sabato 13 febbraio 2010

Arrampicatori

… Questo progetto del fumetto sugli arrampicatori me lo porto dietro da più di dieci anni, e chissà quando davvero riuscirò a metterci testa come si deve. Ora che ci penso, la sua progettazione ha avuto un percorso simile a quello che poi è diventato Inchiostro di Jack…
Nel 1999, animata dal bando di un super concorso di fumetti indetto dalla Glenat (super editore francese), pervasa dalla ristrettezza delle poche esperienze di vita assaporate fino a quel momento, fantasticando su alcuni sogni ricorrenti, nacque l’idea degli arrampicatori notturni.
Naturalmente, il concorso NON andò a buon fine, ma nel corso dell’anno duemila mi appassionai a scrivere e disegnare il soggetto, i personaggi, lo storyboard e alcune tavole definitive di quella mastodontica opera a fumetti progettata in 300 tavole.
Nel 2005 preparai il progetto “City Climbers” per il primo Lucca Project Contest, e ancora non riuscivo a capire cos’è che andasse storto. Fino a quando non chiesi per email delle impressioni sul progetto da parte dell’organizzazione del Contest. Due frasi mi colpirono in particolare:
“[…] Quello che invece mi lascia un po' perplesso […] è lo stile che usi, a metà fra realismo e caricatura senza essere pienamente né una cosa né l'altra. I tuoi personaggi hanno il profilo di Betty Boop: grossa testa su corpo minuto. Ma se Betty Boop si muove in un mondo completamente "cartoonoso", i tuoi si muovono in uno scenario fantascientifico abbastanza realistico.”
“[… ] Resta poi il fatto, valido per te come per tutti quelli che hanno imparato a fare fumetti dai manga, che quello che avete preso come modello non è solo uno "stile", ma anche un modo di fare fumetto nato e sviluppatesi in quel modo proprio per le caratteristiche del mercato del fumetto in Giappone, caratterizzato da altissime tirature e da lunghezze improponibili per i nostri mercati, americano compreso. La conseguenza è che un progetto come il tuo resta, in Italia, difficilmente pubblicabile.”
Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti…
Oggi, il vecchio “City Climbers” ha cambiato pelle, nel titolo, nel nome e nell’aspetto dei personaggi, nel soggetto e nello storyboard che devo ancora finire di rivedere, ma la sua struttura rimane sempre massiccia ed è da definirsi il punto più importante: come deve essere disegnato.
Già un anno fa (vedi il post del 4 settembre 2008) approdai a uno stile di disegno più realistico: nello studio del personaggio protagonista, ridussi la grandezza della testa e apportai qualche piccola modifica al suo volto. Un paio di giorni fa ci sono ritornata di nuovo, e ne ho fatte delle altre. E anzi, ho corretto anche qualche piccola fesseria anatomica di cui in cinque anni non mi ero mai accorta. Infine, ho deciso di colorarla.

Nonostante l'evoluzione del suo aspetto, rimane sempre il personaggio che conosco: una ragazzina di 16 anni, bella e inquieta, con un taglio di capelli che cambia forma con un sorso di sciroppo, che soffre d'insonnia, che ama e teme il buio, combattuta fra la libertà dell'individualità e la forza del gruppo...
Oggi ho ultimato una piccola illustrazione a colori del personaggio ribattezzato come “Alicia”. E nel frattempo mi è venuta voglia di provare a disegnare anche qualche tavola di prova.
Non è che sono ancorata al passato, che non voglio andare avanti, anzi: non per niente ho cambiato i nomi al titolo e ai personaggi! Il soggetto è ancora in fase di restauro e sviluppo, ma resto convinta della validità delle idee di base.
I progetti si accumulano, gli stili di disegno sono diversi, e sempre più penso di avere bisogno di aiuto. Vorrei trovare un partner disegnatore e un partner colorista per il progetto che adesso chiamo “Igloopolis”. Sono perfino arrivata all’idea che rinuncerei a disegnarlo io stessa, se pur trovassi qualcuno adatto, anche più di me, a dargli vita. Vorrei conoscerlo…

martedì 2 febbraio 2010

Angoulême 2010


Come due anni fa, forse mi sono preparata un po’ troppo tardi per il festival di Angoulême! Quest'anno, dal giovedì 28 alla domenica 31 gennaio.
… facendo un rapido confronto con il viaggio del 2008, ecco le similitudini e le differenze:

- viaggio, principali tragitti: nel 2008 partivo da Acqui Terme (AL), quest’anno da Pavia, ma i tempi e le modalità di viaggio sono stati simili… dopo aver preso l’aereo (nel 2008 da Torino, quest’anno da Milano Malpensa) fino a Parigi, ho raggiunto Angoulême col tgv.
- viaggio, acquisto dei biglietti aerei e del TGV: 28 giorni prima del festival nel 2008, ridotti a 22 nel 2010.
- viaggio, notti: nel 2008, da un totale di 4 notti in un bb e 2 in aeroporto, sono passata a 1 notte a casa del mio amico Simone Campisano a Milano (per prendere l’autobus delle 4.30 per Milano Malpensa), 2 notti in un bb e 1 in aeroporto.
- compagni di viaggio: nel 2008 ero in compagnia di Simone, quest’anno viaggiavo da sola.
- supporto da parte del mio editore: nel 2008 ad Angoulême non c’era nessuno della Tunué, quest’anno invece erano presenti al festival con un proprio stand al Marché des Droits et Licenses. E si sono presi un po’ cura di me.
- alloggio: nel 2008 ero a Cognac, quest’anno a Champniers, con una distanza da Angoulême ridotta da 43 a soli 10 Km. Alloggiavo in un bb con i Tunuè, e ci spostavamo in auto fino al festival.
- giorni passati ad Angoulême: un giorno in meno rispetto a due anni fa… sono ripartita il sabato sera anziché il pomeriggio della domenica.
- il tempo: quest’anno c’era meno freddo, ma il cielo è stato nuvoloso, venerdì ha piovuto e sabato sono venuti giù fiocchi di neve giganteschi.
- les Bandes Dessinées di cui sono entrata in possesso: quattro acquistati (come nel 2008) più altri due rimasti orfani al Marché des Droits. Li avevano lasciati lì, in mezzo ad altri trenta! Ma io avevo il bagaglio a mano.
- persone di cui ho sentito la mancanza: lo stesso! Il mio Giuseppe! Quanto gli sarebbe piaciuto, il festival…
- oggetti smarriti ad Angoulême: lo stesso! Sia nel 2008 che quest’anno ho perso il cappello!

E adesso, passiamo ai 3 grandi temi da raccontare: il mio francese, gli italiani ad Angoulême e le impressioni sulla BD.

IL MIO FRANCESE.
Posso affermare il fatto che quest’anno le comunicazioni con i francesi sono MIGLIORATE. Le 6 lezioni di francese, che avevo frequentato nel 2008 DOPO il festival, più la visione di alcuni film in lingua con sottotitoli, a partire da un mese fa, hanno avuto un beneficio sulla comunicazione.
In realtà, nella metà dei casi in cui cominciavo una conversazione, il mio interlocutore mi chiedeva: “Do you speak english?”. Ma io dura, ribattevo: “Oui, mais je voudrais parler français.”… Insomma, io riuscivo a comprendere quasi tutto quello che mi dicevano, e sacrificavo la possibilità che forse loro NON mi capissero, pur di parlare un po’ di francese.
Sono stata al padiglione delle Selection Officielle, con i migliori 50 titoli dell’anno, e ho letto il nuovo fumetto di Frederick Peeters, Pachyderme. Poi, ci sono stati i 20 minutes avec Frederick Peeters, a cui ho assistito. Ero così felice di comprendere quasi tutto quello che diceva uno dei miei autori preferiti! Al termine dell’incontro, mi sono accorta che nessuno degli spettatori si è avvicinato al palco per parlare con lui. “Qui non si usa…” ho pensato. Così, ho deciso di andare allo stand della Gallimard e comprare la sua BD, anche per parlare un po’ con lui. Ma quando ci sono arrivata, era troppo tardi: il volume si era esaurito. Lui, l’ho visto, che stava disegnando delle dedicaces. Ho chiesto a Concetta della Tunué di farmi una foto.
Però, sono riuscita a parlare con Fabrice Neaud, uno dei miei maestri del fumetto. L’ho letto la prima volta nel lontano 1998, pubblicato in Italia da Rasputin Libri con il primo dei volumi del suo Journal. Il suo è il fumetto più autobiografico che conosca. Mi piace tutto, sia il linguaggio (anche se in lingua originale è ancora un po’ difficile per me) e graficamente, nella costruzione della tavola, con le sue personali inquadrature e la scelta dei particolari. Lo stile di disegno è realistico: così, anche se non lo avevo mai visto di persona, ad Angoulême, appena me lo sono trovato davanti, una sera all’Hotel Mercure, l’ho riconosciuto subito. Il giorno dopo era sabato, quasi le 19, l’ho rivisto allo stand delle edizioni Ego-X Comme, al padiglione Le Nouveau Monde. Ero molto emozionata, ma volevo dirgli quanto il suo Journal fosse stato importante per la mia formazione come fumettista. Che nel 2008 avevo finalmente comprato Journal (1) e (2), ma che ancora il mio francese non era molto buono, e che in futuro avrei comprato anche gli altri volumi. Gli ho farfugliato qualche cosa, in francese, lui ha risposto gentilmente “Merci”, e poi gli ho chiesto se potevo fargli una foto. E avrei anche voluto regalargli una copia del mio libro o del mio Album, in ricordo, ma mi sono accorta che avevo dimenticato tutto allo stand dei Tunué, dall’altra parte della città. Non avrei fatto in tempo ad andare a prenderlo. Che bestia!

GLI ITALIANI AD ANGOULÊME.
Tantissimi italiani… autori ed editori, che conoscevo già, che conosco solo di vista, o che ho conosciuto per la prima volta.
Fra quelli che già conoscevo: il gruppetto dei palermitani Sergio Algozzino, Marco Failla, Beatrice Gozzo e Alessandra Criseo. Francesca Follini, Giuseppe Manunta, Alberto Corradi, Andrea Mutti e Luca Malisan, e gli editori 001 Edizioni, Kappa Boys, Double Shot, Bao Edizioni, Centro Fumetto Andrea Pazienza, Canicola.
Fra quelli che conosco di vista: Sualzo e Rizzoli Lizard.
Fra quelli che ho conosciuto (anche solo per pochi minuti) per la prima volta: la coppia Giancarlo Dimaggio (psicoterapeuta e sceneggiatore per l’editore francese BDJazz) e Silvestro Nicolaci (un bravissimo disegnatore palermitano, disegnatore per BDJazz). E due autrici di Cronaca di Topolinia, Natascia Raffio e Michela Cacciatore. E Manuel Fior, che ho avuto il coraggio di importunare mentre si trovava accanto a me a sfogliare le BD della Cornelius: “Scusa, ma tu non sei Manuel Fior?... Ho comprato Signorina Else a Lucca, volevo farti i complimenti…” eccetera eccetera. Ho visto un suo libro che uscirà presto anche in Italia, per Coconino. Wow, sta diventando sempre più bravo!
… senza contare tutte le volte che ho sentito degli sconosciuti parlare in italiano.
Come mai tanti autori italiani vengono a presentare ad Angoulême i loro progetti? In che modo li propongono? E cosa penseranno di loro gli editori francesi?

IMPRESSIONI SULLA BD.
Come anche due anni fa, sono stata sopraffatta dai colori e dalla magnificenza dei disegni delle BD del mercato tradizionale, quello de Le Monde des Bulles. Sono le tavole di grandi dimensioni, i disegni e i colori così spettacolari, lo standard culturale a cui tengono i lettori francesi. Naturalmente, il discorso sarebbe molto più complicato, dato che si tratta di un mercato molto vasto, ma ce ne sono altrettanto e anche più grandi, come quello degli USA e del Giappone. E pure in Italia abbiamo una tipologia di fumetto scelta dalla maggioranza dei lettori.
Ad ogni modo, non riuscivo a credere ai miei occhi, quando ho visto allo stand della Delcourt il miglior fumetto italiano al Napoli Comicon del 2009, “In Italia sono tutti maschi” di Sara Colaone e Luca De Santis (in francese: "En Italie il n'ya que vrais hommes"). Era stato cartonato, con delle dimensioni poco più grandi del formato italiano, ma ho avuto l’impressione che venisse poco considerato dai lettori… Spero di essermi sbagliata.
Poi, osservando le BD francesi, cercavo di non farmi sopraffare dai disegni. Tentavo di capire se, al di là della bellezza delle tavole, c’era una storia interessante. Eppure, quando ho letto uno dei fumetti orfani, “La fille de Shangai”, che avevo scelto per osservare qualche nuova tecnica di disegno, ho provato qualcosa che non avevo previsto. Anche se si raccontava di banale realtà, anche se la il corso della storia era piuttosto prevedibile e alcuni dialoghi sembravano usciti fuori da una telenovela, mi sono sentita tirata dentro un altro mondo. Non che non mi sia mai capitato con un fumetto pubblicato in Italia, ma forse non mi era mai successo che la piacevolezza dei disegni soppiantasse il racconto.

Mancherebbero altri resoconti: le visite alle mostre e al museo del fumetto (che nel 2008 NON c’era ancora); tutti gli autori famosi che mi sono passati accanto; le varie differenze culturali che ho notato con la Francia (per esempio, ho scoperto che in Francia, se entri in una cioccolateria e ordini una “chocolat”, ti portano il latte col nesquik); le uscite e i ritrovi con gli altri autori di fumetti; le pietanze che ho gustato (dolci fantastici, come sempre); tutte le volte che mi sono persa o che ho dimenticato qualcosa al bb o allo stand della Tunué…
Riuscirò a ritornare ad prossimo festival di Angoulême e di riuscire a prepararmi meglio?... Sì! Forza! Daiiiii!!!