mercoledì 12 marzo 2008

Segni del Bilbolbul

Sei ore e mezza prima della mia partenza per il Bilbolbul, ero andata a dormire insieme all’asse da stiro e il ferro ancora caldo, poggiati sul pavimento accanto al mio letto. Nonostante gli occhi affaticati e una gran stanchezza, ho iniziato ad ascoltare al buio gli scricchiolii del ferro da stiro che si raffreddava e a pensare che probabilmente il vestito stirato con tanta cura non lo avrei neppure indossato, a Bologna.

“Hai gli occhi rossi” mi ha detto Concetta della Tunuè. Ci siamo incontrate a Bologna verso le 11.30 per l’incontro internazionale “Il grande vuoto” e siamo riuscite a scambiare Paul Hornschemeier con Anders Nielsen. Durante l’incontro ho anche rivisto inaspettatamente Chiara Garaguglieri, mia solare collega allo stage di Montimages.
Più tardi, sono andata a pranzo a piazza Maggiore con Luana Vergari e Matteo Fenoglio, per discutere di un fumetto che uscirà per Futuro Anteriore, al Napoli Comicon. Avevo ancora con me la borsa (pesante), lo zaino (pesantissimo), il giubbotto (che perdeva le piume) e la mia sciarpa preferita (ingombrante).
Verso le 14 e qualcosa abbiamo finito di sfamarci e abbiamo incrociato altri personaggi, e Luca Genovese è rimasto un po’ con noi per il caffè. A quel punto ero davvero esausta, con dei serissimi problemi di connessione al mondo circostante. Luana, da persona sensibile quale è, mi ha chiesto se volevo posare lo zaino in Sala Borsa. Però, quando siamo arrivati all’ingresso della Sala, mi sono accorta che non avevo più la sciarpa con me.

SE QUALCUNO HA RITROVATO LA MIA SCIARPA, PER FAVORE, ME LO FACCIA SAPERE. É lunghissima, a strisce beige e nere, le avevo dato tanti soprannomi, tipo “sciarpa da combattimento” o “sciarpa delle api”, ma soprattutto era di ottima fattura e antica, perchè mia madre l’aveva comprato per sé negli anni 70. Ha un tessuto di lana, ma molto compatto e un po’ elastico, e nelle estremità sembra che sia stata tagliuzzata in striscioline lunghe e sottili.

Per la legge di compensazione, il mio sconforto si è annullato di colpo giusto un paio d’ore dopo, quando ho casualmente incontrato Igort. “Sarebbe stato bello avere un microfono in quel momento, per far sentire a tutti quello che ti stava dicendo” mi ha detto Giuseppe, a cui poi ho telefonato, raccontandogli i dettagli di quella conversazione.

Quello che mi raccomandano alcune persone che stimo (tra cui Igort) è di lavorare ancora molto sul disegno. Ormai ho un elenco di cose che vorrei fare per sperimentare e migliorare il mio segno, e sono giunta a parecchie riflessioni proprio durante il Bilbolbul, che dopotutto ho affrontato come un viaggio in solitaria. Naturalmente non sono mancati compagnia e incontri casuali, ma ho preso alloggio da sola (lontano da tutti i fumettisti) e spesso mi muovevo in assoluta indipendenza, così ho potuto pensare tantissimo.
È anche vero che gli spunti di riflessione abbondavano, ma da parte mia avevo la mente ricettiva come una spugna.
Sabato, ho osservato le “Cartoline” di Internazionale e le magnifiche tavole di Gianni De Luca e la sera sono stata all’inaugurazione della mostra di Marijpol. Già, il sabato sera non indossavo il vestito che avevo stirato la notte precedente, non sono riuscita a vedere “Paura del Nero” al cinema Lumiére e credo anche di aver fatto una gaffa con Lorenzo Paganelli (un altro incontro casuale). Però sono stata a passeggiare per le strade di Bologna, affollate da appassionati di fumetti, insieme a Chiara, Concetta ed Emanuele della Tunuè, Alberto Corradi e altri soggetti più o meno simpatici…
Ho passato la notte all’ostello San Sisto, in una camerata con altre cinque ragazze sconosciute, tra cui una catanese di nome Cinzia che ha riconosciuto le mie origini dopo che le avevo appena rivolto due o tre parole. Ogni volta che andavo e venivo dall’ostello alla fermata dell’autobus, ero felice di attraversare un grande prato con l’erba bagnata e le pozzanghere.

La domenica mattina avevo ancora gli occhi rossi, così per prima cosa sono andata a comprare del collirio alfa. Poi, sono stata a vedere tutte le mostre al Palazzo Accursio (Paul Hornschemeier, Kevin Huizenga, Anders Nielsen, Hok Tak Yeung, Chinoi Lee, Oliver Schrauwen) e dopo mi sono diretta alla mostra di Stefano Ricci, la cui opera conoscevo ma non avevo mai visto dal vivo. Questa è stata la mostra che mi ha emozionato di più: di fronte ai suoi disegni attaccati alle pareti con i chiodi, così vicini e reali, con tutto quel bianco e nero graffiato e incollato, ho sentito i miei occhi - che non avevano pace - inumidirsi. L’ultima esposizione che ho visto è stata quella di Gabriella Giandelli, tanto di cappello anche a lei.
Ho pranzato con Emanuele e Concetta, e abbiamo visto insieme un pezzettino della presentazione del libro “Luigi Tenco” di Luca Vanzella e Luca Genovese. Dopo, siamo andati in sala Borsa perché alle 15.30 avevo le dedicaces.
È stato bellissimo. Ero circondata da autori di fama internazionale, e non potevo neppure stare lì a sbavare davanti a loro perché nel frattempo dovevo assumere un aspetto dignitoso davanti al mio pubblico, formato per la maggior parte da bambine sotto i 10 anni accompagnate dai genitori. Ad un certo punto, mi sono trovata a condividere uno spazio di pochi metri quadrati insieme a David B., Stefano Ricci, Francesco Mattioli, Gabriella Giandelli, Roberto Diso…
Alla fine, durante tutte le mie visite alla sala Borsa, sono riuscita almeno a fotografare le teste senza le facce di alcuni autori, ecco Lorenzo Mattotti, Andrea Accardi e Stefano Ricci.
Alle 18 ho ascoltato l’interessante incontro “Disegnare internazionale”, con Gabriella Giandelli, Francesca Ghermandi e Stefano Ricci, verso i quali ho provato un sentimento di grande rispetto. Aggiungo - anche se è riduttivo - che la Giandelli mi è sembrata molto intelligente e che Stefano Ricci, quando ha fatto l’imitazione del coniglio, l’ho trovato quasi spassoso.
Ho rincontrato Chiara ancora una volta, e siamo andate insieme ad Alberto Corradi e Viola dello staff organizzativo del Bilbolbul all’Aemilia Hotel per le ultime pubbliche relazioni… Altri incontri inaspettati, in particolare con Giovanni Mattioli: ho parlato così tanto con lui da perdere di vista gli altri ragazzi. Giovanni mi ha presentato Stefano Ricci, a cui ho fatto i complimenti, raccontandogli perfino che alla galleria volevo comprare uno dei suoi disegni (sarebbe stato un regalo bellissimo per Giuseppe, ma il prezzo era fuori dalla mia portata).
Da lì a poco, non trovando più da nessuna parte Chiara, Alberto e Viola, sono giunta alla conclusione che mi avevano ripudiata: ecco, a volte mi convinco di essere una rottura di scatole per gli altri, così ho salutato tutti e me ne sono andata, dirigendomi all’ostello.
Dopo una mezz’oretta, Chiara mi ha telefonato: erano ancora all’Hotel (non mi avevano abbandonata!) e mi stavano cercando. Ho aspettato l’autobus per un’ora, così imparo a farmi le paranoie.

Lunedì mattina, prima di tornare ad Acqui Terme dalle braccia di Giuseppe, sono passata da Milano. Sto valutando un’offerta di stage da quelle parti ai fini del corso di “Tecnico per la produzione grafica su internet”, così ho avuto un colloquio con un’azienda che potrebbe fare al caso mio. Nel lungo periodo, conto di trasferirmi a Pavia o a Milano con Giuseppe, ma mi chiedo se sia la scelta giusta…
Il colloquio è finito prestissimo e verso le 13 ero alla stazione centrale di Milano per ritornare ad Acqui Terme. Mentre salivo le scale, ho incrociato Gabriella Giandelli, con il sacchetto arancione del Bilbolbul (ce l’avevo anch’io, nella borsa).
È un segno?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

che bello111111111111111111

Andrea Accardi ha detto...

Oddio! Che bella tigna!
Grazie per il servizio...
Bel lavoro quello per mono!
Brava!

Andrea

paola cannatella ha detto...

Ho scelto apposta di accostare due autori con una capigliatura "simile" alla tua, per confondere le idee...
Grazie a te per la visita e i commenti
Ciauz

Anonimo ha detto...

Ma tutti questi artisti hanno pochissimi capelli. Pensi che ti dovrai adattare anche tu?

paola cannatella ha detto...

Sì i maschi perdono i capelli... alle femmine i segni del vivere in mezzo ai fumetti potrebbero vedersi al contrario... Forse, stando sempre chiusi a casa a disegnare, con poco contatto con gli altri, ci si prende meno cura di sè, trascurando la depilazione delle gambe, le sopracciglia, i baffetti... che schifo... (ma io rimango una mezzafumettista)