lunedì 2 marzo 2009

Non ero a Mantova

Chi ha ricevuto la newsletter della Tunuè avrà letto che sarei stata alla fiera si fumetti Mantova Comics & Games dal 28 febbraio al 1 marzo… ma no, non ci sono andata, sono rimasta a casa, questo weekend!

In effetti, avevo telefonato ai Tunuè prima che mi arrivasse la newsletter, e li avevo trovati già convinti che andassi a Mantova (era dato per scontato, visto che è abbastanza vicino a Pavia). Abbiamo parlato un po’, e finalmente stabilito che entrambi ci impegniamo a far pubblicare il mio nuovo fumetto entro il Napoli Comicon, dal 24 al 26 aprile 2009. I tempi sono stretti per tutti (speriamo bene), ma la mia parte sarà di consegnare le tavole entro la fine di marzo, per questo, niente Mantova, devo lavorare!... Alla fine, c’è stato comunque un piccolo disguido con la newsletter…

Adesso sono più carica, perché guardo al Napoli Comicon come al mio obiettivo, ma naturalmente mi è spiaciuto non essere andata a Mantova...
Ieri pomeriggio ho telefonato alla mia amica Giovanna, a Catania (da qualche giorno ho il telefono fisso!), e anche lei mi ha chiesto: “Ma non eri a Mantova?”… Poi, abbiamo chiacchierato di un sacco di altre cose (tengo il cordless tra l’orecchio e la spalla e posso continuare a disegnare) tra cui una proposta di viaggio in Amazzonia, presso una tribù indigena… uno dei miei sogni di gioventù, devo dire, però al momento è “prematuro” sotto tutti i punti di vista…
La sera, ho ricevuto una telefonata della Tunuè: sono stati molto carini, riferendomi che a Mantova alcune persone sono venute a cercarmi, alcuni si ricordavano di me dall’anno precedente, e alcuni hanno comprato il libro.

Questo mese, la mia unica scappatoia sarà domenica 8 marzo: andrò al BilBolBul, a Bologna. Non vedo l’ora, sono proprio emozionata al pensiero di vedere autori come Thomas Ott e Charles Burns. Starò a girovagare un po’, senza fare l’autrice. Questa volta sarò io, non il mio fantasma…

sabato 21 febbraio 2009

Mi ricordo Dragon Head


Minetaro Mochizuki è uno dei miei autori di fumetti preferiti.
L’avevo detto anche se non avevo finito di leggere “Dragon Head”, una sua grandiosa opera completa in 10 volumi.

Chi conosce Minetaro Mochizuki, forse stenta comunque a ricordarsi di lui, dato che l’ultimo volume pubblicato in Italia di “Dragon Head” è il n° 6 e la data di pubblicazione risale al giugno 2004. Per questo non avevo potuto ultimare la lettura, ma non l’avevo mai dimenticato.

Dragon Head è uno di quei pochi manga che conosco ad essere disegnato in stile realistico, e non si può fare a meno di notare l’attentissima cura dei particolari rappresentati nelle tavole...
La storia ha inizio nell’oscurità, nel mistero e nella paura. E questi tre elementi accompagnano costantemente la lettura di Dragon Head.
Teru Aoki, Nobuo Takahashi e Ako Seto, tre studenti liceali giapponesi, di ritorno da una gita scolastica, rimangono coinvolti in un disastroso incidente ferroviario. Essi sono gli unici sopravvissuti alla catastrofe, e ben presto scoprono con orrore di essere rimasti bloccati all'interno di un tunnel chiuso da entrambe le parti da dei massi franati… E questo è solo l’inizio del primo volume.

Anni fa, fu mio fratello a comprarlo, e io l’ho letto dopo di lui. Ce ne siamo subito appassionati! Ogni volta che lui portava un volume nuovo a casa, io ero assalita da un’ansiosa eccitazione di leggerlo.
L’editore era Magic Press, e purtroppo le uscite erano irregolari.
Quando mi sono fidanzata con il mio Giuseppe, sono stata felice di scoprire che anche lui aspettava con ansia le uscite di Dragon Head.

Un paio di anni fa, quando è sembrato chiaro che la Magic Press, non avrebbe concluso la serie, ho “scaricato” il film, in giapponese. Subito dopo, l’ho cancellato. E mi sono chiesta se gli altri volumi fossero stati pubblicati anche in Francia o negli USA.
Ogni tanto mi ricordavo di Dragon Head, così, senza un motivo particolare, forse solo quando parlavo dei miei fumetti preferiti.
Il ricordo si è fatto più intenso quando ho saputo che la serie era stata conclusa negli USA, ad opera della TokyoPop, nell’aprile 2008. Quando il mio collega Michele della ReNoir è andato a San Diego, gli ho chiesto il favore di comprarmi i rimanenti 4 volumi della serie, ma non è riuscito a trovarli.
Sempre parlando con Michele, ho scoperto il sito internet “book depository” che permette l’acquisto on line di fumetti americani senza pagare le spese di spedizione.
E così, due settimane fa, io e Giuseppe ci siamo iscritti a book depository per acquistare i volumi 7, 8 e 10 di Dragon Head. Il numero 9 non era disponibile, e il sito ci ha rimandati ad Amazon. Abbiamo acquistato tutti i volumi con un piccolo sconto, in tutto abbiamo speso quasi 25 sterline (circa 28 euro). Il prezzo di copertina di ogni volume era di 9,99 dollari (quasi 8 euro). Tutta l’operazione ha voluto una mezz’oretta e la disponibilità di una carta di credito.

Due giorni fa il postino non ha neppure suonato al nostro citofono, ci ha lasciato Dragon Head n° 9 appoggiato alla cassetta della posta. E il giorno dopo, quando sono scesa a buttare la spazzatura, ho trovato gli altri tre volumi.

È stato grandioso!
Ho aspettato Giuseppe per aprire le buste, e si sono fatte le otto di sera. Mentre preparavamo la cena, ho saputo che lui si ricordava pochissimo della storia dei precedenti sei volumi della Magic Press, e stava pensando che forse doveva prima rileggere quelli (entrambi li abbiamo lasciati a Catania). Io, invece, ricordavo tutto benissimo. Così, ho iniziato a raccontarglielo dall’inizio, e nel frattempo tagliavo le patate, prendevo la padella eccetera…
Dopo cena, in televisione è cominciato Hellboy, ma io non potevo aspettare oltre. Ho preso il vocabolario di lingua inglese, me lo sono messo accanto nel caso non capissi qualcosa, e ho iniziato a sprofondare dentro il fumetto…
La notte ho dormito, e l’indomani mattina ho finito di leggere Dragon Head.

Ho scoperto che su Wikipedia esiste la voce Dragon Head, in inglese, e racconta la storia che gli appassionati italiani non hanno potuto leggere nella loro lingua. Io penso che non valga la pena ricorrere a Wikipedia. Gli albi della Tokyopop sono scritti con un inglese alla portata di molti, e i disegni quasi sempre già raccontano da soli.
A mio fratello e ai miei amici, dopo che Giuseppe avrà finito di leggere, presterò volentieri i miei quattro volumi della Tokyopop, con attaccati dei post-it sul retro. Lì ho preso appunti delle parole che non conoscevo…

Merita, questo fumetto. Per tutto il giorno sono rimasta a pensarci. Mi sono commossa, mi succede sempre quando immagino tutto il lavoro, la concentrazione, e l’attenzione che ci possono essere dietro ad un fumetto come questo. L’autore è riuscito a mantenere sempre un alto livello, sia nei disegni che nella storia. Gli dò un 10, assolutamente.
Mi vorrei complimentare con Minetato Mochizuki, e dirgli: “Lo sapevo! Credevo in te!”…

sabato 7 febbraio 2009

Auguri


Oggi è il compleanno della mia migliore amica, Fra. Trent’anni.
Anch’io sono vicina al compimento della stessa età.
Sto lavorando tanto questo weekend in modo che domenica prossima possa prendermi un po’ di tempo, magari tutto il giorno, per festeggiare il mio compleanno.

La cosa che più detesto della mia condizione di mezzafumettista è che, nei periodi di consegna, mi costringe all’isolamento: sto a disegnare parecchie ore al giorno fino alla notte, e per arrivare a rispettare i tempi arrivo a tralasciare momentaneamente tutto e tutti per non perdere la concentrazione.
Uno dei risultati di tutto questo, è che smetto quasi completamente di guardare la televisione, leggere fumetti (gli unici acquisti del 2009 sono i Preacher n° 14 e 15, in edicola!), scrivere mail, collegarmi al messenger, e figuriamoci di telefonare per uscire con qualche amico.
Eppure mi è rimasto un orecchio teso alle vicende italiane degli ultimi giorni. Ho percepito dei comportamenti molto gravi, ho sentito un imbarazzo tremendo come abitante di questo Paese, ed un grosso sconvolgimento per l’odiosa intolleranza che viene espressa. È uno di quei momenti, in Italia, che mi chiedo “Perché non sono ancora emigrata?....”
Bè, la risposta è che è tutta colpa dei fumetti, ma non volevo andare a parare su questo…
Vorrei leggere bene i giornali, gli articoli su internet, per essere sicura di essere correttamente INFORMATA sugli avvenimenti, invece non ci riesco: di conseguenza, mi trovo spesso in complesso con me stessa e con gli altri, quando potrei dissentire a voce alta sulle opinioni espresse. Sento che non posso parlare, poiché, da un lato ce l’ho un po’di carattere, ma dall’altro, soprattutto, credo di non essere abbastanza informata.

Guardo il mio fumetto, le tavole che ho finito di disegnare in questi giorni, e mi dico che si potrebbero affrontare tanti argomenti ben più importanti delle Prospettive. Eppure, poi, ci rifletto meglio. Nel fumetto, cerco di mettere molta attenzione a tutti i particolari: l’intreccio, i collegamenti fra i personaggi e lo studio delle ambientazioni, per esempio. Secondo me verrà percepita. Me lo dico sempre, io non sono un’artista, perché non credo di inviare nessun messaggio che vuole cambiare la vita ai lettori. Però, li sfido a percepire tutto quello che metto nel mio fumetto.
Ragionare con la propria testa, farsi venire i dubbi, essere curiosi, avere voglia di saperne di più, comprendere che ci sono diversi punti di vista, riconoscere cosa sta dietro la diversità.

Mi faccio gli auguri!

martedì 20 gennaio 2009

Trascinamenti


Sabato pomeriggio mi sono data appuntamento con il mio amico Antonio Anastasi (di cui ho parlato a proposito del viaggio ad Angoulême di quasi un anno fa), a Milano, davanti alla Triennale Bovisa che fino al 1 febbraio ospita una bella mostra su Guido Crepax.
A chi avesse la possibilità di andarci, la consiglio. Io non possiedo alcun libro su Crepax, ho sempre apprezzato i suoi disegni, il segno e la costruzione della tavola, ma non ho mai letto le storie a causa di non so bene che tipo di blocco… Perfino il mio Giuseppe ha dichiarato di nutrire una certa “antipatia” per l’autore, ma entrambi ci siamo trovati entusiasti della mostra, caratterizzata da un allestimento in sé già un’opera d’arte, che esaltava la bellezza delle tavole e poneva delle chiavi di lettura molto interessanti su Valentina: la mostra si snodava attraverso delle “stanze del tempo”, ritoccate con pannelli giganti e vari effetti multimediali, tra cui mi ha colpito in particolare una grossa frattura sul pavimento, dentro il quale scorrevano dei video.
Non sapevo che il personaggio di Valentina fosse ispirato insieme dall’attrice del cinema muto Louise Books e dalla moglie di Crepax, Luisa.
Ad un certo punto, ho visto Antonio avvicinarsi ad un signore con i capelli grigi e gli occhiali, e iniziare a parlare con lui in spagnolo. Il signore era accompagnato da una signora più anziana con il tipico caschetto alla “Valentina”… erano José Muñoz e la signora Luisa Crepax.
In seguito, continuando il nostro percorso nella mostra, li abbiamo incrociati spesso, la signora Luisa che illustrava a Muñoz l’opera del marito.
Mi ha stupito sapere che ogni singolo pezzo della mostra era in vendita: quindi, immagino, sia le tavole che i pannelli. Mi sono perfino guardata in giro, per vedere se ce ne fosse qualcuno adatto alla mia casetta a Pavia…

Volevo scrivere subito sul blog di questa mostra, ma nelle ultime quarantotto ore mi sono lasciata trascinare da altre cose…
La Tunuè mi ha commissionato il lettering (al computer, non a mano!... quello che faccio anche alla ReNoir…) per un interessante libro francese dal titolo “Perché ho ucciso Pierre” (Pourquoi j’ai tué Pierre) . Inoltre, ho lavorato alla copertina di Prospettive, che dovrà essere consegnata alla fine di questo mese. Ne avevo progettate due già da un po’ di tempo, valutando di utilizzare l’ecoline per colorarla. Così, un mese fa avevo acquistato un libro su soggetti ad acquerello a confronto, e devo dire che è stato molto utile. Alla fine, ancora ho realizzato completamente solo un modello di copertina, ma ora che l’ho finito ho quasi pensato di fermarmi qui… sono pigra, e/o è venuto bene? Chi mi conosce bene sa cosa rispondere… ma forse lo capiscono anche quelli che tanto bene non mi conoscono.
Qualcuno vuole esprimere un parere?... aggiudicata questa o provo comunque a fare l’altra?

venerdì 9 gennaio 2009

L'anno nuovo....

… a Catania, allo scoccare della mezzanotte, è iniziato in lacrime.
Mi sentivo un’orfana, al cenone a casa di mia cugina Fra… dov’erano tutti i miei familiari?... sparsi ovunque, in Austria, Spagna, e perfino nella stessa mia stessa città: mio papà è andato a cena in un locale, senza di me.
Ad ogni modo, potevo consolarmi con la compagnia di alcuni parenti tanto cari rincontrati dopo anni, il banchetto, e poi la vista dal balcone: una prospettiva su Catania dalle colline della periferia ovest al mare, una visione a campo lungo, che non si può imprimere con un solo sguardo, su cui scoppiettavano ovunque i fuochi d’artificio, pieni di vitalità.
Quattro ore dopo ero appena arrivata ad una megafesta ad un agriturismo a 30 km a sud di Catania. Dopo aver camminato al buio, nel fango, a fianco del mio Giuseppe e insieme ai miei cugini, mi sono ritrovata ad incontrare un mucchio di facce amiche, che hanno fatto esplodere la mia gioia. Ho ballato facendo la buffona insieme a mia cugina Fra. Giuseppe si è un po’ ubriacato e mi ha detto “Ti amo” almeno dieci volte.
Quando ce ne siamo andati, erano le sette e c’era già molta luce. Abbiamo trovato lungo la stradina fangosa una macchina affossata, con alcuni ragazzi che tentavano di tirarla fuori. Giuseppe ha subito avuto un generoso slancio di aiuto e io cercato di richiamarlo, ma dopo due secondi mi sono ritrovata a infilare sotto le ruote anteriori della macchina delle assi di legno e metallo e a dare istruzioni insieme a Fra. Abbiamo dunque spinto, in due riprese, e purtroppo Fra si è beccata uno spruzzo di fango tutto addosso. Quando però la macchina si è liberata, abbiamo esultato insieme a quei sconosciuti: ci siamo abbracciati e ci siamo scambiati gli auguri di buon anno.
Ho assistito ad una bellissima alba, con il cielo terso adornato giusto da qualche nuvoletta qua e là e l’Etna innevato con alcune tinte di rosa dell’anno nuovo.
Lungo la strada, ho notato alcuni cartelli arancioni firmati dal Comune di Catania, con l’augurio di un anno migliore sottotitolato “Ci stiamo lavorando”.
Eh sì, che ci devono lavorare, perché da quello che ho notato la città è peggiorata parecchio negli ultimi tempi: a portata di vista di chiunque, strade dissestate, cantieri con lavori interrotti, spazzatura traboccante, lampioni spenti di notte e criminalità in aumento… Eppure, di giorno, soprattutto all’ora dell’alba, il mio pessimismo sembra mitigarsi.

Durante le vacanze l’atmosfera di Catania ha fatto bene ai miei disegni, e sono riuscita a ispirarmi per alcune pagine di “Prospettive” che mi davano il tormentone. Purtroppo, ahimè, non c’è stato un giorno in cui non ho puntato la sveglia e in cui non volessi dormire di più, fino a quando, negli ultimi giorni, un occhio mi si è molto arrossato. Sono uscita molte volte e ho rivisto tante persone, ma per alcune non ce l’ho fatta, le ho sentite solo telefonicamente, e questo mi dispiace molto.
Ho aspettato a lungo una giornata di sole per andare al mare, e stavo per mancare tutte le mie occasioni: pioveva spesso, oppure il cielo era troppo nuvoloso, o ancora davo per scontato il bel tempo anche nel pomeriggio. Solamente il 6 gennaio, alla vigilia della mia partenza, ho visto l’azzurro del cielo e sono corsa subito a prendere la mia Renault 4. Grazie ad una spericolata guida aggressiva che non rientra nelle mie abitudini, sono riuscita a prendere Fra, andare insieme ad AciTrezza e tornare a casa all’ora di pranzo.
Ho trascorso un paio d’ore splendide, ammirando un paesaggio di quelli che amo in assoluto di più: solo in questi luoghi, riesco a pensare a certe cose, e quell’abile fotografa dilettante di mia cugina è stata in grado di immortalarmi senza che mi si vedessero occhiaie e occhio rosso.

Il 7 gennaio mi sono alzata alle 5.15 per prendere l’aereo delle 7.10 per Roma Fiumicino. Alle 10.10 avrei avuto la coincidenza per Milano Linate, dove, un’ora dopo, mi sarei ricongiunta a Giuseppe, in volo diretto da Catania in partenza alle 9.00.
All’aeroporto, ho trovato un macello. L’Alitalia non mi ha rilasciato la carta d’imbarco per la tratta Roma-Milano a causa dell’allarme meteorologico in prima pagina sui giornali: molto in breve, 40 cm di neve su Milano, aeroporto di Linate chiuso per gran parte della giornata e voli cancellati.
Risultato: io mi sono ritrovata a Roma Fiumicino con i voli Alitalia cancellati almeno fino alle 18 e Giuseppe è rimasto a Catania, perché il suo volo è stato spostato all’indomani. Con Giuseppe abbiamo raggiunto l’accordo di ricongiunzione sul volo Alitalia delle 13.00 da Roma a Milano Linate dell’8 gennaio 2009.
Ho passato una notte a Roma ospite di mio cugino Marcello (uno di quelli con cui avevo trascorso le vacanze a Catania). A lui e a suo fratello Emanuele sono molto affezionata, avendo condiviso un po’ di infanzia: prima di andare a dormire, Marcello ha aperto una scatola piena di foto che non avevo mai visto, e li ho ritrovati da piccoli, in un’epoca di mirabolante fanciullezza che ha edificato le nostre fondamenta come persone. È stato incredibile…

L’indomani, che poi è stato ieri, verso le dieci ho ricevuto una telefonata da parte di Giuseppe che mi annunciava “Il nostro volo è confermato per le 13.00. Ho la carta d’imbarco. Hanno imbarcato il mio bagaglio. Arrivo a Roma a mezzogiorno, ci vediamo direttamente al gate d’imbarco.”
Quando sono arrivata all’aeroporto, sono rimasta terrorizzata da un desolante spettacolo: tutti i banchi di accettazione Check-In di Alitalia erano chiusi e c’erano centinaia di persone in fila per chiedere il rimborso del biglietto. Cosa stava succedendo?... Uno sciopero o, come era scritto sui tabelloni, un’”assemblea” del personale dell’aeroporto addetta, per esempio, alle operazioni di carico e scarico dei bagagli. I tipi dell’Alitalia continuavano a dirmi che i voli sarebbero ripresi a partire dalle 16, e comunque, finché non si riaprivano i banchi di accettazione, io non potevo imbarcare il mio bagaglio. Ho subito ricontattato Giuseppe, comunicandogli l’imprevisto: era troppo tardi, ormai stava per salire sull’aereo da Catania.
Quando è arrivato a Roma, mentre io continuavo a monitorare la situazione ai banchi di Check-In, Giuseppe ha chiamato una sua parente che lavora per Alitalia. Nel momento in cui ci siamo risentiti telefonicamente, eravamo di fronte ad un’inspiegabile paradosso:
GIUSEPPE – Paola, qui ci stanno imbarcando. Il volo non è stato cancellato, solo che parte alle 13.30.
PAOLA – Certo, me lo hanno spiegato che ufficialmente il volo non è cancellato, ma qui i check-in sono tutti chiusi, quindi è come se lo fosse.
GIUSEPPE – Senti, come te lo devo dire? Mia cugina che lavora per l’Alitalia mi ha confermato che il volo c’è… Io sto andando al gate A24…
PAOLA– Ma io ho sono davanti al check-in! È chiuso!
GIUSEPPE – Io parto.
PAOLA – E parti, parti!!! Tanto, non ti fanno partire!...
Alle 13.10 io ero ancora davanti al check-in. Da lontano, ho visto una signorina Alitalia avvicinarsi al bancone. Ci sono andata e le ho spiegato la situazione con Giuseppe in linea sul cellulare. Nel frattempo, è arrivata una sua collega. Finalmente, dopo che si è insinuato il dubbio, è iniziato uno scambio di telefonate fra impiegati Alitalia che ha portato alla comunicazione effettiva di quello che stava succedendo al gate A24. Davanti ai miei occhi, hanno riattivato i macchinari per imbarcare il bagaglio, e finalmente mi hanno dato la carta d’imbarco.
Appesantita dal mio bagaglio a mano (circa 10 chili distribuiti in tre borse) sono schizzata verso il gate A24. Ho corso come una disperata, ho violato la legge caricando un carrello sulle scale mobili per trasportare i miei pesi, ho corso ancora più veloce fino a rimanere senza fiato, e a un certo punto ho anche sentito che gli altoparlanti chiamavano il mio nome.
Alle 13.30 ho abbracciato Giuseppe, sull’aereo: io sfinita, sudata e mezza isterica, lui tranquillo, elegante e quasi scostante, a causa del mio “falso allarme” che gli aveva procurato solo seccature… Lo sciopero era terminato da pochi minuti, così l’aereo era quasi vuoto e siamo partiti con più di un’ora di ritardo.
A Milano Linate, io e Giuseppe abbiamo aspettato inutilmente 2 ore il nostro bagaglio e alla fine entrambi fatto denuncia di smarrimento.
E non è finita!!!... A causa del maltempo, anche i treni hanno subito ritardi, così siamo arrivati a Pavia verso le otto di sera. Ma questo è il meno…
Quando abbiamo aperto la porta di casa, abbiamo riscontrato stranamente un freddo glaciale. Com’era possibile, se ero sicura che, prima di partire da Pavia, il 22 dicembre, avevo lasciato i termosifoni accesi?... Semplice! Me li ero dimenticati spenti!
Abbiamo passato la serata a morire dal freddo, con addosso coperte, cappelli, e la terribile sensazione che tutto fosse andato in tilt: dopo aver riacceso il riscaldamento, continuavamo a non vedere nessun cambiamento, anzi, ci stupivamo di vedere la “nuvoletta del freddo” quando respiravamo. Vedevo Giuseppe tremare, starnutire e soffrire. Tutta colpa mia. Che deficiente totale. Non riesco a crederci, come posso essermi convinta di aver fatto qualcosa di tanto importante, che invece non ho fatto per niente.

Stamattina Giuseppe mi ha svegliato alle 6.15 perché gli avevo promesso ci aiutarlo a lavarsi i capelli prima di andare a scuola. La casa era ancora congelata, e per questo era nervosissimo, e ha iniziato a ventilare a voce alta di tutte le possibili disgrazie in conseguenza della mia distrazione: tubi del riscaldamento spaccati, migliaia di euro di danni, notti da passare in albergo a causa del freddo insopportabile… So che la mattina è sempre un po’ irascibile, ma la situazione era davvero grave. Io ho promesso di rimanere a casa (ho dovuto saltare il lavoro anche oggi) per risolvere il problema.
Alle 9.15, dopo aver raccolto vari altri suggerimenti, ho telefonato al tecnico del riscaldamento che tra l’altro aveva fatto la manutenzione proprio il 22 dicembre. Al telefono, mi ha spiegato quello che dovevo fare per riattivare l’impianto. In diretta telefonica, ho girato una piccola manopola nera, sotto la caldaia. La lancetta dell’idrometro, coordinata a quella del termometro, ha iniziato a salire, e al livello 1,2 ho chiuso la manopola. Pochi minuti dopo, sgorgava dal rubinetto di nuovo l’acqua calda, e dai miei occhi una lacrimuccia di contentezza. Ho ringraziato animosamente il tecnico e ho chiuso il telefono. Verso le 9.30, i termosifoni hanno cominciato a riscaldarsi.
Ho chiamato immediatamente a Giuseppe per dirgli tutto, e anche lui ha potuto tranquillizzarsi.

Almeno per ora… Sospiro!

domenica 21 dicembre 2008

Perfino a Natale...

Quest’anno, dovrò passare gran parte delle vacanze di Natale a disegnare per il fumetto nuovo… ma sarò a Catania, e qualche ora in buona compagnia l’avrò di sicuro…

A tutti voi, tanti auguri di trascorrere un mucchio di tempo libero con chi vi vuole bene, abbracciateli, baciateli, mangiate e divertitevi con loro.

Buon Natale e Buon 2009

Vostra
Paola

lunedì 8 dicembre 2008

Casa Mia, Casa Nostra

Vivo a Pavia!...
Il 3 Novembre, io e il mio Giuseppe abbiamo finalmente passato la prima notte in quella che, a pensarci bene, è la prima “casa nostra”. È in affitto, ma ci sono tutti i numeri perché ci resteremo almeno dai due ai cinque anni. Entrambi la chiamiamo con il vezzeggiativo “la casetta”, misura una cinquantina di metri quadri su due piani, anche se il piano di sopra non è del tutto “abitabile”…
L’ingresso immette nella cucina soggiorno, poi c’è un disimpegno con due porte, una per il bagno e l’altra per la stanza da letto; su questo primo piano ci sono una finestra e una porta finestra, che danno su un ampio balcone con le mattonelle verdi. Dalla cucina soggiorno, sul tetto, si apre una porticina dalla quale può scendere una scala a molla: da lì si accede al piano di sopra, un sottotetto di metri 7 per 3, io la chiamo “mansarda” perchè ci entro, ma il suo punto più alto è di appena 180 cm. Io e Giuseppe ci siamo così creati un po’ i nostri spazi: nella stanza da letto, ci sono una scrivania e tutte e tre le librerie per lui, mentre io lavoro in mansarda.
La mansarda è ancora da rifinire, manca il pavimento e la parete più bassa è tutta da restaurare, ma abbiamo dipinto le pareti (doveva essere rosso mattone ma è venuto ROSA), portato su l’arredamento (due tappeti rossi, la mia scrivania, il pc e le periferiche, un letto, una libreria) e ho anche appeso qualche poster (tra cui BilBolBul 2008…).

Il 3 Dicembre ha fatto un mese che io e Giuseppe abitiamo nella casa nuova, e quel giorno sono scesa a Catania (e sono tornata oggi …).
C’era un motivo per la mia discesa catanese: al momento mia mamma si trova in Austria, mio fratello Sandro vive a Barcellona, mia sorella Veronica a Madrid e mio padre è rimasto solo nella nostra casa a Catania. Veronica, la mia adorata sorella, veniva a Catania per qualche giorno insieme al suo fidanzato Oskar, e io ho pensato di dare un po’ di manforte a mio papà per rendere più gradevole il loro soggiorno…
Non scendevo a Catania da tre mesi, ed era la prima volta che entravo in casa pensando che mia mamma l’ha lasciata. Nutro egoisticamente ancora la speranza che i problemi tra i miei genitori si appianino, ma adesso è questo lo stato di cose. La mia casa a Catania m’è sembrata enorme, rispetto a quella di Pavia. Per meglio dire, la casetta di Pavia mi è sembrata di colpo molto piccola. Bè… si parla di 50 mq contro ad occhio e croce i 120 mq della casa a Catania.
La stanza mia e di Veronica era piena di noi: un’altra cosa su cui ho riflettuto è che, porca miseria, tra pochi mesi compio trent’anni, due terzi li ho passati in quella casa ed è naturale che lì dentro si siano accumulate chilate di roba che mi appartiene.
La mia minivacanza a Catania è stata ancora una volta molto ricca e variegata, sempre con tutta questa vita che mi si accumula addosso… Ricordo che:
1) Ho cercato di rintracciare un mio amico insegnante di Break Dance, Giuseppe Massimino, sognando minuto per minuto il momento in cui avremmo parlato del fatto che mi sono ispirata a lui per uno dei personaggi di Prospettive.
2) Alla fiera, ho comprato 4 giacchette e un paio di collanti di lana per proteggermi dal freddo del Nord.
3) Ho scambiato un breve sguardo con una mia compagna di scuola delle medie, di cui ricordo solo il cognome, "Marletta", che ho riconosciuto nonostante non la vedessi più da quei tempi, e portava un passeggino con tanto di figlio suo.
4) Ad Acireale, sono stata a cena insieme agli altri reduci di Lucca Comics: Luca Patanè, Giovanni Marchese e Carmelo Monaco. Tra le tante cose, Luca mi ha restituito un paio di guanti che avevo scordato nella sua macchina, a Lucca.
5) Ho incontrato parecchi degli amici “Sciottini”, perfino gli sposi Svezia-Catania: lei è incinta!
6) Mio padre ha detto che, se la separazione con mia mamma si consoliderà, tra gli scenari che si presentano, uno è quello della vendita della nostra casa a Catania…
7) Ho visto insieme Veronica e Oskar.
Quanto le ho volute bene, tutte queste persone. Naturalmente, ho rivisto anche le amiche più strette, ovvero la mia cugina-amica Fra, Maria Francesca e Giovanna, e il risultato finale è stato un turbine emozionale di grande forza, pieno di tenerezza, sguardi intensi, baci che scioccano sulle guance ed abbracci stretti, e nel mezzo vedo sempre qualcosa che mi stupisce, mi commuove, mi distrugge o incanta.

Adesso vivo a Pavia, l’ho già detto. Da qui, mi barcameno con i miei lavori precari, faccio la pendolare su treni, metro e autobus con il portatile sulle ginocchia, cucino, pulisco, stendo la biancheria, amo il mio Giuseppe, leggo i fumetti, disegno nella mansarda. Questa casetta, in confronto a quella di Catania, ha meno presa sul mio cuore. Non regge il confronto, lo so… ma qui riesco a disegnare Prospettive, e ancora penso a delle alternative su come mettere il viola. È un fumetto ambientato a Catania.

venerdì 7 novembre 2008

Lucca, un anno dopo

Meglio tardi che mai…

… Almeno quest’anno torno contentissima da Lucca Comics & Games, che è stata vissuta a metà fra Lavoro & Fatiche e Divertimento & Relax… Questi erano i miei propositi:
L&F. Mi sono presentata a Lucca portando ancora Inchiostro di Jack - pubblicato esattamente un anno fa -, la nuova tavola su Mono n. 4 e il nuovo progetto, Prospettive, sperando di avere l‘approvazione per la sua pubblicazione. E speravo di procurarmi dei nuovi contatti…
D&R. Dopo aver trascorso diverse settimane di stress NIENTE MALE, speravo di farmi quattro risate e di rallentare un po’ i ritmi, abbandonando il tormentone dell‘orologio o del tempo che è troppo poco…
Devo riconoscere che la Tunuè ha una sorprendente capacità di farsi voler bene e di tenere tutti insieme tanti collaboratori. Quest’anno alloggiavamo insieme, eravamo una ventina di persone suddivisi in appartamenti, dentro una specie di agriturismo di serie B a San Petrognano, a una ventina di chilometri da Lucca. Condividevo il mio appartamento con altri quattro siciliani catanesi (non per niente il gruppo si chiamava “la Sicilia al potere“): la coppia di autori Giovanni Marchese (Acireale) & Luca Patanè (Giarre), e poi i miei amici catanesi Simone Campisano (Caltagirone) e Carmelo Monaco (Catania, come me).

1° GIORNO - 30 ottobre, giovedì
Il primo ricordo legato a giovedì 30 ottobre è la telefonata che ho ricevuto alle 6.30 proprio da Giovanni, Luca e Carmelo, viaggiatori in auto da Catania a Lucca. Erano appena arrivati a destinazione, e mi davano il buongiorno…
Io ho preso un treno da Milano alle otto, insieme a Simone. Per strada, abbiamo rivisto il mare (che non vedevo da circa due mesi), agitatissimo, scuro e spaventoso, con delle onde smisurate e attraenti…
A Lucca siamo arrivati verso le 13.30, e pioveva. Ce la ricorderemo, la pioggia…
Mi ha stupito sapere che il biglietto giornaliero è salito a ben 12,00 euro, mentre sono aumentate le agevolazioni con gli abbonamenti: Carmelo ha pagato 35,00 euro per tutti e quattro i giorni. Poi, i padiglioni erano più numerosi dell’anno scorso, e più sparsi in lungo e largo per la città…
Lo stand Tunuè si trovava nel padiglione degli editori più grande, accanto ad una delle porte di ingresso. Dopo le esaltazioni iniziali per aver rivisto molte persone che non avevo più incontrato da mesi, ho iniziato a disegnare, con i nuovi pantoni rosso e grigio: dopo qualche minuto ho dovuto mettermi il giubbotto, poi il cappello, e ancora non smettevo di tremare. Intanto, non passava molta gente…
Pezzo forte allo stand Tunuè era Paco Roca, autore spagnolo di Rughe, bellissimo libro sulla vecchiaia e l’alzheimer: lui parlava poco l’italiano, ma si arrangiava con lo spagnolo, l’inglese e il francese. Mi è sembrata una persona umile e sensibile, oltre ad essere solare e spiritoso. Disegnava SEMPRE, anche perché il libro ha venduto tantissimo…
Alla chiusura della fiera, ero un po‘ seccata, perché mi sembrava di non aver concluso nulla. Per fortuna, c’era il gruppo dei siciliani, specialmente Luca e Giovanni, che mi faceva ridere…
Tutti i Tunuè siamo andati insieme alla premiazione Gran Guinigi, preceduta da un imponente banchetto. Lì, c’erano ad abbuffarsi un sacco di VIP dell’editoria di fumetti italiana…
L’incontro che mi ha fatto più piacere è stato quello con Serena Varani, responsabile dei diritti internazionali della Kappa Edizioni, che conobbi ai tempi della tesi di laurea, che mi aveva aiutato moltissimo nel mio lavoro, che mi era piaciuta come persona, e che non vedevo dal 2004.
Dopo il banchetto, è seguita la premiazione. I Tunuè hanno occupato quattro file di poltroncine, ed io ho scherzato con i miei amici siciliani, facendo loro notare che eravamo stati incollati assieme tutto il giorno, chiedendo loro di tenere le distanze almeno in quell’occasione: mi sono così trovata seduta alla mia sinistra la mia valigia, e alla mia destra un posto vuoto.
Quand’ecco, vedo arrivare uno dei miei autori di fumetti preferiti: Vittorio Giardino.
… Il mio amico Antonio Anastasi lo conosce bene, e parecchi mesi fa mi aveva incitato per regalargli una copia di IDJ. Mi aveva perfino comunicato il suo indirizzo di casa, ma a me era rimasto solamente il proposito…
… ed adesso era lì, e guarda un po’, si siede proprio accanto a me!
Iniziano a partire foto e flash a destra e a sinistra degli amici Tunuè che immortalavano il momento.
Nel frattempo, nella mia testa comincia un film su come presentarmi e quello che dirò a Vittorio Giardino: tutti i ciak mi vedono fare la figura della cretina. Così, nella realtà, tengo la bocca chiusa, con il dualismo fra “C’è Vittorio Giardino accanto a me! DEVO dire qualcosa!” e “Meglio stare zitta che sembrare una deficiente…”
La svolta è stata quando hanno chiamato il vincitore del premio “Maestro del fumetto”, ed era proprio lui!… è stato allora che si è iniziato a parlottare, gli ho riferito di Antonio Anastasi e gli ho descritto un po’ la realtà della Tunuè.
Loro, i Tunuè, hanno avuto una grande soddisfazione grazie a Paco Roca, vincitore della “Migliore Storia Lunga 2008”.
Dopo la premiazione, sono salita in macchina con il gruppo dei siciliani, e ci siamo diretti all’agriturismo, in alta montagna, fra deliziose e tenebrose stradine di campagna. Sono seguiti il consueto fancazzismo, un mucchio di stupidaggini dette a voce alta, qualche bicchiere di vino e una bella notte di sonno…

2° GIORNO - 31 ottobre, venerdì
Ancora pioggia. Siamo ripartiti con la macchina alle otto del mattino, percorrendo una strada diversa da quella del giorno prima. Arrivati a Lucca, ho fatto colazione con due strepitose fette di torta di riso e un cappuccino: siamo ritornati allo stesso bar tutte le mattine...
Ancora poca gente a Lucca Comics… Ne ho approfittato per parlare con Massimiliano della Tunuè di “Prospettive”, e ho avuto l’approvazione. Evviva!…
Dopo un paio d’ore di disegnini per il pubblico, accanto alla caffettiera che Luca & Giovanni avevano portato dall’agriturismo per fare un po’ di spettacolo (“Ti sto cercando“ è stato dipinto con il caffè), ho provato ad andare agli incontri con gli editor. Ho aspettato inutilmente circa tre ore, che non so come si sono dileguate in modo non troppo pesante fra le chiacchiere con i vari amici e autori che ho incontrato lì, nell’Area Pro, e la pausa pranzo con gli spaghetti noodles alla pancetta, acquistati al padiglione Japan.
Ad ogni modo, si potrebbe fare di meglio con questi incontri con gli editor… A parte i ritardi, gli incontri rimandati, le attese senza sapere il perché, in parecchi si lamentava il nonsense della selezione dei colloqui in base ad una sorta di “miniportfolio”, per due motivi più o meno discutibili:
1) una selezione rischia di essere fatta in modo involontariamente poco corretto, per la fretta o per la numerosità delle richieste
2) un miniportfolio di una decina di pagine, spesso non rende giustizia alla produzione dell’autore, come può essere invece il portfolio completo
… all’autore rimarrà sempre il dubbio se fosse il miniportfolio a non andare bene anziché proprio lui stesso, e poi naturalmente il dispiacere di non aver potuto neanche rivolgere la parola all’editor.
Per la famosa legge di compensazione, ho avuto un incontro con un vip dei fumetti, che forse ha in serbo qualcosa per me, ma non ne parlerò in questa sede… Ad ogni modo, era siciliano anche lui. È pazzesco, continuo a incontrare sparsi dappertutto dei poveri emigrati come me, poveri non sempre nel senso letterale del termine, anzi…
Intanto, ho iniziato a comprare un po’ di fumetti, tra cui, mi sembrano bellissimi:
- “LMVDM” di Gipi, Coconino Press
- “La bambina che pende“ di Peeters - Schuiten, Lizard Edizioni
- “Little Ego” di Vittorio Giardino, Lizard Edizioni
- “Una lieve imperfezione” di Adrian Tomine, Rizzoli
- “Pioggia d’estate” di Sergio Algozzino, 001 Edizioni
Al termine della seconda giornata di fiera, abbiamo beccato di nuovo la pioggia. Mentre ci dirigevamo al parcheggio, ho sentito la voce di Cristina D’Avena. Era lì, che teneva un concerto per Lucca Music… Io e Luca Patanè siamo rimasti a guardare e ad ascoltare, ma è stato solo per pochi minuti, visto che gli altri tre siciliani votavano per tornare subito all’agriturismo. Eppure, le canzoni dei cartoni animati come “Magica Emi” o “è quasi magia Johnny” ci hanno accompagnato ancora a lungo, fino a quando abbiamo recuperato l‘auto e siamo riusciti a uscire dal parcheggio (circa un‘ora dopo…),
La sera, c’è stata la cena all’agriturismo Tunuè… Mentre la legna nel camino scoppiettava nel fuoco, si sparavano discorsi surreali sulla bellezza di Sandra Milo, e nel frattempo ci abbuffavamo con pizza e frittata di patate affogate nell’ottima sangria…

3° GIORNO - 1 novembre, sabato
Mi alzo per prima, apro la porta d’ingresso e vengo investita dalla luce: aveva smesso di piovere!!!…
Ho passato gran parte della giornata allo stand, seduta a disegnare - nella posizione più scorretta che potevo scegliere - perché la gente si è catapultata a Lucca a partire dalla prima mattina, affollando i padiglioni come succede ogni anno nella normalità, ovvero a morire di caldo, impossibilitati nei movimenti e con il mal di testa che nasce piano piano…
Durante la giornata, ho incontrato un po’ di persone, amici e lettori… Una coppia di moglie e marito che avevano comprato il libro, mi hanno chiesto se avevo fatto qualcosa di nuovo, e poi mi hanno incitato con un “Noi ti seguiamo!”… E ancora, una ragazza che è venuta allo stand per conto di una sua amica di Pisa: quest’ultima aveva comprato IDJ nella sua città, e aveva chiesto all’amica di venirmi a cercare per una dedica…
Verso le 16 mi sono diretta allo stand Lizard per farmi autografare “Little Ego” da Vittorio Giardino e portagli una copia di IDJ, ma ho ritrovato la folla, tenuta a bada da una signora accanto al “maestro”. La stessa mi ha detto che orami era troppo tardi, gli autografi erano già tutti prenotati. Ciò nondimeno, ho trovato uno spiraglio per salutarlo. Vittorio Giardino si è alzato, abbandonando momentaneamente quello che stava facendo, no, no, non mi merito tanta gentilezza… Quando gli ho consegnato il libro mi ha chiesto: “Tu sei Paola Cannatella?” e al mio “sì” ha sgranato gli occhi. Forse qualcuno gli aveva già parlato di me?…
Quando siamo usciti dal padiglione, verso le solite 19.30, ho cominciato a sentire un dolorino alla schiena, vicino ai reni. A poco a poco, mentre camminavamo, è diventato lancinante, tanto che ad un certo punto non riuscivo a pensare a nient’altro e in alcuni momenti mi veniva da piangere.
La sera siamo passati alla festa SelfComics, io sono rimasta per quasi tutto il tempo appoggiata alla parete, all’esterno, per sentire meno male… ancora una volta ero circondata da VIP, e ad un certo punto mi sono ritrovata a osservare il concerto musicale dei Coconino attraverso il vetro di una finestra: Igort alla batteria, Giacomo Nanni al basso, Davide Toffolo alla chitarra e Marco Corona voce. Non ho capito bene se era tutta una farsa o erano seri, ma dopotutto, li ho spiati solo per pochi minuti…
Abbiamo abbandonato quasi subito la festa, e ce ne siamo tornati all’agriturismo… Io mi sono buttata subito a letto.

4° GIORNO - 2 novembre, domenica
Per fortuna, la schiena andava un po’ meglio…
A Lucca, la mattinata è stata più o meno affollata come il sabato. Approfittando del fatto che la mia sessione di dediche iniziava a mezzogiorno, sono andata a vedere le mostre dei fumetti: mi hanno commosso in particolare le tavole di Andrea Bruno, quelle di Silvia Ziche e quelle di Paolo Bacilieri realizzate per la storia “Nostra signora delle Api“, all’interno della mostra dedicata a Jan Dix, nuovo personaggio della Sergio Bonelli Editore. Ho anche visto le spettacolari tavole di Grzegorz Rosinski: non avevo mai visto tavole così grandi… E poi, ho immortalato un particolare della mostra di John Romita Jr.
Ho continuato i miei acquisti di fumetti con:
- “Tutti gli uomini sono maschi“ di Luca De Santis e Sara Colaone, Kappa Edizioni
- ovviamente “Rughe” di Paco Roca, Tunuè
- “Metauro” di Michele Petrucci, Tunuè
- “Guardami più forte” di Luca Russo e Cristiano Silvi, Tunuè
… Dopo, ho cominciato con i disegni su IDJ, seduta bene, questa volta. Mentre disegnavo, sento una voce che capisco stava commentando quello che stavo facendo… Alzo la testa, era Vittorio Giardino, accompagnato da sua moglie!
è stato bellissimo... All'inizio ho parlato io con lui, mentre sono iniziate a partire ancora una volta le foto dagli amici Tunuè... Loro, i Tunuè, erano emozionatissimi, appena io sono andata a prendere il mio biglietto da visita si è creato un piccolo anfiteatro umano tutto intorno a Vittorio Giardino: gli autori e gli editori Tunuè stavano a contemplarlo e ad ascoltarlo, e naturalmente non c'era più spazio per me. Mi è sembrato contento di aver conosciuto la Tunuè, si è complimento per il catalogo e la scelta di avere selezionato anche autori esordienti... A tal proposito, ha detto tante cose che mi sono state di incoraggiamento…
Infine, i saluti prima della partenza. Baci, abbracci, doni inaspettati… Luca Patanè ha fatto un ritratto col caffè del mio personaggio femminile di IDJ (praticamente la mia faccia) e mi ha scritto una dedica di coraggio e affetto, l’ho apprezzato moltissimo.
Alle 18.32 ero di nuovo alla stazione di Lucca, per ritornare a Milano. Sono riuscita a partire rischiando di essere schiacciata dalle decine di ragazzi che spingevano per salire sul treno, e puzzavano come me di Lucca Comics & Games…









Ho ancora l’odore addosso.

martedì 28 ottobre 2008

Non sono morta

… No, no, state tranquilli, sono viva!!!
Anzi, sono in attività!…
Come tantissimi altri autori di fumetti, mi sto preparando per Lucca Comics, dove sarò presente dal giovedì 30 ottobre fino alla domenica 2 novembre…
Dovrei anche avere delle sessioni di disegnini+firme presso la Tunuè tutti i giorni dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17, più un’ora dalle 14 alle 15 presso lo stand AFUI (Associazione Fumetterie Italiane). Spero di non fare radici agli stand, voglio anche andarmene un po’ in giro, quest’anno, porca miseria!…
Vorrei poter raccontare tutto quello che mi è successo in queste ultime settimane, che mi ha allontanato dal blog, e su cui avrei potuto scrivere molte “vicende e vicissitudini“: ho perso, bloccato, ritrovato e buttato il bancomat; mi sono fatta rubare la bici e ne ho comprata un’altra senza accorgermi che aveva la ruota scoppia; ho cambiato casa a Milano altre due volte; ho lavorato part-time alla Bindi pasticceria S.p.a. con lo sconto del 40% sui prodotti; ho ultimato il catalogo della ReNoir; sono stata in gita d’amore alle grotte di Bossea; mi preparo per il trasloco a Pavia; ho letto tanto, e in particolare un fumetto i cui disegni e soprattutto la colorazione mi hanno incantata, “Sambre” di Yslarie (collezione 100% cult comics - Panini Comics), e molto altro… ma rimarranno solamente questi brevi cenni.
Tra esaltazione, stanchezza, determinazione, vuoti di memoria, voglia di piangere, fame, ansia,
felicità, sto anche lavorando molto a “Prospettive”, per presentarlo ufficialmente agli editori… (
Certo non è molto furbo da parte mia mettere una illustrazione di "Prospettive" insieme alla copertina di "Sambre"...)

Al ritorno da Lucca Comics, farò un report!

venerdì 26 settembre 2008

Ultimissime...


Questa immagine è parte della splash page del sito internet della Renoir Comics, al cui restyling ho lavorato sin da Aprile e che oggi finalmente è stato messo on-line…
Evviva!!!…

http://www.renoircomics.it/index.html

Per chi non conosce la Renoir, consiglio caldamente di darci un’occhiata, perché pubblica dei fumetti bellissimi come Koma e Gyakushu! e presto ci saranno delle nuove uscite molto interessanti (sul sito ci sono le anteprime). Per chi già la conosce, il suggerimento è lo stesso, perché il sito si è rinnovato con il restyling e rispetto al vecchio sito ci sono un mucchio di fumetti in più…
Altre ultimissime…
- Domani vado a Treviso per Fumetti in TV, e ci starò per tutto il weekend… andrò anche a trovare il mio amico catanese Gianluca Ferro & family;
- Martedì inizio un lavoro part time come data entry con conoscenze di amministrazione del personale presso la Bindi Pasticceria S.P.A.;
- Ho terminato lo storyboard di “Prospettive“! Allego di seguito una sequenza di sguardi di una delle tavole che ho completato…

giovedì 4 settembre 2008

Vecchi personaggi

Da pochi giorni sono di nuovo a Milano…
Da brava mezzafumettista, sto cercando un lavoro part time nel settore economia e commercio da
affiancare ai fumetti per risollevare le mie finanze. La pacchia è finita!!!
Finora ho fatto visita a tredici agenzie di lavoro interinale, i vecchi personaggi che già conoscevo di fama: Metis, Adecco, Obiettivo Lavoro, ma anche Lavorint, E-Work, Temporary, Vendior, Start People e un po’ di altri.
Non sono mai stata una lavoratrice interinale. Alcuni storcono il naso alla mia disponibilità solo part time, altri sono incuriositi, perché alla fine non è una richiesta comune, e poi addirittura qualcuno rimane contento appena gli dico che potrei lavorare in qualunque momento della giornata (mattina, pomeriggio e a turni) perché i miei “altri lavori” li gestisco in autonomia.
A casa sto rispolverando l’inglese, leggendo a voce alta, parlando in inglese con i miei generosi coinquilini, e ascoltando Jesus Christ Superstar e Rocky Horror Picture Show.
Per quanto riguarda i fumetti, devo completare lo storyboard di “Prospettive” e parallelamente dovrei restaurare un vecchio progetto, “City Climbers”, disegnato nel mio stile manga, che forse potrebbe interessare a un editore…
Il mio personaggio si chiama Fra, ed è un’arrampicatrice di città.
È stranissimo preoccuparmi di tutto questo. Le sensazioni di deja-vu fioccano di continuo, mentre mi cerco un lavoro come assistente al controllo di gestione, o alle paghe o come segretaria qualificata… mansioni che avevo praticamente accantonato da quando mi sono trasferita al Nord, ma appena mi chiedono “Di che cosa ti occupavi?” ne rispondo prontamente con un elenco di variegate attività che ho svolto per ben tre anni e che, in un modo diverso dai fumetti, mi fanno accendere il cervello, e mi ricordo di tutte le persone con cui ho lavorato.
Mi accompagnano i pochi disegni inchiostrati di Fra, gli schizzi dello storyboard, lo studio dei numerosi personaggi secondari e la lunga storia dei City Climbers, il cui progetto originale risale proprio a quel periodo.
C’è anche una sensazione rassicurante, perché le vecchie mansioni e i vecchi personaggi penso di conoscerli e di saperli gestire, ma qui non siamo a Catania e anche il settore dei fumetti è in continua trasformazione!…
Potrò essere di gradimento?…

domenica 31 agosto 2008

Ferragosto a morsi


“Da quand’è che organizzi Portopacchio, Marisa?”
“Mmm… dunque… ma quanti anni sono?... dal 1996!”
Portopacchio è il nomignolo che è stato da poco affibbiato all’evento fondato dalla splendida Marisa, mamma del mio amico Stefano Sciotto, e che questo mese ha compiuto ben 12 anni: il fenomeno consiste nell’affittare per l’estate una casetta indipendente con giardino nell’estrema punta sud della Sicilia, nei pressi di Portopalo e Pachino, e poi ospitare nel corso dei giornate estive dalle venti alle cento persone, che pernottano quasi tutti in tenda e a volte contribuiscono alle spese.
I più assidui frequentatori di Portopacchio sono i miei catanesissimi amici denominati appunto “Sciottini”, di cui ad esempio fa parte la mia cugina-amica Fra, Giuseppe De Francisco, che si è sposato a Stoccolma, Laura LF, ma anche un sacco di altri ragazzi e ragazze: alcuni di loro vivono stabilmente a Catania, altri sono emigrati in varie parti d’Italia (Napoli, Roma, Bologna, Milano…) e qualcuno anche nel resto del mondo.
Come posso descrivere gli Sciottini?… La maggior parte di loro si caratterizza, ad esempio, per:
- eccezionali conoscenze culturali a 360 gradi, in particolare in materia di lettere, storia, filosofia, musica, cinema e teatro;
- l’incapacità di essere in orario ad un qualsiasi appuntamento;
- una spiccata tendenza al fancazzismo, ovvero l’arte del dolce far niente o comunque nulla di produttivo, condividendo la calma, la rilassatezza e alle volte il silenzio, ma in gran parte dei casi intessendo sul tempo meravigliose chiacchiere da cui si potrebbero scrivere centinaia di storie;
- talenti fuori dal comune, fino al puro genio;
- relazioni amorose, passate e presenti, complesse e stratificate;
- l’interesse per la buona cucina;
- apprezzabilissimo senso dell’umorismo, corredato di arguzia e teatralità;
- istinto all’avventura, ovvero tranquilla accettazione delle decisioni nate per caso o all’ultimo secondo, intraprendendo progetti incredibili (per ordinaria amministrazione: uscite, viaggi, ecc…);
- il vizio del fumo;
Poiché io condivido solamente in parte l’amore per il fancazzismo, inizio a soffrire quando i ritardi si accumulano e spesso mi preoccupo per l’organizzazione degli eventi, non posso definirmi una Sciottina.
Il mio Giuseppuzzo l’ho conosciuto proprio a un Portopacchio, nel 2002.
L’anno scorso Marisa ha comprato casa vicino Pachino, nei pressi di una vasta spiaggia chiamata Punta delle Formiche. Il mare dista dalla sua proprietà appena trenta metri, ed al mattino si può uscire dalla tenda e andare subito a farsi il bagno. L’acqua è cristallina e sempre abbastanza calda. La sabbia ocre è morbida perché mischiata con argilla. A ridosso della spiaggia c’è anche un poco di vegetazione selvaggia. La densità umana è bassissima: il motivo risiede nel fatto che raggiungere questi luoghi non è affatto facile. Nei navigatori satellitari spesso non compaiono neanche. Bisogna andarli a cercare, scoprirli e ricordarsi i pochissimi punti di riferimento che le strade e il paesaggio hanno a disposizione.
…Quello che ho scritto finora non è poco, ma si tratta solo di una premessa.
Quest’anno, sono arrivata a Portopacchio il 12 agosto. La mattina del 14, sono partita per Siracusa, insieme a Giuseppe e un nostro amico ospite da Alessandria, Giancarlo. È stata una giornata davvero interessante, ma per tutto il tempo mi martellava nella testa il desiderio di farmi un bagno.
Nel frattempo, ho cercato di ricongiungermi a due mie amiche, Giovanna e Maria Francesca:
- Giovanna l’ho acchiappata a Siracusa, nel tardo pomeriggio, insieme al suo fidanzato Salvo.
- l’arrivo di Maria Francesca, carissima amica dai tempi dell’università, era previsto a Pachino, alle 20.30... Un bel viaggio, il suo, iniziato alle 14.30 da Palermo, dove lavora.
Verso le 20.00 siamo ritornati a Portopacchio. Giuseppe era andato a prendere Maria Francesca, mentre io ero rimasta con Salvo e Giovanna per aiutarli a montare la loro tenda. Mi ero messa il costume ed ero pronta a correre in spiaggia. La casa era piena di gente che non conoscevo, ho salutato il mio amico fumettista Kanjano che a sua volta mi ha presentato un altro fumettista di Catania, il simpaticissimo Antonio Bruno. Ci stavamo rallegrando tutti insieme, quando è accaduto un evento imprevisto.
“La tua amica è stata morsa!”
Il mio assai stimato amico Sciottino Giorgio era uscito di mattina, ed aveva lasciato il suo cane Ziko legato ad un albero. Ziko è un bastardino di grandezza più grande che media e ha legato pacificamente con Gea, la cagnetta di Stefano, un’esile cirneco dell’Etna. Me lo immagino, tutto il giorno con la corda al collo, mentre Gea girava in libertà.
Alla sera, con la poca luce a disposizione nel giardino di Portopacchio, e con tutta la gente in giro per la notte di ferragosto, Giovanna non ha visto Ziko e gli ha pestato una zampa. Allorchè, Ziko le ha morso la gamba, vicino ad una natica. Il morso non era profondo, ma ha lasciato le tracce dei denti e la gamba ha cominciato a gonfiarsi. D’altra parte, Giovanna ha avuto in passato molti problemi di salute e il suo sistema immunitario è assai debole. Avevo pensato di invitarla a Portopacchio anche per distrarsi…
Non ci potevo credere. Insomma, un momento di serenità, per favore!
…Nel frattempo, sono arrivati Giuseppe e Maria Francesca. Baci, abbracci e preoccupazioni. Abbiamo deciso di cenare, prima, e agire poi. Ed ero così felice di rivedere i vecchi amici e fare nuove conoscenze. E si rideva, si sparavano battute, si delirava fra i sorrisi.
Eppure, il problema del morso c’era ancora: bisognava andare dalla Guardia Medica, farsi prescrivere l’antitetanica, comprarla in una farmacia notturna e trovare qualcuno che sapesse fare una puntura. La semplicità di questa formula era solo apparente… dove dovevamo andare, per la Guardia Medica? A Pachino, a Marzamemi o addirittura a Noto?… I medici sarebbero stati competenti e subito disponibili?… Una volta andati, sarebbero riusciti Salvo e Giovanna a ritrovare la strada per tornare a Portopacchio?… Un’avventura di cui si sa l’inizio ma non la fine, di cui si è cominciato a discutere parecchio, e con la possibilità di impiegare diverse ore per affrontarla…
Alla fine, ho preso la mia decisione. Io che conoscevo la strada per Portopacchio, sono salita in macchina con Salvo e Giovanna, e l’eroica Maria Francesca, che sapeva l’ubicazione della farmacia notturna a Pachino, è venuta con noi.
Ci siamo diretti verso il centro abitato. Siamo entrati in un bar orribile e a prima vista poco raccomandabile, il bar Mercato, a chiedere indicazioni per la Guardia Medica. Grazie alle ottime indicazioni della banconista, una signora sulla cinquantina che teneva a bada numerosi omaccioni di aspetto ributtante ma gentili, siamo riusciti a raggiungere la Guardia Medica in pochi minuti. Il medico di turno era un dottore occhialuto, di bassa statura, molto silenzioso. Ci ha chiesto se il cane era domestico, e se conoscevamo il proprietario. Ci siamo appellati solo in parte alla verità. Ordunque, siamo andati alla ricerca della farmacia notturna: il farmacista stava dormendo, e siamo stati costretti a suonare il campanello molte volte prima che ci aprisse la porta. Successivamente, siamo tornati dal nostro bravo medico silenzioso con l’antitetanica, e lui è stato così disponibile da fare la puntura a Giovanna. Alla fine, verso mezzanotte, esaltati per aver liquidato il problema del morso in meno di un’ora, siamo ritornati vittoriosi a Portopacchio.
Sono scesa dalla macchina quasi saltellando, già pregustando il momento in cui avrei fatto l’agognato bagno di notte in spiaggia. Ho salutato Giuseppe e un po’ di altri amici che erano arrivati nel frattempo. Ho visto uno dei migliori amici di Giuseppe, seduto ad una delle panche vicino al tavolo del giardino, e gli sono venuta vicino per salutarlo.
“Ciao, Paola!”
“Ciao, Antonio!…”
Non finisco la frase, che perdo l’equilibrio: all’ombra, accanto alla panca, c’erano Ziko e Gea che stavano dormendo accovacciati l’una dinanzi all’altro, ed io ci ho messo il piede sopra. Mentre eravamo fuori, Giorgio era tornato e aveva slegato il suo cane dall’albero, per farlo rilassare un po’ e toglierlo da un punto di passaggio di tanta gente.
È avvenuto tutto in un istante. I cani sono saltati in aria, Gea piangeva e Ziko pure, solo che lui mi ha morso. È la gamba destra, nell’interno coscia, vicino al costume. Mi ha fatto male, ma mi sono divincolata immediatamente. Ho incrociato le gambe e ho stretto le labbra per incassare il dolore e lo spavento. E in pochi secondi si è attenuato. Tutti quelli che hanno assistito alla scena, mi hanno chiesto come stavo, e volevano vedere se ero ferita.
“No, no, non mi sono fatta niente! Non mi fa neanche male!”
Anche Giuseppe era stato informato, ed è intervenuto sconvolto a chiedermi come mi sentivo, ma la mia risposta era la stessa. Ho alzato il mio vestitino bianco, ho girato la coscia e ho visto tre puntini rossi.
“Sì, c’è un po’ di sangue, ma non è niente! Sto bene, davvero!!!”
Qualcuno ha bisbigliato che anche io dovevo andare dalla Guardia Medica, però io sapevo che non se ne parlava neanche. Giovanna aveva i suoi problemi di salute, ma io no. E volevo solo divertirmi, stare con gli amicucci e farmi il bagno.
Quand’ecco che Giovanna mi è venuta vicino, insistendo per guardare la ferita alla luce, in cucina. Era così preoccupata che l’ho accontentata. Mi sono seduta su un letto (anche in cucina ci sono dei letti per gli ospiti!), attorno a me si è avvicinato qualche altro conoscente per scrutare il mio interno coscia, e ho osservato di nuovo il morso.
E allora mi sono impaurita. C’erano sì due piccoli puntini rossi, ma il terzo era uno squarcio. Forma ovale, lungo tre centimetri, ancora non sanguinava, ed aveva l’aspetto di un grosso buco.
“Paola, devi andare per forza dalla Guardia Medica.”
No, no, non ci potevo credere. Che coincidenza assurda è questa! Non è giusto, e allora niente bagno? Sono finite le mie vacanze?… Mi devono mettere i punti? Io non ho mai avuto ferite gravi, mai i punti!… Fanno male?… Anche l’antitetanica fa male?… E cosa dirà quel medico silenzioso appena saprà che sono stata morsa anch’io dallo stesso cane di prima?…
Insomma, mi sono un attimino confusa. È arrivata un sacco di gente a vedere la ferita. Giorgio è arrivato per scusarsi. Giuseppe gli ha detto di sopprimere il suo cane. Io non volevo farmi i punti, non volevo rovinare il ferragosto a nessun altro, cercavo di pensare ad una soluzione alternativa, temporeggiando... Alla fine, Giuseppe mi ha investito con la sua forte decisione di “Andare dubito alla Guardia Medica, e basta.”
La straordinaria Maria Francesca è venuta con noi in macchina. Anche Salvo e Giovanna volevano venire con noi, ma io li ho intimidati di rimanere a Portapacchio a divertirsi.
Solo allora, in auto, ho pianto un po’. Che fifona, nell’intimità con il fidanzato e l’amica. Alla Guardia Medica, il medico silenzioso, e alla fine pure simpatico, mi ha messo due punti, mentre io tenevo la mano a Giuseppe e blateravo senza sosta il resoconto dell’accaduto. Maria Francesca mi stava vicina da un paio di metri di distanza.
Poi, sono rimasta sola alla Guardia Medica, perché Giuseppe e Maria Francesca sono andati a comprare l’antitetanica. Lì, ho iniziato a riflettere su un sacco di cose che non c’entravano molto con il morso, e ho pianto un altro po’.
Quando siamo ritornati tutti a Portopacchio, verso l’una, né Ziko né Giorgio c’erano più. Giorgio ha riportato immediatamente il suo cane a Catania. Io ho ricevuto numerose attenzioni e gesti di tenerezza. Tutti quelli con cui non avrei altrimenti parlato, mi hanno chiesto come stavo. I miei amici mi abbracciavano e mi baciavano la testa, la fronte e le guance.
Credo che io e Giovanna siamo state le donne più chiaccherate del ferragosto di Portopacchio 2008. Eppure, in tutto questo c’è stato un equivoco. Lei, che non ha versato una lacrima ma sul cui morso sono state aperte tante discussioni, è apparsa a molti come una guastafeste un po’ egocentrica. Io, che all’inizio ho fatto la splendida con uno squarcio alla gamba, e lontano dagli sguardi di tutti mi sono spaventata, sono sembrata coraggiosa.
È passata quasi inosservata invece la generosità di Maria Francesca che ha trascorso quasi tutta la giornata sull’autobus o in macchina per stare vicino a me e a Giovanna. A lei, una donna modesta, discreta, sensibile e con le palle, resta la mia consapevolezza. Che amica!!!