martedì 24 giugno 2008

InSveziaSposi


È appena trascorsa una settimana di buoni propositi in cui tutti i giorni mi sono detta:
“Devo scrivere un post sul matrimonio di Stoccolma!!!”.
Ed eccomi qui. Anche se con il mio consueto ritardo, ne vale assolutamente la pena…
Innanzitutto, allego il famoso biglietto-fumetto di auguri al completo. È stato il primo regalo che gli sposi hanno aperto, e sono venuti a cercarmi subito perché ne erano felicissimi. Poi mi sono accorta che non lo avevano ancora letto…
…A parte questo, è stato davvero il matrimonio del secolo.
L’affetto ha portato tanti catanesi ad andare fino a Stoccolma, e per nessuno è stata una passeggiata. Quattro ragazzi hanno viaggiato in camper da Bologna e sono venuti a prenderci all’aeroporto, a 100 km da Stoccolma, a mezzanotte. Una nostra amica, Agata, ha fatto un lungo viaggio a tappe partendo dal Mali. Tre catanesi trapiantati a Madrid, tra cui mia sorella Veronica, hanno fatto scalo a Francoforte e ci sono rimasti per parecchie ore. La maggior parte dei catanesi sono venuti partendo da Trapani: tra questi la mia migliore amica, mia cugina Francesca, che non aveva mai preso l‘aereo e ha dovuto superare le sue paure, ma soprattutto è venuto al matrimonio il nonno di Giuseppe De Francisco, che ha ben 96 anni e soffre di cuore.
Del ceppo degli amici e parenti dello sposo c’era anche Caroline, tedesca by Berlino, e la splendida Flavia che arrivava dal Perù.

A Stoccolma non era mai notte, l’ora più buia era verso l’una, e sembrava un tardo tramonto. Verso le due iniziava ad albeggiare. Era straordinario. Ad alcuni di noi faceva strano, a me invece piaceva molto, sembrava far parte di una giornata infinita… a cui si è aggiunto comunque il fatto che per tre giorni non ho dormito quasi per niente. Architettonicamente la città era uno spettacolo, perché costruita su alcune isole collegate da ponti, e molto all’avanguardia: un esempio di civiltà, ordine e organizzazione. Uao.
Gli svedesi erano di una bellezza e di una statura molto sopra la media, ogni giorno incontravo per strada almeno una dozzina di ragazzi che facevano straboccare gli occhi, ma le ragazze erano ancora più belle. Incoraggiavo i miei amici a farsi le fotografie con loro…
Nei bar, servivano vero caffè come lo facciamo noi italiani, e lo chiamavano proprio nella lingua originale, “espresso”, “caffellatte”… e noi ne lo apprezzavamo molto.
Mi ha colpito la forza dell’avvenimento, tale da metterci tutti insieme a Stoccolma. Per contrasto, io e Giuseppe avevamo avuto un feroce litigio proprio prima della partenza per Stoccolma: ero così indignata che ho tenuto le distanze anche nei due giorni successivi, e avevo intenzione di continuare finchè lui non si fosse scusato: eppure, il giorno del matrimonio, un’inspiegabile grazia divina mi ha spinto a fare pace. Non so cos’è stato… potrei chiamarla la “sensazione da matrimonio Stoccolma-Catania”, e non si trattava del classico peace&love. Con tutti quei catanesi, gli amici italiani e non, i concittadini che ho conosciuto per la prima volta in Svezia, dopo aver dormito con loro in una camerata d’ostello, a passare le notti in bianco, a cercare da mangiare, a ripararsi dalla pioggia improvvisa, a dare consigli per l’abito della cerimonia, a fare commenti sulle bellezze svedesi, ad rimanere senza un taxi alle tre e mezza di notte e a fare l’autostop con il cielo luminoso e sorprendente… qualcosa mi ha sfiorato.

La cerimonia si è svolta il sabato 14 giugno alle 17 in punto, in una chiesa piccola ma graziosa, ed io sono arrivata in ritardo assieme ad altre dieci persone. Giuseppe De Francisco e Maria Akerlund parlavano in svedese, e a tratti, durante le varie tappe della messa, si voltavano di fronte ai presenti. Dopo, Giuseppe De Francisco non credeva lui stesso che si era sposato e che fosse il marito di Maria, e durante gli abbracci mi sono commossa, e non ero l’unica.
È venuto a prenderci un autobus a due piani per condurci al ricevimento degli sposi. I tavoli erano misti, e hanno perfino separato le coppie. Al tavolo degli sposi c’era il toast master, con il compito di suonare un corno e annunciare i “discorsi”: ce ne sono stati una decina, in lingua italiana, svedese e inglese, con o senza la traduzione. Singoli o in gruppo. C’è stato qualcuno che ha cantato per loro. I miei amici catanesi hanno proiettato dei video realizzati a Catania, tra cui uno dentro la fiera, in cui si chiedeva ai più svariati personaggi di dire “auguri e buona fortuna” in svedese agli sposi Maria e Giuseppe. Ogni quindici minuti c’era una pausa sigaretta sotto il portico promossa dai catanesi, e solo durante una delle ultime si sono uniti a noi dei fumatori svedesi. E poi, ci siamo scatenati nel ballo…
Gli svedesi erano in parte disgustati e in parte affascinati dai catanesi. Alcuni catanesi dicevano che le nostre ragazze in fondo sono più allegre e interessanti, ma alla fine della serata, una di loro ha invitato a casa uno dei nostri e lui non si è mica schifato della proposta.
…L’indomani, morti di sonno, siamo approdati a casa dei genitori della sposa con tutte le nostre valigie prima di ritornare in Italia. Abbiamo rivisto un po’ di gente per l’ottimo brunch, sotto la bandiera della Svezia che sventolava sopra le nostre teste, in giardino, e ho mangiato pesce di fiume, formaggi, patate, uova, dolci… delle brelibatezze, servite con tanta cordialità e gentilezza. Alla fine, è venuto Giuseppe De Francisco da me e la mia dolce metà, e ci ha detto qualcosa del tipo“Tra un minuto perdete l’autobus. Se lo perdete io sono felice. Comunque se state ancora qui lo perdete…”
E così siamo fuggiti correndo via da Stoccolma. E mentre fuggivamo, parlavamo ancora di questo matrimonio. E ancora, oggi, lo racconto… e mi sembra di non aver mai finito di raccontare tutto.

mercoledì 11 giugno 2008

Storie di amorini


Domani pomeriggio io e Giuseppe partiamo per Stoccolma e torneremo domenica.
Si tratta del famoso viaggio per il matrimonio dei nostri amici Giuseppe De Francisco e Maria Åkerlund, un catanese e una svedese.


Per il dono di nozze, io e il mio Giuseppuzzo siamo “aggregati” a un gruppo di una dozzina di compaesani, da cui ho ricevuto l’incarico di realizzare un biglietto-fumetto di auguri per i promessi sposi.
Si tratta di un fumetto di ben 14 vignette, realizzato in una pagina A3. La storia l’ho inventata insieme a Giuseppe: si intitola “Storie di amorini”, è disegnata in stile manga-deformed.

Ne allego qui le prime tre vignette, spero che quando torneremo da Stoccolma metterò on line il resto della storia.

A parte il fatto che la settimana prossima ho gli esami del corso di grafica e non sto trovando il tempo per studiare, mi sto divertendo un mondo con questo fumetto…

venerdì 30 maggio 2008

I disegni all'impiedi

…Pensavo che non dovesse essere giusto o possibile, eppure alla fine ho imparato a disegnare in piedi.

A Milano. Mentre aspetto la metro. Mentre il vagone prende la curva facendo vacillare me con tutti gli altri passeggeri. Mentre, alla sede della Renoir, aspetto che la mia postazione al computer si liberi. 

Si tratta sempre di brevissimi minuti singhiozzanti, e prima mi rifiutavo a disegnare così, poco dominata dalla concentrazione o con gli occhi di qualcuno che mi scrutano il foglio. Invece, adesso sono diventata sufficientemente abile, al punto che conservo tutti quei disegnini che rappresentano una qualche testimonianza o un’idea che mi è venuta e che ho potuto comunque impressionare.


Da quando sono venuta a Milano, mi è mancata quasi del tutto la possibilità di avere un bel pacco di ore tutte da dedicare ai fumetti o al blog. A me, che ci posso fare, piace fare le cose per benino e non me la sentivo di sprecare il tempo a disegnare male e in fretta. Invece!!!!... ho cambiato idea!... Disegno sull’album a fogli ruvidi che mi porto sempre dietro di questi tempi, o sulla carta usata alla Renoir, con le fotocopie dei fumetti coreani dietro.


Questo disegnino l’ho fatto martedì 27 maggio, ieri me lo sono fatto scansionare alla Renoir e oggi metto on line tutto il post…


In tutto questo tempo che non ho più scritto un intero post sul blog, limitandomi solamente ai commenti, ecco un breve riassunto degli avvenimenti corredati alla frequenza del mio stage, a cui mi sono applicata molto e volentieri, e che ha assorbito la maggior parte del mio tempo:

- Il 10 e l’11 maggio, sono andata alla fiera del libro di Torino, dove sono state vendute pochissime copie di IDJ a dispetto di tutti gli spettacolari disegni che avevo fatto sui libri: per una volta che pensavo di aver disegnato davvero bene, mi sono sentita come se non mi volesse nessuno. Eeeh doveva capitare un giorno… Però non ero mai andata alla fiera del libro, ed è stato molto interessante, anche se tutti mi dicevano che rispetto agli anni scorsi c’era poca gente. Poi, la domenica è venuto anche Giuseppe. Finalmente una fiera insieme, che bello…

Il 15 maggio, ho litigato con il mio coinquilino e padrone di casa a Gorgonzola. Ho pensato spesso di scrivere un lungo racconto su di lui, ma ripeto, non c’è stato tempo. Ho comunque preso appunti su tutte le sue manie, psicosi e frasi che mi ha detto, tra cui la memorabile: “Piccola arrogante”. La sera stessa, avevo già telefonato alla maggioranza dei miei amici a Milano per chiedere asilo.  

- Il 17 maggio ho fatto la valigia e ho traslocato. Adesso vivo vicino alla fermata della metro Romolo, a 30 minuti dal mio posto di lavoro: è stata una mia amica di Catania, Laura LF, a segnalarmi che nel suo appartamento c’era una stanzetta libera. Ed è stata una gioia trascinare qui la mia roba, in questa camera molto piccola ma vivibile, con un letto a soppalco. Di quest’ultimo me ne rallegro, mi ricorda la mia infanzia, di quando dormivo nel piano di sopra di un letto a castello, e sotto dormiva mia sorella, e nella stessa stanza c’era anche il letto di mio fratello. La sera stessa mi sono concessa una bella uscitina in compagnia di altri terroni come me…

- Il 18 maggio ho invitato a pranzo mio fratello, Sandro. Al momento, lui vive e lavora a Barcellona, è stato a Milano per 2 giorni a prendere un po’ di roba lasciata qui (ci ha vissuto 1 anno e mezzo). Abbiamo passato la domenica insieme, tra l’altro a tifare per la nostra squadra di calcio che alla fine è riuscita a salvarsi dalla serie B.

- Il 23 maggio sono tornata ad Acqui Terme, e ho passato un weekend molto intenso. Ancora una volta, una sorpresa legata ai miei amici di Catania: io e Giuseppe abbiamo ricevuto una visita di un nostro amico, Francesco De Francisco (metto anche il cognome perché merita…), in compagnia di un’altra ragazza, Caroline. Nonostante il brutto tempo, siamo riusciti a scamparla per un’oretta, e così ci siamo avventurati per il centro storico di Acqui Terme, e al castello, tutto in fiore, siamo riusciti perfino a vedere uno dei miei amati scoiattoli. La sera, io e Giuseppe siamo finiti a Spinetta Marengo (AL) a vedere Iron Man.

- Domenica 25 maggio, ho disegnato tutto il giorno. Ahhhhh….

- Lunedì, mi alzo alle 5.20 e prendo il treno per Milano. Dopo una bella giornata di lavoro e una mezzoretta di riposo, alle 20.30 incontro mia sorella, Veronica. Al momento, lei vive e lavora a Madrid, ma starà per un mese a Milano per un corso di formazione (è una dolce donna in carriera con due palle così…). A cena, mi annuncia che i nostri genitori stanno per separarsi…


Non parlerò di questa notizia, la cui fondatezza è ancora dubbia. Però, ovviamente sono stata male, in questi giorni. E comunque, io e mia sorella abbiamo passato una serata a parlare di un sacco di altre cose. Alla fine, io l’ho accompagnata alla metro e poi ho camminato per Via Valsolda fino a casa. La Via Valsolda costeggia la metro Romolo ed è una strada di quelle in cui si fa attenzione ai malintenzionati. È decisamente romantico avere pensieri come quelli della rottura di una famiglia salda da 31 anni, passeggiando alle 23.30 per una strada in cui finora ho incontrato:

- Un tipo che si faceva una sega dentro la sua macchina;

- Un signore cicciotto che controllava il condizionatore sul balcone, in mutande;   

- Una prostituta che si alzava la cerniera dei pantaloncini, accanto a una macchina e al suo occupante.

- Quattro o cinque uomini che pisciavano sempre allo stesso angolo della strada, vicino alla metro.


Avrei voluto rappresentare la via malfamata in cui abito adesso a Milano, invece, mentre disegnavo all’impiedi, ho finito per concentrarmi su come mi sentivo quella sera. L’ho detto, che ho imparato da poco a disegnare in queste condizioni…



Non finisce qui questo post!!!... Improvvisamente, di seguito, riporto le 6 cose che mi piacciono per rispondere finalmente al mio carissimo amico Melo che mi ha segnalato nella sua catena, nel suo blog di Delund il 14 maggio. Il suo indirizzo è delund.blogspot.com.

Le regole della catena prevederebbero di segnalare altri 6 bloggers, ma io non lo farò, perchè per me questa cosa è solo, dicevo, una risposta a lui... dirò solo le 6 cose che mi piace fare (a parte quelle legate ai fumetti e quella di stare in amore con il mio uomo):

1) arrampicarmi sugli alberi a piedi nudi

2) nuotare nel mare, sott'acqua (associate a questo ce ne sarebbero di cose che mi piacciono...), in particolare immergermi per tre o quattro metri e poi lasciarmi risalire con la pancia verso l’alto 

3) mettere la testa fuori dal finestrino di un treno o di un'auto in velocità

4) mettere le cose in bilico senza farle cadere

5) ricordare quello che ho sognato la notte 

6) organizzare un viaggetto / preparare una cena con i miei amicucci

Devo dire che questo gioco mi ha divertito. Mi sono messa a pensarci bene e mi ha rincuorato sapere che in effetti esiste una specie di formula magica per farmi provare gioia e piacere. Grazie Carmelotto…


Ultimissima. Nell'ambito della Mostra Mercato del Fumetto di Reggio Emilia, la Tunuè ha vinto il premio come miglior editore. Qui si può trovare la notizia:

http://www.tunue.com/page.php?idArt=7673

E qui c'è la motivazione:

«Il premio va alle edizioni Tunué per aver creato, nel corso di pochi anni, un catalogo innovativo con l’occhio rivolto sia alla presentazione di fumetti giovani e nuovi, sia per il sostegno ad una saggistica sempre interessante legata ai vari aspetti del mondo del fumetto».

Evviva!!!

martedì 6 maggio 2008

Il rasoio

“Venti giorni senza scrivere sul blog, che cosa le sarà successo?” Immagino per un istante dei lettori con i pugnetti chiusi e l’espressione preoccupata… Di sicuro non sono così tanti, anzi, forse sono pochissimi, ma dico comunque loro di non preoccuparsi.

Sono successe un sacco di cose, la maggior parte di mio gradimento.

Il 20 aprile mi sono trasferita a Milano e lunedì ho iniziato uno stage di grafica presso la Renoir Comics. Più precisamente, vivo a Gorgonzola, un paesino di provincia che dista circa 45 minuti di mezzi pubblici + piedi dalla Renoir: credevo che li avrei passati seduta a disegnare sulla metropolitana, invece trovo sempre tutti i posti occupati e non riesco ancora a disegnare all’impiedi con le altre persone che mi schiacciano. Alla Renoir il mio lavoro è coordinato da Giovanni Ferrario e Michele Foschini, sto imparando a usare un po’ di software utilissimi (Indesign e Illustrator) e sto mettendo a loro disposizione la mia stoica dedizione all’impaginazione e al lettering sulle loro prossime produzioni.

Il 24 aprile sono partita per il Napoli Comicon. Ci vorrebbe un report dettagliato, ma stavolta mi limiterò solamente a qualche cenno.

Ho preso alloggio in un appartamento-BB insieme ai miei amici fumettisti catanesi Simone Campisano, Carmelo Monaco, Alessio Maggioni e mia cugina “best-friend” Francesca, e lì siamo stati benissimo. Io e Fra dormivamo insieme in una doppia e i ragazzi nella tripla, poi c’era la cucina-soggiorno e ben due terrazze con una vista incredibile su Napoli, dove noi ragazze ci fumavamo sempre delle ottime sigarette romantiche.

La mattina del 25 aprile, dopo essere approdati al BB, io e Fra ci siamo cambiate, abbandonando i nostri panni sporchi in giro per la stanza in un macello generale che non so come siamo riuscite a creare in pochi minuti. Poi siamo andati tutti al Napoli Comicon, la fiera di fumetti a cui resto più affezionata in assoluto: ho conosciuto alcuni autori della Tunuè (Giovanni Marchese, Luca Patanè e Lucio Perrimezzi), ho parlato al microfono durante un incontro editoriale e poi ho incrociato un bel po’ di persone. Ho visto la splendida mostra di Futuro Anteriore, ringraziando ripetutamente Alino del Comicon e Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza. Tuttavia, la cugina aveva ben due notti brave alle spalle e anch’io avevo dormito poco in treno, così nel ardo pomeriggio siamo tornate al BB. Lì per lì, appena ho aperto la porta della stanza, ho pensato di aver sbagliato camera: il gestore del B&B, l’ottimo Sig. Raffaele, ha voluto a tutti i costi prendersi cura di noi, al punto che ha rimesso tutto in ordine e ha lavato e steso i calzini e le mutande di Fra. Siamo rimaste impressionate da questo gesto, raccomandandogli di non ripeterlo anche se lo abbiamo apprezzato.

Ce ne sarebbero di cose da raccontare sul Napoli Comicon… Anche cose meno piacevoli. Ad ogni modo, mi sono divertita. Sono stata contenta di rivedere i miei amici catanesi, che ancora una volta si sono dimostrati di grande sostegno. Sono stata felice di parlare di stronzate libere con Fra, fino a notte fonda, prima di addormentarci.

Il 29 aprile ho tenuto una lezione su “L’influenza dei manga sul fumetto occidentale” all’Università di Verona, nell’ambito del corso di Storia del Fumetto tenuto dal gentilissimo prof. Claudio Gallo. C’erano più o meno un’ottantina di studenti ad ascoltarmi e a vedere le immagini fumettose che illustravo con tanto di proiettore e microfono. Circa un terzo dell’intervento è stato su Inchiostro di Jack, ma ho parlato molto anche di Barbucci e Canepa, Andrea Accardi e Marco Albiero: in particolare, Andrea e Marco li ho contattati e sono stati così disponibili da rispondere alle mie domande via email… Grazie ragazzi!... Infine, ho lasciato al prof un file- dispensa di 42 pagine con i contenuti della lezione per gli studenti (con un'immagine deformed di IDJ in copertina).

All’inizio della lezione, il prof Gallo ha fatto una presentazione ricca di apprezzamenti su IDJ e sulla mia personalità, al punto che per un momento mi sono nascosta dietro una sedia per non farmi vedere dagli studenti. Alla fine, ha detto che è andata benissimo, e in effetti mi è sembrato davvero contento. Lo ringrazio ancora per l’opportunità!

Dal 1al 4 maggio sono stata in Trentino Alto Adige con il mio dolce Giuseppe. Anzi, come si è detto più volte, mi ci ha “portata” lui, a Sexten, a Bressanone, sulle Dolomiti, al Lago di Braies e alla Val Fiscalina. Una breve ma davvero memorabile vacanza all’insegna del trio natura-cibo-amore.

Oggi sono rientrata al lavoro e ho appena finito un’illustrazione che servirà da materiale pubblicitario per IDJ e la Tunuè. Ho gli occhi rossi rossi. Come si dice, sempre sul filo del rasoio…

martedì 15 aprile 2008

La legge di compensazione

A poco a poco, sto riempendo il muro sopra la mia scrivania con i volantini delle fiere di fumetti dove sono stata nel corso del 2008. Con il Fullcomics di Piacenza fanno sei in quattro mesi, ma sempre durante lo stesso periodo non ho più lavorato nel settore economia e commercio. Anzi, non ho più lavorato per niente, eppure ho un principio di esaurimento fisico e nervoso…
Io e il mio Giuseppe siamo ormai entrambi stanchi e nervosissimi, usciamo raramente a divertirci un po’ e, con il condimento di qualche altro problemino familiare che ho dovuto lasciare a Catania, la sera prima della mia partenza per Piacenza ho scatenato un litigio silenzioso. Io litigo così: penso cose bruttissime, rimugino e non dico una parola perché sputarla fuori sarebbe peggio.

La mattina seguente, l’11 aprile, mi sono scusata per il mio comportamento esagerato, e poi sono salita sul treno. Avrei dovuto rallegrarmi un po’ per il fatto di essere un’OSPITE del Fullcomics, invece è ritornato il malumore: per iniziare, a Piacenza pioveva, ho perso l’autobus e l’autista del successivo mi ha detto che lo Stadio Hotel - fuori città - distava perfino dalla fermata dell’autobus. Ho percorso un chilometro a piedi con bagagli e ombrello, fino al cavalcavia. Poi, mi sono ritrovata ad attraversare un campo sterrato pieno di erbacce alte un metro.
Insomma, sono arrivata all’albergo fradicia e incazzata. Dopo essermi data una ripulita, si sono fatte le undici. Dato che non potevo aspettare un’altra ora per raggiungere il festival,dietro consiglio del receptionist, ho preso un taxi da 11 euro.
Per prima cosa, sono andata a vedere la mostra su “Inchiostro di Jack” al Palazzo Farnese. La gentilissima Elena dello staff organizzativo mi ci ha condotto dinanzi, ed io le ho chiesto subito a chi dovessi rivolgermi per lamentarmi: non c’era l’ombra di “Inchiostro dietro le quinte”, la mostra su come ho realizzato il fumetto, delle venti tavole accordate ce n’erano soltanto sei, e metà non erano neppure le migliori che avevo inviato. Attaccato al primo dei tre pannelli a me dedicati, c’era scritto solo “Paola Cannatella”. E chi è? E che cosa sono quelle tavole? E perché non c’è nemmeno il nome del libro, visto che è una mostra sul libro?... Abbattuta e infreddolita, ho raggiunto Concetta e Daniele della Tunuè a piazza Cavalli, dove si svolgeva la mostra mercato di Fullcomics e… sorpresissima!!! Il festival era sotto i portici ALL’APERTO, e io non lo sapevo!!! Il gelo e l’umidità si sono impadroniti delle mie ossa, e la frase “CHE FREDDO” è stata la più pronuciata della manifestazione. Nel corso della giornata ho iniziato a disegnare sui libri, ma non ne ho venduto neppure uno. Durante il giretto per la pausa pranzo, in compagnia di Concetta, mi si è rotto un tacco dei mio famoso unico paio di scarpe coi tacchi. Da lì a poco, in piazza Cavalli è iniziata la conferenza della Lega Nord a tutto volume.
Fortunatamente la legge di compensazione ha rivolto lo sguardo verso di me, e da quel momento le cose non sono più peggiorate. Prima di tutto, in Via Calzolai ho trovato un simpaticissimo calzolaio di nome Umberto, che mi ha riparato il tacco con la promessa che non si sarebbe rotto mai più. Poi, ho conosciuto alcuni degli organizzatori del Fullcomics: Salvatore Primiceri (la voce preregistrata nella stazione di Milano Centrale) e Ivan Zoni (giovane e bravo disegnatore), entrambi molto disponibili. Ancora, ho incontrato un altro autore ospite, Giuseppe Manunta (il creatore di “Giunchiglia”), e la sua compagna Roberta (Coniglio Editore), entrambi alloggiati come me allo Stadio Hotel. Utilissimo confronto con altri autori e personaggi vari a parte, c’è stata con tutti loro una bella atmosfera di risate, sdrammatizzazione e simpatia. Ho avuto l’impressione che al Fullcomics regnasse una certa aria di affabilità e confidenza, alla fine in tanti ci si salutava e si chiacchierava di argomenti surreali– anche spesso per mancanza di un pubblico scoraggiato dalla pioggia e/o dal freddo-, e credo che questo sia un merito degli organizzatori. Più tardi hanno risolto il problema con l’albergo, Ivan ci ha accompagnati la sera e ci è venuto a prendere la mattina.

Già, la mattina del sabato 12 aprile, alla mostra, sotto la scritta “Paola Cannatella” è finalmente comparso il nome del libro ed Elena mi ha fatto un po’ di promozione. È spuntato inaspettatamente il sole e con l’aiuto di una giacchettina aggiuntiva che mi ha prestato Concetta sono riuscita a proteggermi dal freddo. Il Fullcomics ha finalmente ricevuto un po’ di visite, spesso c’era accalca mento e allo stand della Tunuè sono arrivate tante persone a chiedere di IdJ. Per primo è venuto Michele Ginevra del CFAP: ha comprato due copie del libro per due le ottime Alice e Chiara. Alle 11.30 c’è stato il mio “INCONTRI CON GLI AUTORI” : per una mezz’oretta io e Salvatore Primiceri abbiamo fatto una chiacchierata piacevole, senza impappinamenti da parte mia e con un’ottima assistenza da parte sua. Non mi importava tanto che il pubblico non fosse numeroso, di più tenevo a non dire stronzate per l’emozione, e mi sembra che sia andata bene. Grazie Salvatore!... A pranzo ho provato una piadina BUONISSIMA della egregia piadineria mobile alloggiata proprio accanto ai portici, in Piazza Cavalli. Ci siamo andati in molti a sfamarci, perché in effetti le piadine erano di una qualità sopraffina - i gestori preparavano la pasta e tutti gli altri ingredienti davanti agli occhi del cliente. Nel pomeriggio c’è stato il concerto dei Raggi Fotonici, ed io sono stata felicissima di disegnare col sottofondo della sigla di Daitarn III. Ho continuato a disegnare fino alle otto di sera, mentre i ragazzi della Tunuè mi definivano “stoica”. La sera ho cenato con loro, insieme ad un ragazzo originario di Agrigento di nome Vittorio, stagista a Piacenza. Peccato per l’osteria, che aveva un servizio da puzzoni (prendo in prestito il termine che ho sentito dire spesso a Concetta).

La mattina del 13 aprile ho lasciato la mia bellissima stanza nel mio splendido albergo fuori mano, e sono andata di nuovo a Palazzo Farnese a fotografare la mia mostra e a vedere bene anche le altre in esposizione. Tanto per cambiare, alla fine il tempo è stato tiranno e non ho ammirato tutto tutto quello che c’era da ammirare. Ho apprezzato soprattutto la carinissima mostra di Giunchiglia e i disegni di Giovanni Freghieri (Sergio Bonelli Editore) e naturalmente ho visto per la prima volta dei nomi di autori che non conoscevo – c’è un mondo…
Alla fiera, il freddo si è fatto insopportabile e il pubblico è calato di nuovo. I ragazzi della Tunuè sono riusciti a procurare il tè con grandissimo stupore da parte degli altri espositori, soprattutto perché avevamo tanto di vassoio e set di tazze in ceramica. Dopo, mi sono messa a gironzolare un po’ di più per constatare il delirio collettivo. Per esempio, davanti allo stand della Tunuè Christian Marra di “The Passenger” – una rivista di storie a fumetti scritte da registi famosi e disegnate da vari disegnatori anche stranieri – ha sceneggiato e fotografato Giuseppe Manunta mentre si fregava “Tutt’un tratto” di Sergio Algozzino. Se volete vederla, andate su
www.passengerpress.blogspot.com, tra l’altro fa un bel report di tutto il Fullcomics. Un altro report del Fullcomics che parla anche di me è riportato sul blog di Alessandro Del Gaudio, a www.iburobar.splinder.com.
Ho conosciuto una giovane autrice del CFAP, Francesca Follini, ho comprato la rivista “The Passenger” e avrei voluto comprare anche Giunchiglia che solo al Fullcomics ho saputo essere un fumetto erotico (e non pornografico), ma al momento il primo numero è esaurito. Aspetterò, credo davvero che meriti.
Sono andata via dal Fullcomics alle 15.45 per prendere il treno delle 16.08 per Acqui Terme. Davvero, non ce la facevo più con quel freddo!... E poi volevo tornare un po’ prima a fare la romantica con il mio Giuseppe. Lungo la strada, a piazza Duomo, mi sono imbattuta in una manifestazione con tante bancarelle, colori, famiglie, giovani e adolescenti pieni di entusiamo. Sembrava una specie di equo solidale delle scuole medie, ma non ho guardato tanto bene. Che peccato fossero dirottati tutti là… questi piacentini!

giovedì 10 aprile 2008

In viaggio verso Fullcomics

Stanotte ho sognato di essere di nuovo a Catania, mi avevano regalato un cucciolo di coccodrillo da me sfruttato per cacciare un grosso scarafaggio che si era impadronito della mia stanza. Poi, mi sono svegliata, ed è cominciata un’altra giornata frenetica.

Da domani e fino a domenica sarò al Fullcomics di Piacenza. Ci sarà una mostra di Inchiostro di Jack a Palazzo Farnese, inaugurata alle 10.30 e sabato alle 11.30 ci sarà una mezzoretta di “incontro con gli autori” riservata a me… Vedremo come mi tratteranno!!!


Ho finito da poco il fumetto rosso per il Napoli Comicon e adesso, tra le altre cose più impegnate che non vi dico, sto cercando di scrivere un breve fumetto tutto catanese… Vorrei realizzarlo nella forma delle “cartoline” di Internazionale, in due tavole, e vorrei raccontare un episodio che mi è successo realmente durante le scorse vacanze di Pasqua. Tra i temi vissuti e trattati: un’incontro ravvicinato con due cani randagi e una brutta caduta dalla bici, accompagnati da una mentalità che solo a Catania può esistere. E in una vignetta ci sarà anche l’innoqua immagine che ho allegato. Continuerò a lavorarci durante il viaggio in treno verso Piacenza…

giovedì 27 marzo 2008

Rosso Rozzo

…Sono di corsa!!!
Ho passato alcuni giorni incredibili durante la Pasqua, e avrei voluto scrivere dei post al riguardo, ma ancora non esiste la giornata di 36 ore e quindi aspetterò tempi migliori…
Sto lavorando al fumetto di 3 pagine che uscirà per Futuro Anteriore al Napoli Comicon: il tema di quest’anno è il colore Magenta, volgarmente detto Rosso.
Più avanti forse ne riparlerò, al momento questa è la prima tavola con la mia stramba e sperimentale idea di rosso… Ci sono commenti e/o consigli?... Dite, dite!!!

venerdì 14 marzo 2008

Monotavola

Oggi ho completato la mia tavola per MONO, la rivista antologica monotematica e monotavola della Tunué, curata da Sergio Algozzino e Marco Rizzo.
Questo sarà il quarto numero, con tema centrale il cibo.
Ancora non so bene quando sarà pubblicato, comunque le ultime voci dicono fra aprile e maggio.
Non avevo mai realizzato un fumetto in un'unica tavola, anzi, mi sembrava impossibile per una come me, incapace di essere sintetica. Invece!!! ho imparato... Il fumetto racconta di un sogno ricorrente che fa una ragazzina, ogni volta che le piace qualcuno. Sogna di baciarlo, quando improvvisamente la bocca le si riempie di cibo... Sgradevole, no?

mercoledì 12 marzo 2008

Segni del Bilbolbul

Sei ore e mezza prima della mia partenza per il Bilbolbul, ero andata a dormire insieme all’asse da stiro e il ferro ancora caldo, poggiati sul pavimento accanto al mio letto. Nonostante gli occhi affaticati e una gran stanchezza, ho iniziato ad ascoltare al buio gli scricchiolii del ferro da stiro che si raffreddava e a pensare che probabilmente il vestito stirato con tanta cura non lo avrei neppure indossato, a Bologna.

“Hai gli occhi rossi” mi ha detto Concetta della Tunuè. Ci siamo incontrate a Bologna verso le 11.30 per l’incontro internazionale “Il grande vuoto” e siamo riuscite a scambiare Paul Hornschemeier con Anders Nielsen. Durante l’incontro ho anche rivisto inaspettatamente Chiara Garaguglieri, mia solare collega allo stage di Montimages.
Più tardi, sono andata a pranzo a piazza Maggiore con Luana Vergari e Matteo Fenoglio, per discutere di un fumetto che uscirà per Futuro Anteriore, al Napoli Comicon. Avevo ancora con me la borsa (pesante), lo zaino (pesantissimo), il giubbotto (che perdeva le piume) e la mia sciarpa preferita (ingombrante).
Verso le 14 e qualcosa abbiamo finito di sfamarci e abbiamo incrociato altri personaggi, e Luca Genovese è rimasto un po’ con noi per il caffè. A quel punto ero davvero esausta, con dei serissimi problemi di connessione al mondo circostante. Luana, da persona sensibile quale è, mi ha chiesto se volevo posare lo zaino in Sala Borsa. Però, quando siamo arrivati all’ingresso della Sala, mi sono accorta che non avevo più la sciarpa con me.

SE QUALCUNO HA RITROVATO LA MIA SCIARPA, PER FAVORE, ME LO FACCIA SAPERE. É lunghissima, a strisce beige e nere, le avevo dato tanti soprannomi, tipo “sciarpa da combattimento” o “sciarpa delle api”, ma soprattutto era di ottima fattura e antica, perchè mia madre l’aveva comprato per sé negli anni 70. Ha un tessuto di lana, ma molto compatto e un po’ elastico, e nelle estremità sembra che sia stata tagliuzzata in striscioline lunghe e sottili.

Per la legge di compensazione, il mio sconforto si è annullato di colpo giusto un paio d’ore dopo, quando ho casualmente incontrato Igort. “Sarebbe stato bello avere un microfono in quel momento, per far sentire a tutti quello che ti stava dicendo” mi ha detto Giuseppe, a cui poi ho telefonato, raccontandogli i dettagli di quella conversazione.

Quello che mi raccomandano alcune persone che stimo (tra cui Igort) è di lavorare ancora molto sul disegno. Ormai ho un elenco di cose che vorrei fare per sperimentare e migliorare il mio segno, e sono giunta a parecchie riflessioni proprio durante il Bilbolbul, che dopotutto ho affrontato come un viaggio in solitaria. Naturalmente non sono mancati compagnia e incontri casuali, ma ho preso alloggio da sola (lontano da tutti i fumettisti) e spesso mi muovevo in assoluta indipendenza, così ho potuto pensare tantissimo.
È anche vero che gli spunti di riflessione abbondavano, ma da parte mia avevo la mente ricettiva come una spugna.
Sabato, ho osservato le “Cartoline” di Internazionale e le magnifiche tavole di Gianni De Luca e la sera sono stata all’inaugurazione della mostra di Marijpol. Già, il sabato sera non indossavo il vestito che avevo stirato la notte precedente, non sono riuscita a vedere “Paura del Nero” al cinema Lumiére e credo anche di aver fatto una gaffa con Lorenzo Paganelli (un altro incontro casuale). Però sono stata a passeggiare per le strade di Bologna, affollate da appassionati di fumetti, insieme a Chiara, Concetta ed Emanuele della Tunuè, Alberto Corradi e altri soggetti più o meno simpatici…
Ho passato la notte all’ostello San Sisto, in una camerata con altre cinque ragazze sconosciute, tra cui una catanese di nome Cinzia che ha riconosciuto le mie origini dopo che le avevo appena rivolto due o tre parole. Ogni volta che andavo e venivo dall’ostello alla fermata dell’autobus, ero felice di attraversare un grande prato con l’erba bagnata e le pozzanghere.

La domenica mattina avevo ancora gli occhi rossi, così per prima cosa sono andata a comprare del collirio alfa. Poi, sono stata a vedere tutte le mostre al Palazzo Accursio (Paul Hornschemeier, Kevin Huizenga, Anders Nielsen, Hok Tak Yeung, Chinoi Lee, Oliver Schrauwen) e dopo mi sono diretta alla mostra di Stefano Ricci, la cui opera conoscevo ma non avevo mai visto dal vivo. Questa è stata la mostra che mi ha emozionato di più: di fronte ai suoi disegni attaccati alle pareti con i chiodi, così vicini e reali, con tutto quel bianco e nero graffiato e incollato, ho sentito i miei occhi - che non avevano pace - inumidirsi. L’ultima esposizione che ho visto è stata quella di Gabriella Giandelli, tanto di cappello anche a lei.
Ho pranzato con Emanuele e Concetta, e abbiamo visto insieme un pezzettino della presentazione del libro “Luigi Tenco” di Luca Vanzella e Luca Genovese. Dopo, siamo andati in sala Borsa perché alle 15.30 avevo le dedicaces.
È stato bellissimo. Ero circondata da autori di fama internazionale, e non potevo neppure stare lì a sbavare davanti a loro perché nel frattempo dovevo assumere un aspetto dignitoso davanti al mio pubblico, formato per la maggior parte da bambine sotto i 10 anni accompagnate dai genitori. Ad un certo punto, mi sono trovata a condividere uno spazio di pochi metri quadrati insieme a David B., Stefano Ricci, Francesco Mattioli, Gabriella Giandelli, Roberto Diso…
Alla fine, durante tutte le mie visite alla sala Borsa, sono riuscita almeno a fotografare le teste senza le facce di alcuni autori, ecco Lorenzo Mattotti, Andrea Accardi e Stefano Ricci.
Alle 18 ho ascoltato l’interessante incontro “Disegnare internazionale”, con Gabriella Giandelli, Francesca Ghermandi e Stefano Ricci, verso i quali ho provato un sentimento di grande rispetto. Aggiungo - anche se è riduttivo - che la Giandelli mi è sembrata molto intelligente e che Stefano Ricci, quando ha fatto l’imitazione del coniglio, l’ho trovato quasi spassoso.
Ho rincontrato Chiara ancora una volta, e siamo andate insieme ad Alberto Corradi e Viola dello staff organizzativo del Bilbolbul all’Aemilia Hotel per le ultime pubbliche relazioni… Altri incontri inaspettati, in particolare con Giovanni Mattioli: ho parlato così tanto con lui da perdere di vista gli altri ragazzi. Giovanni mi ha presentato Stefano Ricci, a cui ho fatto i complimenti, raccontandogli perfino che alla galleria volevo comprare uno dei suoi disegni (sarebbe stato un regalo bellissimo per Giuseppe, ma il prezzo era fuori dalla mia portata).
Da lì a poco, non trovando più da nessuna parte Chiara, Alberto e Viola, sono giunta alla conclusione che mi avevano ripudiata: ecco, a volte mi convinco di essere una rottura di scatole per gli altri, così ho salutato tutti e me ne sono andata, dirigendomi all’ostello.
Dopo una mezz’oretta, Chiara mi ha telefonato: erano ancora all’Hotel (non mi avevano abbandonata!) e mi stavano cercando. Ho aspettato l’autobus per un’ora, così imparo a farmi le paranoie.

Lunedì mattina, prima di tornare ad Acqui Terme dalle braccia di Giuseppe, sono passata da Milano. Sto valutando un’offerta di stage da quelle parti ai fini del corso di “Tecnico per la produzione grafica su internet”, così ho avuto un colloquio con un’azienda che potrebbe fare al caso mio. Nel lungo periodo, conto di trasferirmi a Pavia o a Milano con Giuseppe, ma mi chiedo se sia la scelta giusta…
Il colloquio è finito prestissimo e verso le 13 ero alla stazione centrale di Milano per ritornare ad Acqui Terme. Mentre salivo le scale, ho incrociato Gabriella Giandelli, con il sacchetto arancione del Bilbolbul (ce l’avevo anch’io, nella borsa).
È un segno?

martedì 4 marzo 2008

La staffetta


…Di ritorno da Mantova Fumetti, durante le mie quattro ore sui treni della domenica sera, ho letto un bellissimo fumetto, “Little Star” di Andi Watson. Quando finalmente sono arrivata ad Acqui Terme, mi sono ricordata della scena della “staffetta” fra i personaggi di Watson, pensando “In effetti anche io e Giuseppe sembra che stiamo per scambiarci il testimone…”. Ieri pomeriggio mi sono affacciata dal balcone, sventolando la manina per salutarlo: ci rivedremo tra una settimana.
Il nostro testimone non è un figlio, naturalmente, ma solo un po’ di tristezza dovuta alla solitudine e qualche faccenda di casa da sbrigare.

Durante il mio soggiorno a Mantova mi hanno chiesto più di una volta “Come mai il tuo fidanzato non ti segue alle fiere di fumetto?”… Da qualche tempo, in effetti, non l’ho più avuto al mio fianco, e insieme abbiamo previsto nel futuro solo la fiera del libro di Torino. Io rispondo prontamente che mi seguiva in passato, ma in questo periodo, tra liceo classico e dottorato, è veramente troppo impegnato. Invece, devo considerare le mie mancanze. Io non sono MAI andata a vedere cosa fa all’università o a scuola, e sento che dovrei farlo.

Ieri sera mi sono preparata un tortino di sfoglia con prosciutto crudo, mozzarella, pomodorini e grana, e l’ho mangiato anche oggi a pranzo, accompagnato dall’ananas. Stasera ho mangiato solo dei fonzies. Devo ancora lavare una montagna di vestiti sporchi e finire la monotavola per la rivista Mono.
Il resto della giornata? Sono stata al corso di “Tecnico per la produzione grafica su internet”, e sono riuscita a chiaccherare un po’ (troppo?) con i miei compagni di corso, la cui riservatezza mi dà sempre da riflettere. Ho iniziato delle lezioni di francese con un’insegnante madrelingua di nome Françoise e ne sono stata davvero felice. Ho camminato moltissimo, e ho visto dei quartieri di Acqui Terme che non conoscevo. Per vaporizzare i miei capelli, ho comprato un phon con il diffusore e c’è pure il comando dell’aria fredda:
- E a che serve?- sulle prime, ho pensato a “rinfrescare il viso”.
- A fissare la piega più a lungo – mi ha spiegato la commessa gentilmente, anche se dicono che i piemontesi sono “falsi e cortesi”: può darsi che abbia pensato che fossi un’ignorante a non conoscere queste cose da donna.

Per scacciare la tristezza, cerco di ripensare a Mantova. Ho fatto un bel numero di dediche disegnate, e questa volta mi hanno fatto anche delle richieste specifiche!!! Una coppia mi ha chiesto un disegnino in cui ci fosse in qualche modo un gatto, e la mia sfortuna è stata quella di esporre il disegno dopo averlo terminato: un altro lettore mi ha chiesto la stessa cosa. Poi, un altro signore ha comprato il libro, se l’è letto e poi mi ha chiesto un disegno ancora più impegnativo, ma è stato bello disegnare un bacio, non lo facevo da mesi.
Ho parlato con diversi personaggi che non conoscevo, tra cui Angelo Stano, Giampiero Cuccolini, Michele Foschini, Luca Genovese, e ho rincontrato tante persone, tra cui Lorenzo Paganelli, Andrea Accardi e un po’ di amicucci siciliani, tra cui Roberto Di Salvo, che ormai è diventato così bravo che i suoi disegni mi fanno commuovere. Sono perfino andata da qualcuno a chiedergli se si ricordasse di me. Ho iniziato a vedere delle personalità dietro figure del settore dei fumetti come autori ed editori.
Un aspetto davvero piacevole del mio soggiorno è stato il fatto che ho avuto l’opportunità di fare un paio di uscite in giro per Mantova, e mi sono proprio divertita. Ricordo la pizza e il riso che ho mangiato, con la carne di salamella. Ricordo un cameriere che ha minacciato di botte uno dei ragazzi-fumettisti al mio tavolo, perché con una faccia da maniaco aveva chiesto ad una cameriera di farle da modella. Ricordo le partite da cinquanta centesimi al calcetto balilla a fianco di Emanuele e Concetta, i ragazzi della Tunuè. Ricordo le discussioni sulla ragazza cosplayer vestita da Valentina di Hugo Pratt.

…Questo weekend sarò al Bilbolbul di Bologna, tornerò ad Acqui Terme lunedì pomeriggio.
Vado a prepararmi un pasto decente.

Il maledetto abbigliamento

b/n - cm. 21 x 29,7 - pp. 8

pubblicato su:
- “Mondo Naif – Speciale 10 anni di Kappa Edizioni” novembre 2006
- “Zero Fumetto International” allegato a Zero2 n° 207 del 1/07/2006

“L’abito non fa il monaco”, eppure a volte i vestiti rispecchiano in qualche modo la personalità dell’individuo che li indossa, oppure influenzano il suo stato d’animo o ancora, lo aiutano ad ottenere dei risultati... Fino a chidersi se sia il caso di liberarsene completamente.






giovedì 28 febbraio 2008

Era la pacchia

Lo sapevo che non poteva durare a lungo il tempo a disposizione in quantità industriale, per scrivere e disegnare con tutta la calma del mondo… Sono tornate le ansie, la stanchezza per non si sa bene cosa, il timore di non essere all’altezza della situazione, la fretta, il bisogno di mangiare patatine per combattere lo stress e le borse sotto gli occhi che bruciano dalla mattina e alla sera.
A parte tutti gli impegni di lavoro e formazione ad Acqui Terme (sto frequentando un ottimo corso di Tecnico di Produzione Grafica su Internet ), lo scorso week-end ho partecipato con la Tunuè al Fumettopoli di Milano. Avrei voluto raccontare e disegnare qualcosa su un paio di vicende simpatiche che mi sono capitate da quelle parti, ma non ce l’ho fatta a completare nulla… L’unica cosa che posso riportare è questa illustrazione di Inchiostro di Jack realizzata per l'albetto del salone, che poi in realtà era per la maggior parte un catalogo della Tunuè. Domani parto per Mantova Comics & Games e la settimana prossima se va tutto bene vado al Bilbolbul di Bologna. Tornerò a Catania per le vacanze di Pasqua, ma il mio calendario è già stato scarabocchiato fino a maggio…
Da due giorni, la notte mi viene l’arsura (mia madre dice che forse mangio troppo salato, saranno le patatine?) e mi sa che ho addosso una leggera influenza, quella da sbalzo di temperatura… Nonostante tutto ieri sera io e Giuseppe abbiamo organizzato a casa nostra una cena tipicamente siciliana in quasi tutte le sue parti, e abbiamo invitato tre amicucci di Alessandria…I piatti siciliani erano la supercatanese pasta alla Norma (da La Norma di Vincenzo Bellini, nato a Catania) e l’insalata di arance… Io skiappa della cucina amo solo effettuare le operazioni puramente tecniche su alcuni ingredienti, come quelle di sbucciare, tagliare e friggere le melanzane o denocciolare le olive. Giuseppe è la mente, ha una buona attitudine alla creazione sui fornelli e dialoga con gli ingredienti ad alta voce.Ho avuto l’impressione che il tempo sia trascorso in un lampo, avrei voluto trattenere ancora i nostri ospiti per continuare a parlare, ma se ne sono andati alle 23.30… è scandaloso, se ripenso alle cenette a Catania, dove si programmava in base a “la prima serata”, “la seconda serata” e perlomeno “la terza serata”, dopo cena si guardava un film e poi iniziava il delirio degli amici che non volevano abbandonare il padrone di casa, e le volte in cui capitava che gli dicessero: “Tu vai pure a letto, noi ce ne andiamo tra un’oretta…”.

Il fatto che mantengo questi pensieri significa che dopotutto forse non sono ancora uno straccio, anzi… voglio cucinare per gli altri, lavare i piatti il giorno dopo, scrivere un altro post sul blog e prendere il treno delle 6.20 per Mantova, domani mattina…