venerdì 26 settembre 2008

Ultimissime...


Questa immagine è parte della splash page del sito internet della Renoir Comics, al cui restyling ho lavorato sin da Aprile e che oggi finalmente è stato messo on-line…
Evviva!!!…

http://www.renoircomics.it/index.html

Per chi non conosce la Renoir, consiglio caldamente di darci un’occhiata, perché pubblica dei fumetti bellissimi come Koma e Gyakushu! e presto ci saranno delle nuove uscite molto interessanti (sul sito ci sono le anteprime). Per chi già la conosce, il suggerimento è lo stesso, perché il sito si è rinnovato con il restyling e rispetto al vecchio sito ci sono un mucchio di fumetti in più…
Altre ultimissime…
- Domani vado a Treviso per Fumetti in TV, e ci starò per tutto il weekend… andrò anche a trovare il mio amico catanese Gianluca Ferro & family;
- Martedì inizio un lavoro part time come data entry con conoscenze di amministrazione del personale presso la Bindi Pasticceria S.P.A.;
- Ho terminato lo storyboard di “Prospettive“! Allego di seguito una sequenza di sguardi di una delle tavole che ho completato…

giovedì 4 settembre 2008

Vecchi personaggi

Da pochi giorni sono di nuovo a Milano…
Da brava mezzafumettista, sto cercando un lavoro part time nel settore economia e commercio da
affiancare ai fumetti per risollevare le mie finanze. La pacchia è finita!!!
Finora ho fatto visita a tredici agenzie di lavoro interinale, i vecchi personaggi che già conoscevo di fama: Metis, Adecco, Obiettivo Lavoro, ma anche Lavorint, E-Work, Temporary, Vendior, Start People e un po’ di altri.
Non sono mai stata una lavoratrice interinale. Alcuni storcono il naso alla mia disponibilità solo part time, altri sono incuriositi, perché alla fine non è una richiesta comune, e poi addirittura qualcuno rimane contento appena gli dico che potrei lavorare in qualunque momento della giornata (mattina, pomeriggio e a turni) perché i miei “altri lavori” li gestisco in autonomia.
A casa sto rispolverando l’inglese, leggendo a voce alta, parlando in inglese con i miei generosi coinquilini, e ascoltando Jesus Christ Superstar e Rocky Horror Picture Show.
Per quanto riguarda i fumetti, devo completare lo storyboard di “Prospettive” e parallelamente dovrei restaurare un vecchio progetto, “City Climbers”, disegnato nel mio stile manga, che forse potrebbe interessare a un editore…
Il mio personaggio si chiama Fra, ed è un’arrampicatrice di città.
È stranissimo preoccuparmi di tutto questo. Le sensazioni di deja-vu fioccano di continuo, mentre mi cerco un lavoro come assistente al controllo di gestione, o alle paghe o come segretaria qualificata… mansioni che avevo praticamente accantonato da quando mi sono trasferita al Nord, ma appena mi chiedono “Di che cosa ti occupavi?” ne rispondo prontamente con un elenco di variegate attività che ho svolto per ben tre anni e che, in un modo diverso dai fumetti, mi fanno accendere il cervello, e mi ricordo di tutte le persone con cui ho lavorato.
Mi accompagnano i pochi disegni inchiostrati di Fra, gli schizzi dello storyboard, lo studio dei numerosi personaggi secondari e la lunga storia dei City Climbers, il cui progetto originale risale proprio a quel periodo.
C’è anche una sensazione rassicurante, perché le vecchie mansioni e i vecchi personaggi penso di conoscerli e di saperli gestire, ma qui non siamo a Catania e anche il settore dei fumetti è in continua trasformazione!…
Potrò essere di gradimento?…

domenica 31 agosto 2008

Ferragosto a morsi


“Da quand’è che organizzi Portopacchio, Marisa?”
“Mmm… dunque… ma quanti anni sono?... dal 1996!”
Portopacchio è il nomignolo che è stato da poco affibbiato all’evento fondato dalla splendida Marisa, mamma del mio amico Stefano Sciotto, e che questo mese ha compiuto ben 12 anni: il fenomeno consiste nell’affittare per l’estate una casetta indipendente con giardino nell’estrema punta sud della Sicilia, nei pressi di Portopalo e Pachino, e poi ospitare nel corso dei giornate estive dalle venti alle cento persone, che pernottano quasi tutti in tenda e a volte contribuiscono alle spese.
I più assidui frequentatori di Portopacchio sono i miei catanesissimi amici denominati appunto “Sciottini”, di cui ad esempio fa parte la mia cugina-amica Fra, Giuseppe De Francisco, che si è sposato a Stoccolma, Laura LF, ma anche un sacco di altri ragazzi e ragazze: alcuni di loro vivono stabilmente a Catania, altri sono emigrati in varie parti d’Italia (Napoli, Roma, Bologna, Milano…) e qualcuno anche nel resto del mondo.
Come posso descrivere gli Sciottini?… La maggior parte di loro si caratterizza, ad esempio, per:
- eccezionali conoscenze culturali a 360 gradi, in particolare in materia di lettere, storia, filosofia, musica, cinema e teatro;
- l’incapacità di essere in orario ad un qualsiasi appuntamento;
- una spiccata tendenza al fancazzismo, ovvero l’arte del dolce far niente o comunque nulla di produttivo, condividendo la calma, la rilassatezza e alle volte il silenzio, ma in gran parte dei casi intessendo sul tempo meravigliose chiacchiere da cui si potrebbero scrivere centinaia di storie;
- talenti fuori dal comune, fino al puro genio;
- relazioni amorose, passate e presenti, complesse e stratificate;
- l’interesse per la buona cucina;
- apprezzabilissimo senso dell’umorismo, corredato di arguzia e teatralità;
- istinto all’avventura, ovvero tranquilla accettazione delle decisioni nate per caso o all’ultimo secondo, intraprendendo progetti incredibili (per ordinaria amministrazione: uscite, viaggi, ecc…);
- il vizio del fumo;
Poiché io condivido solamente in parte l’amore per il fancazzismo, inizio a soffrire quando i ritardi si accumulano e spesso mi preoccupo per l’organizzazione degli eventi, non posso definirmi una Sciottina.
Il mio Giuseppuzzo l’ho conosciuto proprio a un Portopacchio, nel 2002.
L’anno scorso Marisa ha comprato casa vicino Pachino, nei pressi di una vasta spiaggia chiamata Punta delle Formiche. Il mare dista dalla sua proprietà appena trenta metri, ed al mattino si può uscire dalla tenda e andare subito a farsi il bagno. L’acqua è cristallina e sempre abbastanza calda. La sabbia ocre è morbida perché mischiata con argilla. A ridosso della spiaggia c’è anche un poco di vegetazione selvaggia. La densità umana è bassissima: il motivo risiede nel fatto che raggiungere questi luoghi non è affatto facile. Nei navigatori satellitari spesso non compaiono neanche. Bisogna andarli a cercare, scoprirli e ricordarsi i pochissimi punti di riferimento che le strade e il paesaggio hanno a disposizione.
…Quello che ho scritto finora non è poco, ma si tratta solo di una premessa.
Quest’anno, sono arrivata a Portopacchio il 12 agosto. La mattina del 14, sono partita per Siracusa, insieme a Giuseppe e un nostro amico ospite da Alessandria, Giancarlo. È stata una giornata davvero interessante, ma per tutto il tempo mi martellava nella testa il desiderio di farmi un bagno.
Nel frattempo, ho cercato di ricongiungermi a due mie amiche, Giovanna e Maria Francesca:
- Giovanna l’ho acchiappata a Siracusa, nel tardo pomeriggio, insieme al suo fidanzato Salvo.
- l’arrivo di Maria Francesca, carissima amica dai tempi dell’università, era previsto a Pachino, alle 20.30... Un bel viaggio, il suo, iniziato alle 14.30 da Palermo, dove lavora.
Verso le 20.00 siamo ritornati a Portopacchio. Giuseppe era andato a prendere Maria Francesca, mentre io ero rimasta con Salvo e Giovanna per aiutarli a montare la loro tenda. Mi ero messa il costume ed ero pronta a correre in spiaggia. La casa era piena di gente che non conoscevo, ho salutato il mio amico fumettista Kanjano che a sua volta mi ha presentato un altro fumettista di Catania, il simpaticissimo Antonio Bruno. Ci stavamo rallegrando tutti insieme, quando è accaduto un evento imprevisto.
“La tua amica è stata morsa!”
Il mio assai stimato amico Sciottino Giorgio era uscito di mattina, ed aveva lasciato il suo cane Ziko legato ad un albero. Ziko è un bastardino di grandezza più grande che media e ha legato pacificamente con Gea, la cagnetta di Stefano, un’esile cirneco dell’Etna. Me lo immagino, tutto il giorno con la corda al collo, mentre Gea girava in libertà.
Alla sera, con la poca luce a disposizione nel giardino di Portopacchio, e con tutta la gente in giro per la notte di ferragosto, Giovanna non ha visto Ziko e gli ha pestato una zampa. Allorchè, Ziko le ha morso la gamba, vicino ad una natica. Il morso non era profondo, ma ha lasciato le tracce dei denti e la gamba ha cominciato a gonfiarsi. D’altra parte, Giovanna ha avuto in passato molti problemi di salute e il suo sistema immunitario è assai debole. Avevo pensato di invitarla a Portopacchio anche per distrarsi…
Non ci potevo credere. Insomma, un momento di serenità, per favore!
…Nel frattempo, sono arrivati Giuseppe e Maria Francesca. Baci, abbracci e preoccupazioni. Abbiamo deciso di cenare, prima, e agire poi. Ed ero così felice di rivedere i vecchi amici e fare nuove conoscenze. E si rideva, si sparavano battute, si delirava fra i sorrisi.
Eppure, il problema del morso c’era ancora: bisognava andare dalla Guardia Medica, farsi prescrivere l’antitetanica, comprarla in una farmacia notturna e trovare qualcuno che sapesse fare una puntura. La semplicità di questa formula era solo apparente… dove dovevamo andare, per la Guardia Medica? A Pachino, a Marzamemi o addirittura a Noto?… I medici sarebbero stati competenti e subito disponibili?… Una volta andati, sarebbero riusciti Salvo e Giovanna a ritrovare la strada per tornare a Portopacchio?… Un’avventura di cui si sa l’inizio ma non la fine, di cui si è cominciato a discutere parecchio, e con la possibilità di impiegare diverse ore per affrontarla…
Alla fine, ho preso la mia decisione. Io che conoscevo la strada per Portopacchio, sono salita in macchina con Salvo e Giovanna, e l’eroica Maria Francesca, che sapeva l’ubicazione della farmacia notturna a Pachino, è venuta con noi.
Ci siamo diretti verso il centro abitato. Siamo entrati in un bar orribile e a prima vista poco raccomandabile, il bar Mercato, a chiedere indicazioni per la Guardia Medica. Grazie alle ottime indicazioni della banconista, una signora sulla cinquantina che teneva a bada numerosi omaccioni di aspetto ributtante ma gentili, siamo riusciti a raggiungere la Guardia Medica in pochi minuti. Il medico di turno era un dottore occhialuto, di bassa statura, molto silenzioso. Ci ha chiesto se il cane era domestico, e se conoscevamo il proprietario. Ci siamo appellati solo in parte alla verità. Ordunque, siamo andati alla ricerca della farmacia notturna: il farmacista stava dormendo, e siamo stati costretti a suonare il campanello molte volte prima che ci aprisse la porta. Successivamente, siamo tornati dal nostro bravo medico silenzioso con l’antitetanica, e lui è stato così disponibile da fare la puntura a Giovanna. Alla fine, verso mezzanotte, esaltati per aver liquidato il problema del morso in meno di un’ora, siamo ritornati vittoriosi a Portopacchio.
Sono scesa dalla macchina quasi saltellando, già pregustando il momento in cui avrei fatto l’agognato bagno di notte in spiaggia. Ho salutato Giuseppe e un po’ di altri amici che erano arrivati nel frattempo. Ho visto uno dei migliori amici di Giuseppe, seduto ad una delle panche vicino al tavolo del giardino, e gli sono venuta vicino per salutarlo.
“Ciao, Paola!”
“Ciao, Antonio!…”
Non finisco la frase, che perdo l’equilibrio: all’ombra, accanto alla panca, c’erano Ziko e Gea che stavano dormendo accovacciati l’una dinanzi all’altro, ed io ci ho messo il piede sopra. Mentre eravamo fuori, Giorgio era tornato e aveva slegato il suo cane dall’albero, per farlo rilassare un po’ e toglierlo da un punto di passaggio di tanta gente.
È avvenuto tutto in un istante. I cani sono saltati in aria, Gea piangeva e Ziko pure, solo che lui mi ha morso. È la gamba destra, nell’interno coscia, vicino al costume. Mi ha fatto male, ma mi sono divincolata immediatamente. Ho incrociato le gambe e ho stretto le labbra per incassare il dolore e lo spavento. E in pochi secondi si è attenuato. Tutti quelli che hanno assistito alla scena, mi hanno chiesto come stavo, e volevano vedere se ero ferita.
“No, no, non mi sono fatta niente! Non mi fa neanche male!”
Anche Giuseppe era stato informato, ed è intervenuto sconvolto a chiedermi come mi sentivo, ma la mia risposta era la stessa. Ho alzato il mio vestitino bianco, ho girato la coscia e ho visto tre puntini rossi.
“Sì, c’è un po’ di sangue, ma non è niente! Sto bene, davvero!!!”
Qualcuno ha bisbigliato che anche io dovevo andare dalla Guardia Medica, però io sapevo che non se ne parlava neanche. Giovanna aveva i suoi problemi di salute, ma io no. E volevo solo divertirmi, stare con gli amicucci e farmi il bagno.
Quand’ecco che Giovanna mi è venuta vicino, insistendo per guardare la ferita alla luce, in cucina. Era così preoccupata che l’ho accontentata. Mi sono seduta su un letto (anche in cucina ci sono dei letti per gli ospiti!), attorno a me si è avvicinato qualche altro conoscente per scrutare il mio interno coscia, e ho osservato di nuovo il morso.
E allora mi sono impaurita. C’erano sì due piccoli puntini rossi, ma il terzo era uno squarcio. Forma ovale, lungo tre centimetri, ancora non sanguinava, ed aveva l’aspetto di un grosso buco.
“Paola, devi andare per forza dalla Guardia Medica.”
No, no, non ci potevo credere. Che coincidenza assurda è questa! Non è giusto, e allora niente bagno? Sono finite le mie vacanze?… Mi devono mettere i punti? Io non ho mai avuto ferite gravi, mai i punti!… Fanno male?… Anche l’antitetanica fa male?… E cosa dirà quel medico silenzioso appena saprà che sono stata morsa anch’io dallo stesso cane di prima?…
Insomma, mi sono un attimino confusa. È arrivata un sacco di gente a vedere la ferita. Giorgio è arrivato per scusarsi. Giuseppe gli ha detto di sopprimere il suo cane. Io non volevo farmi i punti, non volevo rovinare il ferragosto a nessun altro, cercavo di pensare ad una soluzione alternativa, temporeggiando... Alla fine, Giuseppe mi ha investito con la sua forte decisione di “Andare dubito alla Guardia Medica, e basta.”
La straordinaria Maria Francesca è venuta con noi in macchina. Anche Salvo e Giovanna volevano venire con noi, ma io li ho intimidati di rimanere a Portapacchio a divertirsi.
Solo allora, in auto, ho pianto un po’. Che fifona, nell’intimità con il fidanzato e l’amica. Alla Guardia Medica, il medico silenzioso, e alla fine pure simpatico, mi ha messo due punti, mentre io tenevo la mano a Giuseppe e blateravo senza sosta il resoconto dell’accaduto. Maria Francesca mi stava vicina da un paio di metri di distanza.
Poi, sono rimasta sola alla Guardia Medica, perché Giuseppe e Maria Francesca sono andati a comprare l’antitetanica. Lì, ho iniziato a riflettere su un sacco di cose che non c’entravano molto con il morso, e ho pianto un altro po’.
Quando siamo ritornati tutti a Portopacchio, verso l’una, né Ziko né Giorgio c’erano più. Giorgio ha riportato immediatamente il suo cane a Catania. Io ho ricevuto numerose attenzioni e gesti di tenerezza. Tutti quelli con cui non avrei altrimenti parlato, mi hanno chiesto come stavo. I miei amici mi abbracciavano e mi baciavano la testa, la fronte e le guance.
Credo che io e Giovanna siamo state le donne più chiaccherate del ferragosto di Portopacchio 2008. Eppure, in tutto questo c’è stato un equivoco. Lei, che non ha versato una lacrima ma sul cui morso sono state aperte tante discussioni, è apparsa a molti come una guastafeste un po’ egocentrica. Io, che all’inizio ho fatto la splendida con uno squarcio alla gamba, e lontano dagli sguardi di tutti mi sono spaventata, sono sembrata coraggiosa.
È passata quasi inosservata invece la generosità di Maria Francesca che ha trascorso quasi tutta la giornata sull’autobus o in macchina per stare vicino a me e a Giovanna. A lei, una donna modesta, discreta, sensibile e con le palle, resta la mia consapevolezza. Che amica!!!

sabato 26 luglio 2008

Colore in stile




Come forse si sarà capito, “Prospettive”, il nuovo fumetto a cui sto lavorando, avrà uno stile di disegno un po’ diverso da quello con cui ho realizzato “Inchiostro di Jack“…
Allora, allora… Credo che possa risultare molto utile saper definire a parole e sinteticamente uno stile di disegno! Mi è capitato spesso di non avere un disegnino rappresentativo sottomano ed essere costretta a usare mezzi alternativi (parole e gesti) per presentare il mio modo di fare fumetti.
Partendo dall’elemento più generale fino alle particolarità, quando si parla di stile di disegno, si potrebbero distinguere, per esempio, le seguenti tipologie di:
- impostazione base: realistico, stilizzato, minimale, caricaturale, deformed, manga, ecc.
- stampa: bianco e nero, bicromia e colori
- segno tramite strumento utilizzato: pennarello, matite, pennelli (ecoline, acquerelli, ecc.), pantoni, colorazione digitale, ecc.
- altre caratteristiche (chi più ne ha più ne metta… per esempio, ho conosciuto un fumettista che ha dipinto un‘intero fumetto con il caffè)
Per IdJ potrei definirlo così: stile realistico con alcune inflluenze di manga, in bianco e nero, realizzato con pennarello, a cui si aggiungono spesso dei pattern o delle fotografie ritoccate in Photoshop.
Per Prospettive: stile realistico con alcune influenze manga, in bicromia di viola a tinte piatte, realizzato a matita pulita e ritoccata in Photoshop.
Bicromia a tinte piatte… Che vuol dire? Lo sapete?… Significa che il colore non viene sfumato (es. in “Esterno notte“ di Gipi) o comunque applicato in più gradazioni: viene scelta e utilizzata solamente un’unica gradazione di colore… Oltre al nero, ovviamente.
In realtà, mi sto ancora concedendo il beneficio del dubbio su Prospettive, poiché è in fase di progettazione. Ho indagato sui fumetti che hanno già sperimentato la bicromia a tinte piatte. Tra quelli che ho letto, i più graficamente interessanti finora mi sono sembrati:
- “5 è il numero perfetto” di Igort
- “Ghost World” di Daniel Clowes
- “Rosso Oltremare” di Manuel Fior
- “Storie fragili” di Maurizio Ribichini
A parte “Storie fragili” pubblicato dal Centro Fumetto Andrea Pazienza, gli altri sono tutti editi dalla Coconino Press!
È bello notare le piccole differenze nell’uso della stessa tecnica… E ci si pongono domande del tipo sul colore:
1) perché scegliere proprio quel colore?
2) in quali punti lo va a mettere?
2) perché si mette il colore proprio lì? Effetto tridimensionale o altri significati?
3) con quale strumento viene messo il colore?
4) ci sono effetti di tratteggio particolari?
Per esempio… Manuel Fior colpisce con il suo rosso sulle mani dei suoi personaggi, e il suo colore non ha certo lo scopo principale di dare tridimensionalità alle immagini. Daniel Clowes usa il colore in modo opposto, apparentemente molto pulito e garbato, in certi punti lo tratteggia per dare ancora più sostanza alle forme (ma le storie che racconta sono tutte sconvolgenti).
Purtroppo, maledizione a me, non ho nessuno di questi fumetti a portata di mano al momento.
Il più fisicamente vicino a me è “Ghost World”, che ho regalato al mio Giuseppuzzo lo scorso Maggio, e in questo momento di trova ad Acqui Terme. “Rosso Oltremare” me lo prestò tempo fa il mio amico Carmelo, gli altri stanno a Catania. Naturalmente, li recupererò quanto prima, per tenermeli vicino e capire se non faccio troppo schifo rispetto a loro… e poi vorrei mettere sul blog qualche immagine tra quelle che mi sono piaciute di più.
Ad ogni modo, come mio punto di riferimento più forte, credo di sentire “Ghost World”.
Su internet ho trovato poche centellinate immagini dei volumi Coconino, e nel frattempo ho scoperto il bel sito di Maurizio Ribichini,
www.maurizioribichini.it e ho visto che Igort ha ultimato Baobab n. 3.
Chissà se i miei cari lettori conoscono altri bravi fumettisti che lavorano in bicromia a tinte piatte… Su, spremetevi il cervello! Fatemi scoprire qualcheduno che non conosco, da cui si può imparare…
E grazie!

giovedì 24 luglio 2008

C'è tempo per fare la coppia

Questa è la frase che mi ha detto un paio di settimane la mia amica Laura LF, con la quale sto coabitando a Milano. La discussione verteva sul fatto che io e Giuseppe stavamo cercando casa a Pavia, da soli, a partire da settembre: lei mi suggeriva, invece, di restare a Milano tutti e due, nella grandissima stanza che si libererà tra poco nell’appartamento. Lì per lì ho sorriso illuminata. Che bella idea!… Ma non si può!
L’allocazione geografica di una casa a Pavia rientra in un piano organizzativo molto vasto, essendo in pratica il punto medio migliore per i miei impegni (lavorare a Milano) e quelli di Giuseppe (studiare a Pavia per il suo dottorato e continuare a insegnare part-time in provincia di Alessandria).
Ieri sono stata a Pavia e ho pagato la cauzione per l’appartamentino dove andremo ad abitare tra fine settembre e inizio ottobre. La casa è nostra! Da quel momento vivremo di nuovo insieme come una coppia seria… Nel frattempo, però, dovremo lasciare la casa di Acqui Terme.entro la fine di agosto. Nel periodo di mezzo, traslocheremo a Milano e probabilmente staremo nella stanza di Laura LF, mentre lei sarà in Inghilterra. La mia permanenza nell’appartamento a Milano verrà così prolungata!
Perché mi sta piacendo tanto vivere qui a Milano?… Ecco un elenco delle cose che amo in questo appartamento:
- è un seminterrato, eppure molto luminoso (tranne la mia stanzetta);
- è in affitto da 8 anni, e da allora ci hanno abitato una cinquantina di persone, tra cui parecchi catanesi (di recente, per esempio, ho scoperto che ha abitato qui anche Alessio Spataro);
- è arredata con un certo gusto da Ikea, però ci sono tracce e ricordi di vecchi inquilini, artisti di vario genere (quadri, poster, collages di foto su mobili, foto…);- ha una cucina soggiorno enorme, tipo settanta metri quadrati;
- ha il parchè;
- ha fastweb;
- Laura LF è una ragazza super simpaticona, con due palle così, e sa raccontare benissimo (e sono riduttiva);
- Laura LF mi delizia spesso e volentieri delle storie sui vecchi inquilini;

- ci sono altri due coinquilini dalla bella personalità e dagli interessi degni di nota, con cui vado d’accordo e a cui mi sono un po’ affezionata;
- ho cenato spesso con i miei coinquilini;
- i miei coinquilini ascoltano della musica che mi piace e sanno cucinare bene;

- c’è un gatto nero di nome Kamikaze (io non ho mai allevato animali domestici), scorbutico, poco affettuoso, e a dieta;
- la mia stanzetta, veramente piccola, rispetta lo spazio e l’arredamento minimo per poter fare fumetti (in particolare, ha un letto a castello, con la scala per salirci sopra, e sotto lo spazio per la scrivania).Naturalmente, nell’appartamento ci sono anche alcune cose che mi infastidiscono, ma sono veramente poche. Una di queste, è
il fatto che nella cucina soggiorno dormono spessissimo dei ragazzi che non abitano da noi (amici degli altri coinquilini di cui non ho parlato), e pertanto la mattina mi sento in colpa mentre faccio colazione, perché ho paura di fare rumore e svegliarli. Ho perfino perso l’abitudine di prepararmi il caffè.
Ho già una certa mole di ricordi su questa casa, di conseguenza ho voluto prendermi un souvenir. Poco tempo fa, Laura LF doveva sbarazzarsi di alcuni vecchi mobili, e fra questi un armadio su cui c’era un collage di fotografie. Io lo avevo notato, perché fra le foto, c’era anche un primissimo piano di un ayè-ayè, uno dei miei animali preferiti. Così mi sono attrezzata di martello, seghetto e bulino, e sono riuscita a prendermelo, smantellando completamente l’armadio. Kamikaze mi ha gironzolato attorno tutto il tempo, e più di una volta ho rischiato di ucciderlo…
Avevo pensato di fare un disegno sull’appartamento, che simboleggia la mia unica vera divertente esperienza di vita indipendente. Perché, ad Acqui Terme sono stata benissimo, ma qui a Milano sto lavorando e ho dovuto sbrigare tutto praticamente da sola. Per la mia mente e i miei ricordi “a fumetti”, non mi è stato possibile fare un‘illustrazione, ma un gruppetto di disegnini con le didascalie, messi tutti insieme…
Metto anche un altro dei disegnini di Prospettive… è in questa casa che questo
fumetto ha veramente visto la luce. Un altro dei suoi meriti…

domenica 6 luglio 2008

Nostalgia di Pescheria


Questo weekend sono rimasta a Milano da sola, per la prima volta.
Il mio Giuseppe ha iniziato il suo ritorno verso Catania e in questo momento sta facendo vita monastica a Macerata, a studiare per il suo dottorato. Venerdì prossimo tornerà alla nostra amata Sicilia.


Anch’io qui a Milano ho intenzione di condurre fino al 31 luglio un’operazione di concentrazione su me stessa. Lavorerò ancora per la Renoir Comics con un part time di 6-7 ore giornaliere e nel tempo rimasto vorrei ultimare il progetto del mio nuovo fumetto, “Prospettive”. è ambientato a Catania e la protagonista è Agata, una ragazza alle soglie dei trent’anni, in crisi esistenziale. La storia, fra l’altro, parla del legame “spirituale” fra i catanesi e la loro città.
Ho provato a disegnare la Pescheria, l’antico mercato del pesce di Catania: è un punto di interesse turistico, molto pittoresco, caratterizzato da un’esplosione di colori, odori, persone e voci. Voci, perché i pescivendoli e gli altri commercianti gridano ad alta voce i loro slogan di promozione dei prodotti in dialetto siciliano (spesso sono frasi di grande arguzia e colore) e alla fine tutta la pescheria è immersa in questo rumore piacevole (bè, c‘è a chi non piace…).. Per l’appunto, si chiama pescheria ma in realtà si vendono anche altri alimenti (formaggi, carne, verdure, frutta, ecc…). Ci sono un mucchio di bancarelle, bancarelline e negozi aperti sulla strada, disposti un po’ ovunque sotto il tunnel delle mura di Carlo V, in Piazza Alonzo di Benedetto e in Piazza Pardo.
Nel disegno, ho raffigurato anche la mia eroina, Agata.


Per coincidenza, ieri sono andata a farmi un giro ai mercati di Milano, quello di S.Agostino e quello di Senigallia. Mi ha fatto impressione, naturalmente, notare la differenza.
Salvo un breve tratto in una delle vie secondarie, tutto il mercato di S.Agostino era disposto ordinatamente lungo il viale Papiniano. Nel marciapiede centrale del viale, le bancarelle stavano in fila sui due lati, creando una sorta di corridoio: dentro, una fiumane di gente. I commercianti che alzavano la voce o cercavano di dire qualcosa per persuadere l’acquisto della merce erano pochissimi. Inoltre, mancavano i prodotti alimentari. Niente pesce, carne, frutta eccetera.
Al mercato di Senigallia ci sono stata poco e in prossimità dell’orario di chiusura. La zona delle bancarelle vere e proprie era preceduta da un’area presidiata da giovanissimi commercianti di aspetto tra il punk e il fricchettone e un paio di loro mi hanno chiesto “Bella, ne vuoi fumo?”. Dopo aver raggiunto le bancarelle, ho trovato un negozio di biciclette di seconda mano e finalmente ho comprato la mia bici.

In realtà la storia della bicicletta ha alle spalle un’epopea di avventure e incontri anche agghiaccianti iniziati al mercato di S.Agostino, e richiederebbe un post specifico al termine del quale tutti i miei affettuosi lettori mi prenderebbero in giro da qui a un anno: mi sono beccata una bella fregatura, una caduta che mi ha sbucciato il ginocchio e strappato un vestito e un esborso totale di 95 euro.
Ma è tutta esperienza… E non ho nostalgia della pescheria, per questo.
A cavallo della mia bici milanese mi sento più libera e potente, porca miseria. Ogni tanto, per riposarmi dalla mia vita monastica, andrò alla ricerca delle meraviglie di questa città, come quella dei fenicotteri rosa di Via Cappuccini…


P.S!... Non c'entra niente con il post, ma sono stata nominata per il premio Carlo Boscarato 2008(Fumetti in TV - Treviso 27 e 28 settembre 2008)come Miglior Esordio... anche la Tunuè è stata contenta per le sue 5 nomination... vedi:
http://www.tunue.com/page.php?idArt=7691

E qui ci sono tutte le nomination (per la categoria che mi riguarda, mi sono stupita di vedere in egual numero 3 maschietti e tre femminucce!):
http://www.fumettintv.com/

martedì 24 giugno 2008

InSveziaSposi


È appena trascorsa una settimana di buoni propositi in cui tutti i giorni mi sono detta:
“Devo scrivere un post sul matrimonio di Stoccolma!!!”.
Ed eccomi qui. Anche se con il mio consueto ritardo, ne vale assolutamente la pena…
Innanzitutto, allego il famoso biglietto-fumetto di auguri al completo. È stato il primo regalo che gli sposi hanno aperto, e sono venuti a cercarmi subito perché ne erano felicissimi. Poi mi sono accorta che non lo avevano ancora letto…
…A parte questo, è stato davvero il matrimonio del secolo.
L’affetto ha portato tanti catanesi ad andare fino a Stoccolma, e per nessuno è stata una passeggiata. Quattro ragazzi hanno viaggiato in camper da Bologna e sono venuti a prenderci all’aeroporto, a 100 km da Stoccolma, a mezzanotte. Una nostra amica, Agata, ha fatto un lungo viaggio a tappe partendo dal Mali. Tre catanesi trapiantati a Madrid, tra cui mia sorella Veronica, hanno fatto scalo a Francoforte e ci sono rimasti per parecchie ore. La maggior parte dei catanesi sono venuti partendo da Trapani: tra questi la mia migliore amica, mia cugina Francesca, che non aveva mai preso l‘aereo e ha dovuto superare le sue paure, ma soprattutto è venuto al matrimonio il nonno di Giuseppe De Francisco, che ha ben 96 anni e soffre di cuore.
Del ceppo degli amici e parenti dello sposo c’era anche Caroline, tedesca by Berlino, e la splendida Flavia che arrivava dal Perù.

A Stoccolma non era mai notte, l’ora più buia era verso l’una, e sembrava un tardo tramonto. Verso le due iniziava ad albeggiare. Era straordinario. Ad alcuni di noi faceva strano, a me invece piaceva molto, sembrava far parte di una giornata infinita… a cui si è aggiunto comunque il fatto che per tre giorni non ho dormito quasi per niente. Architettonicamente la città era uno spettacolo, perché costruita su alcune isole collegate da ponti, e molto all’avanguardia: un esempio di civiltà, ordine e organizzazione. Uao.
Gli svedesi erano di una bellezza e di una statura molto sopra la media, ogni giorno incontravo per strada almeno una dozzina di ragazzi che facevano straboccare gli occhi, ma le ragazze erano ancora più belle. Incoraggiavo i miei amici a farsi le fotografie con loro…
Nei bar, servivano vero caffè come lo facciamo noi italiani, e lo chiamavano proprio nella lingua originale, “espresso”, “caffellatte”… e noi ne lo apprezzavamo molto.
Mi ha colpito la forza dell’avvenimento, tale da metterci tutti insieme a Stoccolma. Per contrasto, io e Giuseppe avevamo avuto un feroce litigio proprio prima della partenza per Stoccolma: ero così indignata che ho tenuto le distanze anche nei due giorni successivi, e avevo intenzione di continuare finchè lui non si fosse scusato: eppure, il giorno del matrimonio, un’inspiegabile grazia divina mi ha spinto a fare pace. Non so cos’è stato… potrei chiamarla la “sensazione da matrimonio Stoccolma-Catania”, e non si trattava del classico peace&love. Con tutti quei catanesi, gli amici italiani e non, i concittadini che ho conosciuto per la prima volta in Svezia, dopo aver dormito con loro in una camerata d’ostello, a passare le notti in bianco, a cercare da mangiare, a ripararsi dalla pioggia improvvisa, a dare consigli per l’abito della cerimonia, a fare commenti sulle bellezze svedesi, ad rimanere senza un taxi alle tre e mezza di notte e a fare l’autostop con il cielo luminoso e sorprendente… qualcosa mi ha sfiorato.

La cerimonia si è svolta il sabato 14 giugno alle 17 in punto, in una chiesa piccola ma graziosa, ed io sono arrivata in ritardo assieme ad altre dieci persone. Giuseppe De Francisco e Maria Akerlund parlavano in svedese, e a tratti, durante le varie tappe della messa, si voltavano di fronte ai presenti. Dopo, Giuseppe De Francisco non credeva lui stesso che si era sposato e che fosse il marito di Maria, e durante gli abbracci mi sono commossa, e non ero l’unica.
È venuto a prenderci un autobus a due piani per condurci al ricevimento degli sposi. I tavoli erano misti, e hanno perfino separato le coppie. Al tavolo degli sposi c’era il toast master, con il compito di suonare un corno e annunciare i “discorsi”: ce ne sono stati una decina, in lingua italiana, svedese e inglese, con o senza la traduzione. Singoli o in gruppo. C’è stato qualcuno che ha cantato per loro. I miei amici catanesi hanno proiettato dei video realizzati a Catania, tra cui uno dentro la fiera, in cui si chiedeva ai più svariati personaggi di dire “auguri e buona fortuna” in svedese agli sposi Maria e Giuseppe. Ogni quindici minuti c’era una pausa sigaretta sotto il portico promossa dai catanesi, e solo durante una delle ultime si sono uniti a noi dei fumatori svedesi. E poi, ci siamo scatenati nel ballo…
Gli svedesi erano in parte disgustati e in parte affascinati dai catanesi. Alcuni catanesi dicevano che le nostre ragazze in fondo sono più allegre e interessanti, ma alla fine della serata, una di loro ha invitato a casa uno dei nostri e lui non si è mica schifato della proposta.
…L’indomani, morti di sonno, siamo approdati a casa dei genitori della sposa con tutte le nostre valigie prima di ritornare in Italia. Abbiamo rivisto un po’ di gente per l’ottimo brunch, sotto la bandiera della Svezia che sventolava sopra le nostre teste, in giardino, e ho mangiato pesce di fiume, formaggi, patate, uova, dolci… delle brelibatezze, servite con tanta cordialità e gentilezza. Alla fine, è venuto Giuseppe De Francisco da me e la mia dolce metà, e ci ha detto qualcosa del tipo“Tra un minuto perdete l’autobus. Se lo perdete io sono felice. Comunque se state ancora qui lo perdete…”
E così siamo fuggiti correndo via da Stoccolma. E mentre fuggivamo, parlavamo ancora di questo matrimonio. E ancora, oggi, lo racconto… e mi sembra di non aver mai finito di raccontare tutto.

mercoledì 11 giugno 2008

Storie di amorini


Domani pomeriggio io e Giuseppe partiamo per Stoccolma e torneremo domenica.
Si tratta del famoso viaggio per il matrimonio dei nostri amici Giuseppe De Francisco e Maria Åkerlund, un catanese e una svedese.


Per il dono di nozze, io e il mio Giuseppuzzo siamo “aggregati” a un gruppo di una dozzina di compaesani, da cui ho ricevuto l’incarico di realizzare un biglietto-fumetto di auguri per i promessi sposi.
Si tratta di un fumetto di ben 14 vignette, realizzato in una pagina A3. La storia l’ho inventata insieme a Giuseppe: si intitola “Storie di amorini”, è disegnata in stile manga-deformed.

Ne allego qui le prime tre vignette, spero che quando torneremo da Stoccolma metterò on line il resto della storia.

A parte il fatto che la settimana prossima ho gli esami del corso di grafica e non sto trovando il tempo per studiare, mi sto divertendo un mondo con questo fumetto…

venerdì 30 maggio 2008

I disegni all'impiedi

…Pensavo che non dovesse essere giusto o possibile, eppure alla fine ho imparato a disegnare in piedi.

A Milano. Mentre aspetto la metro. Mentre il vagone prende la curva facendo vacillare me con tutti gli altri passeggeri. Mentre, alla sede della Renoir, aspetto che la mia postazione al computer si liberi. 

Si tratta sempre di brevissimi minuti singhiozzanti, e prima mi rifiutavo a disegnare così, poco dominata dalla concentrazione o con gli occhi di qualcuno che mi scrutano il foglio. Invece, adesso sono diventata sufficientemente abile, al punto che conservo tutti quei disegnini che rappresentano una qualche testimonianza o un’idea che mi è venuta e che ho potuto comunque impressionare.


Da quando sono venuta a Milano, mi è mancata quasi del tutto la possibilità di avere un bel pacco di ore tutte da dedicare ai fumetti o al blog. A me, che ci posso fare, piace fare le cose per benino e non me la sentivo di sprecare il tempo a disegnare male e in fretta. Invece!!!!... ho cambiato idea!... Disegno sull’album a fogli ruvidi che mi porto sempre dietro di questi tempi, o sulla carta usata alla Renoir, con le fotocopie dei fumetti coreani dietro.


Questo disegnino l’ho fatto martedì 27 maggio, ieri me lo sono fatto scansionare alla Renoir e oggi metto on line tutto il post…


In tutto questo tempo che non ho più scritto un intero post sul blog, limitandomi solamente ai commenti, ecco un breve riassunto degli avvenimenti corredati alla frequenza del mio stage, a cui mi sono applicata molto e volentieri, e che ha assorbito la maggior parte del mio tempo:

- Il 10 e l’11 maggio, sono andata alla fiera del libro di Torino, dove sono state vendute pochissime copie di IDJ a dispetto di tutti gli spettacolari disegni che avevo fatto sui libri: per una volta che pensavo di aver disegnato davvero bene, mi sono sentita come se non mi volesse nessuno. Eeeh doveva capitare un giorno… Però non ero mai andata alla fiera del libro, ed è stato molto interessante, anche se tutti mi dicevano che rispetto agli anni scorsi c’era poca gente. Poi, la domenica è venuto anche Giuseppe. Finalmente una fiera insieme, che bello…

Il 15 maggio, ho litigato con il mio coinquilino e padrone di casa a Gorgonzola. Ho pensato spesso di scrivere un lungo racconto su di lui, ma ripeto, non c’è stato tempo. Ho comunque preso appunti su tutte le sue manie, psicosi e frasi che mi ha detto, tra cui la memorabile: “Piccola arrogante”. La sera stessa, avevo già telefonato alla maggioranza dei miei amici a Milano per chiedere asilo.  

- Il 17 maggio ho fatto la valigia e ho traslocato. Adesso vivo vicino alla fermata della metro Romolo, a 30 minuti dal mio posto di lavoro: è stata una mia amica di Catania, Laura LF, a segnalarmi che nel suo appartamento c’era una stanzetta libera. Ed è stata una gioia trascinare qui la mia roba, in questa camera molto piccola ma vivibile, con un letto a soppalco. Di quest’ultimo me ne rallegro, mi ricorda la mia infanzia, di quando dormivo nel piano di sopra di un letto a castello, e sotto dormiva mia sorella, e nella stessa stanza c’era anche il letto di mio fratello. La sera stessa mi sono concessa una bella uscitina in compagnia di altri terroni come me…

- Il 18 maggio ho invitato a pranzo mio fratello, Sandro. Al momento, lui vive e lavora a Barcellona, è stato a Milano per 2 giorni a prendere un po’ di roba lasciata qui (ci ha vissuto 1 anno e mezzo). Abbiamo passato la domenica insieme, tra l’altro a tifare per la nostra squadra di calcio che alla fine è riuscita a salvarsi dalla serie B.

- Il 23 maggio sono tornata ad Acqui Terme, e ho passato un weekend molto intenso. Ancora una volta, una sorpresa legata ai miei amici di Catania: io e Giuseppe abbiamo ricevuto una visita di un nostro amico, Francesco De Francisco (metto anche il cognome perché merita…), in compagnia di un’altra ragazza, Caroline. Nonostante il brutto tempo, siamo riusciti a scamparla per un’oretta, e così ci siamo avventurati per il centro storico di Acqui Terme, e al castello, tutto in fiore, siamo riusciti perfino a vedere uno dei miei amati scoiattoli. La sera, io e Giuseppe siamo finiti a Spinetta Marengo (AL) a vedere Iron Man.

- Domenica 25 maggio, ho disegnato tutto il giorno. Ahhhhh….

- Lunedì, mi alzo alle 5.20 e prendo il treno per Milano. Dopo una bella giornata di lavoro e una mezzoretta di riposo, alle 20.30 incontro mia sorella, Veronica. Al momento, lei vive e lavora a Madrid, ma starà per un mese a Milano per un corso di formazione (è una dolce donna in carriera con due palle così…). A cena, mi annuncia che i nostri genitori stanno per separarsi…


Non parlerò di questa notizia, la cui fondatezza è ancora dubbia. Però, ovviamente sono stata male, in questi giorni. E comunque, io e mia sorella abbiamo passato una serata a parlare di un sacco di altre cose. Alla fine, io l’ho accompagnata alla metro e poi ho camminato per Via Valsolda fino a casa. La Via Valsolda costeggia la metro Romolo ed è una strada di quelle in cui si fa attenzione ai malintenzionati. È decisamente romantico avere pensieri come quelli della rottura di una famiglia salda da 31 anni, passeggiando alle 23.30 per una strada in cui finora ho incontrato:

- Un tipo che si faceva una sega dentro la sua macchina;

- Un signore cicciotto che controllava il condizionatore sul balcone, in mutande;   

- Una prostituta che si alzava la cerniera dei pantaloncini, accanto a una macchina e al suo occupante.

- Quattro o cinque uomini che pisciavano sempre allo stesso angolo della strada, vicino alla metro.


Avrei voluto rappresentare la via malfamata in cui abito adesso a Milano, invece, mentre disegnavo all’impiedi, ho finito per concentrarmi su come mi sentivo quella sera. L’ho detto, che ho imparato da poco a disegnare in queste condizioni…



Non finisce qui questo post!!!... Improvvisamente, di seguito, riporto le 6 cose che mi piacciono per rispondere finalmente al mio carissimo amico Melo che mi ha segnalato nella sua catena, nel suo blog di Delund il 14 maggio. Il suo indirizzo è delund.blogspot.com.

Le regole della catena prevederebbero di segnalare altri 6 bloggers, ma io non lo farò, perchè per me questa cosa è solo, dicevo, una risposta a lui... dirò solo le 6 cose che mi piace fare (a parte quelle legate ai fumetti e quella di stare in amore con il mio uomo):

1) arrampicarmi sugli alberi a piedi nudi

2) nuotare nel mare, sott'acqua (associate a questo ce ne sarebbero di cose che mi piacciono...), in particolare immergermi per tre o quattro metri e poi lasciarmi risalire con la pancia verso l’alto 

3) mettere la testa fuori dal finestrino di un treno o di un'auto in velocità

4) mettere le cose in bilico senza farle cadere

5) ricordare quello che ho sognato la notte 

6) organizzare un viaggetto / preparare una cena con i miei amicucci

Devo dire che questo gioco mi ha divertito. Mi sono messa a pensarci bene e mi ha rincuorato sapere che in effetti esiste una specie di formula magica per farmi provare gioia e piacere. Grazie Carmelotto…


Ultimissima. Nell'ambito della Mostra Mercato del Fumetto di Reggio Emilia, la Tunuè ha vinto il premio come miglior editore. Qui si può trovare la notizia:

http://www.tunue.com/page.php?idArt=7673

E qui c'è la motivazione:

«Il premio va alle edizioni Tunué per aver creato, nel corso di pochi anni, un catalogo innovativo con l’occhio rivolto sia alla presentazione di fumetti giovani e nuovi, sia per il sostegno ad una saggistica sempre interessante legata ai vari aspetti del mondo del fumetto».

Evviva!!!

martedì 6 maggio 2008

Il rasoio

“Venti giorni senza scrivere sul blog, che cosa le sarà successo?” Immagino per un istante dei lettori con i pugnetti chiusi e l’espressione preoccupata… Di sicuro non sono così tanti, anzi, forse sono pochissimi, ma dico comunque loro di non preoccuparsi.

Sono successe un sacco di cose, la maggior parte di mio gradimento.

Il 20 aprile mi sono trasferita a Milano e lunedì ho iniziato uno stage di grafica presso la Renoir Comics. Più precisamente, vivo a Gorgonzola, un paesino di provincia che dista circa 45 minuti di mezzi pubblici + piedi dalla Renoir: credevo che li avrei passati seduta a disegnare sulla metropolitana, invece trovo sempre tutti i posti occupati e non riesco ancora a disegnare all’impiedi con le altre persone che mi schiacciano. Alla Renoir il mio lavoro è coordinato da Giovanni Ferrario e Michele Foschini, sto imparando a usare un po’ di software utilissimi (Indesign e Illustrator) e sto mettendo a loro disposizione la mia stoica dedizione all’impaginazione e al lettering sulle loro prossime produzioni.

Il 24 aprile sono partita per il Napoli Comicon. Ci vorrebbe un report dettagliato, ma stavolta mi limiterò solamente a qualche cenno.

Ho preso alloggio in un appartamento-BB insieme ai miei amici fumettisti catanesi Simone Campisano, Carmelo Monaco, Alessio Maggioni e mia cugina “best-friend” Francesca, e lì siamo stati benissimo. Io e Fra dormivamo insieme in una doppia e i ragazzi nella tripla, poi c’era la cucina-soggiorno e ben due terrazze con una vista incredibile su Napoli, dove noi ragazze ci fumavamo sempre delle ottime sigarette romantiche.

La mattina del 25 aprile, dopo essere approdati al BB, io e Fra ci siamo cambiate, abbandonando i nostri panni sporchi in giro per la stanza in un macello generale che non so come siamo riuscite a creare in pochi minuti. Poi siamo andati tutti al Napoli Comicon, la fiera di fumetti a cui resto più affezionata in assoluto: ho conosciuto alcuni autori della Tunuè (Giovanni Marchese, Luca Patanè e Lucio Perrimezzi), ho parlato al microfono durante un incontro editoriale e poi ho incrociato un bel po’ di persone. Ho visto la splendida mostra di Futuro Anteriore, ringraziando ripetutamente Alino del Comicon e Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza. Tuttavia, la cugina aveva ben due notti brave alle spalle e anch’io avevo dormito poco in treno, così nel ardo pomeriggio siamo tornate al BB. Lì per lì, appena ho aperto la porta della stanza, ho pensato di aver sbagliato camera: il gestore del B&B, l’ottimo Sig. Raffaele, ha voluto a tutti i costi prendersi cura di noi, al punto che ha rimesso tutto in ordine e ha lavato e steso i calzini e le mutande di Fra. Siamo rimaste impressionate da questo gesto, raccomandandogli di non ripeterlo anche se lo abbiamo apprezzato.

Ce ne sarebbero di cose da raccontare sul Napoli Comicon… Anche cose meno piacevoli. Ad ogni modo, mi sono divertita. Sono stata contenta di rivedere i miei amici catanesi, che ancora una volta si sono dimostrati di grande sostegno. Sono stata felice di parlare di stronzate libere con Fra, fino a notte fonda, prima di addormentarci.

Il 29 aprile ho tenuto una lezione su “L’influenza dei manga sul fumetto occidentale” all’Università di Verona, nell’ambito del corso di Storia del Fumetto tenuto dal gentilissimo prof. Claudio Gallo. C’erano più o meno un’ottantina di studenti ad ascoltarmi e a vedere le immagini fumettose che illustravo con tanto di proiettore e microfono. Circa un terzo dell’intervento è stato su Inchiostro di Jack, ma ho parlato molto anche di Barbucci e Canepa, Andrea Accardi e Marco Albiero: in particolare, Andrea e Marco li ho contattati e sono stati così disponibili da rispondere alle mie domande via email… Grazie ragazzi!... Infine, ho lasciato al prof un file- dispensa di 42 pagine con i contenuti della lezione per gli studenti (con un'immagine deformed di IDJ in copertina).

All’inizio della lezione, il prof Gallo ha fatto una presentazione ricca di apprezzamenti su IDJ e sulla mia personalità, al punto che per un momento mi sono nascosta dietro una sedia per non farmi vedere dagli studenti. Alla fine, ha detto che è andata benissimo, e in effetti mi è sembrato davvero contento. Lo ringrazio ancora per l’opportunità!

Dal 1al 4 maggio sono stata in Trentino Alto Adige con il mio dolce Giuseppe. Anzi, come si è detto più volte, mi ci ha “portata” lui, a Sexten, a Bressanone, sulle Dolomiti, al Lago di Braies e alla Val Fiscalina. Una breve ma davvero memorabile vacanza all’insegna del trio natura-cibo-amore.

Oggi sono rientrata al lavoro e ho appena finito un’illustrazione che servirà da materiale pubblicitario per IDJ e la Tunuè. Ho gli occhi rossi rossi. Come si dice, sempre sul filo del rasoio…

martedì 15 aprile 2008

La legge di compensazione

A poco a poco, sto riempendo il muro sopra la mia scrivania con i volantini delle fiere di fumetti dove sono stata nel corso del 2008. Con il Fullcomics di Piacenza fanno sei in quattro mesi, ma sempre durante lo stesso periodo non ho più lavorato nel settore economia e commercio. Anzi, non ho più lavorato per niente, eppure ho un principio di esaurimento fisico e nervoso…
Io e il mio Giuseppe siamo ormai entrambi stanchi e nervosissimi, usciamo raramente a divertirci un po’ e, con il condimento di qualche altro problemino familiare che ho dovuto lasciare a Catania, la sera prima della mia partenza per Piacenza ho scatenato un litigio silenzioso. Io litigo così: penso cose bruttissime, rimugino e non dico una parola perché sputarla fuori sarebbe peggio.

La mattina seguente, l’11 aprile, mi sono scusata per il mio comportamento esagerato, e poi sono salita sul treno. Avrei dovuto rallegrarmi un po’ per il fatto di essere un’OSPITE del Fullcomics, invece è ritornato il malumore: per iniziare, a Piacenza pioveva, ho perso l’autobus e l’autista del successivo mi ha detto che lo Stadio Hotel - fuori città - distava perfino dalla fermata dell’autobus. Ho percorso un chilometro a piedi con bagagli e ombrello, fino al cavalcavia. Poi, mi sono ritrovata ad attraversare un campo sterrato pieno di erbacce alte un metro.
Insomma, sono arrivata all’albergo fradicia e incazzata. Dopo essermi data una ripulita, si sono fatte le undici. Dato che non potevo aspettare un’altra ora per raggiungere il festival,dietro consiglio del receptionist, ho preso un taxi da 11 euro.
Per prima cosa, sono andata a vedere la mostra su “Inchiostro di Jack” al Palazzo Farnese. La gentilissima Elena dello staff organizzativo mi ci ha condotto dinanzi, ed io le ho chiesto subito a chi dovessi rivolgermi per lamentarmi: non c’era l’ombra di “Inchiostro dietro le quinte”, la mostra su come ho realizzato il fumetto, delle venti tavole accordate ce n’erano soltanto sei, e metà non erano neppure le migliori che avevo inviato. Attaccato al primo dei tre pannelli a me dedicati, c’era scritto solo “Paola Cannatella”. E chi è? E che cosa sono quelle tavole? E perché non c’è nemmeno il nome del libro, visto che è una mostra sul libro?... Abbattuta e infreddolita, ho raggiunto Concetta e Daniele della Tunuè a piazza Cavalli, dove si svolgeva la mostra mercato di Fullcomics e… sorpresissima!!! Il festival era sotto i portici ALL’APERTO, e io non lo sapevo!!! Il gelo e l’umidità si sono impadroniti delle mie ossa, e la frase “CHE FREDDO” è stata la più pronuciata della manifestazione. Nel corso della giornata ho iniziato a disegnare sui libri, ma non ne ho venduto neppure uno. Durante il giretto per la pausa pranzo, in compagnia di Concetta, mi si è rotto un tacco dei mio famoso unico paio di scarpe coi tacchi. Da lì a poco, in piazza Cavalli è iniziata la conferenza della Lega Nord a tutto volume.
Fortunatamente la legge di compensazione ha rivolto lo sguardo verso di me, e da quel momento le cose non sono più peggiorate. Prima di tutto, in Via Calzolai ho trovato un simpaticissimo calzolaio di nome Umberto, che mi ha riparato il tacco con la promessa che non si sarebbe rotto mai più. Poi, ho conosciuto alcuni degli organizzatori del Fullcomics: Salvatore Primiceri (la voce preregistrata nella stazione di Milano Centrale) e Ivan Zoni (giovane e bravo disegnatore), entrambi molto disponibili. Ancora, ho incontrato un altro autore ospite, Giuseppe Manunta (il creatore di “Giunchiglia”), e la sua compagna Roberta (Coniglio Editore), entrambi alloggiati come me allo Stadio Hotel. Utilissimo confronto con altri autori e personaggi vari a parte, c’è stata con tutti loro una bella atmosfera di risate, sdrammatizzazione e simpatia. Ho avuto l’impressione che al Fullcomics regnasse una certa aria di affabilità e confidenza, alla fine in tanti ci si salutava e si chiacchierava di argomenti surreali– anche spesso per mancanza di un pubblico scoraggiato dalla pioggia e/o dal freddo-, e credo che questo sia un merito degli organizzatori. Più tardi hanno risolto il problema con l’albergo, Ivan ci ha accompagnati la sera e ci è venuto a prendere la mattina.

Già, la mattina del sabato 12 aprile, alla mostra, sotto la scritta “Paola Cannatella” è finalmente comparso il nome del libro ed Elena mi ha fatto un po’ di promozione. È spuntato inaspettatamente il sole e con l’aiuto di una giacchettina aggiuntiva che mi ha prestato Concetta sono riuscita a proteggermi dal freddo. Il Fullcomics ha finalmente ricevuto un po’ di visite, spesso c’era accalca mento e allo stand della Tunuè sono arrivate tante persone a chiedere di IdJ. Per primo è venuto Michele Ginevra del CFAP: ha comprato due copie del libro per due le ottime Alice e Chiara. Alle 11.30 c’è stato il mio “INCONTRI CON GLI AUTORI” : per una mezz’oretta io e Salvatore Primiceri abbiamo fatto una chiacchierata piacevole, senza impappinamenti da parte mia e con un’ottima assistenza da parte sua. Non mi importava tanto che il pubblico non fosse numeroso, di più tenevo a non dire stronzate per l’emozione, e mi sembra che sia andata bene. Grazie Salvatore!... A pranzo ho provato una piadina BUONISSIMA della egregia piadineria mobile alloggiata proprio accanto ai portici, in Piazza Cavalli. Ci siamo andati in molti a sfamarci, perché in effetti le piadine erano di una qualità sopraffina - i gestori preparavano la pasta e tutti gli altri ingredienti davanti agli occhi del cliente. Nel pomeriggio c’è stato il concerto dei Raggi Fotonici, ed io sono stata felicissima di disegnare col sottofondo della sigla di Daitarn III. Ho continuato a disegnare fino alle otto di sera, mentre i ragazzi della Tunuè mi definivano “stoica”. La sera ho cenato con loro, insieme ad un ragazzo originario di Agrigento di nome Vittorio, stagista a Piacenza. Peccato per l’osteria, che aveva un servizio da puzzoni (prendo in prestito il termine che ho sentito dire spesso a Concetta).

La mattina del 13 aprile ho lasciato la mia bellissima stanza nel mio splendido albergo fuori mano, e sono andata di nuovo a Palazzo Farnese a fotografare la mia mostra e a vedere bene anche le altre in esposizione. Tanto per cambiare, alla fine il tempo è stato tiranno e non ho ammirato tutto tutto quello che c’era da ammirare. Ho apprezzato soprattutto la carinissima mostra di Giunchiglia e i disegni di Giovanni Freghieri (Sergio Bonelli Editore) e naturalmente ho visto per la prima volta dei nomi di autori che non conoscevo – c’è un mondo…
Alla fiera, il freddo si è fatto insopportabile e il pubblico è calato di nuovo. I ragazzi della Tunuè sono riusciti a procurare il tè con grandissimo stupore da parte degli altri espositori, soprattutto perché avevamo tanto di vassoio e set di tazze in ceramica. Dopo, mi sono messa a gironzolare un po’ di più per constatare il delirio collettivo. Per esempio, davanti allo stand della Tunuè Christian Marra di “The Passenger” – una rivista di storie a fumetti scritte da registi famosi e disegnate da vari disegnatori anche stranieri – ha sceneggiato e fotografato Giuseppe Manunta mentre si fregava “Tutt’un tratto” di Sergio Algozzino. Se volete vederla, andate su
www.passengerpress.blogspot.com, tra l’altro fa un bel report di tutto il Fullcomics. Un altro report del Fullcomics che parla anche di me è riportato sul blog di Alessandro Del Gaudio, a www.iburobar.splinder.com.
Ho conosciuto una giovane autrice del CFAP, Francesca Follini, ho comprato la rivista “The Passenger” e avrei voluto comprare anche Giunchiglia che solo al Fullcomics ho saputo essere un fumetto erotico (e non pornografico), ma al momento il primo numero è esaurito. Aspetterò, credo davvero che meriti.
Sono andata via dal Fullcomics alle 15.45 per prendere il treno delle 16.08 per Acqui Terme. Davvero, non ce la facevo più con quel freddo!... E poi volevo tornare un po’ prima a fare la romantica con il mio Giuseppe. Lungo la strada, a piazza Duomo, mi sono imbattuta in una manifestazione con tante bancarelle, colori, famiglie, giovani e adolescenti pieni di entusiamo. Sembrava una specie di equo solidale delle scuole medie, ma non ho guardato tanto bene. Che peccato fossero dirottati tutti là… questi piacentini!

giovedì 10 aprile 2008

In viaggio verso Fullcomics

Stanotte ho sognato di essere di nuovo a Catania, mi avevano regalato un cucciolo di coccodrillo da me sfruttato per cacciare un grosso scarafaggio che si era impadronito della mia stanza. Poi, mi sono svegliata, ed è cominciata un’altra giornata frenetica.

Da domani e fino a domenica sarò al Fullcomics di Piacenza. Ci sarà una mostra di Inchiostro di Jack a Palazzo Farnese, inaugurata alle 10.30 e sabato alle 11.30 ci sarà una mezzoretta di “incontro con gli autori” riservata a me… Vedremo come mi tratteranno!!!


Ho finito da poco il fumetto rosso per il Napoli Comicon e adesso, tra le altre cose più impegnate che non vi dico, sto cercando di scrivere un breve fumetto tutto catanese… Vorrei realizzarlo nella forma delle “cartoline” di Internazionale, in due tavole, e vorrei raccontare un episodio che mi è successo realmente durante le scorse vacanze di Pasqua. Tra i temi vissuti e trattati: un’incontro ravvicinato con due cani randagi e una brutta caduta dalla bici, accompagnati da una mentalità che solo a Catania può esistere. E in una vignetta ci sarà anche l’innoqua immagine che ho allegato. Continuerò a lavorarci durante il viaggio in treno verso Piacenza…