
domenica 25 aprile 2010
Prospettive, un anno dopo

domenica 11 aprile 2010
Giuseppe dorme

Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì… sono impegnata giorno e notte, per dei lavori di lettering a stretta consegna e i progetti relativi a dei nuovi fumetti che NON SI SA se e quando vedranno la luce (ma di belle speranze): entrambe le attività mi appassionano e mi esaltano, ma la mattina apro la finestra, esco sul balcone e mi riprometto che troverò il tempo per un’uscitina pomeridiana. Non solo per vedere la primavera, ma anche un po’ di gente: a Vienna, i genitori di Giuseppe sono andati a trovarlo e ci siamo accordati di rinunciare alla nostra consueta oretta giornaliera di webcam per qualche giorno… nessun contatto umano visivo, né reale nè virtuale! Mercoledì, mi vesto, mi metto il giubbotto primaverile, prendo le chiavi di casa, ma ho il dannato scrupolo di controllare se è arrivata qualche mail di lavoro. Giovedì, si ripete la stessa scena, solo che questa volta ricevo un sms da Giuseppe da Vienna, con quasi due ore di anticipo rispetto al solito orario… i suoi genitori sono partiti di mattina, mi chiede di vederci al computer.
Venerdì, riesco a uscire! Non mi sembra vero, dopo quattro giorni tappata a casa da sola. Sono le cinque e mezza del pomeriggio, mi accorgo che fuori la temperatura è già abbastanza alta, e che avrei dovuto portarmi gli occhiali da sole.
La primavera è una stagione che mi piace, soprattutto perché non ho mai avuto molto la possibilità di godermela: a Catania, non durava che pochi giorni. Si diceva direttamente “è arrivata l’estate”, si prendeva la tovaglia e si andava a buttarsi a mare: certo, mi piacerebbe di più fare quello, ma a Catania non mi capitava mai di uscire di casa e andarmi a sdraiare su un prato. Quelli del Parco Gioieni e della Villa Bellini non mi attiravano, anche perché la mia mente tendeva sempre ad un’associazione di idee del tipo “verde cittadino” = “maniaci sessuali”.
A Pavia, dovrebbe durare almeno qualche altra settimana, prima che arrivino le zanzare. Sono arrivata al Ticino in pochi minuti e mi sono seduta sotto un salice piangente (il sole comunque tendo a evitarlo, quando non posso farmi il bagno). Ho provato a disegnare un po’, lungo la sponda del Ticino vicino al Ponte Coperto. Poi, però, la testa mi si è svuotata, e mi sono sdraiata. Anche se ho percepito la stanchezza, non sono riuscita ad addormentarmi, innanzitutto perché sentivo la presenza dei cani intorno a me.
… già, ce n’erano parecchi, con i loro padroni che li tenevano al guinzaglio, oppure che li chiamavano con grida isteriche, o che li lasciavano sfrecciare sul praticello. Sentivo il loro respiro, se mi passavano troppo vicini, e non ero in grado di rilassarmi. Colpa del morso di due anni fa!
Sabato, replico. Esco di mattina, compro da mangiare al mercatino, e pedalo di nuovo fino al all’altra parte del fiume, quella con il Parco del Ticino. Il posto è bello, ma il panorama da disegnare lo trovo meno stimolante. Non disegno anche perché ho la testa affollata di pensieri multiformi. Fra questi, penso che un anno fa, proprio in questo periodo, ho completato Prospettive. Adesso, la Tunué mi ha comunicato che vorrebbero lanciare tutti i loro graphic novel per l’IPad: ci sarà la presentazione al Napoli Comicon. Io non ci sarò: il 30 aprile vado a Bruxelles, per cinque giorni, a festeggiare il compleanno di Giuseppe, da una coppia di buoni amici. Ah, vorrei fare qualche nuovo disegno per l’edizione (si dice così?) di Prospettive sull’IPad!
Le uscitine e i prati verdi non mi hanno aiutato a combattere l’ansia crescente: continuo a svegliarmi alle 3 di notte e cambio posizione sul cuscino almeno una dozzina di volte. Di solito, inizio a credere che è entrato qualcuno in casa, ho la tentazione di alzarmi e accendere il computer e cerco di concentrarmi su qualcosa che mi trasmette serenità, come l’immagine di Giuseppe che dorme. Ma soprattutto, comincio a entrare nella testa dei personaggi dei miei fumetti, che sono tutti rimasti solamente in fase di progettazione. Adesso, però, uno di loro ha acquisito la priorità assoluta: ho appeso al muro della mansarda le sue immagini, così che me lo ricordi sempre, anche quando lavoro al lettering. E temo per il fatto che dovrò abbandonare le altre storie. Penso allo storyboard di Igloopolis, a cui ho lavorato fino a un paio di settimane fa: 89 pagine, dense e stratificate di più livelli di lettura, a cui al momento non potrò dare un seguito. Mi devo augurare un momento che potrebbe diventare un anno, ma non posso fare a meno di dispiacermi.
Cerco di immaginare di nuovo Giuseppe. Non ho mai visto nessuno dormire più beatamente di lui. Riesco a riprendere sonno…
giovedì 11 marzo 2010
Il primo bagno

Avevo partecipato a quel concorso con il mio minicomic "Due Papà", con il soggetto ideato dalla mia amica Manuela Coci, senza la quale questa piccola avventura non avrebbe mai avuto inizio.
Dato che il premio era in denaro, non era solo per la gloria che controllavo di continuo il sito internet di Arpa Sicilia. Anzi, da quando Giuseppe è partito per Vienna, ero messa così male che non avevo ancora fatto la spesa.
Proprio stamattina mi è arrivato il bonifico per un lavoro di lettering, così sono andata a fare il pieno per il frigo e la dispensa. Al ritorno, mentre ancora dovevo finire di svuotare i sacchetti della spesa, ho controllato la mia gmail. E ho visto una mail con oggetto: “concorso Arpeggi – esito concorso”.
Dall’emozione gioiosa sono passata allo stato di euforia urlante quando ho visto la scritta in rosso “1° premio”.
EVVIVAAAAA!!!!!!
A casa sono sola, a Pavia sono sola, ma ho subito iniziato un giro di comunicazioni: telefonata a mio papà; telefonata a Manuela Coci; sms a Giuseppe a Vienna; telefonata a mia mamma al ristorante a St. Veit, email a mio fratello e a mia sorella e via via fino a questo post.
... conto di ritornare in Sicilia per la premiazione, che pare avrà luogo fra meno di un mese. Fino ad oggi, non sapevo quando sarei ritornata in Sicilia. Adesso, la mia mente ha iniziato a galoppare così tanto che mi sono già immaginata in costume, a Catania, ad anticipare il primo bagno del 2010 ad aprile.
Adesso ho guardato il sito internet dell’Arpa Sicilia, e mi sono accorta che a partecipare al concorso di fumetti eravamo solo in due.
Di colpo mi sono sgonfiata. Com’è possibile che fossimo solo in due? A Palermo c’è una scuola di fumetto!... Ommioddio…
Leggo meglio:
“La Giuria, sulla base delle predette valutazioni, stabilisce di: […] assegnare il primo premio per la sezione II all’opera di Paola Cannatella perché “Due papà” è una storia semplice ed efficace, graficamente risolta con tratto maturo ed originale, i cui protagonisti rappresentano il modo siciliano di approcciarsi al bene comune. L’incontro casuale diventa, così, un corso di recupero per chi non ha voluto ancora imparare le regole.”
Ancora, controllo il punteggio che mi hanno assegnato: 82/100. Considerando che 10 punti venivano assegnati come “opera prima”, alla fine non mi gonfio di nuovo di gioia, ma almeno sono soddisfatta.
… torno a concentrarmi sul primo bagno: immagino il mare luccicante e la scogliera nera. Ma, ora che ci penso, l’acqua sarà di sicuro ancora un po’ fredda.
lunedì 1 marzo 2010
Meno grigio
Sono tornata a casa con il senso di un vuoto immenso e le lacrimucce che non ho dovuto preoccuparmi di nascondere, dato che in giro non c’era proprio nessuno. Solo la nebbia, che a Pavia sembra un essere vivente quasi come l’Etna lo è a Catania, e ho avuto l’impressione che mi penetrasse dentro.
Eccomi dunque qui da sola. Ma il futuro è meno grigio di questa premessa che ho scritto solo per spiazzare i miei lettori!
Il martedì 23 febbraio alle 14.30, allo Sportello Giovani di Pavia, è iniziata la prima lezione del “laboratorio di fumetto: il minicomic”: si tratta di un piccolo corso base sul fumetto, gratuito, articolato in dieci incontri a cadenza settimanale, organizzato dal Comune di Pavia tramite l’associazione Gi.p.pa…. e sono io l’insegnante!
… Già da qualche settimana mi ero occupata dell’iniziativa sotto diversi altri aspetti, come la preparazione di una locandina, il volantinaggio e l’acquisto dei materiali da disegno, e ho anche messo a disposizione del laboratorio una quarantina di fumetti miei e di Giuseppe…
Poi, durante la lezione, mi sono trovata bene nei panni dell’insegnante. Ho gestito i piccoli imprevisti con un’inconsueta estrema e calma sicurezza, e non mi sono lasciata spaventare dal numero piuttosto alto di partecipanti: 23 presenti e 10 assenti. E inoltre, durante la spiegazione, SAPEVO

Grazie a questa occasione, ho anche conosciuto altri ragazzi che vivono a Pavia - tra cui le meravigliose Laura e Francesca dello Sportello Giovani, che mi sono state di grande aiuto e sostegno – e ho sentito per la prima volta la gioia di essere qui. Insomma, credo che l’esperienza mi aiuterà a entrare in contatto con questa città.
Questo weekend sono stata a Mantova Comics & Games. Ero in compagnia di giovani amici fumettisti di belle speranze (fino a undici anni più piccoli di me!) in cui cercavo di vedere i ragazzi del mio laboratorio. In occasione della fiera, ho conosciuto dei nuovi autori Tunué, Maria Novelli (Cambio Pelle) e Hannes Pasqualini (Gietz!). Come al solito, a distanza di qualche settimana dalle ultime dediche (avevo disegnato le ultime dediche per Prospettive a fine dicembre), ero piuttosto lenta a disegnare… I lettori hanno comprato anche qualche volume di IDJ: per fortuna, ne ho trovati due su cui avevo già fatto il disegno, nel 2008!... Comunque, mi è sembrato di avere più parlato che disegnato.
Sabato sera, siamo usciti con i Tunué, e dopo cena siamo andati in un pub irlandese, punto di ritrovo per i fumettisti della fiera. Non so come, la birra mi aveva dato alla testa in un modo drammatico: Concetta della Tunué non riusciva a smettere di ridere, dal momento che confondevo le identità di tutti gli autori di cui mi parlava e che incontravamo, scambiando le loro facce, e coniando nuovi nomi e cognomi.
Come due anni fa, abbiamo giocato a calcetto: ero stata io ad insistere, ma alla fine ho giocato solo per un minuto, ero troppo scarsa. Era un’emozione, il momento in cui infilavamo il gettone per fare uscire le palline: a volte ne usciva solo una, altre volte nove, altre volte ancora finivamo per sollevare il calcetto da terra e qualcuno lo prendeva a calci.
Alla fine, quando tutti i maschi se ne sono andati, io e Concetta abbiamo giocato uno contro uno, ma io ho perso… Nel frattempo è arrivato un celebre personaggio delle fiere di fumetti, un collezionista di disegni di nome Alfonso. Noi ragazze insieme abbiamo giocato contro di lui, e siamo riuscite a farci sconfiggere.
Domenica mattina ho partecipato alla mia prima estrazione di disegni: ho chiesto un numero per Mario Alberti, e ho vinto (è sempre grandiosa la sensazione di vincere qualcosa) la possibilità di chiedergli di disegnarmi Legs Weaver.
Domani ci sarà la seconda lezione del laboratorio, e il 6 e il 7 marzo andrò al Bilbolbul, a Bologna. È il terzo anno di fila che ci vado: anche quella è una manifestazione a cui mi sto affezionando, ma è l’unica in Italia a cui partecipo con la possibilità di andare in giro a vedere, ad ascoltare e a recepire, invece di sentirmi obbligata a stare quasi tutto il tempo allo stand a fare le dediche. A parte le dedicaces di domenica, a mezzogiorno.
Così, anche se il mio Giuseppe è partito, penso che sarò in grado di sopportare il cielo grigio, la pioggia e la nebbia… anzi, il tempo sta già migliorando. E devo ammettere che la primavera è piacevole, a Pavia.

sabato 13 febbraio 2010
Arrampicatori

Nel 1999, animata dal bando di un super concorso di fumetti indetto dalla Glenat (super editore francese), pervasa dalla ristrettezza delle poche esperienze di vita assaporate fino a quel momento, fantasticando su alcuni sogni ricorrenti, nacque l’idea degli arrampicatori notturni.
Naturalmente, il concorso NON andò a buon fine, ma nel corso dell’anno duemila mi appassionai a scrivere e disegnare il soggetto, i personaggi, lo storyboard e alcune tavole definitive di quella mastodontica opera a fumetti progettata in 300 tavole.
Nel 2005 preparai il progetto “City Climbers” per il primo Lucca Project Contest, e ancora non riuscivo a capire cos’è che andasse storto. Fino a quando non chiesi per email delle impressioni sul progetto da parte dell’organizzazione del Contest. Due frasi mi colpirono in particolare:
“[…] Quello che invece mi lascia un po' perplesso […] è lo stile che usi, a metà fra realismo e caricatura senza essere pienamente né una cosa né l'altra. I tuoi personaggi hanno il profilo di Betty Boop: grossa testa su corpo minuto. Ma se Betty Boop si muove in un mondo completamente "cartoonoso", i tuoi si muovono in uno scenario fantascientifico abbastanza realistico.”
“[… ] Resta poi il fatto, valido per te come per tutti quelli che hanno imparato a fare fumetti dai manga, che quello che avete preso come modello non è solo uno "stile", ma anche un modo di fare fumetto nato e sviluppatesi in quel modo proprio per le caratteristiche del mercato del fumetto in Giappone, caratterizzato da altissime tirature e da lunghezze improponibili per i nostri mercati, americano compreso. La conseguenza è che un progetto come il tuo resta, in Italia, difficilmente pubblicabile.”
Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti…
Oggi, il vecchio “City Climbers” ha cambiato pelle, nel titolo, nel nome e nell’aspetto dei personaggi, nel soggetto e nello storyboard che devo ancora finire di rivedere, ma la sua struttura rimane sempre massiccia ed è da definirsi il punto più importante: come deve essere disegnato.

Nonostante l'evoluzione del suo aspetto, rimane sempre il personaggio che conosco: una ragazzina di 16 anni, bella e inquieta, con un taglio di capelli che cambia forma con un sorso di sciroppo, che soffre d'insonnia, che ama e teme il buio, combattuta fra la libertà dell'individualità e la forza del gruppo...
Oggi ho ultimato una piccola illustrazione a colori del personaggio ribattezzato come “Alicia”. E nel frattempo mi è venuta voglia di provare a disegnare anche qualche tavola di prova.
Non è che sono ancorata al passato, che non voglio andare avanti, anzi: non per niente ho cambiato i nomi al titolo e ai personaggi! Il soggetto è ancora in fase di restauro e sviluppo, ma resto convinta della validità delle idee di base.
I progetti si accumulano, gli stili di disegno sono diversi, e sempre più penso di avere bisogno di aiuto. Vorrei trovare un partner disegnatore e un partner colorista per il progetto che adesso chiamo “Igloopolis”. Sono perfino arrivata all’idea che rinuncerei a disegnarlo io stessa, se pur trovassi qualcuno adatto, anche più di me, a dargli vita. Vorrei conoscerlo…
martedì 2 febbraio 2010
Angoulême 2010

Come due anni fa, forse mi sono preparata un po’ troppo tardi per il festival di Angoulême! Quest'anno, dal giovedì 28 alla domenica 31 gennaio.
… facendo un rapido confronto con il viaggio del 2008, ecco le similitudini e le differenze:
- viaggio, principali tragitti: nel 2008 partivo da Acqui Terme (AL), quest’anno da Pavia, ma i tempi e le modalità di viaggio sono stati simili… dopo aver preso l’aereo (nel 2008 da Torino, quest’anno da Milano Malpensa) fino a Parigi, ho raggiunto Angoulême col tgv.
- viaggio, acquisto dei biglietti aerei e del TGV: 28 giorni prima del festival nel 2008, ridotti a 22 nel 2010.
- viaggio, notti: nel 2008, da un totale di 4 notti in un bb e 2 in aeroporto, sono passata a 1 notte a casa del mio amico Simone Campisano a Milano (per prendere l’autobus delle 4.30 per Milano Malpensa), 2 notti in un bb e 1 in aeroporto.
- compagni di viaggio: nel 2008 ero in compagnia di Simone, quest’anno viaggiavo da sola.
- supporto da parte del mio editore: nel 2008 ad Angoulême non c’era nessuno della Tunué, quest’anno invece erano presenti al festival con un proprio stand al Marché des Droits et Licenses. E si sono presi un po’ cura di me.
- alloggio: nel 2008 ero a Cognac, quest’anno a Champniers, con una distanza da Angoulême ridotta da 43 a soli 10 Km. Alloggiavo in un bb con i Tunuè, e ci spostavamo in auto fino al festival.
- giorni passati ad Angoulême: un giorno in meno rispetto a due anni fa… sono ripartita il sabato sera anziché il pomeriggio della domenica.
- il tempo: quest’anno c’era meno freddo, ma il cielo è stato nuvoloso, venerdì ha piovuto e sabato sono venuti giù fiocchi di neve giganteschi.
- les Bandes Dessinées di cui sono entrata in possesso: quattro acquistati (come nel 2008) più altri due rimasti orfani al Marché des Droits. Li avevano lasciati lì, in mezzo ad altri trenta! Ma io avevo il bagaglio a mano.
- persone di cui ho sentito la mancanza: lo stesso! Il mio Giuseppe! Quanto gli sarebbe piaciuto, il festival…
- oggetti smarriti ad Angoulême: lo stesso! Sia nel 2008 che quest’anno ho perso il cappello!
E adesso, passiamo ai 3 grandi temi da raccontare: il mio francese, gli italiani ad Angoulême e le impressioni sulla BD.
IL MIO FRANCESE.
Posso affermare il fatto che quest’anno le comunicazioni con i francesi sono MIGLIORATE. Le 6 lezioni di francese, che avevo frequentato nel 2008 DOPO il festival, più la visione di alcuni film in lingua con sottotitoli, a partire da un mese fa, hanno avuto un beneficio sulla comunicazione.
In realtà, nella metà dei casi in cui cominciavo una conversazione, il mio interlocutore mi chiedeva: “Do you speak english?”. Ma io dura, ribattevo: “Oui, mais je voudrais parler français.”… Insomma, io riuscivo a comprendere quasi tutto quello che mi dicevano, e sacrificavo la possibilità che forse loro NON mi capissero, pur di parlare un po’ di francese.
Sono stata al padiglione delle Selection Officielle, con i migliori 50 titoli
dell’anno, e ho letto il nuovo fumetto di Frederick Peeters, Pachyderme. Poi, ci sono stati i 20 minutes avec Frederick Peeters, a cui ho assistito. Ero così felice di comprendere quasi tutto quello che diceva uno dei miei autori preferiti! Al termine dell’incontro, mi sono accorta che nessuno degli spettatori si è avvicinato al palco per parlare con lui. “Qui non si usa…” ho pensato. Così, ho deciso di andare allo stand della Gallimard e comprare la sua BD, anche per parlare un po’ con lui. Ma quando ci sono arrivata, era troppo tardi: il volume si era esaurito. Lui, l’ho visto, che stava disegnando delle dedicaces. Ho chiesto a Concetta della Tunué di farmi una foto.
Però, sono riuscita a parlare con Fabrice Neaud, uno dei miei maestri del fumetto. L’ho letto la prima volta nel lontano 1998, pubblicato in Italia da Rasputin Libri con il primo dei volumi del suo Journal. Il suo è il fumetto più autobiografico che conosca. Mi piace tutto, sia il linguaggio (anche se in lingua originale è ancora un po’ difficile per me) e graficamente, nella costruzione della tavola, con le sue personali inquadrature e la scelta dei particolari. Lo stile di disegno è realistico: così, anche se non lo avevo mai visto di persona, ad Angoulême, appena me lo sono trovato davanti, una sera all’Hotel Mercure, l’ho riconosciuto subito. Il giorno dopo era sabato, quasi le 19, l’ho rivisto allo stand delle edizioni Ego-X Comme, al padiglione Le Nouveau Monde. Ero molto emozionata, ma volevo dirgli quanto il suo Journal fosse stato importante per la mia formazione come fumettista. Che nel 2008 avevo finalmente comprato Journal (1) e (2), ma che ancora il mio francese non era molto buono, e che in futuro avrei comprato anche gli altri volumi. Gli ho farfugliato qualche cosa, in francese, lui ha risposto gentilmente “Merci”, e poi gli ho chiesto se potevo fargli una
foto. E avrei anche voluto regalargli una copia del mio libro o del mio Album, in ricordo, ma mi sono accorta che avevo dimenticato tutto allo stand dei Tunué, dall’altra parte della città. Non avrei fatto in tempo ad andare a prenderlo. Che bestia!
GLI ITALIANI AD ANGOULÊME.
Tantissimi italiani… autori ed editori, che conoscevo già, che conosco solo di vista, o che ho conosciuto per la prima volta.
Fra quelli che già conoscevo: il gruppetto dei palermitani Sergio Algozzino, Marco Failla, Beatrice Gozzo e Alessandra Criseo. Francesca Follini, Giuseppe Manunta, Alberto Corradi, Andrea Mutti e Luca Malisan, e gli editori 001 Edizioni, Kappa Boys, Double Shot, Bao Edizioni, Centro Fumetto Andrea Pazienza, Canicola.
Fra quelli che conosco di vista: Sualzo e Rizzoli Lizard.
Fra quelli che ho conosciuto (anche solo per pochi minuti) per la prima volta: la coppia Giancarlo Dimaggio (psicoterapeuta e sceneggiatore per l’editore francese BDJazz) e Silvestro Nicolaci (un bravissimo disegnatore palermitano, disegnatore per BDJazz). E due autrici di Cronaca di Topolinia, Natascia Raffio e Michela Cacciatore. E Manuel Fior, che ho avuto il coraggio di importunare mentre si trovava accanto a me a sfogliare le BD della Cornelius: “Scusa, ma tu non sei Manuel
Fior?... Ho comprato Signorina Else a Lucca, volevo farti i complimenti…” eccetera eccetera. Ho visto un suo libro che uscirà presto anche in Italia, per Coconino. Wow, sta diventando sempre più bravo!
… senza contare tutte le volte che ho sentito degli sconosciuti parlare in italiano.
Come mai tanti autori italiani vengono a presentare ad Angoulême i loro progetti? In che modo li propongono? E cosa penseranno di loro gli editori francesi?
IMPRESSIONI SULLA BD.
Come anche due anni fa, sono stata sopraffatta dai colori e dalla magnificenza dei disegni delle BD del mercato tradizionale, quello de Le Monde des Bulles. Sono le tavole di grandi dimensioni, i disegni e i colori così spettacolari, lo standard culturale a cui tengono i lettori francesi. Naturalmente, il discorso sarebbe molto più complicato, dato che si tratta di un mercato molto vasto, ma ce ne sono altrettanto e anche più grandi, come quello degli USA e del Giappone. E pure in Italia abbiamo una tipologia di fumetto scelta dalla maggioranza dei lettori.
Ad ogni modo, non riuscivo a credere ai miei occhi, quando ho visto allo stand della Delcourt il miglior fumetto italiano al Napoli Comicon del 2009, “In Italia sono tutti maschi” di Sara Colaone e Luca De Santis (in francese: "En Italie il n'ya que vrais hommes"). Era stato cartonato, con delle dimensioni poco più grandi del formato italiano, ma ho avuto l’impressione che venisse poco considerato dai lettori… Spero di essermi sbagliata.
Poi, osservando le BD francesi, cercavo di non farmi sopraffare dai disegni. Tentavo di capire se, al di là della bellezza delle tavole, c’era una storia interessante.
Eppure, quando ho letto uno dei fumetti orfani, “La fille de Shangai”, che avevo scelto per osservare qualche nuova tecnica di disegno, ho provato qualcosa che non avevo previsto. Anche se si raccontava di banale realtà, anche se la il corso della storia era piuttosto prevedibile e alcuni dialoghi sembravano usciti fuori da una telenovela, mi sono sentita tirata dentro un altro mondo. Non che non mi sia mai capitato con un fumetto pubblicato in Italia, ma forse non mi era mai successo che la piacevolezza dei disegni soppiantasse il racconto.
Mancherebbero altri resoconti: le visite alle mostre e al museo del fumetto (che nel 2008 NON c’era ancora); tutti gli autori famosi che mi sono passati accanto; le varie differenze culturali che ho notato con la Francia (per esempio, ho scoperto che in Francia, se entri in una cioccolateria e ordini una “chocolat”, ti portano il latte col nesquik); le uscite e i ritrovi con gli altri autori di fumetti; le pietanze che ho gustato (dolci fantastici, come sempre); tutte le volte che mi sono persa o che ho dimenticato qualcosa al bb o allo stand della Tunué…
Riuscirò a ritornare ad prossimo festival di Angoulême e di riuscire a prepararmi meglio?... Sì! Forza! Daiiiii!!!
… facendo un rapido confronto con il viaggio del 2008, ecco le similitudini e le differenze:
- viaggio, principali tragitti: nel 2008 partivo da Acqui Terme (AL), quest’anno da Pavia, ma i tempi e le modalità di viaggio sono stati simili… dopo aver preso l’aereo (nel 2008 da Torino, quest’anno da Milano Malpensa) fino a Parigi, ho raggiunto Angoulême col tgv.
- viaggio, acquisto dei biglietti aerei e del TGV: 28 giorni prima del festival nel 2008, ridotti a 22 nel 2010.
- viaggio, notti: nel 2008, da un totale di 4 notti in un bb e 2 in aeroporto, sono passata a 1 notte a casa del mio amico Simone Campisano a Milano (per prendere l’autobus delle 4.30 per Milano Malpensa), 2 notti in un bb e 1 in aeroporto.
- compagni di viaggio: nel 2008 ero in compagnia di Simone, quest’anno viaggiavo da sola.
- supporto da parte del mio editore: nel 2008 ad Angoulême non c’era nessuno della Tunué, quest’anno invece erano presenti al festival con un proprio stand al Marché des Droits et Licenses. E si sono presi un po’ cura di me.
- alloggio: nel 2008 ero a Cognac, quest’anno a Champniers, con una distanza da Angoulême ridotta da 43 a soli 10 Km. Alloggiavo in un bb con i Tunuè, e ci spostavamo in auto fino al festival.
- giorni passati ad Angoulême: un giorno in meno rispetto a due anni fa… sono ripartita il sabato sera anziché il pomeriggio della domenica.
- il tempo: quest’anno c’era meno freddo, ma il cielo è stato nuvoloso, venerdì ha piovuto e sabato sono venuti giù fiocchi di neve giganteschi.
- les Bandes Dessinées di cui sono entrata in possesso: quattro acquistati (come nel 2008) più altri due rimasti orfani al Marché des Droits. Li avevano lasciati lì, in mezzo ad altri trenta! Ma io avevo il bagaglio a mano.
- persone di cui ho sentito la mancanza: lo stesso! Il mio Giuseppe! Quanto gli sarebbe piaciuto, il festival…
- oggetti smarriti ad Angoulême: lo stesso! Sia nel 2008 che quest’anno ho perso il cappello!
E adesso, passiamo ai 3 grandi temi da raccontare: il mio francese, gli italiani ad Angoulême e le impressioni sulla BD.

Posso affermare il fatto che quest’anno le comunicazioni con i francesi sono MIGLIORATE. Le 6 lezioni di francese, che avevo frequentato nel 2008 DOPO il festival, più la visione di alcuni film in lingua con sottotitoli, a partire da un mese fa, hanno avuto un beneficio sulla comunicazione.
In realtà, nella metà dei casi in cui cominciavo una conversazione, il mio interlocutore mi chiedeva: “Do you speak english?”. Ma io dura, ribattevo: “Oui, mais je voudrais parler français.”… Insomma, io riuscivo a comprendere quasi tutto quello che mi dicevano, e sacrificavo la possibilità che forse loro NON mi capissero, pur di parlare un po’ di francese.
Sono stata al padiglione delle Selection Officielle, con i migliori 50 titoli

Però, sono riuscita a parlare con Fabrice Neaud, uno dei miei maestri del fumetto. L’ho letto la prima volta nel lontano 1998, pubblicato in Italia da Rasputin Libri con il primo dei volumi del suo Journal. Il suo è il fumetto più autobiografico che conosca. Mi piace tutto, sia il linguaggio (anche se in lingua originale è ancora un po’ difficile per me) e graficamente, nella costruzione della tavola, con le sue personali inquadrature e la scelta dei particolari. Lo stile di disegno è realistico: così, anche se non lo avevo mai visto di persona, ad Angoulême, appena me lo sono trovato davanti, una sera all’Hotel Mercure, l’ho riconosciuto subito. Il giorno dopo era sabato, quasi le 19, l’ho rivisto allo stand delle edizioni Ego-X Comme, al padiglione Le Nouveau Monde. Ero molto emozionata, ma volevo dirgli quanto il suo Journal fosse stato importante per la mia formazione come fumettista. Che nel 2008 avevo finalmente comprato Journal (1) e (2), ma che ancora il mio francese non era molto buono, e che in futuro avrei comprato anche gli altri volumi. Gli ho farfugliato qualche cosa, in francese, lui ha risposto gentilmente “Merci”, e poi gli ho chiesto se potevo fargli una

GLI ITALIANI AD ANGOULÊME.
Tantissimi italiani… autori ed editori, che conoscevo già, che conosco solo di vista, o che ho conosciuto per la prima volta.
Fra quelli che già conoscevo: il gruppetto dei palermitani Sergio Algozzino, Marco Failla, Beatrice Gozzo e Alessandra Criseo. Francesca Follini, Giuseppe Manunta, Alberto Corradi, Andrea Mutti e Luca Malisan, e gli editori 001 Edizioni, Kappa Boys, Double Shot, Bao Edizioni, Centro Fumetto Andrea Pazienza, Canicola.
Fra quelli che conosco di vista: Sualzo e Rizzoli Lizard.
Fra quelli che ho conosciuto (anche solo per pochi minuti) per la prima volta: la coppia Giancarlo Dimaggio (psicoterapeuta e sceneggiatore per l’editore francese BDJazz) e Silvestro Nicolaci (un bravissimo disegnatore palermitano, disegnatore per BDJazz). E due autrici di Cronaca di Topolinia, Natascia Raffio e Michela Cacciatore. E Manuel Fior, che ho avuto il coraggio di importunare mentre si trovava accanto a me a sfogliare le BD della Cornelius: “Scusa, ma tu non sei Manuel
… senza contare tutte le volte che ho sentito degli sconosciuti parlare in italiano.
Come mai tanti autori italiani vengono a presentare ad Angoulême i loro progetti? In che modo li propongono? E cosa penseranno di loro gli editori francesi?
IMPRESSIONI SULLA BD.
Come anche due anni fa, sono stata sopraffatta dai colori e dalla magnificenza dei disegni delle BD del mercato tradizionale, quello de Le Monde des Bulles. Sono le tavole di grandi dimensioni, i disegni e i colori così spettacolari, lo standard culturale a cui tengono i lettori francesi. Naturalmente, il discorso sarebbe molto più complicato, dato che si tratta di un mercato molto vasto, ma ce ne sono altrettanto e anche più grandi, come quello degli USA e del Giappone. E pure in Italia abbiamo una tipologia di fumetto scelta dalla maggioranza dei lettori.
Ad ogni modo, non riuscivo a credere ai miei occhi, quando ho visto allo stand della Delcourt il miglior fumetto italiano al Napoli Comicon del 2009, “In Italia sono tutti maschi” di Sara Colaone e Luca De Santis (in francese: "En Italie il n'ya que vrais hommes"). Era stato cartonato, con delle dimensioni poco più grandi del formato italiano, ma ho avuto l’impressione che venisse poco considerato dai lettori… Spero di essermi sbagliata.
Poi, osservando le BD francesi, cercavo di non farmi sopraffare dai disegni. Tentavo di capire se, al di là della bellezza delle tavole, c’era una storia interessante.

Mancherebbero altri resoconti: le visite alle mostre e al museo del fumetto (che nel 2008 NON c’era ancora); tutti gli autori famosi che mi sono passati accanto; le varie differenze culturali che ho notato con la Francia (per esempio, ho scoperto che in Francia, se entri in una cioccolateria e ordini una “chocolat”, ti portano il latte col nesquik); le uscite e i ritrovi con gli altri autori di fumetti; le pietanze che ho gustato (dolci fantastici, come sempre); tutte le volte che mi sono persa o che ho dimenticato qualcosa al bb o allo stand della Tunué…
Riuscirò a ritornare ad prossimo festival di Angoulême e di riuscire a prepararmi meglio?... Sì! Forza! Daiiiii!!!

martedì 19 gennaio 2010
Pazienza...

A volte penso di averne molta.
Pazienza, se ancora non mi hanno dato la risposta per quel progetto. E per quell’altro. E per quella collaborazione.
Pazienza, se ho ancora tante di quelle cose da imparare…
Pazienza, ho ancora molta strada da fare come fumettista.
È quello che mi dico. Però, a volte non mi ascolto.
Allora, visto che non posso mica rinunciare a quello che voglio o devo fare, mi viene l’ansia.
… anche stanotte mi sono svegliata alle 4 di notte, in preda all’irrequietudine. Mi sono alzata dal letto tre volte, mi sono raggomitolata sul divano della cucina, poi sono tornata a letto ma non ho dormito più.
Sono tornata a Pavia da una decina di giorni, e mi sembrano un’eternità. Ho un paio di grossi progetti in sospeso, ovvero a un punto in cui non posso più lavorarci, per ora, in attesa di alcune risposte che prima o poi dovranno arrivare.
Nel frattempo, che fare? Sperimentare. Abituarmi a disegnare illustrazioni, provare nuove tecniche di disegno, collaudare i colori, vedere dei tutorial on line… e dedicarmi a qualche fumetto breve.
Ho scritto un paio di nuove puntate di Olivia&Omar, ma non ho ancora voglia di disegnare le tavole.
Poi, ho ripreso lo storyboard di un fumetto di 34 tavole, che avevo scritto un paio di mesi fa. Ho provato a disegnare bene i personaggi, in una illustrazione. Lasciamo stare quante ore ci ho messo, ci sarebbe da vergognarsi. E alla fine, non so perché, non riesco a esserne soddisfatta.
Il fatto è che, se non ho storie da disegnare, non mi viene molta voglia di applicarmi al disegno. E se una storia è breve, oppure so che la sto disegnando solo per me stessa, senza alcun precisa opportunità di pubblicazione, faccio fatica a canalizzare i miei sforzi in essa.
Alla mancanza di pazienza e alle sperimentazioni, si sono alternate altre piccole attività…
Studio un po’ di francese. Fa parte dei preparativi per il festival di Angoulême.
Ho cucinato per la prima volta il cotechino (quello artigianale) con le lenticchie.
Ho comprato una stampante usata a Milano, uguale alla mia, acquistata due anni fa. Si tratta di una stampante laser a colori Samsung. La mia l’avevo danneggiata con un taglierino, all’interno, in seguito all’inceppamento di un foglio, e da allora le stampe non erano più state all’insegna della perfezione. Poi, i toner nuovi costano più di tutta la stampante. Così, grazie al nuovo acquisto (la stampante usata è in perfette condizioni), ho recuperato la buona qualità, i toner dei colori quasi tutti pieni, e tutti i pezzi di ricambio. Che affare…
Sto per concludere il lettering di un nuovo fumetto di Alfred, che uscirà a marzo per Tunué. Il titolo (provvisorio) è “Non morirò da preda”. Come per quello precedente, è stato un piacere letterarlo.
Oggi mi sono tagliata i capelli. Non ero mai stata da un parrucchiere, a Pavia, ed ero preoccupata del fatto che forse qui sarebbe stato diverso, e non ci avrei parlato. Per me, da un parrucchiere, le chiacchiere sono importanti tanto quanto il taglio. Invece, ho trascorso un’ora piacevolissima. La mia parrucchiera si chiamava Lisa… aveva solo 24 anni, ma com’era attenta, simpatica, professionale! Forse la migliore che abbia mai incontrato.
… cerco di ricordare il presente e il passato. Se voglio dormire, devo pensare meno al futuro.
lunedì 4 gennaio 2010
Mostra-Presentazione di Prospettive a Catania (2)





Eh sì, questo primo post del 2010 si riferisce quasi del tutto al 2009, ovvero all’evento dello scorso 28 dicembre!... Anche se la mostra di Prospettive rimarrà alla libreria Tertulia fino al 29 gennaio.
Ho aspettato finora per avere tutte le foto a disposizione (anche se poi ho perso tempo io stessa a metterle on line), soprattutto quelle della mia amica Manuela che conservava nella sua macchina fotografica anche un preziosissimo video con il mio primo intervento durante la presentazione… che nessuno oltre me e pochi eletti vedrà mai.
L’evento è stato organizzato insieme alla libreria Tertulia, in particolare con Biagio Guerrera, personaggio di rilievo nel panorama dell’organizzazione di eventi culturali a Catania, che si occupa attivamente anche di scrittura, musica e performance.
PRIMA della presentazione, ci si è adoperati molto per capire come sfruttare al meglio lo spazio a disposizione. C’era il soppalco col parquet della libreria Tertulia e i tavolini di vetro componibili. La mostra doveva esporre delle tavole originali (matite definitive su A4) e delle tavole definitive (con le tinte piatte in violetto, i balloon e il lettering), disposte secondo le “prospettive”, in grado di condurre il visitatore dentro il racconto e non solo dimostrare i disegni. Si era deciso di disporre le tavole originali sottovetro, sul ripiano dei tavolini. Mio padre ha poi avuto la brillante idea di usare dei reggipiatti trasparenti come sostegno alle tavole definitive e mi ha aiutato a rinforzarli con filo trasparente e plexiglass. Dietro le tavole definitive sono stati riprodotti dei particolari del fumetto, ben visibili dalla libreria al piano di sotto. La mostra era infine circoscritta dalle pareti ai lati dei tavolini, a sinistra con un’introduzione, e a destra con sei illustrazioni di formato quadrato.
La mostra è stata inaugurata alle 18.30… il soppalco della libreria Tertulia ha iniziato a riempirsi di affettuosi amici catanesi, ma ce n’era qualcuno che non mi sarei aspettata di vedere, ed è arrivato anche qualche curioso sconosciuto. Alle 19.00 Biagio Guerrera ha presentato l’evento, poi la parola è passata alla mia amica Carla Condorelli... Ah, Carla è bella e straordinaria: lavora in una libreria per ragazzi, è insegnante, giornalista, cantante e performer negli Stipsy King, ed è sempre così vitale, affettuosa, precisa, professionale. Mi è stata di grande sostegno e, a differenza di me che ho ancora molto da imparare, sa parlare benissimo in pubblico.
… A proposito del video, mi sono rivista, aiutoooo! Al mio primo intervento, vabbè l’emozione, ma si sentivano un sacco di “eeeee” “iiiiii” “aaaaa”… Poi sono quasi sicura di essere andata meglio. Anche perché con Carla ci davamo man forte, ci pigliavamo un po’ in giro, facevamo battute.
DOPO la presentazione, ho chiesto a un po’ di persone cosa ne avessero pensato, in tutta sincerità. In generale, pare sia andata bene!
Sono rimasta in libreria fino alle 23, anche perché alcune persone sono arrivate molto tardi. Già alle 21 avevo un incredibile mal di testa, ma la serata è proseguita ancora al Castello Ursino insieme ai miei amicucci: ho mangiato all’arrusti e mangia che avevo disegnato nel fumetto!... In quella occasione, ho approfittato per informare il proprietario del locale del fatto che c’è un libro a fumetti che li rappresenta, con tanto di insegna, e naturalmente ho parlato anche della mostra. E la risposta è stata: “E iu c’aiu a ffari?”...
Ho dovuto spiegarglielo, anche se dubito servirà a qualcosa.
La mia città è magica.
Ho aspettato finora per avere tutte le foto a disposizione (anche se poi ho perso tempo io stessa a metterle on line), soprattutto quelle della mia amica Manuela che conservava nella sua macchina fotografica anche un preziosissimo video con il mio primo intervento durante la presentazione… che nessuno oltre me e pochi eletti vedrà mai.
L’evento è stato organizzato insieme alla libreria Tertulia, in particolare con Biagio Guerrera, personaggio di rilievo nel panorama dell’organizzazione di eventi culturali a Catania, che si occupa attivamente anche di scrittura, musica e performance.
PRIMA della presentazione, ci si è adoperati molto per capire come sfruttare al meglio lo spazio a disposizione. C’era il soppalco col parquet della libreria Tertulia e i tavolini di vetro componibili. La mostra doveva esporre delle tavole originali (matite definitive su A4) e delle tavole definitive (con le tinte piatte in violetto, i balloon e il lettering), disposte secondo le “prospettive”, in grado di condurre il visitatore dentro il racconto e non solo dimostrare i disegni. Si era deciso di disporre le tavole originali sottovetro, sul ripiano dei tavolini. Mio padre ha poi avuto la brillante idea di usare dei reggipiatti trasparenti come sostegno alle tavole definitive e mi ha aiutato a rinforzarli con filo trasparente e plexiglass. Dietro le tavole definitive sono stati riprodotti dei particolari del fumetto, ben visibili dalla libreria al piano di sotto. La mostra era infine circoscritta dalle pareti ai lati dei tavolini, a sinistra con un’introduzione, e a destra con sei illustrazioni di formato quadrato.
La mostra è stata inaugurata alle 18.30… il soppalco della libreria Tertulia ha iniziato a riempirsi di affettuosi amici catanesi, ma ce n’era qualcuno che non mi sarei aspettata di vedere, ed è arrivato anche qualche curioso sconosciuto. Alle 19.00 Biagio Guerrera ha presentato l’evento, poi la parola è passata alla mia amica Carla Condorelli... Ah, Carla è bella e straordinaria: lavora in una libreria per ragazzi, è insegnante, giornalista, cantante e performer negli Stipsy King, ed è sempre così vitale, affettuosa, precisa, professionale. Mi è stata di grande sostegno e, a differenza di me che ho ancora molto da imparare, sa parlare benissimo in pubblico.
… A proposito del video, mi sono rivista, aiutoooo! Al mio primo intervento, vabbè l’emozione, ma si sentivano un sacco di “eeeee” “iiiiii” “aaaaa”… Poi sono quasi sicura di essere andata meglio. Anche perché con Carla ci davamo man forte, ci pigliavamo un po’ in giro, facevamo battute.
DOPO la presentazione, ho chiesto a un po’ di persone cosa ne avessero pensato, in tutta sincerità. In generale, pare sia andata bene!
Sono rimasta in libreria fino alle 23, anche perché alcune persone sono arrivate molto tardi. Già alle 21 avevo un incredibile mal di testa, ma la serata è proseguita ancora al Castello Ursino insieme ai miei amicucci: ho mangiato all’arrusti e mangia che avevo disegnato nel fumetto!... In quella occasione, ho approfittato per informare il proprietario del locale del fatto che c’è un libro a fumetti che li rappresenta, con tanto di insegna, e naturalmente ho parlato anche della mostra. E la risposta è stata: “E iu c’aiu a ffari?”...
Ho dovuto spiegarglielo, anche se dubito servirà a qualcosa.
La mia città è magica.
giovedì 24 dicembre 2009
venerdì 11 dicembre 2009
martedì 8 dicembre 2009
Non mi conosco

A volte, per quanto l’obiettivo che mi sono posta non sia affatto faticoso, scopro di non riuscire più a dedicarmici.
E così, “Olivia & Omar”, che avevo pensato come un minicomic composto di monotavole a uscita settimanale, si è interrotto brutalmente alla terza tavola, uscita il 21 ottobre scorso. Oggi fanno sette settimane, e non ci posso credere… Soprattutto, perché avevo iniziato la quarta tavola e non mi mancavano le idee per le successive. Mi scuso umilmente con i lettori!... Anche se non escludo che un giorno possa riprenderlo, senza impormi delle scadenze che ormai so di non essere in grado di rispettare.
È vero, qualcosa è accaduto e ha distolto la mia attenzione: Lucca Comics, le sperimentazioni con gli acquerelli, un progetto di un fumetto TOP SECRET, la caccia alle offerte di lavoro natalizie, un minicomic che ho realizzato per un concorso in Sicilia... nonché i lavori SERI per la ReNoir Comics.
Scopro che questo modo di vivere e lavorare “autogestito” che conduco da un anno e mezzo è soggetto a due estremi: da una parte, periodi in cui per riuscire a onorare gli impegni devo rimanere tappata a casa dalla mattina alla notte, dal lunedì alla domenica, conducendo una sorta di parentesi di vita, priva quasi del tutto di contatti umani e finestre sul mondo, con il mio Giuseppe che, prima di uscire di casa per andare a lavorare, mi dice: “Mangia, mi raccomando”; dall’altra parte, periodi in cui ho tutto il tempo a disposizione per dare spazio alla mia creatività e andarmene in giro... Nel mezzo di questi estremi, ci sono innumerevoli varianti, soggette anche alla connotazione più personale dell’autogestione: la concentrazione, la voglia di fare le cose, l’ispirazione, cose così.
A volte, per quanto l’obiettivo che mi sono posta sia già faticoso, scopro che immergermi completamente in esso mi procura grande gioia e risultati ancora migliori di quelli previsti, già difficili da raggiungere.
E così, dieci giorni fa, ho iniziato a lavorare a “Due papà”, un minicomic di 7 tavole, che ho realizzato per un concorso indetto da Arpa Sicilia, che mi ha segnalato una mia amica. Lei stessa mi ha proposto un soggetto, e io mi sono proprio divertita ad adattarlo a un fumetto che trattasse il rapporto fra l’essere siciliani e l’ambiente. Dopo aver prodotto lo storyboard, al fine di rispettare la scadenza, ho avuto a disposizione solo sette giorni per disegnare le tavole complete. Le ho realizzate su formato A4, quando il concorso richiedeva il formato A3: il mio principale strumento di inchiostrazione è stato un pennarello 0.05 e la mia faccia incollata al foglio, a cinque centimetri di distanza per disegnare in miniatura. Ogni volta che completavo una tavola, la scansionavo a 450 dpi per trasformarla in formato elettronico in un A3 a 300 dpi. Nel bel mezzo della realizzazione del fumetto ho avuto un blocco di 48 ore su una tavola, un compleanno, una visita di due carissimi amici che si sono fermati un paio di giorni a casa, e alla fine ho disegnato quattro tavole in due giorni, accompagnata dalla discografia completa di Goran Bregovic.
Il risultato mi ha sorpresa, la passione che ho riversato nella creazione dei personaggi mi ha fatto superare tutte le difficoltà. Inoltre, capisco che è stato grazie a quelle prime tavole di “Olivia & Omar” che ho potuto disegnare un minicomic completo con lo stesso stile di disegno. Dunque, dedico “Due papà” ai lettori di “Olivia & Omar”, rinnovando le mie scuse…
Purtroppo il concorso non prevedeva opere collettive, così, anche se ho lavorato insieme alla mia amica Manuela Coci, il fumetto verrà presentato solo a nome mio. Ma qui sul blog non sarà così!
Etichette:
fumetti,
fumetti: due papà,
studi e idee a fumetti
Iscriviti a:
Post (Atom)