benin, Burkina Faso, Burundi, Congo, Costa D’Avorio, Egitto, Etiopia,

Guinea-Bissau, Kenya, Libia, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudafrica, Uganda.


Ho controllato più volte i Paesi dove ha lavorato la protagonista del mio fumetto, e temo sempre che me ne sia sfuggito qualcuno.

Io ne avrò per tutta l'estate, e almeno fino a metà settembre non potrò schiodarmi da Pavia per portare a termine le tavole.

Un felice contrasto con lo stile di vita della mia eroina, in giro per mezzo mondo, in contatto costante con le persone. In cerca di storie.


L'immagine che ho postato rappresenta un folto numero di pakistani armati, pronti a partire per l'Afghanistan per la jihad, la guerra santa.


Buone vacanze

venerdì 13 maggio 2011

Kabul

Una piccola anticipazione sul fumetto a cui sto lavorando...

Kabul è il luogo che la protagonista della storia vuole raggiungere. Una città dilaniata dalle ferite delle guerre e tuttavia ancora affascinante, in cui la protagonista vede un po' sè stessa.

martedì 8 marzo 2011

Bilbolbul, pensieri+disegni+parole

All’inizio dell’anno nuovo, me l’ero chiesto, a quali manifestazioni fumettistiche potrò partecipare… Di sicuro, non avrei potuto tralasciare il Bilbolbul, ma poi mi sono mancati Angoulême e Mantova, e so già che bucherò il Comicon a cavallo di aprile e maggio. A poco a poco, ho preferito non pensarci più, dimenticarmene, rendere il pensiero di andare a Bologna molto leggero…

Da un paio di settimane si sono incrociati alcuni elementi di favore che hanno permesso a me e a Giuseppe di dedicarci insieme e assai intensamente al progetto del fumetto TOP SECRET. La protagonista del nostro fumetto è una donna che ha vissuto fino a 39 anni, e ha lavorato almeno in numerosi paesi in crisi a causa di guerre, genocidi o il mancato rispetto dei diritti umani. Noi l’abbiamo conosciuta dopo, per questo, al fine di darle un volto più fedele o onesto possibile abbiamo bisogno delle testimonianze di persone che le sono state vicine nella vita.


Abbiamo così iniziato a rintracciare numerosi personaggi, prendere appuntamenti, predisporre ripetute scappate a Milano, inviare mail per comunicare con i nostri interlocutori in Svizzera piuttosto che in Israele, pianificare un viaggio a Roma e uno a Catania, ascoltare i racconti e assistere alla vivacità dei ricordi, tutto da concludersi entro la fine del mese. Le mie giornate si sono scosse e il mio sonno si è fatto inquieto, ma mi sono sentita anche accendermi per quel pensare e fare.


La sera del venerdì 4 marzo, l’idea di andare al Bilbolbul, riapparsa quasi casualmente, è parsa a me e a G sotto una luce nuova. Da Pavia, che ci vuole ad andare a Bologna, senza dissanguarci troppo e goderci per un po’ di tempo le mostre e gli incontri del Bilbolbul?... Domani, subito dopo pranzo, prendiamo la macchina, posteggiamo alla stazione di Stradella, prendiamo un treno regionale con cambio a Piacenza, passiamo una notte in un alberghetto al centro, e domenica sera torniamo a casa…


Sul treno, G mi chiede se ho stampato il programma del festival. No, gli rispondo, ma ho spulciato il sito internet, e poi figurati, è la quarta volta di fila che ci vado, so come funziona.

Quando arriviamo alla sala borsa, sono le 17, più o meno. Quando inizio a sfogliare il libriccino del programma, ho la sensazione che ci sia qualcosa di diverso rispetto al sito internet per quanto riguarda le mostre. Lo sfoglio e lo risfoglio, e capisco che mancano le informazioni e le immagini delle mostre off che avevo visto sul sito internet…


Alla sala borsa, abbiamo ascoltato la voce di Vittorio Giardino. G non lo aveva mai sentito prima… Ed eccola, ancora una volta, la sensazione di una grande persona dietro un grande fumetto: rimango impressionata dal suo approfondito interesse per alcuni particolari relativi ai suoi argomenti storici prediletti, e il gioco delle innumerevoli citazioni di frasi e personaggi presenti in altre opere letterarie. Un esempio, come sempre.


Dopo una breve partecipazione all’inaugurazione della mostra Emboscadas, passiamo la serata con un nostro amico bolognese, Francesco Busacca, presenza fissa ai Portopacchio estivi. Conosciamo il quartiere di Via del Pratello, le ore trascorrono così piacevoli, folli e divertenti che non rimpiango affatto di aver mancato la serata col Bilbolbul.


La mattina dopo, la nostra prima tappa è il Museo Archeologico, con le mostre di José Muñoz e Vanna Vinci. Innanzitutto scopriamo che dal 1 marzo, il biglietto di ingresso ai musei civici di Bologna non è più gratuito… Un’altra mostra del Bilbolbul “gratuita, ma inserita all’interno di un museo che prevede il pagamento del biglietto d’ingresso di 4 euro” – così ci spiegano al desk - sarà quindi quella del Teatrino dell’Ebbrezza, al Museo della Musica.

Le mostre al Museo Archeologico sono di alto livello, come sempre, anche se quelle degli anni passati mi avevano emozionato di più. Ad ogni modo, ti fanno venire voglia di comprare e leggere i fumetti degli autori in mostra e fare la fila per una dedica, alla sala borsa.

Cerchiamo José Muñoz, e lo troviamo appunto con una fila di persone che attendono il proprio turno, ognuno con un biglietto numerato in mano. Accanto a lui troviamo anche David B. che invece non ha libri da disegnare. Allora G dice “Ma no, povero… compriamo un suo libro!”

Il mio G, quanto lo amo. Mentre lui va a comprare qualcosa nella bancarella della sala io resto lì – circa tre minuti – e vedo arrivare un ragazzo a chiedere una dedica a David B.

Quando G torna indietro, sono già in due ad aspettare la dedica. David B., con la sua consueta ironia, dice “No, se vi mettete a litigare non disegno più”…

Alle 14,30 ci sediamo alle poltroncine in terza fila per seguire la tavola rotonda con José Muñoz, Luca Raffaelli, Matteo Casali e Nicola Peruzzi. Si parla della scrittura a fumetti, sulla base dei saggi dedicati ai grandi maestri della sceneggiatura Héctor Oesterheld e Grant Morrison.

José Muñoz racconta di un aneddoto risalente al più o meno al 1959, quando aveva poco più o meno 17 anni. Mentre le sue parole scorrono fluide e veloci - in lingua italiana con una leggera venatura spagnola - fa girare fra le sue mani una piccola matita, e sembra fissare una finestra sul passato. Il suo racconto mi fa vedere la casa di Oesterheld, sento le risate delle sue quattro bambine, e poi vedo anch’io il “tempio”: questa stanza il cui pavimento è ricoperto da libri, ci sono così tanti libri da ricoprire i tappeti, e il vento da una finestra fa frusciare le pagine, come se fossero foglie di alberi. Il giovane José, in punta di piedi, trova il maestro e gli consegna le sue nuove tavole a fumetti. E non dimenticherà mai più quel giorno.

Ogni volta che sono stata al Bilbolbul, non è mancato mai il momento in cui rimango incantata dalle parole di un grande autore di fumetti. Immagino che dietro un autore eccezionale non ci sia sempre una bella persona, e quella che per me è una persona straordinaria per altri è una testa di cazzo. Però cerco di non mancare mai al Bilbolbul, per cercare di trarre esempio e ispirazione, mantenendomi a una certa distanza di “sicurezza”. Per questo, in fondo, un vero “maestro” non l’ho mai avuto, ma tanti autori e tanti libri che amo.

L’ultima tappa del nostro viaggio è la mostra di Grazia Nidasio, “Questi Grandi Amori”: ecco dei minicomic di quattro, sei tavole o più… ed è possibile ammirare le sbalorditive tavole e contemporaneamente leggere le storie dall’inizio alla fine, minuziose, complesse, sagaci e spassose. Mi sono divertita a leggere la storia di Gabriele D’Annunzio e la marchesa di Rudinì, e quella di Jacqueline Kennedy Onassis e “LUI” (il DENARO).


Grazia Nidasio non l’ho mai né vista né ascoltata, ma è considerata una delle più importanti fumettiste italiane, e abita a Certosa di Pavia. Guarda un po’...

lunedì 31 gennaio 2011

Biutiful

In fremente attesa dell'uscita di Biutiful, il nuovo film di Alejandro González Iñárritu, uno dei miei registi preferiti, sono incappata in una delle immagini raffiguranti Javier Bardem. Per il mio modo di fare fumetti mi è utile allenarmi così: disegnare un volto, cercando di rappresentarlo fedelmente. Non che il risultato debba essere fotorealistico, l'importante è riconoscere la persona.
Ovviamente è normale filtrare con i propri occhi e la propria mente quello che si ha davanti, ma se si volesse provare a raccontare la vita di una persona che esiste davvero, l'allenamento fa bene.

Il divo in questione ha un viso molto particolare. Anzi, di profilo, alcuni tratti dei suoi lineamenti sarebbero più facili da osservare, ma mi piaceva anche l'espressione che aveva nella foto, con le tracce di sudore malato sulla fronte.
Ecco, mi sa che dovrò allenarmi ancora...

martedì 25 gennaio 2011

La storia del portafoglio

"Da quant'è che non esco di casa?"
… è una delle domande più ricorrenti che mi faccio, da qualcosa come sei mesi a questa parte…

Certo, ho avuto alcuni decisivi intervalli, ovvero: le vacanze estive siciliane; un matrimonio in data 11 settembre a Catania; una piovosa Lucca Comics; una vacanzina ad Alicante a fine novembre, a beccare in un colpo solo sorella e fratello; le vacanze di Natale, trascorse sempre in Sicilia.

Ad ogni modo, il mio stile di vita si è fatto sempre più casalingo, con una media di dieci ore di lavoro al giorno. E ogni tanto ci sono anche le urgenze. Non a caso, con mio sommo dispiacere, ho dovuto trascurare il blog: quante volte, ho iniziato a disegnare qualcosa, ho avuto l’idea per un post ma non c’è stato tempo per sistemare tutto in modo leggibile, fino a quando mi è sembrato assurdo raccontare qualcosa accaduto una settimana prima.

Il lavoro che mi tiene tanto impegnata è in primo luogo il fumetto TOP SECRET, il nuovo graphic novel, a cui sto lavorando insieme a Giuseppe… Il “nostro” fumetto.

Poi, ci sono i fumetti degli altri: le attività di impaginazione, computer lettering e lettering a mano, gli adattamenti - sulle immagini che comprendono scritte in lingua straniera, che devono essere trasformate e adattate alla lingua italiana (es. insegne e poster) – e talvolta anche la grafica degli interni e della copertina.

Appunto, dallo scorso giugno ho avuto un incremento di collaborazioni per i fumetti degli altri. È un lavoro che mi piace, poiché mi permette di osservare da vicino autori diversi, spesso con la soddisfazione di aver conosciuto in modo speciale un bel libro, e a volte un capolavoro.
D’altra parte, fino a quanto i libri non vengono pubblicati, la riservatezza è d’obbligo: così, parlo soltanto adesso del fatto che ho iniziato a collaborare anche con Rizzoli Lizard, curando gli interni della nuova edizione di
Blankets, e svolgendo un lavoro al completo – copertina compresa – di Garibaldi e di Li Romani In Russia, un graphic poem (non conoscevo questo termine prima di averlo letterato) che mi ha stupito e commosso.

A metà ottobre ho corso il rischio di iscrivermi a un corso breve di illustrazione alla scuola di fumetto del Castello Sforzesco di Milano. Il mio piano era di migliorare le mie qualità di disegnatrice, concentrandomi sulla forza di un’unica immagine, e acquisire un po’ di sicurezza nell’uso del colore. Inoltre, la frequenza del corso – per me, lunedì e martedì h 20/22 - avrebbe dovuto costringermi a uscire di casa verso le 18.30, prendere il treno, la metro e poi l’autobus fino alla scuola. Dunque, uscire un quarto d’ora prima del termine delle lezioni, fare una corsa fino alla metro, e pian piano tornare a Pavia, entro le 23.
Infine, a volte avrei potuto sfruttare l’occasione dell’andata a Milano per sbrigare qualche eventuale altra faccenda, solitamente di lavoro.
Il rischio sempre pronto dietro l’angolo era che fossi troppo impegnata o esausta per recarmi al corso, per non parlare delle assenze dovute ai miei spostamenti per Sicilia & co. Come volevasi dimostrare, mi sono assentata spesso per urgenze di lavoro, mentre se ero SOLTANTO esausta ma abbastanza libera da altri impegni, di solito facevo uno sforzo e andavo a Milano.

Di fatto, a volte ho creduto di essere diventata una sorta di semidisadattata alla vita fuori da casa mia, ma non mi sono mai fatta sopraffare da questa sensazione.

Tranne una volta, lunedì scorso. Questa sarà la volta che racconterò di notizie non esattamente “fresche”…


Lunedì 17 gennaio sono uscita di casa un po’ prima del solito, per un appuntamento di lavoro a Milano PRIMA del corso di illustrazione. Ero rimasta incollata davanti al monitor del computer fino all’ultimo momento, avevo buttato dentro la borsa anche il mio beauty case tascabile e poi ero schizzata via alla stazione di Pavia a prendere il treno delle 16.35. Sono passata dall’edicola della stazione, ho acquistato due biglietti ferroviari e un giornaliero per la metro, tenendo contemporaneamente fra le mani guanti, cappello e portafogli, ma assicurandomi di non farmi cadere nulla dalla borsa. All’ora stabilita, il treno è partito puntuale. Io stavo seduta, in uno scomparto molto stretto, a riprendere fiato e a congratularmi con me stessa per avercela fatta ancora una volta a non perdere il treno. Come spesso mi capita, ho tirato fuori uno dei miei piccoli album da disegno “da viaggio”, ma poi ho deciso anche di cercare fra i miei appunti del corso che cosa avevamo fatto il 13 dicembre – avevo alle spalle 4 assenze di fila.

Quando il treno è giunto a Milano Rogoredo, sono passata dal bagno della stazione per pettinarmi e truccare un po’ i miei occhi stravolti. Poi, sono uscita dal bagno e, continuando a camminare in direzione della metro, ho cercato nella borsa il portafoglio, con l’intenzione di recuperare il biglietto.

Niente.

Una vampata di calore sulle guance. Mi fermo, controllo meglio.

Niente.

Torno subito in bagno, niente. Già che sono lì, svuoto la borsa di Mary Poppins da tutto il suo contenuto – appunti, album, portacolori, gomme, due cellulari, beauty case, bottiglietta d’acqua, chiavi di casa, portatabacco, occhiali da sole, hard drive (per il mio appuntamento di lavoro) – e capisco che manca per certo il portafoglio all’appello.

Comunque, quando esco dal bagno ancora non posso crederci, così svuoto d’accapo la borsa su una panchina, e allora mi capacito definitivamente che ho perso il portafoglio.

“Dev’essermi caduto sul treno. Sono sicura di averlo rimesso nella borsa, quando ero ancora Pavia… o no?”

Vado a cercare qualcuno del personale delle FS che possa aiutarmi a rintracciare il treno da cui sono scesa, diretto a Milano Centrale. Attraverso una finestrella vedo un impiegato seduto alla scrivania, con computer e tabulati su cui è assorto. Busso, faccio segnali, forse ispiro pietà. L’impiegato si alza, è un uomo alto con i capelli brizzolati e gli occhiali, il cui aspetto mi ricorda vagamente Sergio Brancato, un critico di fumetti. Dopo avergli spiegato la situazione, lo vedo muoversi con pacatezza ma determinazione, contattando qualcuno a Milano Centrale che possa controllare i vagoni del treno incriminato.

Abbassa la cornetta del telefono, mi comunica che lo richiameranno a minuti.

“Può andare in sala d’attesa, Le faccio sapere appena possibile…” i suoi modi sono sempre cordiali ma temo la mancanza di un suo coinvolgimento emotivo.

“No, grazie, non ho freddo, preferisco rimanere qui” fuori, con la nebbia che mi impedisce di vedere con chiarezza, mi fumerò una sigaretta per calm

armi e farò finta di non spiare le sue mosse.

“Sì, ma scusi, la finestra devo chiuderla, c’è corrente”.

Aspetto. Nel frattempo, nella mia testa faccio il punto della situazione. “Con me ho solo un biglietto del treno già timbrato. Che faccio se non trovano il portafogli? Secondo me, comunque, non lo troveranno. È troppo facile che l’abbia già preso qualcuno. Due sono le possibilità: o l’ha trovato un disgraziato o un’anima pia. Nel portafoglio ci sono i miei biglietti da visita col numero di cell. Solo nel caso l’abbia trovato l’anima pia, riceverò una telefonata entro quindici minuti, sennò addio documenti e bancomat. I soldi, chissenefrega, erano solo trenta euro.”

Attraverso la finestrella, vedo l’impiegato rispondere al telefono, e poi voltarsi verso di me con uno sguardo che lascia poco alla speranza. Abbassa di nuovo la cornetta, mi dice qualcosa scuotendo la testa, muovendo le labbra e facendo gesti, poi torna a lavorare. Nessuna buona notizia, è ovvio, ma io non capisco il labbiale. “Che cos’è che ha detto? Mi ha comunicato che non hanno trovato niente, e adesso torna alle sue scartoffie come se io non esistessi più?... Ma come si fa una cosa del genere? Bè, qui a Milano è possibile… Ma no, non ci credo!...”

Rimango indecisa sul da farsi per qualcosa tipo un minuto, poi busso di nuovo. Il tipo si alza, apre la finestra, e mi spiega che gli hanno detto di pazientare ancora un po’, stanno cercando il portafogli, telefoneranno ancora fra qualche minuto.

“Sono una disadattata” ecco che arriva l’ondata dei pensieri inutili “Sto a casa dalla mattina alla sera per giorni, e appena esco combino delle cazzate. Finalmente avevo guadagnato qualche ora di tempo libero fra oggi e domani, e ora faccio questa stronzata di perdere il portafogli. Ma perché? È una punizione? È un segnale? Devo riflett

ere su come gestisco la mia vita?”

Non avevo perso il portafogli, prima di quel giorno. Certo, me l’avevano rubato, due volte, a Catania. La prima, fra la folla delle bancarelle della fiera, sfilato dalla borsa. La seconda volta, la borsa mi fu scippata, una sera mentre ero a passeggio in via Crociferi, da due tipi su un motorino. In entrambi i casi fui molto fortunata, perché il maltolto venne ritrovato. Nel primo caso, il portafoglio era stato infilato dentro una cassetta dello scarico dell’acqua, in un bagno di un bar vicino alla fiera. Nel secondo caso – incredibile! – la borsa venne ritrovata da un’amica di Giuseppe: eravamo andati a cena a casa di questa ragazza, e lei aveva notato la mia borsa. Qualche giorno dopo, la riconobbe, per terra, davanti al portone, abbandonata dai rapinatori, che avevano preso soltanto soldi e cellulare. Quando arrivai anche io sul posto, riuscii a ritrovare perfino la scheda del cellulare.

“Signorina, mi spiace” l’impiegato interruppe il flusso di ricordi “Non hanno trovato niente”.

Ecco, la fortuna nella sfortuna doveva finire, prima o poi. Con molta dignità, cercai di raccogliere le forze per ringraziare, comunque. Poi, però, c’era il problema che ero completamente a secco. Chiesi all’impiegato la cortesia di un prestito di appena dieci euro, con la promessa che glieli avrei restituiti l’indomani. L’anima pia si rivelò per quello che era veramente, e mi diede una banconota da venti, senza volere né nome né numero di telefono.

Congendandomi con tante altre belle parole, me ne sono andata al mio appuntamento di lavoro.

Durante il breve tragitto, continuavo a sentirmi davvero l’essere più inetto della Terra. Appena possibile, ho chiamato Giuseppe. Era già passata circa un’ora. Anche lui, nel suo piccolo, mi ha aiutata, recandosi alla stazione di Pavia per testare i colpi di fortuna su quel fronte, invano.

Ero alla sede della ReNoir, a consegnare un lavoro di lettering. “Finisco qui e poi vado personalmente a Milano Centrale, chissà…” pensavo, quando mi squilla il cellulare. Il numero era sconosciuto, rispondo. “Parlo con Paola Cannatella?” ascolto una voce femminile con uno strano accento, che mi ha fatto supporre - mi vergogno un po’ a dirlo - che fosse straniera. Ad ogni modo, il cuore mi è balzato, sapevo cosa stava per dire. “Ho trovato il tuo portafogli”!

Era una madre di famiglia, originaria di Agrigento. Si chiamava Milena, ed è balzata in cima alla lista delle anime pie incontrate nella mia vita. Aveva trovato il mio portafogli per terra a Gallarate, in provincia di Varese. A parte i soldi, c’era tutto.

“Lasci il tuo numero di cellulare nel portafogli?” mi ha chiesto Giuseppe, quando gliel’ho comunicato.

“Sì, certo, così se qualcuno lo trova…”

“Ma non si deve fare. E se poi ti capita un pazzo che inizia a tormentarti di telefonate?... Una volta, a mia madre è successo. Ha perso il portafogli, e c’era questo tipo che la chiamava e la insultava…”

Ma io continuerò a fare come ho sempre fatto.

Il giorno dopo, io e la signora Milena ci siamo incontrate fugacemente alla stazione di Gallarate, a ora di pranzo. Teneva per mano una bambina più o meno di sette anni, e nell’altra mano stringeva il mio portafogli da uomo. Non ho potuto offrirle neanche un caffè, è dovuta andare via dopo un minuto.

Dopo, è stata la volta dell’impiegato alla stazione di Milano Rogoredo, a cui ho restituito i soldi che mi aveva prestato. Quando gli raccontai la storia della signora di Agrigento, lui mi disse che era originario della Calabria, accompagnandosi con una delle superfrasi tipiche di noi emigrati: “Se non ci aiutiamo fra di noi, che siamo del Sud…”

Sul treno, iniziai a disegnare a matita i volti dei miei due infarti. Nei giorni successivi, li ho ripassati a penna e li ho colorati, così, per allenarmi un po’ col colore. Non pensavo fino a stamattina, che li avrei messi sul blog. Ma si deve pur iniziare di nuovo a sentirsi meglio.