lunedì 25 maggio 2009

Nuvolette

La mattina del 24 maggio mi sono svegliata verso le cinque, ascoltando attentamente il ritmo dei gorgheggi delle colombe che abitano accanto al mio balcone, di fronte alla camera da letto. Mi sono alzata a chiudere la finestra, sono tornata a letto, mi sono rialzata per riaprirla e rinfrescare l’aria, poi di nuovo a letto, dopo ancora sono andata a chiuderla per non sentire più altri gorgheggi e battiti di ali…
Durante la colazione, mi sono venute in mente le giornate in cui a Catania mio padre mi raccomandava di conservare i noccioli delle ciliegie e cacciava le colombe dal nostro territorio, a colpi di fionda.
Alla stazione di Pavia, durante i 40 minuti di ritardo del treno, mi sono accorta che la temperatura stava iniziando a salire, e la sensazione è continuata a Milano (dove ho atteso 55 minuti la nuova coincidenza), fino a Cremona, dove si svolgeva Nuvolette a Cremona, organizzato dal Centro Fumetto Andrea Pazienza. Sono arrivata al ristorante paonazza, con le papole ai piedi e le colombe che mi tubavano nel cervello.
A capotavola c’era il mio ospite, Michele Ginevra. Alla sua sinistra, i grandi autori Paola Barbato, Angelo Stano e Michele Medda, dall’altro lato erano già seduti i cosiddetti “giovani”, i cremonesi Marco Morandi e Alessandro Fusari. E poi io. A parte i fumetti, abbiamo parlato di rospi, insetti e rane fritte.
È stata una giornata piacevole, anche se temo di essere sembrata isterica, o forse solo irrequieta, o logorroica, o incapace di tenere il filo del discorso.
Ho seguito l’incontro su Caravan, la prossima miniserie Sergio Bonelli Editore, che mi ha incuriosito nella sua forma di fumetto bonelliano atipico, senza eroi e senza pistole o agguati sulla copertina. È stato emozionante seguire il discorso di Michele Medda, e sentirlo affrontare diligentemente le innumerevoli domande degli spettatori… dietro le sue risposte, decine di migliaia di lettori e numerosi anni di esperienza come sceneggiatore. Provare a immaginarlo, è commovente.
Lo è anche la percezione che anche autori apparentemente “arrivati” abbiano ancora voglia di innovare, o abbiano il bruciante desiderio, a volte poco definito, di provare “qualcos’altro”.
Ho parlato un po’ anche con Davide Reviati: insieme abbiamo tenuto un incontro presentati da Andrea Brusoni, presidente del CFAP. “Raccontano il difficile rapporto col proprio vissuto” e “presentano i loro graphic novel” erano i nostri elementi in comune. Per il resto, secondo me, io ci guadagnavo di più: sono stata accostata all’autore di “Morti di sonno”, pubblicato da Coconino, da molti già indicato come capolavoro.
È stato divertente come, dopo qualche minuto dall’inizio dell’incontro, è stato rivelato il finale di Prospettive. E poi, verso la fine, abbiamo dibattuto di nuovo su questo particolare per un bel po’. Per fortuna non c’erano molti spettatori, e quelli che avevano già comprato e dovevano ancora leggere il libro hanno dovuto andarsene via prima.
... Non la smettevo più di parlare! Dopo, per la prima volta ho avuto un disappunto da parte del pubblico, così ho dovuto riflettere un po’ su quello che stavo dicendo, invece di continuare con la ruota libera. E mi sono accorta che, da quando è stato pubblicato e dopo aver raccolto una ventina di pareri di stimati lettori (compresi ieri, quelli di Francesca Follini e di Igort – indirettamente, me l’ha riferito Davide Reviati), sono piuttosto sicura di me e del mio fumetto.
Prima di andarmene mi sono presa una locandina della manifestazione in ricordo della bella giornata, con il mio nome e una delle immagini di Prospettive che preferisco di più.

lunedì 11 maggio 2009

Prospettive: anteprima




sabato 9 maggio 2009

Letture normali

Per ben sedici giorni, ogni volta che provavo a leggere qualche pagina del mio fumetto nuovo (con l’intenzione di leggerlo per intero), venivo colta da una specie di nausea. Un senso di rigetto, confusione, vergogna… ma sì, voltastomaco è la parola più adatta.
… Mi capita sempre, dopo che vedo un mio fumetto pubblicato. Ho sentito dire che capita anche ad altri fumettisti, che molti non rileggono MAI quello che hanno pubblicato.
Per quanto mi riguarda, a questo si aggiunge anche l’umore dei punti interrogativi sul futuro… visto che adesso ho il cervello più sgombro, senza le chiacchiere continue dei miei personaggi, che mi hanno parlato nella testa fino all’ultima tavola.
Ieri, però, ho iniziato a riflettere su dei punti di discussione sul fumetto (mi preparo per l’incontro a Nuvolette a Cremona il prossimo 24 maggio), che mi ha aiutato a fare la persona seria. E oggi, che avevo una - oserei dire - giornata libera, sono riuscita a superare il blocco e ho letto tutto Prospettive. Voglio dire, non è una lettura di quelle normali, stai lì a constatare che ricordi ogni battuta a memoria, non puoi sorprenderti nemmeno una volta. Però mi serve, fondamentalmente a fermarmi un attimo e a riflettere bene prima di ripartire (ancora non ho il coraggio di iniziare a disegnare un altro fumetto).

... inoltre, è così che ho finalmente deciso quali tavole mettere in anteprima qui sul blog…
È stato molto difficile sceglierle. Perché sono paranoica, naturalmente, ma forse chi ha già letto il fumetto mi capirà.
Solo sei tavole, accoppiate a due a due, in momenti diversi della storia.

giovedì 7 maggio 2009

Londra!

… Non avevo mai visto così tante facce da potenziali personaggi dei fumetti… Sono stata a Londra per la prima volta, dal 1 al 5 maggio. Lo scopo era mitigare il dramma del compleanno del mio Giuseppe che ha compiuto 33 anni: è da quando è entrato nel mondo dei “Trenta” che inizia a disperarsi quando si parla di compleanno, ma alla fine pretende dei megafesteggiamenti per consolidare il momento, prolungato su più giornate...
Siamo stati ospiti di sua sorella, è stato breve ma davvero eccitante e molto piacevole.

Sono stata investita da migliaia di input, ero continuamente su di giri e innamorata del mio fidanzato che mi aveva condotto in quella città meravigliosa e tra gli aspetti socio-culturali peculiari di Londra ho notato:
- i palazzi a due o a tre piani, con i mattoncini rossi;
- il trionfo dei musical;
- le vistose e spesso esuberanti insegne dei negozi;
- la metropolitana, con le linee colorate e chiamate per nome (per esempio, Northern Line, District Line...);
- la guida sulla destra;
- importanti musei e gallerie d’arte ad ingresso gratuito (per esempio, il British Museum e la Saatchi Gallery);
- alcuni pasti rapidi ma squisiti: la jacked potato (una grossa patata infornata co la carta stagnola, poi
aperta, spaccata in due o in quattro, e nel mezzo condimenti come burro, formaggio e fagioli) e i sandwich (col pane bianco o integrale, e decine e decine di condimenti diversi, per esempio: sandwich con mayo, smoked bacon, marinated chicken, green salad, tomatoes);
- il livello di integrazione razziale e culturale: esistono comunità originarie di moltissimi Paesi diversi che vivono a Londra da generazioni e tantissimi movimenti culturali contemporanei, così puoi vedere seduti uno accanto all’altro sulla metropolitana un vecchietto giapponese, un quarantenne di colore con suo figlio per mano - entrambi con dei lunghi capelli rasta – e una giovane gothic-girl tatuata dalla testa ai piedi.
Mentre ero a Londra ho ricevuto una telefonata dalla Tunuè e da Centro Fumetto Andrea Pazienza che mi ricordavano che presto sarei ritornata a Pavia perché c’è un fumetto nuovo da promuovere... e qui ci sono le mie prossime “presenze” di maggio…
- dal 8 al 9 al Fullcomics a Piacenza
- dal 16 al 17 al Salone del Libro di Torino
- il 24 a Cremona per Nuvole(tte) a Cremona

lunedì 27 aprile 2009

Al Napoli Comicon...


… a distanza di quasi un anno e sei mesi da Inchiostro di Jack, ho visto la materializzazione di un altro mio libro a fumetti, Prospettive. Centoventi pagine di cui centododici tavole, in bicromia, il consueto formato cm 17x24.
E così, ho passato molte ore allo stand della Tunuè, dove sono riuscita a disegnare le dediche sulle pagine nere delle copie di Prospettive. Per questo, mi ero premunita di gessetti, pastelli, matite acquerellabili e cancellino, e sono riuscita a ritrarre il mio personaggio, Agata, con i capelli, le labbra e gli occhi di colore viola.

Tra gli ospiti del Comicon c’erano i due autori Tunuè Paco Roca (autore di “Rughe”) e Alfred (disegnatore di “Perché ho ucciso Pierre”). Passare del tempo con loro è stato bello. Avevo scritto il lettering di “Perché ho ucciso Pierre”: avendo osservato molto bene le tavole scritte da Olivier Ka e disegnate da Alfred, mi ha commosso conoscerlo, sentirlo parlare in italiano con prudenza (vive a Venezia da sei mesi) e vederlo insieme alla moglie e alla figlioletta di pochi mesi, entrambe due meraviglie della natura.

Quest’anno ho alloggiato a un BB lungo la scalinata storica della Pedamentina di San Martino, e andavo al Comicon a piedi con la trepidazione nel cuore, tutte le volte: per la suggestione del paesaggio, per il pericolo dei frammenti di vetro delle bottiglie rotte, per il profumo del glicine, per il fiatone, per quando alle tre di notte un pallone ha cominciato a scendere lungo gli scalini a grandi rimbalzi e io sono riuscita a fermarlo.

Dopo la “relativa” tranquilla giornata di lavoro del venerdì, nelle giornate di sabato e domenica ho potuto constatare una forte affluenza al Napoli Comicon… Addirittura, il sabato, a partire dalla tarda mattinata e poi per alcune ore, i cancelli del Castel Sant’Elmo sono stati chiusi a causa dell’eccesso di folla.
Alla serata per l’assegnazione dei premi Micheluzzi, mi sono resa come di consueto che c’è ancora tanta strada da fare per migliorarsi, e nel frattempo, mi sono compiaciuta per la gioia di molti autori premiati. In particolare, per Sara Colaone, la bravissima disegnatrice di “In Italia sono tutti maschi”, Kappa Edizioni, premio Attilio Micheluzzi come miglior fumetto.
La Tunuè ha potuto mettere in mostra allo stand due premi intitolati ai suoi autori:
- Michele Petrucci, premio Micheluzzi come migliore sceneggiatura su “Metauro”;
- Luana Vergari, premio “Nuove Strade”, in cui rientrano le sue sceneggiature di “Bookcrossing” e “A volto coperto”.

Domenica pomeriggio ho visto con un po’ di fretta ma in ogni caso A BOCCA APERTA la mostra di Tanino Liberatore, soprannominato “Michelangelo del fumetto”… in particolare le illustrazioni erotiche erano eccezionali (anche alcuni titoli…).

Per la prima volta, un altro fumettista mi ha proposto uno “scambio” di tavole originali. Nel mio stato di sbigottimento (“ma… proprio a me?”)/stanchezza (“non mi reggo in piedi e oggi sto davvero inciampando dappertutto”)/fretta (“porca miseria ho ancora tutte quelle dediche da disegnare”), spero di non aver fatto una figuraccia... Mi sono ritrovata con la nuova pubblicazione di questo autore “anziano”, al momento affermato disegnatore della serie Dampyr di Sergio Bonelli Editore, e poi anche una sua tavola originale di Dampyr, e io non gli ho dato NIENTE. Non posso aspettare di rivederlo alla prossima fiera, chissà quando, come ci siamo detti… Ma so come rintracciarlo!...

Ho comprato POCHISSIMI fumetti! Non perché non ce ne fossero, anzi… A parte i nuovi romanzi Tunuè, sono contenta di avere “Il sapore del Cloro” di Bastien Vivès (Black Velvet) – giovanissimo, talentuoso, sorprendente autore ospite dalla Francia che avevo letto solo in lingua originale - e “Alice non sorride” di Marina Comandini e Luca Scornaienchi (Edizioni Di) – un fumetto silenzioso con arte sequenziale “cinematografica”, realizzato con tavole-illustrazioni in serigrafia su carta da macelleria.

… nel frattempo, già durante il Comicon, sono arrivati alcuni apprezzamenti su Prospettive, da parte di un paio di lettori che mi hanno stupita per la loro tempestività e per la loro sensibilità…
Aspetto gli altri commenti…

giovedì 16 aprile 2009

Quando si dice Mai

Ho trascorso le mie vacanze di Pasqua in un viaggio ricco di misteriosi stati d’animo, in direzione St. Veit an der Glan, una cittadina a vocazione turistica di circa 13.000 abitanti nella regione della Carinzia, in Austria. Qui mia madre vive stabilmente e lavora part time presso “Cantina Toscana – Pasta & Pizza”, un ristorante italiano gestito da suo fratello, mio zio Gianni. Da poco più di cinque mesi.

Lo scorso venerdì, il 10 aprile, a Pavia, sono salita sul primo treno alle 5.51 del mattino, durante tutto il tragitto avevo un umore che non saprei descrivere con un solo aggettivo - ero stanca, arrabbiata, delusa, insofferente, scontenta, annoiata, disattenta… - e sono scesa dall’ultimo alle 15.56, nella stazione di St. Veit. Stavo per imboccare il sottopassaggio, quando mi è sembrato di vedere in lontananza la figura di una donna minuta che parlava ad uno dei controllori del treno. I nostri sguardi si sono incrociati per sbaglio, subito dopo l’ho vista correre verso di me. È buffa, mia madre, quando si mette a correre... ha smesso solo quando mi ha raggiunta e abbracciata. Non ci eravamo mai abbracciate in quel modo, e il mio umore è mutato radicalmente.
Adesso mia madre ha compiuto 54 anni, ha i capelli neri ricci, gli occhi verdi, gli occhiali, è alta 1 metro e 55 centimetri e porta dei vestiti di taglia 38. L’ho trovata più magra di come me la ricordavo, ma lei continua a dire di sentirsi bene così e che non ha nessuna intenzione di riprendere la taglia 46 che aveva fino a neppure un anno e mezzo fa.

A St. Veit la neve si è sciolta da poco. La città è circondata da montagne, montagne e ancora montagne che si perdono a vista d’occhio… ne ho contate sette, una dietro l’altra. Le vedo colorate del verde delle foreste le prime, un azzurro molto chiaro quelle più distanti, fino al bianco delle cime innevate che bloccano la visuale di quello che c’è oltre.
La maggior parte delle case ha i tetti ripidi e il giardinetto, fatta eccezione per il centro. In quest’area, la Hauptplatz è la piazza principale. L’indirizzo corrisponde all’appartamento di mia madre, in un condominio accanto al municipio e di fronte a una celebre fontana. I negozi chiudono a mezzogiorno e alle sei del pomeriggio.
Gli austriaci che ho visto hanno dei lineamenti misti di quelli dei tipici italiani e dei tipici tedeschi. La lingua italiana la imparano in tanti, a scuola. Spesso ti salutano anche se non li conosci, dicono “Hallo” oppure “Scott” (però non trovo questa parola sul vocabolario), sorridono e sono gentili.

Non avevo mai visto mia madre parlare in tedesco. Da poche settimane prende lezioni private, studia con impegno e trae incoraggiamento dai sorrisi dei negozianti austriaci con cui scambia qualche parola. Non posso pensare che è buffa solo perché io non so parlare tedesco!
Non avevo mai visto mia madre lavorare. A “Cantina Toscana”, passa la maggior parte del tempo in cucina con i due cuochi, marito e moglie catanesi, e si occupa di alcune cosette: rifornire le vaschette degli ingredienti; preparare le insalate, i dolci e il cocktail di gamberi; lavare le stoviglie e tenere pulita la cucina. Inoltre, a inizio e fine della giornata di lavoro pulisce anche i pavimenti delle sale e i bagni. Io la trovo svelta e agile.

Quando non ha lavorato, abbiamo fatto delle passeggiate insieme. Una volta, ci siamo spinte fino a un cartello stradale che diceva che non ci trovavamo più a St. Veit e ci siamo inerpicate su un monticello con le “stazioni” della Via Crucis, fino alla cima, dove neppure mia madre era mai stata. Ci siamo sedute sulle panchine, nel senso che ogni venti minuti cambiavamo panchina per ammirare un panorama diverso o perché c’era troppo vento o batteva il sole troppo forte. Io mi ero portata il mio blocco degli schizzi, ma avevo scordato a casa il portacolori, così ho parlato con mia madre davvero tanto. Dopo un po’, ho appoggiato la testa sulle sue ginocchia e ho continuato a blaterare mentre lei mi accarezzava la fronte. Ho pensato che, quando rimarrà di nuovo da sola, ci vorrà ritornare per cercare di ricordarsi di me, per questo ho tentato di dire cose intelligenti.

Ho dormito per quattro notti nel suo appartamento.
Ho trascorso un po’ di tempo in compagnia dello zio Gianni e della sua compagna, Lucia: sono le persone che mia madre frequenta di più. Di mio zio mi rimarrà il ricordo dei suoi frequenti e disinvolti passaggi di lingua, dal catanese all’austriaco. Di Lucia ho disegnato un ritratto.
Ho incontrato tanti italiani emigrati in Austria e di parecchi ho ascoltato le storie di come sono finiti a vivere lì.
Ho mangiato in un ristorante tipico.
Ho fatto alcune passeggiate in solitaria, una anche il giorno di Pasquetta, senza un’anima viva intorno a me.
Ho ammirato il lago di Wörther – forma lunga e sottile, con una circonferenza di circa 18 km - dalle rive opposte di Klagenfurt e di Velden. Ho pensato alle Prospettive, i diversi punti di vista, il fumetto appena completato e che già mi sembra appartenere al passato. Forse mi è già venuta voglia di scrivere un altro fumetto…?!

Ma no…
Durante il viaggio di ritorno, fino alla notte del 14 aprile, ho disegnato e ho scritto molto. Appena sono tornata alla mia casetta ho scaricato e guardato attentamente le 113 foto scattate in quei giorni. Ho subissato il mio povero Giuseppe di parole.
Mi fermo, almeno per adesso…
Dal prossimo post ritornerò con Prospettive!

mercoledì 8 aprile 2009

Festeggiamenti

Ho finito!!!!
Sono ritornata al mondo dei vivi, ho strappato la carta di giornale che mi oscurava le finestre della mansarda per permettermi di disegnare...

Vorrei scrivere degli approfondimenti su questo fumetto, anche perchè stata una avventura abbastanza variegata, durata quasi un anno e mezzo, tra studi del progetto e storyboard - più di un 1 anno per definirli - e tavole - delle 112 totali, 60 realizzate nell'ultimo mese.
... per adesso, però, cerco di dedicarmi ai festeggiamenti. Non sarà facile, visto che non sono ritornata a Catania per le vacanze di Pasqua, ma ci proverò...
"Prospettive" sarà presentato al prossimo Napoli Comicon, dal 24 al 26 aprile. Questa è la copertina!

lunedì 2 marzo 2009

Non ero a Mantova

Chi ha ricevuto la newsletter della Tunuè avrà letto che sarei stata alla fiera si fumetti Mantova Comics & Games dal 28 febbraio al 1 marzo… ma no, non ci sono andata, sono rimasta a casa, questo weekend!

In effetti, avevo telefonato ai Tunuè prima che mi arrivasse la newsletter, e li avevo trovati già convinti che andassi a Mantova (era dato per scontato, visto che è abbastanza vicino a Pavia). Abbiamo parlato un po’, e finalmente stabilito che entrambi ci impegniamo a far pubblicare il mio nuovo fumetto entro il Napoli Comicon, dal 24 al 26 aprile 2009. I tempi sono stretti per tutti (speriamo bene), ma la mia parte sarà di consegnare le tavole entro la fine di marzo, per questo, niente Mantova, devo lavorare!... Alla fine, c’è stato comunque un piccolo disguido con la newsletter…

Adesso sono più carica, perché guardo al Napoli Comicon come al mio obiettivo, ma naturalmente mi è spiaciuto non essere andata a Mantova...
Ieri pomeriggio ho telefonato alla mia amica Giovanna, a Catania (da qualche giorno ho il telefono fisso!), e anche lei mi ha chiesto: “Ma non eri a Mantova?”… Poi, abbiamo chiacchierato di un sacco di altre cose (tengo il cordless tra l’orecchio e la spalla e posso continuare a disegnare) tra cui una proposta di viaggio in Amazzonia, presso una tribù indigena… uno dei miei sogni di gioventù, devo dire, però al momento è “prematuro” sotto tutti i punti di vista…
La sera, ho ricevuto una telefonata della Tunuè: sono stati molto carini, riferendomi che a Mantova alcune persone sono venute a cercarmi, alcuni si ricordavano di me dall’anno precedente, e alcuni hanno comprato il libro.

Questo mese, la mia unica scappatoia sarà domenica 8 marzo: andrò al BilBolBul, a Bologna. Non vedo l’ora, sono proprio emozionata al pensiero di vedere autori come Thomas Ott e Charles Burns. Starò a girovagare un po’, senza fare l’autrice. Questa volta sarò io, non il mio fantasma…

sabato 21 febbraio 2009

Mi ricordo Dragon Head


Minetaro Mochizuki è uno dei miei autori di fumetti preferiti.
L’avevo detto anche se non avevo finito di leggere “Dragon Head”, una sua grandiosa opera completa in 10 volumi.

Chi conosce Minetaro Mochizuki, forse stenta comunque a ricordarsi di lui, dato che l’ultimo volume pubblicato in Italia di “Dragon Head” è il n° 6 e la data di pubblicazione risale al giugno 2004. Per questo non avevo potuto ultimare la lettura, ma non l’avevo mai dimenticato.

Dragon Head è uno di quei pochi manga che conosco ad essere disegnato in stile realistico, e non si può fare a meno di notare l’attentissima cura dei particolari rappresentati nelle tavole...
La storia ha inizio nell’oscurità, nel mistero e nella paura. E questi tre elementi accompagnano costantemente la lettura di Dragon Head.
Teru Aoki, Nobuo Takahashi e Ako Seto, tre studenti liceali giapponesi, di ritorno da una gita scolastica, rimangono coinvolti in un disastroso incidente ferroviario. Essi sono gli unici sopravvissuti alla catastrofe, e ben presto scoprono con orrore di essere rimasti bloccati all'interno di un tunnel chiuso da entrambe le parti da dei massi franati… E questo è solo l’inizio del primo volume.

Anni fa, fu mio fratello a comprarlo, e io l’ho letto dopo di lui. Ce ne siamo subito appassionati! Ogni volta che lui portava un volume nuovo a casa, io ero assalita da un’ansiosa eccitazione di leggerlo.
L’editore era Magic Press, e purtroppo le uscite erano irregolari.
Quando mi sono fidanzata con il mio Giuseppe, sono stata felice di scoprire che anche lui aspettava con ansia le uscite di Dragon Head.

Un paio di anni fa, quando è sembrato chiaro che la Magic Press, non avrebbe concluso la serie, ho “scaricato” il film, in giapponese. Subito dopo, l’ho cancellato. E mi sono chiesta se gli altri volumi fossero stati pubblicati anche in Francia o negli USA.
Ogni tanto mi ricordavo di Dragon Head, così, senza un motivo particolare, forse solo quando parlavo dei miei fumetti preferiti.
Il ricordo si è fatto più intenso quando ho saputo che la serie era stata conclusa negli USA, ad opera della TokyoPop, nell’aprile 2008. Quando il mio collega Michele della ReNoir è andato a San Diego, gli ho chiesto il favore di comprarmi i rimanenti 4 volumi della serie, ma non è riuscito a trovarli.
Sempre parlando con Michele, ho scoperto il sito internet “book depository” che permette l’acquisto on line di fumetti americani senza pagare le spese di spedizione.
E così, due settimane fa, io e Giuseppe ci siamo iscritti a book depository per acquistare i volumi 7, 8 e 10 di Dragon Head. Il numero 9 non era disponibile, e il sito ci ha rimandati ad Amazon. Abbiamo acquistato tutti i volumi con un piccolo sconto, in tutto abbiamo speso quasi 25 sterline (circa 28 euro). Il prezzo di copertina di ogni volume era di 9,99 dollari (quasi 8 euro). Tutta l’operazione ha voluto una mezz’oretta e la disponibilità di una carta di credito.

Due giorni fa il postino non ha neppure suonato al nostro citofono, ci ha lasciato Dragon Head n° 9 appoggiato alla cassetta della posta. E il giorno dopo, quando sono scesa a buttare la spazzatura, ho trovato gli altri tre volumi.

È stato grandioso!
Ho aspettato Giuseppe per aprire le buste, e si sono fatte le otto di sera. Mentre preparavamo la cena, ho saputo che lui si ricordava pochissimo della storia dei precedenti sei volumi della Magic Press, e stava pensando che forse doveva prima rileggere quelli (entrambi li abbiamo lasciati a Catania). Io, invece, ricordavo tutto benissimo. Così, ho iniziato a raccontarglielo dall’inizio, e nel frattempo tagliavo le patate, prendevo la padella eccetera…
Dopo cena, in televisione è cominciato Hellboy, ma io non potevo aspettare oltre. Ho preso il vocabolario di lingua inglese, me lo sono messo accanto nel caso non capissi qualcosa, e ho iniziato a sprofondare dentro il fumetto…
La notte ho dormito, e l’indomani mattina ho finito di leggere Dragon Head.

Ho scoperto che su Wikipedia esiste la voce Dragon Head, in inglese, e racconta la storia che gli appassionati italiani non hanno potuto leggere nella loro lingua. Io penso che non valga la pena ricorrere a Wikipedia. Gli albi della Tokyopop sono scritti con un inglese alla portata di molti, e i disegni quasi sempre già raccontano da soli.
A mio fratello e ai miei amici, dopo che Giuseppe avrà finito di leggere, presterò volentieri i miei quattro volumi della Tokyopop, con attaccati dei post-it sul retro. Lì ho preso appunti delle parole che non conoscevo…

Merita, questo fumetto. Per tutto il giorno sono rimasta a pensarci. Mi sono commossa, mi succede sempre quando immagino tutto il lavoro, la concentrazione, e l’attenzione che ci possono essere dietro ad un fumetto come questo. L’autore è riuscito a mantenere sempre un alto livello, sia nei disegni che nella storia. Gli dò un 10, assolutamente.
Mi vorrei complimentare con Minetato Mochizuki, e dirgli: “Lo sapevo! Credevo in te!”…

sabato 7 febbraio 2009

Auguri


Oggi è il compleanno della mia migliore amica, Fra. Trent’anni.
Anch’io sono vicina al compimento della stessa età.
Sto lavorando tanto questo weekend in modo che domenica prossima possa prendermi un po’ di tempo, magari tutto il giorno, per festeggiare il mio compleanno.

La cosa che più detesto della mia condizione di mezzafumettista è che, nei periodi di consegna, mi costringe all’isolamento: sto a disegnare parecchie ore al giorno fino alla notte, e per arrivare a rispettare i tempi arrivo a tralasciare momentaneamente tutto e tutti per non perdere la concentrazione.
Uno dei risultati di tutto questo, è che smetto quasi completamente di guardare la televisione, leggere fumetti (gli unici acquisti del 2009 sono i Preacher n° 14 e 15, in edicola!), scrivere mail, collegarmi al messenger, e figuriamoci di telefonare per uscire con qualche amico.
Eppure mi è rimasto un orecchio teso alle vicende italiane degli ultimi giorni. Ho percepito dei comportamenti molto gravi, ho sentito un imbarazzo tremendo come abitante di questo Paese, ed un grosso sconvolgimento per l’odiosa intolleranza che viene espressa. È uno di quei momenti, in Italia, che mi chiedo “Perché non sono ancora emigrata?....”
Bè, la risposta è che è tutta colpa dei fumetti, ma non volevo andare a parare su questo…
Vorrei leggere bene i giornali, gli articoli su internet, per essere sicura di essere correttamente INFORMATA sugli avvenimenti, invece non ci riesco: di conseguenza, mi trovo spesso in complesso con me stessa e con gli altri, quando potrei dissentire a voce alta sulle opinioni espresse. Sento che non posso parlare, poiché, da un lato ce l’ho un po’di carattere, ma dall’altro, soprattutto, credo di non essere abbastanza informata.

Guardo il mio fumetto, le tavole che ho finito di disegnare in questi giorni, e mi dico che si potrebbero affrontare tanti argomenti ben più importanti delle Prospettive. Eppure, poi, ci rifletto meglio. Nel fumetto, cerco di mettere molta attenzione a tutti i particolari: l’intreccio, i collegamenti fra i personaggi e lo studio delle ambientazioni, per esempio. Secondo me verrà percepita. Me lo dico sempre, io non sono un’artista, perché non credo di inviare nessun messaggio che vuole cambiare la vita ai lettori. Però, li sfido a percepire tutto quello che metto nel mio fumetto.
Ragionare con la propria testa, farsi venire i dubbi, essere curiosi, avere voglia di saperne di più, comprendere che ci sono diversi punti di vista, riconoscere cosa sta dietro la diversità.

Mi faccio gli auguri!

martedì 20 gennaio 2009

Trascinamenti


Sabato pomeriggio mi sono data appuntamento con il mio amico Antonio Anastasi (di cui ho parlato a proposito del viaggio ad Angoulême di quasi un anno fa), a Milano, davanti alla Triennale Bovisa che fino al 1 febbraio ospita una bella mostra su Guido Crepax.
A chi avesse la possibilità di andarci, la consiglio. Io non possiedo alcun libro su Crepax, ho sempre apprezzato i suoi disegni, il segno e la costruzione della tavola, ma non ho mai letto le storie a causa di non so bene che tipo di blocco… Perfino il mio Giuseppe ha dichiarato di nutrire una certa “antipatia” per l’autore, ma entrambi ci siamo trovati entusiasti della mostra, caratterizzata da un allestimento in sé già un’opera d’arte, che esaltava la bellezza delle tavole e poneva delle chiavi di lettura molto interessanti su Valentina: la mostra si snodava attraverso delle “stanze del tempo”, ritoccate con pannelli giganti e vari effetti multimediali, tra cui mi ha colpito in particolare una grossa frattura sul pavimento, dentro il quale scorrevano dei video.
Non sapevo che il personaggio di Valentina fosse ispirato insieme dall’attrice del cinema muto Louise Books e dalla moglie di Crepax, Luisa.
Ad un certo punto, ho visto Antonio avvicinarsi ad un signore con i capelli grigi e gli occhiali, e iniziare a parlare con lui in spagnolo. Il signore era accompagnato da una signora più anziana con il tipico caschetto alla “Valentina”… erano José Muñoz e la signora Luisa Crepax.
In seguito, continuando il nostro percorso nella mostra, li abbiamo incrociati spesso, la signora Luisa che illustrava a Muñoz l’opera del marito.
Mi ha stupito sapere che ogni singolo pezzo della mostra era in vendita: quindi, immagino, sia le tavole che i pannelli. Mi sono perfino guardata in giro, per vedere se ce ne fosse qualcuno adatto alla mia casetta a Pavia…

Volevo scrivere subito sul blog di questa mostra, ma nelle ultime quarantotto ore mi sono lasciata trascinare da altre cose…
La Tunuè mi ha commissionato il lettering (al computer, non a mano!... quello che faccio anche alla ReNoir…) per un interessante libro francese dal titolo “Perché ho ucciso Pierre” (Pourquoi j’ai tué Pierre) . Inoltre, ho lavorato alla copertina di Prospettive, che dovrà essere consegnata alla fine di questo mese. Ne avevo progettate due già da un po’ di tempo, valutando di utilizzare l’ecoline per colorarla. Così, un mese fa avevo acquistato un libro su soggetti ad acquerello a confronto, e devo dire che è stato molto utile. Alla fine, ancora ho realizzato completamente solo un modello di copertina, ma ora che l’ho finito ho quasi pensato di fermarmi qui… sono pigra, e/o è venuto bene? Chi mi conosce bene sa cosa rispondere… ma forse lo capiscono anche quelli che tanto bene non mi conoscono.
Qualcuno vuole esprimere un parere?... aggiudicata questa o provo comunque a fare l’altra?

venerdì 9 gennaio 2009

L'anno nuovo....

… a Catania, allo scoccare della mezzanotte, è iniziato in lacrime.
Mi sentivo un’orfana, al cenone a casa di mia cugina Fra… dov’erano tutti i miei familiari?... sparsi ovunque, in Austria, Spagna, e perfino nella stessa mia stessa città: mio papà è andato a cena in un locale, senza di me.
Ad ogni modo, potevo consolarmi con la compagnia di alcuni parenti tanto cari rincontrati dopo anni, il banchetto, e poi la vista dal balcone: una prospettiva su Catania dalle colline della periferia ovest al mare, una visione a campo lungo, che non si può imprimere con un solo sguardo, su cui scoppiettavano ovunque i fuochi d’artificio, pieni di vitalità.
Quattro ore dopo ero appena arrivata ad una megafesta ad un agriturismo a 30 km a sud di Catania. Dopo aver camminato al buio, nel fango, a fianco del mio Giuseppe e insieme ai miei cugini, mi sono ritrovata ad incontrare un mucchio di facce amiche, che hanno fatto esplodere la mia gioia. Ho ballato facendo la buffona insieme a mia cugina Fra. Giuseppe si è un po’ ubriacato e mi ha detto “Ti amo” almeno dieci volte.
Quando ce ne siamo andati, erano le sette e c’era già molta luce. Abbiamo trovato lungo la stradina fangosa una macchina affossata, con alcuni ragazzi che tentavano di tirarla fuori. Giuseppe ha subito avuto un generoso slancio di aiuto e io cercato di richiamarlo, ma dopo due secondi mi sono ritrovata a infilare sotto le ruote anteriori della macchina delle assi di legno e metallo e a dare istruzioni insieme a Fra. Abbiamo dunque spinto, in due riprese, e purtroppo Fra si è beccata uno spruzzo di fango tutto addosso. Quando però la macchina si è liberata, abbiamo esultato insieme a quei sconosciuti: ci siamo abbracciati e ci siamo scambiati gli auguri di buon anno.
Ho assistito ad una bellissima alba, con il cielo terso adornato giusto da qualche nuvoletta qua e là e l’Etna innevato con alcune tinte di rosa dell’anno nuovo.
Lungo la strada, ho notato alcuni cartelli arancioni firmati dal Comune di Catania, con l’augurio di un anno migliore sottotitolato “Ci stiamo lavorando”.
Eh sì, che ci devono lavorare, perché da quello che ho notato la città è peggiorata parecchio negli ultimi tempi: a portata di vista di chiunque, strade dissestate, cantieri con lavori interrotti, spazzatura traboccante, lampioni spenti di notte e criminalità in aumento… Eppure, di giorno, soprattutto all’ora dell’alba, il mio pessimismo sembra mitigarsi.

Durante le vacanze l’atmosfera di Catania ha fatto bene ai miei disegni, e sono riuscita a ispirarmi per alcune pagine di “Prospettive” che mi davano il tormentone. Purtroppo, ahimè, non c’è stato un giorno in cui non ho puntato la sveglia e in cui non volessi dormire di più, fino a quando, negli ultimi giorni, un occhio mi si è molto arrossato. Sono uscita molte volte e ho rivisto tante persone, ma per alcune non ce l’ho fatta, le ho sentite solo telefonicamente, e questo mi dispiace molto.
Ho aspettato a lungo una giornata di sole per andare al mare, e stavo per mancare tutte le mie occasioni: pioveva spesso, oppure il cielo era troppo nuvoloso, o ancora davo per scontato il bel tempo anche nel pomeriggio. Solamente il 6 gennaio, alla vigilia della mia partenza, ho visto l’azzurro del cielo e sono corsa subito a prendere la mia Renault 4. Grazie ad una spericolata guida aggressiva che non rientra nelle mie abitudini, sono riuscita a prendere Fra, andare insieme ad AciTrezza e tornare a casa all’ora di pranzo.
Ho trascorso un paio d’ore splendide, ammirando un paesaggio di quelli che amo in assoluto di più: solo in questi luoghi, riesco a pensare a certe cose, e quell’abile fotografa dilettante di mia cugina è stata in grado di immortalarmi senza che mi si vedessero occhiaie e occhio rosso.

Il 7 gennaio mi sono alzata alle 5.15 per prendere l’aereo delle 7.10 per Roma Fiumicino. Alle 10.10 avrei avuto la coincidenza per Milano Linate, dove, un’ora dopo, mi sarei ricongiunta a Giuseppe, in volo diretto da Catania in partenza alle 9.00.
All’aeroporto, ho trovato un macello. L’Alitalia non mi ha rilasciato la carta d’imbarco per la tratta Roma-Milano a causa dell’allarme meteorologico in prima pagina sui giornali: molto in breve, 40 cm di neve su Milano, aeroporto di Linate chiuso per gran parte della giornata e voli cancellati.
Risultato: io mi sono ritrovata a Roma Fiumicino con i voli Alitalia cancellati almeno fino alle 18 e Giuseppe è rimasto a Catania, perché il suo volo è stato spostato all’indomani. Con Giuseppe abbiamo raggiunto l’accordo di ricongiunzione sul volo Alitalia delle 13.00 da Roma a Milano Linate dell’8 gennaio 2009.
Ho passato una notte a Roma ospite di mio cugino Marcello (uno di quelli con cui avevo trascorso le vacanze a Catania). A lui e a suo fratello Emanuele sono molto affezionata, avendo condiviso un po’ di infanzia: prima di andare a dormire, Marcello ha aperto una scatola piena di foto che non avevo mai visto, e li ho ritrovati da piccoli, in un’epoca di mirabolante fanciullezza che ha edificato le nostre fondamenta come persone. È stato incredibile…

L’indomani, che poi è stato ieri, verso le dieci ho ricevuto una telefonata da parte di Giuseppe che mi annunciava “Il nostro volo è confermato per le 13.00. Ho la carta d’imbarco. Hanno imbarcato il mio bagaglio. Arrivo a Roma a mezzogiorno, ci vediamo direttamente al gate d’imbarco.”
Quando sono arrivata all’aeroporto, sono rimasta terrorizzata da un desolante spettacolo: tutti i banchi di accettazione Check-In di Alitalia erano chiusi e c’erano centinaia di persone in fila per chiedere il rimborso del biglietto. Cosa stava succedendo?... Uno sciopero o, come era scritto sui tabelloni, un’”assemblea” del personale dell’aeroporto addetta, per esempio, alle operazioni di carico e scarico dei bagagli. I tipi dell’Alitalia continuavano a dirmi che i voli sarebbero ripresi a partire dalle 16, e comunque, finché non si riaprivano i banchi di accettazione, io non potevo imbarcare il mio bagaglio. Ho subito ricontattato Giuseppe, comunicandogli l’imprevisto: era troppo tardi, ormai stava per salire sull’aereo da Catania.
Quando è arrivato a Roma, mentre io continuavo a monitorare la situazione ai banchi di Check-In, Giuseppe ha chiamato una sua parente che lavora per Alitalia. Nel momento in cui ci siamo risentiti telefonicamente, eravamo di fronte ad un’inspiegabile paradosso:
GIUSEPPE – Paola, qui ci stanno imbarcando. Il volo non è stato cancellato, solo che parte alle 13.30.
PAOLA – Certo, me lo hanno spiegato che ufficialmente il volo non è cancellato, ma qui i check-in sono tutti chiusi, quindi è come se lo fosse.
GIUSEPPE – Senti, come te lo devo dire? Mia cugina che lavora per l’Alitalia mi ha confermato che il volo c’è… Io sto andando al gate A24…
PAOLA– Ma io ho sono davanti al check-in! È chiuso!
GIUSEPPE – Io parto.
PAOLA – E parti, parti!!! Tanto, non ti fanno partire!...
Alle 13.10 io ero ancora davanti al check-in. Da lontano, ho visto una signorina Alitalia avvicinarsi al bancone. Ci sono andata e le ho spiegato la situazione con Giuseppe in linea sul cellulare. Nel frattempo, è arrivata una sua collega. Finalmente, dopo che si è insinuato il dubbio, è iniziato uno scambio di telefonate fra impiegati Alitalia che ha portato alla comunicazione effettiva di quello che stava succedendo al gate A24. Davanti ai miei occhi, hanno riattivato i macchinari per imbarcare il bagaglio, e finalmente mi hanno dato la carta d’imbarco.
Appesantita dal mio bagaglio a mano (circa 10 chili distribuiti in tre borse) sono schizzata verso il gate A24. Ho corso come una disperata, ho violato la legge caricando un carrello sulle scale mobili per trasportare i miei pesi, ho corso ancora più veloce fino a rimanere senza fiato, e a un certo punto ho anche sentito che gli altoparlanti chiamavano il mio nome.
Alle 13.30 ho abbracciato Giuseppe, sull’aereo: io sfinita, sudata e mezza isterica, lui tranquillo, elegante e quasi scostante, a causa del mio “falso allarme” che gli aveva procurato solo seccature… Lo sciopero era terminato da pochi minuti, così l’aereo era quasi vuoto e siamo partiti con più di un’ora di ritardo.
A Milano Linate, io e Giuseppe abbiamo aspettato inutilmente 2 ore il nostro bagaglio e alla fine entrambi fatto denuncia di smarrimento.
E non è finita!!!... A causa del maltempo, anche i treni hanno subito ritardi, così siamo arrivati a Pavia verso le otto di sera. Ma questo è il meno…
Quando abbiamo aperto la porta di casa, abbiamo riscontrato stranamente un freddo glaciale. Com’era possibile, se ero sicura che, prima di partire da Pavia, il 22 dicembre, avevo lasciato i termosifoni accesi?... Semplice! Me li ero dimenticati spenti!
Abbiamo passato la serata a morire dal freddo, con addosso coperte, cappelli, e la terribile sensazione che tutto fosse andato in tilt: dopo aver riacceso il riscaldamento, continuavamo a non vedere nessun cambiamento, anzi, ci stupivamo di vedere la “nuvoletta del freddo” quando respiravamo. Vedevo Giuseppe tremare, starnutire e soffrire. Tutta colpa mia. Che deficiente totale. Non riesco a crederci, come posso essermi convinta di aver fatto qualcosa di tanto importante, che invece non ho fatto per niente.

Stamattina Giuseppe mi ha svegliato alle 6.15 perché gli avevo promesso ci aiutarlo a lavarsi i capelli prima di andare a scuola. La casa era ancora congelata, e per questo era nervosissimo, e ha iniziato a ventilare a voce alta di tutte le possibili disgrazie in conseguenza della mia distrazione: tubi del riscaldamento spaccati, migliaia di euro di danni, notti da passare in albergo a causa del freddo insopportabile… So che la mattina è sempre un po’ irascibile, ma la situazione era davvero grave. Io ho promesso di rimanere a casa (ho dovuto saltare il lavoro anche oggi) per risolvere il problema.
Alle 9.15, dopo aver raccolto vari altri suggerimenti, ho telefonato al tecnico del riscaldamento che tra l’altro aveva fatto la manutenzione proprio il 22 dicembre. Al telefono, mi ha spiegato quello che dovevo fare per riattivare l’impianto. In diretta telefonica, ho girato una piccola manopola nera, sotto la caldaia. La lancetta dell’idrometro, coordinata a quella del termometro, ha iniziato a salire, e al livello 1,2 ho chiuso la manopola. Pochi minuti dopo, sgorgava dal rubinetto di nuovo l’acqua calda, e dai miei occhi una lacrimuccia di contentezza. Ho ringraziato animosamente il tecnico e ho chiuso il telefono. Verso le 9.30, i termosifoni hanno cominciato a riscaldarsi.
Ho chiamato immediatamente a Giuseppe per dirgli tutto, e anche lui ha potuto tranquillizzarsi.

Almeno per ora… Sospiro!