martedì 15 aprile 2008

La legge di compensazione

A poco a poco, sto riempendo il muro sopra la mia scrivania con i volantini delle fiere di fumetti dove sono stata nel corso del 2008. Con il Fullcomics di Piacenza fanno sei in quattro mesi, ma sempre durante lo stesso periodo non ho più lavorato nel settore economia e commercio. Anzi, non ho più lavorato per niente, eppure ho un principio di esaurimento fisico e nervoso…
Io e il mio Giuseppe siamo ormai entrambi stanchi e nervosissimi, usciamo raramente a divertirci un po’ e, con il condimento di qualche altro problemino familiare che ho dovuto lasciare a Catania, la sera prima della mia partenza per Piacenza ho scatenato un litigio silenzioso. Io litigo così: penso cose bruttissime, rimugino e non dico una parola perché sputarla fuori sarebbe peggio.

La mattina seguente, l’11 aprile, mi sono scusata per il mio comportamento esagerato, e poi sono salita sul treno. Avrei dovuto rallegrarmi un po’ per il fatto di essere un’OSPITE del Fullcomics, invece è ritornato il malumore: per iniziare, a Piacenza pioveva, ho perso l’autobus e l’autista del successivo mi ha detto che lo Stadio Hotel - fuori città - distava perfino dalla fermata dell’autobus. Ho percorso un chilometro a piedi con bagagli e ombrello, fino al cavalcavia. Poi, mi sono ritrovata ad attraversare un campo sterrato pieno di erbacce alte un metro.
Insomma, sono arrivata all’albergo fradicia e incazzata. Dopo essermi data una ripulita, si sono fatte le undici. Dato che non potevo aspettare un’altra ora per raggiungere il festival,dietro consiglio del receptionist, ho preso un taxi da 11 euro.
Per prima cosa, sono andata a vedere la mostra su “Inchiostro di Jack” al Palazzo Farnese. La gentilissima Elena dello staff organizzativo mi ci ha condotto dinanzi, ed io le ho chiesto subito a chi dovessi rivolgermi per lamentarmi: non c’era l’ombra di “Inchiostro dietro le quinte”, la mostra su come ho realizzato il fumetto, delle venti tavole accordate ce n’erano soltanto sei, e metà non erano neppure le migliori che avevo inviato. Attaccato al primo dei tre pannelli a me dedicati, c’era scritto solo “Paola Cannatella”. E chi è? E che cosa sono quelle tavole? E perché non c’è nemmeno il nome del libro, visto che è una mostra sul libro?... Abbattuta e infreddolita, ho raggiunto Concetta e Daniele della Tunuè a piazza Cavalli, dove si svolgeva la mostra mercato di Fullcomics e… sorpresissima!!! Il festival era sotto i portici ALL’APERTO, e io non lo sapevo!!! Il gelo e l’umidità si sono impadroniti delle mie ossa, e la frase “CHE FREDDO” è stata la più pronuciata della manifestazione. Nel corso della giornata ho iniziato a disegnare sui libri, ma non ne ho venduto neppure uno. Durante il giretto per la pausa pranzo, in compagnia di Concetta, mi si è rotto un tacco dei mio famoso unico paio di scarpe coi tacchi. Da lì a poco, in piazza Cavalli è iniziata la conferenza della Lega Nord a tutto volume.
Fortunatamente la legge di compensazione ha rivolto lo sguardo verso di me, e da quel momento le cose non sono più peggiorate. Prima di tutto, in Via Calzolai ho trovato un simpaticissimo calzolaio di nome Umberto, che mi ha riparato il tacco con la promessa che non si sarebbe rotto mai più. Poi, ho conosciuto alcuni degli organizzatori del Fullcomics: Salvatore Primiceri (la voce preregistrata nella stazione di Milano Centrale) e Ivan Zoni (giovane e bravo disegnatore), entrambi molto disponibili. Ancora, ho incontrato un altro autore ospite, Giuseppe Manunta (il creatore di “Giunchiglia”), e la sua compagna Roberta (Coniglio Editore), entrambi alloggiati come me allo Stadio Hotel. Utilissimo confronto con altri autori e personaggi vari a parte, c’è stata con tutti loro una bella atmosfera di risate, sdrammatizzazione e simpatia. Ho avuto l’impressione che al Fullcomics regnasse una certa aria di affabilità e confidenza, alla fine in tanti ci si salutava e si chiacchierava di argomenti surreali– anche spesso per mancanza di un pubblico scoraggiato dalla pioggia e/o dal freddo-, e credo che questo sia un merito degli organizzatori. Più tardi hanno risolto il problema con l’albergo, Ivan ci ha accompagnati la sera e ci è venuto a prendere la mattina.

Già, la mattina del sabato 12 aprile, alla mostra, sotto la scritta “Paola Cannatella” è finalmente comparso il nome del libro ed Elena mi ha fatto un po’ di promozione. È spuntato inaspettatamente il sole e con l’aiuto di una giacchettina aggiuntiva che mi ha prestato Concetta sono riuscita a proteggermi dal freddo. Il Fullcomics ha finalmente ricevuto un po’ di visite, spesso c’era accalca mento e allo stand della Tunuè sono arrivate tante persone a chiedere di IdJ. Per primo è venuto Michele Ginevra del CFAP: ha comprato due copie del libro per due le ottime Alice e Chiara. Alle 11.30 c’è stato il mio “INCONTRI CON GLI AUTORI” : per una mezz’oretta io e Salvatore Primiceri abbiamo fatto una chiacchierata piacevole, senza impappinamenti da parte mia e con un’ottima assistenza da parte sua. Non mi importava tanto che il pubblico non fosse numeroso, di più tenevo a non dire stronzate per l’emozione, e mi sembra che sia andata bene. Grazie Salvatore!... A pranzo ho provato una piadina BUONISSIMA della egregia piadineria mobile alloggiata proprio accanto ai portici, in Piazza Cavalli. Ci siamo andati in molti a sfamarci, perché in effetti le piadine erano di una qualità sopraffina - i gestori preparavano la pasta e tutti gli altri ingredienti davanti agli occhi del cliente. Nel pomeriggio c’è stato il concerto dei Raggi Fotonici, ed io sono stata felicissima di disegnare col sottofondo della sigla di Daitarn III. Ho continuato a disegnare fino alle otto di sera, mentre i ragazzi della Tunuè mi definivano “stoica”. La sera ho cenato con loro, insieme ad un ragazzo originario di Agrigento di nome Vittorio, stagista a Piacenza. Peccato per l’osteria, che aveva un servizio da puzzoni (prendo in prestito il termine che ho sentito dire spesso a Concetta).

La mattina del 13 aprile ho lasciato la mia bellissima stanza nel mio splendido albergo fuori mano, e sono andata di nuovo a Palazzo Farnese a fotografare la mia mostra e a vedere bene anche le altre in esposizione. Tanto per cambiare, alla fine il tempo è stato tiranno e non ho ammirato tutto tutto quello che c’era da ammirare. Ho apprezzato soprattutto la carinissima mostra di Giunchiglia e i disegni di Giovanni Freghieri (Sergio Bonelli Editore) e naturalmente ho visto per la prima volta dei nomi di autori che non conoscevo – c’è un mondo…
Alla fiera, il freddo si è fatto insopportabile e il pubblico è calato di nuovo. I ragazzi della Tunuè sono riusciti a procurare il tè con grandissimo stupore da parte degli altri espositori, soprattutto perché avevamo tanto di vassoio e set di tazze in ceramica. Dopo, mi sono messa a gironzolare un po’ di più per constatare il delirio collettivo. Per esempio, davanti allo stand della Tunuè Christian Marra di “The Passenger” – una rivista di storie a fumetti scritte da registi famosi e disegnate da vari disegnatori anche stranieri – ha sceneggiato e fotografato Giuseppe Manunta mentre si fregava “Tutt’un tratto” di Sergio Algozzino. Se volete vederla, andate su
www.passengerpress.blogspot.com, tra l’altro fa un bel report di tutto il Fullcomics. Un altro report del Fullcomics che parla anche di me è riportato sul blog di Alessandro Del Gaudio, a www.iburobar.splinder.com.
Ho conosciuto una giovane autrice del CFAP, Francesca Follini, ho comprato la rivista “The Passenger” e avrei voluto comprare anche Giunchiglia che solo al Fullcomics ho saputo essere un fumetto erotico (e non pornografico), ma al momento il primo numero è esaurito. Aspetterò, credo davvero che meriti.
Sono andata via dal Fullcomics alle 15.45 per prendere il treno delle 16.08 per Acqui Terme. Davvero, non ce la facevo più con quel freddo!... E poi volevo tornare un po’ prima a fare la romantica con il mio Giuseppe. Lungo la strada, a piazza Duomo, mi sono imbattuta in una manifestazione con tante bancarelle, colori, famiglie, giovani e adolescenti pieni di entusiamo. Sembrava una specie di equo solidale delle scuole medie, ma non ho guardato tanto bene. Che peccato fossero dirottati tutti là… questi piacentini!

giovedì 10 aprile 2008

In viaggio verso Fullcomics

Stanotte ho sognato di essere di nuovo a Catania, mi avevano regalato un cucciolo di coccodrillo da me sfruttato per cacciare un grosso scarafaggio che si era impadronito della mia stanza. Poi, mi sono svegliata, ed è cominciata un’altra giornata frenetica.

Da domani e fino a domenica sarò al Fullcomics di Piacenza. Ci sarà una mostra di Inchiostro di Jack a Palazzo Farnese, inaugurata alle 10.30 e sabato alle 11.30 ci sarà una mezzoretta di “incontro con gli autori” riservata a me… Vedremo come mi tratteranno!!!


Ho finito da poco il fumetto rosso per il Napoli Comicon e adesso, tra le altre cose più impegnate che non vi dico, sto cercando di scrivere un breve fumetto tutto catanese… Vorrei realizzarlo nella forma delle “cartoline” di Internazionale, in due tavole, e vorrei raccontare un episodio che mi è successo realmente durante le scorse vacanze di Pasqua. Tra i temi vissuti e trattati: un’incontro ravvicinato con due cani randagi e una brutta caduta dalla bici, accompagnati da una mentalità che solo a Catania può esistere. E in una vignetta ci sarà anche l’innoqua immagine che ho allegato. Continuerò a lavorarci durante il viaggio in treno verso Piacenza…

giovedì 27 marzo 2008

Rosso Rozzo

…Sono di corsa!!!
Ho passato alcuni giorni incredibili durante la Pasqua, e avrei voluto scrivere dei post al riguardo, ma ancora non esiste la giornata di 36 ore e quindi aspetterò tempi migliori…
Sto lavorando al fumetto di 3 pagine che uscirà per Futuro Anteriore al Napoli Comicon: il tema di quest’anno è il colore Magenta, volgarmente detto Rosso.
Più avanti forse ne riparlerò, al momento questa è la prima tavola con la mia stramba e sperimentale idea di rosso… Ci sono commenti e/o consigli?... Dite, dite!!!

venerdì 14 marzo 2008

Monotavola

Oggi ho completato la mia tavola per MONO, la rivista antologica monotematica e monotavola della Tunué, curata da Sergio Algozzino e Marco Rizzo.
Questo sarà il quarto numero, con tema centrale il cibo.
Ancora non so bene quando sarà pubblicato, comunque le ultime voci dicono fra aprile e maggio.
Non avevo mai realizzato un fumetto in un'unica tavola, anzi, mi sembrava impossibile per una come me, incapace di essere sintetica. Invece!!! ho imparato... Il fumetto racconta di un sogno ricorrente che fa una ragazzina, ogni volta che le piace qualcuno. Sogna di baciarlo, quando improvvisamente la bocca le si riempie di cibo... Sgradevole, no?

mercoledì 12 marzo 2008

Segni del Bilbolbul

Sei ore e mezza prima della mia partenza per il Bilbolbul, ero andata a dormire insieme all’asse da stiro e il ferro ancora caldo, poggiati sul pavimento accanto al mio letto. Nonostante gli occhi affaticati e una gran stanchezza, ho iniziato ad ascoltare al buio gli scricchiolii del ferro da stiro che si raffreddava e a pensare che probabilmente il vestito stirato con tanta cura non lo avrei neppure indossato, a Bologna.

“Hai gli occhi rossi” mi ha detto Concetta della Tunuè. Ci siamo incontrate a Bologna verso le 11.30 per l’incontro internazionale “Il grande vuoto” e siamo riuscite a scambiare Paul Hornschemeier con Anders Nielsen. Durante l’incontro ho anche rivisto inaspettatamente Chiara Garaguglieri, mia solare collega allo stage di Montimages.
Più tardi, sono andata a pranzo a piazza Maggiore con Luana Vergari e Matteo Fenoglio, per discutere di un fumetto che uscirà per Futuro Anteriore, al Napoli Comicon. Avevo ancora con me la borsa (pesante), lo zaino (pesantissimo), il giubbotto (che perdeva le piume) e la mia sciarpa preferita (ingombrante).
Verso le 14 e qualcosa abbiamo finito di sfamarci e abbiamo incrociato altri personaggi, e Luca Genovese è rimasto un po’ con noi per il caffè. A quel punto ero davvero esausta, con dei serissimi problemi di connessione al mondo circostante. Luana, da persona sensibile quale è, mi ha chiesto se volevo posare lo zaino in Sala Borsa. Però, quando siamo arrivati all’ingresso della Sala, mi sono accorta che non avevo più la sciarpa con me.

SE QUALCUNO HA RITROVATO LA MIA SCIARPA, PER FAVORE, ME LO FACCIA SAPERE. É lunghissima, a strisce beige e nere, le avevo dato tanti soprannomi, tipo “sciarpa da combattimento” o “sciarpa delle api”, ma soprattutto era di ottima fattura e antica, perchè mia madre l’aveva comprato per sé negli anni 70. Ha un tessuto di lana, ma molto compatto e un po’ elastico, e nelle estremità sembra che sia stata tagliuzzata in striscioline lunghe e sottili.

Per la legge di compensazione, il mio sconforto si è annullato di colpo giusto un paio d’ore dopo, quando ho casualmente incontrato Igort. “Sarebbe stato bello avere un microfono in quel momento, per far sentire a tutti quello che ti stava dicendo” mi ha detto Giuseppe, a cui poi ho telefonato, raccontandogli i dettagli di quella conversazione.

Quello che mi raccomandano alcune persone che stimo (tra cui Igort) è di lavorare ancora molto sul disegno. Ormai ho un elenco di cose che vorrei fare per sperimentare e migliorare il mio segno, e sono giunta a parecchie riflessioni proprio durante il Bilbolbul, che dopotutto ho affrontato come un viaggio in solitaria. Naturalmente non sono mancati compagnia e incontri casuali, ma ho preso alloggio da sola (lontano da tutti i fumettisti) e spesso mi muovevo in assoluta indipendenza, così ho potuto pensare tantissimo.
È anche vero che gli spunti di riflessione abbondavano, ma da parte mia avevo la mente ricettiva come una spugna.
Sabato, ho osservato le “Cartoline” di Internazionale e le magnifiche tavole di Gianni De Luca e la sera sono stata all’inaugurazione della mostra di Marijpol. Già, il sabato sera non indossavo il vestito che avevo stirato la notte precedente, non sono riuscita a vedere “Paura del Nero” al cinema Lumiére e credo anche di aver fatto una gaffa con Lorenzo Paganelli (un altro incontro casuale). Però sono stata a passeggiare per le strade di Bologna, affollate da appassionati di fumetti, insieme a Chiara, Concetta ed Emanuele della Tunuè, Alberto Corradi e altri soggetti più o meno simpatici…
Ho passato la notte all’ostello San Sisto, in una camerata con altre cinque ragazze sconosciute, tra cui una catanese di nome Cinzia che ha riconosciuto le mie origini dopo che le avevo appena rivolto due o tre parole. Ogni volta che andavo e venivo dall’ostello alla fermata dell’autobus, ero felice di attraversare un grande prato con l’erba bagnata e le pozzanghere.

La domenica mattina avevo ancora gli occhi rossi, così per prima cosa sono andata a comprare del collirio alfa. Poi, sono stata a vedere tutte le mostre al Palazzo Accursio (Paul Hornschemeier, Kevin Huizenga, Anders Nielsen, Hok Tak Yeung, Chinoi Lee, Oliver Schrauwen) e dopo mi sono diretta alla mostra di Stefano Ricci, la cui opera conoscevo ma non avevo mai visto dal vivo. Questa è stata la mostra che mi ha emozionato di più: di fronte ai suoi disegni attaccati alle pareti con i chiodi, così vicini e reali, con tutto quel bianco e nero graffiato e incollato, ho sentito i miei occhi - che non avevano pace - inumidirsi. L’ultima esposizione che ho visto è stata quella di Gabriella Giandelli, tanto di cappello anche a lei.
Ho pranzato con Emanuele e Concetta, e abbiamo visto insieme un pezzettino della presentazione del libro “Luigi Tenco” di Luca Vanzella e Luca Genovese. Dopo, siamo andati in sala Borsa perché alle 15.30 avevo le dedicaces.
È stato bellissimo. Ero circondata da autori di fama internazionale, e non potevo neppure stare lì a sbavare davanti a loro perché nel frattempo dovevo assumere un aspetto dignitoso davanti al mio pubblico, formato per la maggior parte da bambine sotto i 10 anni accompagnate dai genitori. Ad un certo punto, mi sono trovata a condividere uno spazio di pochi metri quadrati insieme a David B., Stefano Ricci, Francesco Mattioli, Gabriella Giandelli, Roberto Diso…
Alla fine, durante tutte le mie visite alla sala Borsa, sono riuscita almeno a fotografare le teste senza le facce di alcuni autori, ecco Lorenzo Mattotti, Andrea Accardi e Stefano Ricci.
Alle 18 ho ascoltato l’interessante incontro “Disegnare internazionale”, con Gabriella Giandelli, Francesca Ghermandi e Stefano Ricci, verso i quali ho provato un sentimento di grande rispetto. Aggiungo - anche se è riduttivo - che la Giandelli mi è sembrata molto intelligente e che Stefano Ricci, quando ha fatto l’imitazione del coniglio, l’ho trovato quasi spassoso.
Ho rincontrato Chiara ancora una volta, e siamo andate insieme ad Alberto Corradi e Viola dello staff organizzativo del Bilbolbul all’Aemilia Hotel per le ultime pubbliche relazioni… Altri incontri inaspettati, in particolare con Giovanni Mattioli: ho parlato così tanto con lui da perdere di vista gli altri ragazzi. Giovanni mi ha presentato Stefano Ricci, a cui ho fatto i complimenti, raccontandogli perfino che alla galleria volevo comprare uno dei suoi disegni (sarebbe stato un regalo bellissimo per Giuseppe, ma il prezzo era fuori dalla mia portata).
Da lì a poco, non trovando più da nessuna parte Chiara, Alberto e Viola, sono giunta alla conclusione che mi avevano ripudiata: ecco, a volte mi convinco di essere una rottura di scatole per gli altri, così ho salutato tutti e me ne sono andata, dirigendomi all’ostello.
Dopo una mezz’oretta, Chiara mi ha telefonato: erano ancora all’Hotel (non mi avevano abbandonata!) e mi stavano cercando. Ho aspettato l’autobus per un’ora, così imparo a farmi le paranoie.

Lunedì mattina, prima di tornare ad Acqui Terme dalle braccia di Giuseppe, sono passata da Milano. Sto valutando un’offerta di stage da quelle parti ai fini del corso di “Tecnico per la produzione grafica su internet”, così ho avuto un colloquio con un’azienda che potrebbe fare al caso mio. Nel lungo periodo, conto di trasferirmi a Pavia o a Milano con Giuseppe, ma mi chiedo se sia la scelta giusta…
Il colloquio è finito prestissimo e verso le 13 ero alla stazione centrale di Milano per ritornare ad Acqui Terme. Mentre salivo le scale, ho incrociato Gabriella Giandelli, con il sacchetto arancione del Bilbolbul (ce l’avevo anch’io, nella borsa).
È un segno?

martedì 4 marzo 2008

La staffetta


…Di ritorno da Mantova Fumetti, durante le mie quattro ore sui treni della domenica sera, ho letto un bellissimo fumetto, “Little Star” di Andi Watson. Quando finalmente sono arrivata ad Acqui Terme, mi sono ricordata della scena della “staffetta” fra i personaggi di Watson, pensando “In effetti anche io e Giuseppe sembra che stiamo per scambiarci il testimone…”. Ieri pomeriggio mi sono affacciata dal balcone, sventolando la manina per salutarlo: ci rivedremo tra una settimana.
Il nostro testimone non è un figlio, naturalmente, ma solo un po’ di tristezza dovuta alla solitudine e qualche faccenda di casa da sbrigare.

Durante il mio soggiorno a Mantova mi hanno chiesto più di una volta “Come mai il tuo fidanzato non ti segue alle fiere di fumetto?”… Da qualche tempo, in effetti, non l’ho più avuto al mio fianco, e insieme abbiamo previsto nel futuro solo la fiera del libro di Torino. Io rispondo prontamente che mi seguiva in passato, ma in questo periodo, tra liceo classico e dottorato, è veramente troppo impegnato. Invece, devo considerare le mie mancanze. Io non sono MAI andata a vedere cosa fa all’università o a scuola, e sento che dovrei farlo.

Ieri sera mi sono preparata un tortino di sfoglia con prosciutto crudo, mozzarella, pomodorini e grana, e l’ho mangiato anche oggi a pranzo, accompagnato dall’ananas. Stasera ho mangiato solo dei fonzies. Devo ancora lavare una montagna di vestiti sporchi e finire la monotavola per la rivista Mono.
Il resto della giornata? Sono stata al corso di “Tecnico per la produzione grafica su internet”, e sono riuscita a chiaccherare un po’ (troppo?) con i miei compagni di corso, la cui riservatezza mi dà sempre da riflettere. Ho iniziato delle lezioni di francese con un’insegnante madrelingua di nome Françoise e ne sono stata davvero felice. Ho camminato moltissimo, e ho visto dei quartieri di Acqui Terme che non conoscevo. Per vaporizzare i miei capelli, ho comprato un phon con il diffusore e c’è pure il comando dell’aria fredda:
- E a che serve?- sulle prime, ho pensato a “rinfrescare il viso”.
- A fissare la piega più a lungo – mi ha spiegato la commessa gentilmente, anche se dicono che i piemontesi sono “falsi e cortesi”: può darsi che abbia pensato che fossi un’ignorante a non conoscere queste cose da donna.

Per scacciare la tristezza, cerco di ripensare a Mantova. Ho fatto un bel numero di dediche disegnate, e questa volta mi hanno fatto anche delle richieste specifiche!!! Una coppia mi ha chiesto un disegnino in cui ci fosse in qualche modo un gatto, e la mia sfortuna è stata quella di esporre il disegno dopo averlo terminato: un altro lettore mi ha chiesto la stessa cosa. Poi, un altro signore ha comprato il libro, se l’è letto e poi mi ha chiesto un disegno ancora più impegnativo, ma è stato bello disegnare un bacio, non lo facevo da mesi.
Ho parlato con diversi personaggi che non conoscevo, tra cui Angelo Stano, Giampiero Cuccolini, Michele Foschini, Luca Genovese, e ho rincontrato tante persone, tra cui Lorenzo Paganelli, Andrea Accardi e un po’ di amicucci siciliani, tra cui Roberto Di Salvo, che ormai è diventato così bravo che i suoi disegni mi fanno commuovere. Sono perfino andata da qualcuno a chiedergli se si ricordasse di me. Ho iniziato a vedere delle personalità dietro figure del settore dei fumetti come autori ed editori.
Un aspetto davvero piacevole del mio soggiorno è stato il fatto che ho avuto l’opportunità di fare un paio di uscite in giro per Mantova, e mi sono proprio divertita. Ricordo la pizza e il riso che ho mangiato, con la carne di salamella. Ricordo un cameriere che ha minacciato di botte uno dei ragazzi-fumettisti al mio tavolo, perché con una faccia da maniaco aveva chiesto ad una cameriera di farle da modella. Ricordo le partite da cinquanta centesimi al calcetto balilla a fianco di Emanuele e Concetta, i ragazzi della Tunuè. Ricordo le discussioni sulla ragazza cosplayer vestita da Valentina di Hugo Pratt.

…Questo weekend sarò al Bilbolbul di Bologna, tornerò ad Acqui Terme lunedì pomeriggio.
Vado a prepararmi un pasto decente.

Il maledetto abbigliamento

b/n - cm. 21 x 29,7 - pp. 8

pubblicato su:
- “Mondo Naif – Speciale 10 anni di Kappa Edizioni” novembre 2006
- “Zero Fumetto International” allegato a Zero2 n° 207 del 1/07/2006

“L’abito non fa il monaco”, eppure a volte i vestiti rispecchiano in qualche modo la personalità dell’individuo che li indossa, oppure influenzano il suo stato d’animo o ancora, lo aiutano ad ottenere dei risultati... Fino a chidersi se sia il caso di liberarsene completamente.






giovedì 28 febbraio 2008

Era la pacchia

Lo sapevo che non poteva durare a lungo il tempo a disposizione in quantità industriale, per scrivere e disegnare con tutta la calma del mondo… Sono tornate le ansie, la stanchezza per non si sa bene cosa, il timore di non essere all’altezza della situazione, la fretta, il bisogno di mangiare patatine per combattere lo stress e le borse sotto gli occhi che bruciano dalla mattina e alla sera.
A parte tutti gli impegni di lavoro e formazione ad Acqui Terme (sto frequentando un ottimo corso di Tecnico di Produzione Grafica su Internet ), lo scorso week-end ho partecipato con la Tunuè al Fumettopoli di Milano. Avrei voluto raccontare e disegnare qualcosa su un paio di vicende simpatiche che mi sono capitate da quelle parti, ma non ce l’ho fatta a completare nulla… L’unica cosa che posso riportare è questa illustrazione di Inchiostro di Jack realizzata per l'albetto del salone, che poi in realtà era per la maggior parte un catalogo della Tunuè. Domani parto per Mantova Comics & Games e la settimana prossima se va tutto bene vado al Bilbolbul di Bologna. Tornerò a Catania per le vacanze di Pasqua, ma il mio calendario è già stato scarabocchiato fino a maggio…
Da due giorni, la notte mi viene l’arsura (mia madre dice che forse mangio troppo salato, saranno le patatine?) e mi sa che ho addosso una leggera influenza, quella da sbalzo di temperatura… Nonostante tutto ieri sera io e Giuseppe abbiamo organizzato a casa nostra una cena tipicamente siciliana in quasi tutte le sue parti, e abbiamo invitato tre amicucci di Alessandria…I piatti siciliani erano la supercatanese pasta alla Norma (da La Norma di Vincenzo Bellini, nato a Catania) e l’insalata di arance… Io skiappa della cucina amo solo effettuare le operazioni puramente tecniche su alcuni ingredienti, come quelle di sbucciare, tagliare e friggere le melanzane o denocciolare le olive. Giuseppe è la mente, ha una buona attitudine alla creazione sui fornelli e dialoga con gli ingredienti ad alta voce.Ho avuto l’impressione che il tempo sia trascorso in un lampo, avrei voluto trattenere ancora i nostri ospiti per continuare a parlare, ma se ne sono andati alle 23.30… è scandaloso, se ripenso alle cenette a Catania, dove si programmava in base a “la prima serata”, “la seconda serata” e perlomeno “la terza serata”, dopo cena si guardava un film e poi iniziava il delirio degli amici che non volevano abbandonare il padrone di casa, e le volte in cui capitava che gli dicessero: “Tu vai pure a letto, noi ce ne andiamo tra un’oretta…”.

Il fatto che mantengo questi pensieri significa che dopotutto forse non sono ancora uno straccio, anzi… voglio cucinare per gli altri, lavare i piatti il giorno dopo, scrivere un altro post sul blog e prendere il treno delle 6.20 per Mantova, domani mattina…

lunedì 18 febbraio 2008

Impossibile da disegnare

…Come dicevo qualche giorno fa, avrei voluto disegnare il personaggio di Mercedes de “Il labirinto del fauno”… Neanche il tempo di averci pensato, che Giuseppe ha prestato il dvd ad un suo amico ed io sono rimasta senza la materia prima. E così, ho optato per un tentativo che mi sembrava molto più ambizioso… ritrarre il personaggio di Bartolomeo Vanzetti del film “Sacco e Vanzetti”, interpretato dal grandissimo Gian Maria Volontè.
Il risultato finale non mi esalta, però mi ha emozionato disegnare uno dei miei attori preferiti… Se avessi potuto scegliere, lo avrei ritratto nell’immagine di una delle sue interpretazioni che amo di più, il personaggio dell’Indio ne “Qualche dollaro in più”, di Sergio Leone…
Impossibile da disegnare, mi dico, ma tentare di impressionare quegli occhi fiammeggianti è sì entusiasmante…

sabato 16 febbraio 2008

Il 15 febbraio

Il 15 febbraio è il giorno del mio compleanno e ieri ho compiuto ben 29 anni…
È stata una giornata carina…
A colazione, Giuseppy mi ha regalato una borsa nera e una sciarpa equo-solidali e soprattutto il libro “Il giapponese a fumetti”, che mi è sembrato simpaticissimo.
Dopo un paio d’ore di varie attività dedicate al restauro e alla purificazione del corpo (come il bagno e la piedi-cure), finalmente sono uscita per un giretto a sbrigare alcune commissioni (tra cui portare a riparare i tacchi del mio unico paio di scarpe con i tacchi). Ho pranzato da sola ingozzandomi con due piadine preparate in casa (la seconda me la sono fatta solo per non buttare gli ingredienti, vicini alla data di scadenza) e durante tutta la giornata ho sentito un po’di persone...
Io e Giuseppe abbiamo cenato nella più antica e si dice migliore pizzeria di Acqui Terme e mentre tornavamo a casa le mie gambe molli molli mi annunciavano che sarei andata a dormire alle dieci. Invece, Giuseppe ha messo su “Il labirinto del fauno” di Guillermo Del Toro ed è finita che sono rimasta sul divano assieme a lui a vedermelo tutto quanto, per la quarta volta. Bellissimo questo film… splendidi gli attori, mi piacciono tutti i personaggi, soprattutto Mercedes (ricordo la frase che dice al capitano “Non sarai il primo porco che sgozzo!”), vorrei disegnarla…
Verso lo scoccare della mezzanotte, la mia giornata di compleanno veniva inondata dalle lacrime…

giovedì 14 febbraio 2008

Una notte...

Qualche giorno fa, mentre ragionavo su come completare il soggetto di PROSPETTIVE, ho avuto un blocco. In effetti, la storia è ambientata a Catania e questo spiega la mia insoddisfatta necessità di recarmi di persona in certi luoghi che ho cercato di descrivere. Il concetto di blocco per me consiste nell’elaborare un’idea al minuto per circa un paio d’ore, ruotandoci attorno e camminandoci sopra, fino ad abbracciarla nella mia mente e poi distruggerla come una cosa inutile. Insomma, mi stava fondendo il cervello e probabilmente non stavo creando nulla, così mi sono fermata.

A questo punto, ho preso sulle ginocchia il secondo fumetto a cui sto lavorando, CITY CLIMBERS. Questo è il soggetto:

Cartesia, la nuova Catania del 2219, è racchiusa da una cupola protettiva e isolante. Quando le sue luci si spengono tutti vanno a dormire, ma un gruppo segreto di sedicenni nottambuli infrange questa regola. Grazie ad una speciale attrezzatura, i City Climbers si divertono ad arrampicarsi tra i palazzi della metropoli, cercando di proiettarsi all’esterno. Tra loro, Fra è rimasta l’unica a cercare il leggendario Mare. Ed ora, degli esseri misteriosi lo vogliono impedire…

Come INCHIOSTRO DI JACK, anche CITY CLIMBERS è un fumetto dalle origini che risalgono a parecchi anni fa, e precisamente al 1999. In quel periodo, ero così tenera… Disegnavo da cani, eppure mi mettevo in testa di partecipare a strafighissimi concorsi di fumetto internazionali. E così ideai il soggetto della storia. Nel corso del 2000, poi, ho scritto e disegnato tutto lo storyboard, con una suddivisione in 15 capitoli e un totale di 328 tavole a fumetti. Ahhh… è stato bellissimo.
…tralasciando tutto il resto del lavoro che ho fatto con CITY CLIMBERS e il fatto che al momento non ha nessuna speranza di essere pubblicato in Italia, sto facendo un esperimento… Ho ripreso lo storyboard e sto verificando se è possibile ridurre il numero di tavole a 216.
Per chi mi dice che sto solo perdendo tempo con un fumetto senza speranze, ho sempre la possibilità di rispondere che me lo dicevano anche per INCHIOSTRO DI JACK. A volte il mercato dei fumetti si trasforma improvvisamente, e nascono delle nuove opportunità.

La mia eroina si chiama Fra e soffre d’insonnia. È curioso quello che viene in mente di fare la notte mentre si pensa che tutti gli altri stanno dormendo.
Per esempio, visto che non riuscivo a dormire, mi sono alzata alle 5 e ho iniziato a girare per la casa. Così ho sentito un rumore di goccia d’acqua e mi sono diretta al bagno per fare un’azione che di solito mi dà grande soddisfazione: chiudere meglio il rubinetto. Ma non veniva da lì, sembrava invece lo scarico del water. Delusa, mi sono diretta nel salottino, ho acceso il computer e iniziato a scrivere questo post. Ricordo che prima, a letto, mentre fissavo il buio, cercavo di concentrarmi su tutti i piccoli rumori notturni e immaginavo che uno sconosciuto stesse camminando in punta di piedi dentro casa: sentendo Giuseppe russare, avrebbe aperto la porta della stanza da letto per intravedere la situazione, io avrei scorto la sua sagoma e avrei urlato. E come avrei urlato? Con una frase dalle parole ben riconoscibili (ad esempio: “Aiuto! È entrato qualcuno in casa!”) o un semplice grido acuto (tipo: “Aaaaaah!!!” o “Iiiiiiihhhh!”), più da donnetta indifesa ma forse maggiormente efficace?... Dopo qualche minuto, mi sono disinteressata a questa idea. Poco fa ho riletto qualche pagina di Ana di Gabriel e Francisco Solano Lopez.
Sento in lontananza la sveglia delle 6.30 di Giuseppe.
Tra quindici minuti inizierò a fare colazione.

lunedì 11 febbraio 2008

The Oyster and The Flying Fish

bicromia - cm 21 X 29,7 - 3pp
L’insoddisfazione generata dal desiderio di avere quello che non si ha o di essere ciò che non si è, si annida perfino in un’ostrica, costretta a trascorrere tutta la vita rinchiusa dentro la propria conchiglia. Quello che desidererebbe è trasformarsi in un pesce volante…