giovedì 24 dicembre 2009

venerdì 11 dicembre 2009

Prospettive su Pulp










martedì 8 dicembre 2009

Due papà






















Non mi conosco


… devo dire, non finisco mai di stupirmi di quello che mi succede quando mi impegno a fare una cosa…

A volte, per quanto l’obiettivo che mi sono posta non sia affatto faticoso, scopro di non riuscire più a dedicarmici.
E così, “Olivia & Omar”, che avevo pensato come un minicomic composto di monotavole a uscita settimanale, si è interrotto brutalmente alla terza tavola, uscita il 21 ottobre scorso. Oggi fanno sette settimane, e non ci posso credere… Soprattutto, perché avevo iniziato la quarta tavola e non mi mancavano le idee per le successive. Mi scuso umilmente con i lettori!... Anche se non escludo che un giorno possa riprenderlo, senza impormi delle scadenze che ormai so di non essere in grado di rispettare.

È vero, qualcosa è accaduto e ha distolto la mia attenzione: Lucca Comics, le sperimentazioni con gli acquerelli, un progetto di un fumetto TOP SECRET, la caccia alle offerte di lavoro natalizie, un minicomic che ho realizzato per un concorso in Sicilia... nonché i lavori SERI per la ReNoir Comics.

Scopro che questo modo di vivere e lavorare “autogestito” che conduco da un anno e mezzo è soggetto a due estremi: da una parte, periodi in cui per riuscire a onorare gli impegni devo rimanere tappata a casa dalla mattina alla notte, dal lunedì alla domenica, conducendo una sorta di parentesi di vita, priva quasi del tutto di contatti umani e finestre sul mondo, con il mio Giuseppe che, prima di uscire di casa per andare a lavorare, mi dice: “Mangia, mi raccomando”; dall’altra parte, periodi in cui ho tutto il tempo a disposizione per dare spazio alla mia creatività e andarmene in giro... Nel mezzo di questi estremi, ci sono innumerevoli varianti, soggette anche alla connotazione più personale dell’autogestione: la concentrazione, la voglia di fare le cose, l’ispirazione, cose così.

A volte, per quanto l’obiettivo che mi sono posta sia già faticoso, scopro che immergermi completamente in esso mi procura grande gioia e risultati ancora migliori di quelli previsti, già difficili da raggiungere.
E così, dieci giorni fa, ho iniziato a lavorare a “Due papà”, un minicomic di 7 tavole, che ho realizzato per un concorso indetto da Arpa Sicilia, che mi ha segnalato una mia amica. Lei stessa mi ha proposto un soggetto, e io mi sono proprio divertita ad adattarlo a un fumetto che trattasse il rapporto fra l’essere siciliani e l’ambiente. Dopo aver prodotto lo storyboard, al fine di rispettare la scadenza, ho avuto a disposizione solo sette giorni per disegnare le tavole complete. Le ho realizzate su formato A4, quando il concorso richiedeva il formato A3: il mio principale strumento di inchiostrazione è stato un pennarello 0.05 e la mia faccia incollata al foglio, a cinque centimetri di distanza per disegnare in miniatura. Ogni volta che completavo una tavola, la scansionavo a 450 dpi per trasformarla in formato elettronico in un A3 a 300 dpi. Nel bel mezzo della realizzazione del fumetto ho avuto un blocco di 48 ore su una tavola, un compleanno, una visita di due carissimi amici che si sono fermati un paio di giorni a casa, e alla fine ho disegnato quattro tavole in due giorni, accompagnata dalla discografia completa di Goran Bregovic.
Il risultato mi ha sorpresa, la passione che ho riversato nella creazione dei personaggi mi ha fatto superare tutte le difficoltà. Inoltre, capisco che è stato grazie a quelle prime tavole di “Olivia & Omar” che ho potuto disegnare un minicomic completo con lo stesso stile di disegno. Dunque, dedico “Due papà” ai lettori di “Olivia & Omar”, rinnovando le mie scuse…
Purtroppo il concorso non prevedeva opere collettive, così, anche se ho lavorato insieme alla mia amica Manuela Coci, il fumetto verrà presentato solo a nome mio. Ma qui sul blog non sarà così!

sabato 14 novembre 2009

Da lontano

Ieri mattina ho pedalato fino al negozio di belle arti più fornito di Pavia, cioè, quello che sono riuscita ad individuare durante una delle mie rare esplorazioni della città in bicicletta. Ormai è passato un anno da quando ci abito, eppure la conosco ancora pochissimo!
Il negozio in questione si intitola "colorificio", ma comprende un'ampia sezione di ferramenta e il primo piano è tutto dedicato alle belle arti. Mi piace gironzolare in questo genere di negozi, prima di andare a cercare o a chiedere esattamente quello che mi serve. Ciò non di meno, dietro i miei gironzolamenti si nasconde lo scarso spirito d’iniziativa verso quello che ho progettato di fare… Quante volte mi è già capitato, di andare a comprare dei materiali per INIZIARE a sperimentare la pittura? Non che non l’abbia mai provata, ma ho sempre finito per abbandonare dopo aver constatato l’esito dei miei mediocri risultati.
… Oggi c’è stata una nuova prima volta con i pennelli, gli acquerelli e gli acrilici… in bianco e nero, naturalmente. Per adesso non posso chiedere di più a me stessa. Ho pensato di prendere due piccioni con una fava, così da sperimentare la pittura e studiare i diversi tratti somatici di bambini e ragazze di paesi lontani. Ho disegnato con il computer acceso davanti a me, con le foto delle immagini a cui mi sono ispirata, con dei soggetti che mi piacevano molto… Prima ho disegnato una bimba cambogiana, poi un bimbo del Ruanda e ho concluso con un tris di ragazze del Sudan... Al momento, direi che hanno fatto quasi tutto i soggetti.
Presto dovrò passare anche agli sfondi e ai paesaggi, però!

martedì 3 novembre 2009

BLUSH a Lucca Comics

E allora, il report annuale di Lucca Comics…
Inizio a notare che dal 2007 – da quando fu pubblicato IDJ – e con il passare degli anni, circoscrivo sempre di più la mia area d’azione nella manifestazione!
Ogni tanto mi è capitato di aprire la mappa di Lucca C&G e vedere che in effetti non mi sono mossa granchè… A parte il padiglione editori a Piazza Napoleone, dove entravo e uscivo – per fumarmi una sigaretta in compagnia o per mangiare – di continuo, mi sono resa conto che ho gironzolato anche e solo a Lucca Junior, al Padiglione editori a Piazza S. Michele e al Palazzo Ducale per le esposizioni. Insomma, non ne vado fiera. Da parte mia, avrei una giustificazione che va oltre il mio impegno a trascorrere la maggior parte del mio tempo dai Tunuè: un doloroso mal di schiena si è impossessato del mio cervello e mi suggeriva di starmene seduta buona il più possibile.
Eppure, l’umanità che ho trovato fra le mie quattro mura la sento sempre più intensa, mi è capitato di volere un gran bene a qualcuno, o di sentirmi dire certe cose che, se fossi stata in un fumetto, ci sarebbe stata una vignetta con il mio viso stupito e accanto l’onomatopeia BLUSH.

29 OTTOBRE, giovedì. Reduce dalla sveglia delle 5.30, riesco ad arrivare di buon mattino a Lucca. Mi accorgo che all’interno del padiglione di piazza Napoleone lo stand Tunuè si trova dalla parte opposta rispetto al 2008, cioè, nella parte più lontana rispetto all’ingresso principale. Insomma, c’è il pericolo che la maggior parte dei visitatori giunga a noi solo alla fine…



Non siamo ancora in molti, gli autori allo stand. Oltre me, solo Paco Roca e Gud.
Una nuova uscita della Tunué: la collana album, tra cui anche quello intitolato a me. Una specie di book tascabile, davvero carino.
Approfittando dei toni ancora bassi, faccio un giro per i vari stand, accompagnata dall’impressione che la “concorrenza” sia molto aumentata. Vedo un mucchio di roba che vorrei comprare, ma decido di rimandare tutti i miei acquisti al weekend – così, senza un motivo preciso. Giusto il tempo di ricevere una telefonata nel pomeriggio dal mio Giuseppe e sapere che l’indomani sarebbe andato a pagare anche da parte mia quasi duecento euro per una spesa burocratica imprevista che riguarda la nostra casetta a Pavia.
Ad ogni modo, trascorro questa prima giornata con una certa serenità e senso di beatitudine, salutando un po’ di persone ai vari stand. Incontro spesso Francesca Follini, e ogni volta abbiamo qualcosa di cui chiacchierare.
C’è anche il mio amico Simone Campisano, che gironzola per Lucca. Ci incontriamo spesso e alla fine prendiamo una birrozza insieme. Mi racconta della sua bella esperienza con il primo “Workshop Intensivo di Teoria e Pratica del Fumetto per giovani autori non professionisti”. Sono quelle occasioni di cui è una fortuna poter approfittare per primi. Sono contenta per lui!
La sera, dopo le sette, la schiena comincia a farmi male. Ops. Era successo anche un anno fa, ma mi ero stupidamente convinta che non fosse una cosa di cui preoccuparmi seriamente. Che cos’è che ha Lucca di particolare che me lo procura? La forma delle sedie? L’altezza dei tavoli?... Ad ogni modo, presto diventa insopportabile. Desidero solo avere la possibilità di avere un pezzo di pavimento tutto per me per fare un po’ di stretching. Per farla breve, andare al B&B che hanno prenotato i Tunuè. Ma prima, andiamo tutti ad assistere alla premiazione Gran Guinigi al Teatro del Giglio.
Sapevo che quest’anno non ci sarebbe stato il buffet – ahimè – e forse per farlo dimenticare meglio è stata scelta una location più spettacolare, ma la premiazione mi ha lasciata piuttosto delusa, sia per i premi che per l’organizzazione… Ne parlano a questo articolo:
http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=22559.
Per quanto riguarda l’assegnazione dei premi, poi, mi trovo d’accordo con Claudio Stassi…
http://stassiclaudio.blogspot.com/2009/11/gran-guinigi-2009.html
… e aggiungo che, prima di procedere ai nominati, avrebbero potuto indicare una rosa di candidati. Proprio quest’anno che c’è stato un aumento della produzione anche da parte di bravi autori italiani… Per esempio, abbiamo saputo da Marco Corona – uno dei giurati - che un titolo Tunuè, “Nessun Ricordo” di Giovanni Marchese e Luca Patanè, era arrivato piuttosto in alto. Per loro, se questa informazione fosse arrivata perlomeno al pubblico della sala, sarebbe stata una bella soddisfazione.
Novità… è stato istituito un premio da parte della Repubblica Italiana a un autore di fumetti, Sergio Toppi, quest’anno. Non so bene in che cosa dovesse consistere, ma speriamo che in futuro decidano di convertirlo anche in una somma di denaro che male non farebbe ai fumettisti…
Dopo la premiazione, siamo andati al B&B. Abbiamo cenato con un buon piatto di pasta col tonno, e dopo siamo rimasti solo in quattro. Davanti ai nostri bicchieri di vino che si andavano svuotando e riempiendo, io, Gud e i miei editori maschietti, Massimiliano e Emanuele, abbiamo iniziato a discutere per ore, mostrando aspetti diversi nei pareri e nei punti di vista di editori e autori. Mi sono ritrovata ad ascoltare molto e a parlare poco: il vino mi aveva fatto passare il senso di beatitudine e il percorso che ho davanti come fumettista mi sembrava di colpo troppo lungo e ingrato. Forse ho perfino straparlato, nei pochi momenti in cui ho aperto bocca. Ma alla fine, il confronto è stato molto utile. Ci credo, nei Tunué.

30 OTTOBRE, venerdì. Al B&B Tunuè, entrano silenziosamente nella mia camera i maschietti armati di cuscini per dare la sveglia a me e a Concetta. Ma io sono già sveglia, e reagisco scalciando e facendo roteare il mio cuscino su di loro.
Cominciano ad arrivare un po’ di personaggi allo stand dei Tunuè, tra cui alcuni che non avevo mai incontrato, Stefano Piccoli e Marco Pellitteri (un altro siciliano!).
Qualcuno mi dice che hanno pubblicato sulla fotogallery di Lucca Comics questa mia foto, intitolata “Paola Lonatella”.
A pranzo, passo un po’ di tempo con una mia amica, Francesca, che abita a Pescia, poco distante da Lucca: mi ha ospitato lei, un paio di volte, nel 2005 e nel 2006, seguendo i miei esordi. Ci siamo incontrate dopo tre anni! Mi ha fatto davvero tanto piacere ascoltarla e poterle regalare il mio miglior frutto, Prospettive.
Alle 16 vado allo Showcase di Vittorio Giardino. Dopo, aspetto di regalare anche a lui una copia di Prospettive allo stand Edizioni del Grifo, sopportando qualsiasi mal di schiena pur di potergli parlare un po’. E in effetti lo abbiamo fatto. Ogni cinque minuti io dicevo “Ti accompagno”, e conservo un ricordo bellissimo della scorta che gli ho fatto fino all’ingresso del suo hotel. E inizio a rendermi davvero conto di alcune cose … tra le altre, che sono fortunata ad avere un fidanzato che capisce di fumetti e che nel mio lavoro mi è sempre vicino, che dovrei essere felice del fatto che il mio editore mi ha sempre lasciata molto libera di esprimermi e che ci vuole del tempo per tutti, per raggiungere certi risultati nel disegno.
Dopo la chiusura della manifestazione, siamo tornati al B&B per il party Tunuè. Io la chiamavo fiesta, anche a ragione di tutte le persone che parlavano in spagnolo presenti. Non so bene com’è stato possibile, ma quella casa si è riempita di tanta gente. Credo che ad un certo punto fossimo anche in quaranta, là dentro. Questa volta il vino mi è preso proprio bene: ero allegrotta, ho tirato fuori il mio umorismo, mi sono sentita stimata e voluta bene, mi sono proprio divertita. Abbiamo continuato la serata alla festa dei 30 anni della scuola Internazionale di Comics, e anche lì la compagnia è stata molto piacevole. Soltanto di tanto in tanto, mi rendevo conto la schiena era davvero dolorante e ho pensato che dovrò seriamente farmi vedere da un medico, al mio ritorno a Pavia.

31 OTTOBRE, sabato. Al risveglio, trovo al B&B Tunuè un po’ di persone che hanno passato la notte a dormire per terra, con sacchi a pelo e piumini. Vengo a sapere da Giovanni Marchese che una delle ragazze ha urlato due volte nel sonno. Faccio colazione a un bar con una delle mitiche paste di riso che mi piacciono tanto.
Acquisto i primi fumetti: dai Tunué, il nuovo libro di Paco Roca, “Le strade di sabbia”; da Coconino, “Come un guanto di velluto forgiato nel ferro” di Daniel Clowes, “Lo scontro quotidiano 2” di Manu Lacernet e “Signorina Else” di Manuel Fior… ripasso più volte nella speranza di trovare Igort, a volte aspetto parecchi minuti, ma è una di quelle giornate in cui mi sento in soggezione o che mi sembra davvero troppo impegnato . A ora di pranzo, uno studente dell’Università di Verona mi intervista su Prospettive e registra tutte le mie divagazioni sull’argomento: le diverse rappresentazioni che vari autori e autrici di fumetti hanno saputo dare di località e città italiane e di come lo "sfondo" abbia acquistato una grande importanza nel fumetto, in alcuni casi pari a quella dei personaggi. Ci sediamo a parlare sulle mura di Lucca, godendo del bel tempo. La zona dei cosplayers è da un’altra parte, ma ne vedo qualcuno che mi piace. Mi faccio una foto con l’omino di marzapane di Shreck.
Nel pomeriggio, viene a cercarmi una lettrice appassionata dei miei libri. È una donna adulta di nome Laura, il suo compagno le sta vicino e condivide con poche parole il suo entusiasmo. Mi fa tenerezza. Acconsento a fargli il ritratto su un cartoncino nero, grande quasi quanto un A4. In quel momento, allo stand Tunuè non c’è spazio per tutti gli autori presenti, così mi metto fuori. Simone si siede accanto a me, va e torna, e io sono ancora lì a disegnare. “Spicciati!” mi dice.
La sera, ceniamo ancora al B&B con pasta alla carbonara – si improvvisa cuoco anche Luca Russo - , e siamo ancora in tanti. All’improvviso, una sopresa: mi telefonano i miei amici fumettisti catanesi Kanjano & Ferro, mi dicono che sono appena arrivati a Lucca. Dopo cena, decido di raggiungerli a Piazza Frediano. Baci, abbracci, come stai, che mi racconti, com’è stata Lucca finora, cavolate varie… Mi dicono che sono venuti soprattutto per promuovere il loro fumetto/carnet di viaggio “Europa 2009 d.c.”, di cui le prime 31 pagine su
http://www.kanjano.org/2007/?p=324.
Prendiamo la macchina e continuiamo la serata fuori Lucca, in un locale che si chiama “Prodotto non conforme” e c’è una bella atmosfera familiare. Prendiamo tutti una “bomba” (rum, caffè, bacardi, zucchero di canna, scorzetta di limone) che mi fa passare il sonno di colpo. Finiamo sul retro del locale con il proprietario che ci mostra il suo bellissimo furgone Volkswagen.
Torno al B&B alle tre, ma per fortuna Concetta riesce a sentire che la chiamo sul cellulare per farmi aprire la porta…

1 NOVEMBRE, domenica, ultimo giorno. Decido di vivere in modo più fruttuoso il mio soggiorno a Lucca, così vado un po’ in giro a consegnare i miei cv come letterista. Pochi, rispetto a quelli che ho in borsa, ma è pur sempre un inizio.
Scopro che sulla Gazzetta dello Sport, a pagina 40, è uscito un articolo che parla dei Tunué e anche di me. Evviva!
Ripassa dallo stand l’ammiratrice di nome Laura e, per ringraziarmi del ritratto, mi regala un pacco di biscotti tipici Veneziani. Incredibile…
Disegno un po’ allo stand, ma il tempo inizia a stringere. Andrò via verso le 16.30, in treno.
Fino all’ultimo minuto a Lucca, continuo a ripassare allo stand Coconino, e aspetto ancora Igort, ma lo vedo solo per pochi minuti, e mi sembra sempre impegnatissimo: dopotutto è l’ultimo giorno di fiera anche per lui, mi riferisce Davide Reviati. Se il tempo stringe per me, penso, figuriamoci per lui. Ad ogni modo, l’attesa è sollevata dalla bella chiacchierata con Davide, e dai suoi suggerimenti. Me lo segnala lui, e compro il nuovo fumetto di Andrea Bruno, “Sabato Tregua”, un volume di grande formato, 30x42. Poi, mi deciderò a scrivere una mail a Igort, per quello che avrei voluto dirgli.Per questioni di lavoro e di amicizia vado un paio di volte allo stand Kappa Edizioni… Il loro catalogo mi piace sempre di più. Sono contenta di parlare con Vincenzo Sarno, Giovanni Mattioli, Vanna Vinci e Andrea Accardi. Concludo la mia giornata con un paio di altri BLUSH...

mercoledì 21 ottobre 2009

Olivia & Omar #3




mercoledì 14 ottobre 2009

Olivia & Omar #2
















Olivia & Omar #1







Olivia & Omar

Da qualche tempo mi frullava in testa un'idea...

Mi sarebbe piaciuto raccontare le avventure di una coppia di giovani tipica di questi tempi: a trent'anni suonati, sono ancora un po' ragazzini, convivono senza sapere quando e se vorranno sposarsi, lavorano sotto l'ombra del precariato... e ancora (ma questo non succede a tutti...), hanno lasciato la loro città natale in cerca di qualche miglioramento. Avrei voluto disegnare le loro storie di vita reale immerse in un'atmosfera leggera e con delle gag surreali e sarcastiche. E per questo, utilizzare uno stile di disegno deformed e "rompere" le gabbie della tavola, qualche volta.

Figuriamoci se potevo mettere in pratica la mia pensata, con tutto il lavoro che ho avuto negli ultimi tempi!... Eppure, al ritorno dal Pisa Book Festival, stavo per esplodere. Non ho disegnato seriamente per quasi un mese e mezzo. Ora basta, mi sono detta. Mi punirò. Prometterò ai lettori del mio blog una monotavola a settimana di questo nuovo fumetto, "Olivia & Omar".

Sarà dunque un fumetto ad episodi che si svolgono in tavole autoconclusive, ma con un filo conduttore generale.
Come vedrete, i disegni sono un po' scarabocchiati e il lettering è fatto a mano. Magari, un giorno ci sarà modo di ripassare tutto con un bel tratto pulito, ma credo che adesso il mio desiderio sia quello di fare un fumetto "spensierato". E d'altronde, tutto il resto lo curo con attenzione, come sempre. Ah, il colore del tratto sarà volutamente diverso nelle varie tavole.
Nei prossimi due post, i primi due episodi di "Olivia & Omar". Vi avverto, le tavole sono un po' grossine di dimensioni (circa 600 kb), perchè ci sono tante vignette.
Il primo, in effetti, è un episodio di presentazione, come dice lo stesso titolo.

Buona lettura!... e spero saprete dirmi che ne pensate!

giovedì 17 settembre 2009

Prospettive sul quotidiano




venerdì 28 agosto 2009

Una storia da Catania

Ho passato esattamente un mese a Catania!...
Come al solito, non sono riuscita a dedicarmi a tutto quello che intendevo fare e a tutte le persone che volevo incontrare, ma è stato comunque un periodo in cui si sono concentrati contatti, gitarelle, uscitine, pensieri, storie…
Per quanto riguarda i fumetti, ne ho una. Non una delle mie!

Una mattina di qualche settimana fa ho pescato in fumetteria un bel volantino che pubblicizzava un corso di fumetto a Catania «tenuto da Francesco Vivona, autore ed editore della serie “Il Cammino dei Sette Millenni” (in edicola)».
Stupita di tante iniziative tutte insieme ad opera di un fumettista catanese a me sconosciuto, sono andata in un’edicola e ho comprato il N° 5 di questa serie a fumetti fantasy. Dopo averlo letto e guardato con attenzione, ho scoperto anche il sito internet della casa editrice e della serie:
http://www.omniars.com/
http://settemillenni.com/
Non sarebbe il mio genere, ma ho trovato la storia abbastanza coinvolgente, il disegno occidentale con influenza manga accattivante e la lettura scorrevole. L’ideatore della serie fornisce dei dettagliati layouts a un disegnatore/inchiostratore e poi a un colorista. La serie è ipotizzata in una trentina di volumi e si ha l’impressione di entrare in un universo strutturato con cura ed equilibrio: personaggi, tribù, ambientazioni, miti…
Soltanto il lettering mi ha un po’ “disturbato” (ma io ho un occhio fine, ormai!) e forse il testo in alcuni punti potrebbe essere scritto meglio. E la filosofia della casa editrice, di cui ho letto nel sito internet, temo che in alcuni punti possa apparire un po’ pretenziosa.
É vero che non abito più a Catania, ma anche in questa città isolata e con limitati punti di riferimento ho sempre cercato di confrontarmi e di cercare contatti nel settore, soprattutto nel corso degli ultimi anni. Sarebbe molto complicato parlare dell’ambiente fumettistico catanese, ma attribuivo molti dei suoi problemi alla assenza di una casa editrice di fumetti che riuscisse a pubblicare a livello nazionale. Pertanto, ho provato una grande emozione nel conoscere Francesco Vivona!
Innanzitutto, ho chiesto di lui ad amici, appassionati di fumetti e fumetterie di Catania. Dopo aver accettato il fatto che nessuno di loro poteva aiutarmi ed esitato fino a tre giorni prima della mia partenza per Pavia, mi sono fatta la faccia tosta di scrivergli una mail e chiedergli di incontrarlo.
Ho potuto così avere una lunga chiacchierata con questo ragazzo di soli 27 anni. Informazione utile: gli arretrati della serie possono essere richiesti in fumetteria (il distributore è Pan Distribuzione). Mentre parlavamo ci confrontavamo, ma devo dire che alcune cose ho potuto capirle soltanto dopo averci riflettuto su in un secondo momento: spero che rimarremo in contatto per ridiscuterne in futuro. L’isolamento è sempre in agguato!
In ogni caso è rimasta l’ammirazione per un ragazzo catanese che ha completato la propria formazione in una scuola di fumetto a Roma, tre anni fa ha ideato un progetto, ha constatato che non avrebbe trovato un editore disposto a pubblicarlo e ha messo su una propria casa editrice a Catania, circondandosi di giovani collaboratori sparsi in tutta Italia. È facile pensare che abbia potuto permetterselo grazie a risorse proprie, ma ha avuto l’audacia di farsi carico di tutto e basta leggere anche uno solo dei volumi de “Il Cammino dei Sette Millenni” per apprezzare il suo impegno e i suoi risultati.
Mi auguro che possa trovare tanti altri sostenitori, ancora molto a lungo!

martedì 28 luglio 2009

Riminicomix

… una fiera di fumetti in estate, mi aveva sempre incuriosito!
In effetti, il modello Riminicomix del Cartoon Club – editori della rivista “Fumo di China”- merita un certo interesse…
La giornata passava sul lungomare, sulla spiaggia libera o in uno dei “numerosi” (avevano il numero!) bagni di Rimini. Dalle 17 alle 24 apriva Riminicomix, una tensostruttura al Parco Fellini, dal quale transitavano tantissime persone a passeggio…
Di fronte all’ingresso principale della tensostruttura, c’era il palco con l’affollatissima sfilata dei cosplayers, seguita dalle proiezioni di vari film o serie d’animazione.
Naturalmente, il parco era circondato da strutture ricettive, cafè, pub e ristoranti, e c’era anche un camioncino per i meno esigenti.
In sintesi, funzionava… In particolare, il banchetto della Tunuè era un piccolo e quasi del tutto “circondato” da altre bancarelle che forse non invitavano il lettore forte di fumetti ad avvicinarsi: da un lato avevamo un’esposizione di bastoni, pugnali, elmi e spade fantasy, dall’altra un ricco assortimento di vestiti in stile gotico. Quindi, l’esito delle vendite non è stato alto, ma mi sono divertita…
Il sabato notte, dopo Riminicomix, ho giocato a minigolf con i Tunuè e dopo siamo andati a fare i buffoni ballando ad un locale sull’estremità del lungomare più vicina al Parco, il Rockisland.
Ho comprato “Io e te su Naboo”, un bel romanzo a fumetti di Mabel Morri, autrice riminese. Anche i suoi personaggi vivevano a Rimini, e io ho finito di leggere le loro storie seduta su una panchina sul lungomare.
Il Riminicomix è stata una tappa del mio viaggio verso Catania…
Domenica notte mi sono messa in auto con i Tunuè che hanno guidato eroicamente fino a Latina. Io mi sono incastrata fra le valigie, i miei zaini e una decina di copie di Prospettive che mi cadevano sulla testa ogni volta che facevamo una curva.
Chissà se il modello Riminicomix possa essere applicato per una fiera di fumetti in Sicilia, un giorno?... Io ci penso!…

venerdì 24 luglio 2009

Una strana risata

Risale a circa un mese fa un’intervista che mi hanno fatto per “Flair”.
E oggi credo che sia la prima volta in vita mia che compro una rivista per donne: si tratta del numero di agosto, uscito nelle edicole il 21 luglio. L’ho comprato stamattina, per un motivo molto preciso… Cercare un articolo che parlasse di me, di Prospettive e dei fumetti che consiglio di leggere in estate.
In effetti, sono riuscita a trovarmi, a pagina 106.
A parte che avrei preferito qualche parola in più sul libro al posto della puntualizzazione sul “gateau di patate” (il mio piatto preferito)… e il fatto che so benissimo che a Catania non ci sarà mia madre per prepararmelo (vive in Austria)… e che forse dovrei arrabbiarmi per l’immagine (superficiale?) che emerge di me e di quella che non emerge di Prospettive…
Mi sono vista in mezzo alle “scrittrici bestseller”, “da Zadie Smith a A.M. Holmes, i migliori talenti al femminile”!... e ho riso. Una strana risata!

martedì 30 giugno 2009

Lettering: guarda da vicino

Da quando offro i miei servigi alla ReNoir Comics mi è capitato di guardare da molto vicino diversi fumetti.
L’attività che mi ha permesso di farlo è stata il computer lettering, che ho appresso lavorando per una casa editrice di fumetti con uno standard di qualità grafica piuttosto elevato. Parlandone in giro anche con altri fumettisti, ho spesso notato l’aria interrogativa dei miei ascoltatori, così ho pensato che potesse essere interessante spiegarlo bene, e nel frattempo accennare ad alcuni di fumetti che sono fiera di aver letterato!

Il computer lettering è l’inserimento dei testi nei balloon scritti al computer e tramite applicativi specifici, come Indesign, Photoshop, QuarkXpress e Illustrator. In corrispondenza del balloon viene creata una casella di testo e all’interno di questa viene riportato il testo, in forma vettoriale (a parte alcune eccezioni per cui è necessario creare delle immagini). Contestualmente si sceglie un font, ovvero il tipo di carattere da adoperare – ci sono i font già presenti nel sistema operativo, i font che si scaricano da internet e i font che si acquistano. A quel punto, tutto si gioca sul modo di fare entrare il testo nel balloon. Oltre le dimensioni, l’interlinea e la distanza fra le singole lettere, ci sarebbero principi diversi a cui potersi riferire…
C’è il principio della coerenza con i disegni della tavola, di modo che lo stile del font si adegui il più possibile alla grafica del fumetto.
C’è il principio della coerenza con i balloon, di modo che i testi devono essere inseriti uniformando il più possibile la distanza con il bordo delle “nuvolette”.
C’è il principio della coerenza con i testi, per cui quando si va a capo si cerca di mantenere l’integrità delle parole e delle frasi, per esempio mettendo sempre a capo le congiunzioni, gli articoli e le preposizioni con le parole a cui si legano, o evitando il più possibile il trattino che spezza la parola.

Se un lettering viene inserito “a cacchio”, cioè senza rispettare nessuno o anche solo uno di questi principi, il lettore può rimanerne infastidito o affaticato man mano che prosegue nella lettura. Al contrario, se il lettering è ben fatto, la lettura prosegue così liscia e senza intoppi che il lettore neanche ci fa caso.

Nel frattempo, se si è abbastanza curiosi, mentre sfoglia e ingrandisce a dismisura le tavole sullo schermo del computer, il letterista può apprezzare i disegni o leggere la storia… alla fine, anche riuscire a conoscere il fumetto molto bene.

Di seguito, i tre fumetti che mi ha fatto più piacere in assoluto letterare.

“Amazing Joy Buzzards” di Dan Hipp e Mike Smith, di prossima pubblicazione per ReNoir. Proprio in questi giorni lo sto letterando, è una sfida ma mi sto divertendo un sacco: è un grande fumetto d’autore, di genere difficilmente definibile, come lo è il lettering originale americano a cui devo cercare di essere il più fedele possibile. Nel link in basso c’è una descrizione del volume con un’anteprima muta, ma io qui mostro una tavola letterata. Da notare:
1) Ben quattro font diversi!
2) I balloon rosa della seconda vignetta sono stati leggermente ruotati.
3) La scritta “Che ne dici?” è un’immagine costruita su Photoshop.
Link:
http://www.renoircomics.it/IT/CATALOGO/AJB.html

“Il mio diario assolutamente segreto” di Dee Shulman, che a metà giugno ha visto la luce con Mondadori. Tramite ReNoir, poco tempo fa, ne ho avuto in cura il lettering, in parte fatto anche a mano. Sembra di avere fra le mani un autentico diario segreto, pieno di colori, disegni e fumetti, arricchito perfino di fotografie, ritagli di giornale e incarti di caramelle. In questo caso, la sfida è stata simulare la calligrafia di una bambina di 12 anni.
Link:
http://www.ragazzi.mondadori.it/schedalibro/978880459037

“Perché ho ucciso Pierre” di Alfred, pubblicato da Tunuè. Quasi tutto il lettering è stato fatto al computer, simulando la calligrafia dell’autore. C’erano tanti balloon-didascalie di dimensione quadrata, ma ho dovuto variare spesso le dimensioni e la distanza fra le varie lettere. Anche in questo caso, è stato davvero piacevole lavorare ad un fumetto stupendo.
Link:
http://www.tunue.it/page.php?idArt=8324

lunedì 1 giugno 2009

Io inciampo

Chi ha camminato insieme a me per un po’ mi conosce molto bene sotto questo punto di vista: inciampo continuamente. A ben ragionare, succede soprattutto quando mi trovo in un posto nuovo, oppure sono un po’ stanca o ci sono parecchie cose in giro da vedere. Ad ogni modo, conosco bene la sensazione della paura di cadere, perché la sento tutte le volte che sta per succedere. Però, non l’avevo mai vissuta tanto intensamente come ieri, al Parco Nazionale di Val Grande, denominato “l'area selvaggia più vasta delle Alpi”, meta di una delle gitarelle di me e Giuseppe.
È iniziata lungo la strada per Cicogna, località letteralmente immersa nel Parco di Val Grande, frazione di Cossogno, a 720 metri sul livello del mare, con soli 17 abitanti: cinque chilometri in salita, curve curve, con lo spazio per una macchina in una strada a doppia corsia. Il lato del guidatore era a fianco della montagna, mentre il mio era affacciato sulla valle, ad un altezza senza possibilità di sopravvivenza ad una caduta. Ad un certo punto, siamo perfino passati sotto un tunnel con le pareti in pura roccia, senza cemento, luce, in pieno stile “wilderness” (la promozione del Parco è incentrata su questo aggettivo).
Dopo aver parcheggiato la macchina, da Cicogna siamo partiti per il sentiero natura denominato “Una storia d’acqua”, verso Pogallo. In realtà, non sapevamo bene cosa fosse Pogallo.
Ad ogni modo, non potevamo camminare mano per la mano. Percorrevamo il fianco ripido di una montagna. Il sentiero molto stretto vantava la stessa filosofia della strada per raggiungere Cicogna in macchina: a sinistra, puoi ammirare e pure toccare con mano la natura accanto a te, le rocce, gli alberi, i ruscelli… a destra, puoi ammirare ma non toccare, perché se ti sporgi troppo puoi cadere, rotolare e tutto il resto. E difatti, lungo il cammino abbiamo riscontrato la presenza di alcune lapidi, nativi della zona. Mi sono immaginata che doveva trattarsi di persone che avevano lavorato per costruire quell’impervio sentiero.
Giuseppe camminava davanti a me e mi avvertiva in anticipo se il terreno era fangoso o se c’era stata una frana, e le sue espressioni di meraviglia precedevano sempre le mie. Pian piano la mia fifoneria si è mitigata. E ho iniziato a godermi il paesaggio meraviglioso, con il verde immenso e in gran parte probabilmente inaccessibile della valle, attraversato spesso da ruscelli e cascate.
Al termine del nostro sentiero natura abbiamo scoperto Pogallo, raggiungibile dopo 1 ora e mezza di cammino, necessariamente a piedi: all’improvviso, si è aperta una vasta pianura con l’erba alta e un minuscola località composta da deliziose piccole baite e alcune casupole in rovina qua e là.
Al ritorno, ho insistito per camminare io davanti. Sentivo Giuseppe ridere, mentre mi diceva che era impressionante vedermi inciampare da dietro, ogni dieci secondi. E tuttavia, non cadere mai.

lunedì 25 maggio 2009

Nuvolette

La mattina del 24 maggio mi sono svegliata verso le cinque, ascoltando attentamente il ritmo dei gorgheggi delle colombe che abitano accanto al mio balcone, di fronte alla camera da letto. Mi sono alzata a chiudere la finestra, sono tornata a letto, mi sono rialzata per riaprirla e rinfrescare l’aria, poi di nuovo a letto, dopo ancora sono andata a chiuderla per non sentire più altri gorgheggi e battiti di ali…
Durante la colazione, mi sono venute in mente le giornate in cui a Catania mio padre mi raccomandava di conservare i noccioli delle ciliegie e cacciava le colombe dal nostro territorio, a colpi di fionda.
Alla stazione di Pavia, durante i 40 minuti di ritardo del treno, mi sono accorta che la temperatura stava iniziando a salire, e la sensazione è continuata a Milano (dove ho atteso 55 minuti la nuova coincidenza), fino a Cremona, dove si svolgeva Nuvolette a Cremona, organizzato dal Centro Fumetto Andrea Pazienza. Sono arrivata al ristorante paonazza, con le papole ai piedi e le colombe che mi tubavano nel cervello.
A capotavola c’era il mio ospite, Michele Ginevra. Alla sua sinistra, i grandi autori Paola Barbato, Angelo Stano e Michele Medda, dall’altro lato erano già seduti i cosiddetti “giovani”, i cremonesi Marco Morandi e Alessandro Fusari. E poi io. A parte i fumetti, abbiamo parlato di rospi, insetti e rane fritte.
È stata una giornata piacevole, anche se temo di essere sembrata isterica, o forse solo irrequieta, o logorroica, o incapace di tenere il filo del discorso.
Ho seguito l’incontro su Caravan, la prossima miniserie Sergio Bonelli Editore, che mi ha incuriosito nella sua forma di fumetto bonelliano atipico, senza eroi e senza pistole o agguati sulla copertina. È stato emozionante seguire il discorso di Michele Medda, e sentirlo affrontare diligentemente le innumerevoli domande degli spettatori… dietro le sue risposte, decine di migliaia di lettori e numerosi anni di esperienza come sceneggiatore. Provare a immaginarlo, è commovente.
Lo è anche la percezione che anche autori apparentemente “arrivati” abbiano ancora voglia di innovare, o abbiano il bruciante desiderio, a volte poco definito, di provare “qualcos’altro”.
Ho parlato un po’ anche con Davide Reviati: insieme abbiamo tenuto un incontro presentati da Andrea Brusoni, presidente del CFAP. “Raccontano il difficile rapporto col proprio vissuto” e “presentano i loro graphic novel” erano i nostri elementi in comune. Per il resto, secondo me, io ci guadagnavo di più: sono stata accostata all’autore di “Morti di sonno”, pubblicato da Coconino, da molti già indicato come capolavoro.
È stato divertente come, dopo qualche minuto dall’inizio dell’incontro, è stato rivelato il finale di Prospettive. E poi, verso la fine, abbiamo dibattuto di nuovo su questo particolare per un bel po’. Per fortuna non c’erano molti spettatori, e quelli che avevano già comprato e dovevano ancora leggere il libro hanno dovuto andarsene via prima.
... Non la smettevo più di parlare! Dopo, per la prima volta ho avuto un disappunto da parte del pubblico, così ho dovuto riflettere un po’ su quello che stavo dicendo, invece di continuare con la ruota libera. E mi sono accorta che, da quando è stato pubblicato e dopo aver raccolto una ventina di pareri di stimati lettori (compresi ieri, quelli di Francesca Follini e di Igort – indirettamente, me l’ha riferito Davide Reviati), sono piuttosto sicura di me e del mio fumetto.
Prima di andarmene mi sono presa una locandina della manifestazione in ricordo della bella giornata, con il mio nome e una delle immagini di Prospettive che preferisco di più.

lunedì 11 maggio 2009

Prospettive: anteprima




sabato 9 maggio 2009

Letture normali

Per ben sedici giorni, ogni volta che provavo a leggere qualche pagina del mio fumetto nuovo (con l’intenzione di leggerlo per intero), venivo colta da una specie di nausea. Un senso di rigetto, confusione, vergogna… ma sì, voltastomaco è la parola più adatta.
… Mi capita sempre, dopo che vedo un mio fumetto pubblicato. Ho sentito dire che capita anche ad altri fumettisti, che molti non rileggono MAI quello che hanno pubblicato.
Per quanto mi riguarda, a questo si aggiunge anche l’umore dei punti interrogativi sul futuro… visto che adesso ho il cervello più sgombro, senza le chiacchiere continue dei miei personaggi, che mi hanno parlato nella testa fino all’ultima tavola.
Ieri, però, ho iniziato a riflettere su dei punti di discussione sul fumetto (mi preparo per l’incontro a Nuvolette a Cremona il prossimo 24 maggio), che mi ha aiutato a fare la persona seria. E oggi, che avevo una - oserei dire - giornata libera, sono riuscita a superare il blocco e ho letto tutto Prospettive. Voglio dire, non è una lettura di quelle normali, stai lì a constatare che ricordi ogni battuta a memoria, non puoi sorprenderti nemmeno una volta. Però mi serve, fondamentalmente a fermarmi un attimo e a riflettere bene prima di ripartire (ancora non ho il coraggio di iniziare a disegnare un altro fumetto).

... inoltre, è così che ho finalmente deciso quali tavole mettere in anteprima qui sul blog…
È stato molto difficile sceglierle. Perché sono paranoica, naturalmente, ma forse chi ha già letto il fumetto mi capirà.
Solo sei tavole, accoppiate a due a due, in momenti diversi della storia.

giovedì 7 maggio 2009

Londra!

… Non avevo mai visto così tante facce da potenziali personaggi dei fumetti… Sono stata a Londra per la prima volta, dal 1 al 5 maggio. Lo scopo era mitigare il dramma del compleanno del mio Giuseppe che ha compiuto 33 anni: è da quando è entrato nel mondo dei “Trenta” che inizia a disperarsi quando si parla di compleanno, ma alla fine pretende dei megafesteggiamenti per consolidare il momento, prolungato su più giornate...
Siamo stati ospiti di sua sorella, è stato breve ma davvero eccitante e molto piacevole.

Sono stata investita da migliaia di input, ero continuamente su di giri e innamorata del mio fidanzato che mi aveva condotto in quella città meravigliosa e tra gli aspetti socio-culturali peculiari di Londra ho notato:
- i palazzi a due o a tre piani, con i mattoncini rossi;
- il trionfo dei musical;
- le vistose e spesso esuberanti insegne dei negozi;
- la metropolitana, con le linee colorate e chiamate per nome (per esempio, Northern Line, District Line...);
- la guida sulla destra;
- importanti musei e gallerie d’arte ad ingresso gratuito (per esempio, il British Museum e la Saatchi Gallery);
- alcuni pasti rapidi ma squisiti: la jacked potato (una grossa patata infornata co la carta stagnola, poi
aperta, spaccata in due o in quattro, e nel mezzo condimenti come burro, formaggio e fagioli) e i sandwich (col pane bianco o integrale, e decine e decine di condimenti diversi, per esempio: sandwich con mayo, smoked bacon, marinated chicken, green salad, tomatoes);
- il livello di integrazione razziale e culturale: esistono comunità originarie di moltissimi Paesi diversi che vivono a Londra da generazioni e tantissimi movimenti culturali contemporanei, così puoi vedere seduti uno accanto all’altro sulla metropolitana un vecchietto giapponese, un quarantenne di colore con suo figlio per mano - entrambi con dei lunghi capelli rasta – e una giovane gothic-girl tatuata dalla testa ai piedi.
Mentre ero a Londra ho ricevuto una telefonata dalla Tunuè e da Centro Fumetto Andrea Pazienza che mi ricordavano che presto sarei ritornata a Pavia perché c’è un fumetto nuovo da promuovere... e qui ci sono le mie prossime “presenze” di maggio…
- dal 8 al 9 al Fullcomics a Piacenza
- dal 16 al 17 al Salone del Libro di Torino
- il 24 a Cremona per Nuvole(tte) a Cremona

lunedì 27 aprile 2009

Al Napoli Comicon...


… a distanza di quasi un anno e sei mesi da Inchiostro di Jack, ho visto la materializzazione di un altro mio libro a fumetti, Prospettive. Centoventi pagine di cui centododici tavole, in bicromia, il consueto formato cm 17x24.
E così, ho passato molte ore allo stand della Tunuè, dove sono riuscita a disegnare le dediche sulle pagine nere delle copie di Prospettive. Per questo, mi ero premunita di gessetti, pastelli, matite acquerellabili e cancellino, e sono riuscita a ritrarre il mio personaggio, Agata, con i capelli, le labbra e gli occhi di colore viola.

Tra gli ospiti del Comicon c’erano i due autori Tunuè Paco Roca (autore di “Rughe”) e Alfred (disegnatore di “Perché ho ucciso Pierre”). Passare del tempo con loro è stato bello. Avevo scritto il lettering di “Perché ho ucciso Pierre”: avendo osservato molto bene le tavole scritte da Olivier Ka e disegnate da Alfred, mi ha commosso conoscerlo, sentirlo parlare in italiano con prudenza (vive a Venezia da sei mesi) e vederlo insieme alla moglie e alla figlioletta di pochi mesi, entrambe due meraviglie della natura.

Quest’anno ho alloggiato a un BB lungo la scalinata storica della Pedamentina di San Martino, e andavo al Comicon a piedi con la trepidazione nel cuore, tutte le volte: per la suggestione del paesaggio, per il pericolo dei frammenti di vetro delle bottiglie rotte, per il profumo del glicine, per il fiatone, per quando alle tre di notte un pallone ha cominciato a scendere lungo gli scalini a grandi rimbalzi e io sono riuscita a fermarlo.

Dopo la “relativa” tranquilla giornata di lavoro del venerdì, nelle giornate di sabato e domenica ho potuto constatare una forte affluenza al Napoli Comicon… Addirittura, il sabato, a partire dalla tarda mattinata e poi per alcune ore, i cancelli del Castel Sant’Elmo sono stati chiusi a causa dell’eccesso di folla.
Alla serata per l’assegnazione dei premi Micheluzzi, mi sono resa come di consueto che c’è ancora tanta strada da fare per migliorarsi, e nel frattempo, mi sono compiaciuta per la gioia di molti autori premiati. In particolare, per Sara Colaone, la bravissima disegnatrice di “In Italia sono tutti maschi”, Kappa Edizioni, premio Attilio Micheluzzi come miglior fumetto.
La Tunuè ha potuto mettere in mostra allo stand due premi intitolati ai suoi autori:
- Michele Petrucci, premio Micheluzzi come migliore sceneggiatura su “Metauro”;
- Luana Vergari, premio “Nuove Strade”, in cui rientrano le sue sceneggiature di “Bookcrossing” e “A volto coperto”.

Domenica pomeriggio ho visto con un po’ di fretta ma in ogni caso A BOCCA APERTA la mostra di Tanino Liberatore, soprannominato “Michelangelo del fumetto”… in particolare le illustrazioni erotiche erano eccezionali (anche alcuni titoli…).

Per la prima volta, un altro fumettista mi ha proposto uno “scambio” di tavole originali. Nel mio stato di sbigottimento (“ma… proprio a me?”)/stanchezza (“non mi reggo in piedi e oggi sto davvero inciampando dappertutto”)/fretta (“porca miseria ho ancora tutte quelle dediche da disegnare”), spero di non aver fatto una figuraccia... Mi sono ritrovata con la nuova pubblicazione di questo autore “anziano”, al momento affermato disegnatore della serie Dampyr di Sergio Bonelli Editore, e poi anche una sua tavola originale di Dampyr, e io non gli ho dato NIENTE. Non posso aspettare di rivederlo alla prossima fiera, chissà quando, come ci siamo detti… Ma so come rintracciarlo!...

Ho comprato POCHISSIMI fumetti! Non perché non ce ne fossero, anzi… A parte i nuovi romanzi Tunuè, sono contenta di avere “Il sapore del Cloro” di Bastien Vivès (Black Velvet) – giovanissimo, talentuoso, sorprendente autore ospite dalla Francia che avevo letto solo in lingua originale - e “Alice non sorride” di Marina Comandini e Luca Scornaienchi (Edizioni Di) – un fumetto silenzioso con arte sequenziale “cinematografica”, realizzato con tavole-illustrazioni in serigrafia su carta da macelleria.

… nel frattempo, già durante il Comicon, sono arrivati alcuni apprezzamenti su Prospettive, da parte di un paio di lettori che mi hanno stupita per la loro tempestività e per la loro sensibilità…
Aspetto gli altri commenti…

giovedì 16 aprile 2009

Quando si dice Mai

Ho trascorso le mie vacanze di Pasqua in un viaggio ricco di misteriosi stati d’animo, in direzione St. Veit an der Glan, una cittadina a vocazione turistica di circa 13.000 abitanti nella regione della Carinzia, in Austria. Qui mia madre vive stabilmente e lavora part time presso “Cantina Toscana – Pasta & Pizza”, un ristorante italiano gestito da suo fratello, mio zio Gianni. Da poco più di cinque mesi.

Lo scorso venerdì, il 10 aprile, a Pavia, sono salita sul primo treno alle 5.51 del mattino, durante tutto il tragitto avevo un umore che non saprei descrivere con un solo aggettivo - ero stanca, arrabbiata, delusa, insofferente, scontenta, annoiata, disattenta… - e sono scesa dall’ultimo alle 15.56, nella stazione di St. Veit. Stavo per imboccare il sottopassaggio, quando mi è sembrato di vedere in lontananza la figura di una donna minuta che parlava ad uno dei controllori del treno. I nostri sguardi si sono incrociati per sbaglio, subito dopo l’ho vista correre verso di me. È buffa, mia madre, quando si mette a correre... ha smesso solo quando mi ha raggiunta e abbracciata. Non ci eravamo mai abbracciate in quel modo, e il mio umore è mutato radicalmente.
Adesso mia madre ha compiuto 54 anni, ha i capelli neri ricci, gli occhi verdi, gli occhiali, è alta 1 metro e 55 centimetri e porta dei vestiti di taglia 38. L’ho trovata più magra di come me la ricordavo, ma lei continua a dire di sentirsi bene così e che non ha nessuna intenzione di riprendere la taglia 46 che aveva fino a neppure un anno e mezzo fa.

A St. Veit la neve si è sciolta da poco. La città è circondata da montagne, montagne e ancora montagne che si perdono a vista d’occhio… ne ho contate sette, una dietro l’altra. Le vedo colorate del verde delle foreste le prime, un azzurro molto chiaro quelle più distanti, fino al bianco delle cime innevate che bloccano la visuale di quello che c’è oltre.
La maggior parte delle case ha i tetti ripidi e il giardinetto, fatta eccezione per il centro. In quest’area, la Hauptplatz è la piazza principale. L’indirizzo corrisponde all’appartamento di mia madre, in un condominio accanto al municipio e di fronte a una celebre fontana. I negozi chiudono a mezzogiorno e alle sei del pomeriggio.
Gli austriaci che ho visto hanno dei lineamenti misti di quelli dei tipici italiani e dei tipici tedeschi. La lingua italiana la imparano in tanti, a scuola. Spesso ti salutano anche se non li conosci, dicono “Hallo” oppure “Scott” (però non trovo questa parola sul vocabolario), sorridono e sono gentili.

Non avevo mai visto mia madre parlare in tedesco. Da poche settimane prende lezioni private, studia con impegno e trae incoraggiamento dai sorrisi dei negozianti austriaci con cui scambia qualche parola. Non posso pensare che è buffa solo perché io non so parlare tedesco!
Non avevo mai visto mia madre lavorare. A “Cantina Toscana”, passa la maggior parte del tempo in cucina con i due cuochi, marito e moglie catanesi, e si occupa di alcune cosette: rifornire le vaschette degli ingredienti; preparare le insalate, i dolci e il cocktail di gamberi; lavare le stoviglie e tenere pulita la cucina. Inoltre, a inizio e fine della giornata di lavoro pulisce anche i pavimenti delle sale e i bagni. Io la trovo svelta e agile.

Quando non ha lavorato, abbiamo fatto delle passeggiate insieme. Una volta, ci siamo spinte fino a un cartello stradale che diceva che non ci trovavamo più a St. Veit e ci siamo inerpicate su un monticello con le “stazioni” della Via Crucis, fino alla cima, dove neppure mia madre era mai stata. Ci siamo sedute sulle panchine, nel senso che ogni venti minuti cambiavamo panchina per ammirare un panorama diverso o perché c’era troppo vento o batteva il sole troppo forte. Io mi ero portata il mio blocco degli schizzi, ma avevo scordato a casa il portacolori, così ho parlato con mia madre davvero tanto. Dopo un po’, ho appoggiato la testa sulle sue ginocchia e ho continuato a blaterare mentre lei mi accarezzava la fronte. Ho pensato che, quando rimarrà di nuovo da sola, ci vorrà ritornare per cercare di ricordarsi di me, per questo ho tentato di dire cose intelligenti.

Ho dormito per quattro notti nel suo appartamento.
Ho trascorso un po’ di tempo in compagnia dello zio Gianni e della sua compagna, Lucia: sono le persone che mia madre frequenta di più. Di mio zio mi rimarrà il ricordo dei suoi frequenti e disinvolti passaggi di lingua, dal catanese all’austriaco. Di Lucia ho disegnato un ritratto.
Ho incontrato tanti italiani emigrati in Austria e di parecchi ho ascoltato le storie di come sono finiti a vivere lì.
Ho mangiato in un ristorante tipico.
Ho fatto alcune passeggiate in solitaria, una anche il giorno di Pasquetta, senza un’anima viva intorno a me.
Ho ammirato il lago di Wörther – forma lunga e sottile, con una circonferenza di circa 18 km - dalle rive opposte di Klagenfurt e di Velden. Ho pensato alle Prospettive, i diversi punti di vista, il fumetto appena completato e che già mi sembra appartenere al passato. Forse mi è già venuta voglia di scrivere un altro fumetto…?!

Ma no…
Durante il viaggio di ritorno, fino alla notte del 14 aprile, ho disegnato e ho scritto molto. Appena sono tornata alla mia casetta ho scaricato e guardato attentamente le 113 foto scattate in quei giorni. Ho subissato il mio povero Giuseppe di parole.
Mi fermo, almeno per adesso…
Dal prossimo post ritornerò con Prospettive!

mercoledì 8 aprile 2009

Festeggiamenti

Ho finito!!!!
Sono ritornata al mondo dei vivi, ho strappato la carta di giornale che mi oscurava le finestre della mansarda per permettermi di disegnare...

Vorrei scrivere degli approfondimenti su questo fumetto, anche perchè stata una avventura abbastanza variegata, durata quasi un anno e mezzo, tra studi del progetto e storyboard - più di un 1 anno per definirli - e tavole - delle 112 totali, 60 realizzate nell'ultimo mese.
... per adesso, però, cerco di dedicarmi ai festeggiamenti. Non sarà facile, visto che non sono ritornata a Catania per le vacanze di Pasqua, ma ci proverò...
"Prospettive" sarà presentato al prossimo Napoli Comicon, dal 24 al 26 aprile. Questa è la copertina!

lunedì 2 marzo 2009

Non ero a Mantova

Chi ha ricevuto la newsletter della Tunuè avrà letto che sarei stata alla fiera si fumetti Mantova Comics & Games dal 28 febbraio al 1 marzo… ma no, non ci sono andata, sono rimasta a casa, questo weekend!

In effetti, avevo telefonato ai Tunuè prima che mi arrivasse la newsletter, e li avevo trovati già convinti che andassi a Mantova (era dato per scontato, visto che è abbastanza vicino a Pavia). Abbiamo parlato un po’, e finalmente stabilito che entrambi ci impegniamo a far pubblicare il mio nuovo fumetto entro il Napoli Comicon, dal 24 al 26 aprile 2009. I tempi sono stretti per tutti (speriamo bene), ma la mia parte sarà di consegnare le tavole entro la fine di marzo, per questo, niente Mantova, devo lavorare!... Alla fine, c’è stato comunque un piccolo disguido con la newsletter…

Adesso sono più carica, perché guardo al Napoli Comicon come al mio obiettivo, ma naturalmente mi è spiaciuto non essere andata a Mantova...
Ieri pomeriggio ho telefonato alla mia amica Giovanna, a Catania (da qualche giorno ho il telefono fisso!), e anche lei mi ha chiesto: “Ma non eri a Mantova?”… Poi, abbiamo chiacchierato di un sacco di altre cose (tengo il cordless tra l’orecchio e la spalla e posso continuare a disegnare) tra cui una proposta di viaggio in Amazzonia, presso una tribù indigena… uno dei miei sogni di gioventù, devo dire, però al momento è “prematuro” sotto tutti i punti di vista…
La sera, ho ricevuto una telefonata della Tunuè: sono stati molto carini, riferendomi che a Mantova alcune persone sono venute a cercarmi, alcuni si ricordavano di me dall’anno precedente, e alcuni hanno comprato il libro.

Questo mese, la mia unica scappatoia sarà domenica 8 marzo: andrò al BilBolBul, a Bologna. Non vedo l’ora, sono proprio emozionata al pensiero di vedere autori come Thomas Ott e Charles Burns. Starò a girovagare un po’, senza fare l’autrice. Questa volta sarò io, non il mio fantasma…

sabato 21 febbraio 2009

Mi ricordo Dragon Head


Minetaro Mochizuki è uno dei miei autori di fumetti preferiti.
L’avevo detto anche se non avevo finito di leggere “Dragon Head”, una sua grandiosa opera completa in 10 volumi.

Chi conosce Minetaro Mochizuki, forse stenta comunque a ricordarsi di lui, dato che l’ultimo volume pubblicato in Italia di “Dragon Head” è il n° 6 e la data di pubblicazione risale al giugno 2004. Per questo non avevo potuto ultimare la lettura, ma non l’avevo mai dimenticato.

Dragon Head è uno di quei pochi manga che conosco ad essere disegnato in stile realistico, e non si può fare a meno di notare l’attentissima cura dei particolari rappresentati nelle tavole...
La storia ha inizio nell’oscurità, nel mistero e nella paura. E questi tre elementi accompagnano costantemente la lettura di Dragon Head.
Teru Aoki, Nobuo Takahashi e Ako Seto, tre studenti liceali giapponesi, di ritorno da una gita scolastica, rimangono coinvolti in un disastroso incidente ferroviario. Essi sono gli unici sopravvissuti alla catastrofe, e ben presto scoprono con orrore di essere rimasti bloccati all'interno di un tunnel chiuso da entrambe le parti da dei massi franati… E questo è solo l’inizio del primo volume.

Anni fa, fu mio fratello a comprarlo, e io l’ho letto dopo di lui. Ce ne siamo subito appassionati! Ogni volta che lui portava un volume nuovo a casa, io ero assalita da un’ansiosa eccitazione di leggerlo.
L’editore era Magic Press, e purtroppo le uscite erano irregolari.
Quando mi sono fidanzata con il mio Giuseppe, sono stata felice di scoprire che anche lui aspettava con ansia le uscite di Dragon Head.

Un paio di anni fa, quando è sembrato chiaro che la Magic Press, non avrebbe concluso la serie, ho “scaricato” il film, in giapponese. Subito dopo, l’ho cancellato. E mi sono chiesta se gli altri volumi fossero stati pubblicati anche in Francia o negli USA.
Ogni tanto mi ricordavo di Dragon Head, così, senza un motivo particolare, forse solo quando parlavo dei miei fumetti preferiti.
Il ricordo si è fatto più intenso quando ho saputo che la serie era stata conclusa negli USA, ad opera della TokyoPop, nell’aprile 2008. Quando il mio collega Michele della ReNoir è andato a San Diego, gli ho chiesto il favore di comprarmi i rimanenti 4 volumi della serie, ma non è riuscito a trovarli.
Sempre parlando con Michele, ho scoperto il sito internet “book depository” che permette l’acquisto on line di fumetti americani senza pagare le spese di spedizione.
E così, due settimane fa, io e Giuseppe ci siamo iscritti a book depository per acquistare i volumi 7, 8 e 10 di Dragon Head. Il numero 9 non era disponibile, e il sito ci ha rimandati ad Amazon. Abbiamo acquistato tutti i volumi con un piccolo sconto, in tutto abbiamo speso quasi 25 sterline (circa 28 euro). Il prezzo di copertina di ogni volume era di 9,99 dollari (quasi 8 euro). Tutta l’operazione ha voluto una mezz’oretta e la disponibilità di una carta di credito.

Due giorni fa il postino non ha neppure suonato al nostro citofono, ci ha lasciato Dragon Head n° 9 appoggiato alla cassetta della posta. E il giorno dopo, quando sono scesa a buttare la spazzatura, ho trovato gli altri tre volumi.

È stato grandioso!
Ho aspettato Giuseppe per aprire le buste, e si sono fatte le otto di sera. Mentre preparavamo la cena, ho saputo che lui si ricordava pochissimo della storia dei precedenti sei volumi della Magic Press, e stava pensando che forse doveva prima rileggere quelli (entrambi li abbiamo lasciati a Catania). Io, invece, ricordavo tutto benissimo. Così, ho iniziato a raccontarglielo dall’inizio, e nel frattempo tagliavo le patate, prendevo la padella eccetera…
Dopo cena, in televisione è cominciato Hellboy, ma io non potevo aspettare oltre. Ho preso il vocabolario di lingua inglese, me lo sono messo accanto nel caso non capissi qualcosa, e ho iniziato a sprofondare dentro il fumetto…
La notte ho dormito, e l’indomani mattina ho finito di leggere Dragon Head.

Ho scoperto che su Wikipedia esiste la voce Dragon Head, in inglese, e racconta la storia che gli appassionati italiani non hanno potuto leggere nella loro lingua. Io penso che non valga la pena ricorrere a Wikipedia. Gli albi della Tokyopop sono scritti con un inglese alla portata di molti, e i disegni quasi sempre già raccontano da soli.
A mio fratello e ai miei amici, dopo che Giuseppe avrà finito di leggere, presterò volentieri i miei quattro volumi della Tokyopop, con attaccati dei post-it sul retro. Lì ho preso appunti delle parole che non conoscevo…

Merita, questo fumetto. Per tutto il giorno sono rimasta a pensarci. Mi sono commossa, mi succede sempre quando immagino tutto il lavoro, la concentrazione, e l’attenzione che ci possono essere dietro ad un fumetto come questo. L’autore è riuscito a mantenere sempre un alto livello, sia nei disegni che nella storia. Gli dò un 10, assolutamente.
Mi vorrei complimentare con Minetato Mochizuki, e dirgli: “Lo sapevo! Credevo in te!”…

sabato 7 febbraio 2009

Auguri


Oggi è il compleanno della mia migliore amica, Fra. Trent’anni.
Anch’io sono vicina al compimento della stessa età.
Sto lavorando tanto questo weekend in modo che domenica prossima possa prendermi un po’ di tempo, magari tutto il giorno, per festeggiare il mio compleanno.

La cosa che più detesto della mia condizione di mezzafumettista è che, nei periodi di consegna, mi costringe all’isolamento: sto a disegnare parecchie ore al giorno fino alla notte, e per arrivare a rispettare i tempi arrivo a tralasciare momentaneamente tutto e tutti per non perdere la concentrazione.
Uno dei risultati di tutto questo, è che smetto quasi completamente di guardare la televisione, leggere fumetti (gli unici acquisti del 2009 sono i Preacher n° 14 e 15, in edicola!), scrivere mail, collegarmi al messenger, e figuriamoci di telefonare per uscire con qualche amico.
Eppure mi è rimasto un orecchio teso alle vicende italiane degli ultimi giorni. Ho percepito dei comportamenti molto gravi, ho sentito un imbarazzo tremendo come abitante di questo Paese, ed un grosso sconvolgimento per l’odiosa intolleranza che viene espressa. È uno di quei momenti, in Italia, che mi chiedo “Perché non sono ancora emigrata?....”
Bè, la risposta è che è tutta colpa dei fumetti, ma non volevo andare a parare su questo…
Vorrei leggere bene i giornali, gli articoli su internet, per essere sicura di essere correttamente INFORMATA sugli avvenimenti, invece non ci riesco: di conseguenza, mi trovo spesso in complesso con me stessa e con gli altri, quando potrei dissentire a voce alta sulle opinioni espresse. Sento che non posso parlare, poiché, da un lato ce l’ho un po’di carattere, ma dall’altro, soprattutto, credo di non essere abbastanza informata.

Guardo il mio fumetto, le tavole che ho finito di disegnare in questi giorni, e mi dico che si potrebbero affrontare tanti argomenti ben più importanti delle Prospettive. Eppure, poi, ci rifletto meglio. Nel fumetto, cerco di mettere molta attenzione a tutti i particolari: l’intreccio, i collegamenti fra i personaggi e lo studio delle ambientazioni, per esempio. Secondo me verrà percepita. Me lo dico sempre, io non sono un’artista, perché non credo di inviare nessun messaggio che vuole cambiare la vita ai lettori. Però, li sfido a percepire tutto quello che metto nel mio fumetto.
Ragionare con la propria testa, farsi venire i dubbi, essere curiosi, avere voglia di saperne di più, comprendere che ci sono diversi punti di vista, riconoscere cosa sta dietro la diversità.

Mi faccio gli auguri!